Brano: Futurismo
to la caserma comunista. Il genio anarchico deride e spacca il carcere comunista La patria è il massimo prolungamento dell'individuo, o meglio: il più vasto individuo capace di vivere lungamente, dirigere, dominare, difendere tutte le parti del suo corpo ».
Indispensabile però, per la creazione di una cosiffatta patria anarchica, in cui il « dinamismo insurrezionale del libertario Famone » e il « dinamismo artistico novatore del Poeta Idiota », i due personaggi della sua vecchia « tragedia ilare », il Re Baldoria, possano finalmente fondersi, è, secondo Marinetti, l’abolizione della lo[...]
[...]i borghesi: studenti, impiegati, agricoltori, commercianti, industriali, ingegneri, notai, avvocati, ecc., tutti figli del popolo, tutti preoccupati di superare con un lavoro accanito il mediocre benessere paterno. Fecero tutti la guerra da tenenti e capitani e oggi, affatto stanchi, sono pronti a riprendere il nuovo sforzo della vita con eroismo ».
Ecco dunque, individuata dallo stesso Marinetti, la radice del radicalismo piccoloborghese del futurismo, dove l’estremismo eversivo denuncia la sua impotenza rivoluzionaria, la sua irrimediabile contraddizione. Eppure anche questo confuso estremismo, al secondo congresso del fascismo (v.), tenutosi a Milano nel maggio del 1920, non potè fare a meno di scontrarsi col nuovo orientamento politico di Mussolini che ormai tendeva a presentare il suo partito come un partito d’ordine per ottenere il consenso generale della borghesia e delle forze monarchiche. A quel congresso infatti Marinetti accusò la direzione fascista di aver fatto macchina indietro e, insieme a Mario Carli e altri futuristi, uscì [...]
[...]terà lo svolgimento della politica fascista per tutto il ventennio, sino all’ultimo episodio della Repubblica di Salò, alla quale egli aderì, morendo il 2.12.1944 a Bellagio, estremo rifugio dei gerarchi fascisti in fuga verso il Nord. La sua ultima
Enrico Prampolini. « Mussolini architettonico »
opera poetica, dopo aver cantato la guerra d’Africa .e l’autarchia, fu lode intitolata Quarto d’ora di poesia della X Mas. Ma ormai, da tempo, il futurismo era stato messo da parte anche dal fascismo.
Gli anni del regime
Se infatti, durante gli anni dell 'interventismo e neU’immediato torbido dopoguerra, nella polemica fascista contro la borghesia liberale si poteva inserire senza sforzo anche la polemica futurista allargata ai gusti artistici della stessa borghesia, più tardi, preso il potere, l’atteggiamento del fascismo andò mutando rapidamente. L’irrequietezza futurista, i colpi di testa anarcoidi, il ribellismo, non servivano più. Erano eccessi di libertà che incominciavano a dar fastidio.
Bàttuta l’opposizione sul terreno politico[...]
[...] « latina », « mediterranea ». E così nacque il Novecento, la Mostra della Rivoluzione Fascista; insomma, la restaurazione neoclassica, accademica, celebrativa, anche nelle arti.
Marinetti, è vero, continuò a vociferare, a scrivere « parole in libertà », ma ormai era solo: i vecchi futuristi ,di talento avevano preso altre strade. Nessuno dei problemi di fondo che avevano agitato e agitavano la storia delle avanguardie europee sfiorava più il futurismo. Il regime incominciò così a considerare il futurismo, a cui pure tanto doveva, come una specie di reliquia, alla quale si può rendere ancora un convenzionale omaggio, ma senza altri impegni. In tal modo, mentre altrove le avanguardie si erano sviluppate e si sviluppavano all'opposizione, in Italia il futurismo aveva finito con lo sposare la causa della reazione più nera sino a restarne soffocato.
I futuristi russi
Eppure il discorso sul futurismo non può fermarsi a queste sole considerazioni. Dentro il futurismo infatti, nell’intrico delle sue contraddizioni, si esprimeva anche una serie di esigenze reali dell’epoca nuòva: il bisogno di essere moderni, di cogliere la verità di una vita trasformata dall’era della tecnica, la necessità di trovare un’immagine adeguata ai tempi della rivoluzione industriale.
S’è visto quali siano stati i suoi errori, ma pur con la zavorra di un brutale tecnicismo positivistico nella sua poetica, il futurismo ebbe la giusta intuizione di un’arte che uscisse dai limiti angusti e insufficienti dell’ottocentismo. È per que* sta intuizione, corrispondente aa un'aspirazione diffusa, che esso fu accolto favorevolmente in molte parti d’Europa e particolarmente in Russia.
In poesia Majakovskij e, nelle arti plastiche, il gruppo dei costruttivisti con Tati in alla testa hanno infatti avuto senz’altro dal futurismo italiano più di un impulso. Ma l’ala avanzata del futurismo russo, e Majakovskij in particolare, anche prima della Rivoluzione d’Ottobre, avevano alcune idee basilari assai più chiare del gruppo marinettiano.
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