Brano: [...]esto verso il profondo della propria legge costruttiva; e poi viaggio di ogni lettore nel testo e del testo nella realtà o nella storia » (p. 5): in questo modo saggi su Dante e su Bonvesin da la Riva si trovano accanto a saggi sul neorealismo, sulla neoavanguardia e su Calvino. Sul concetto di letteratura e letterarietà si veda anche il buon manualetto di Coletti (1978); a parte si colloca Di Girolamo (1978), che nel criticare il punto di vista formalistico e neoformalistico del letterario, arriva a un allargamento teorico del concetto di letterarietà e a una ridefinizione del fatto letterario, in termini marxisti, come divisione del lavoro linguistico e delega da parte dei destinatari dell'uso estetico del linguaggio.
Un tentativo di fondazione epistemologica della semiotica di ascendenza neokantiana, ma con riferimenti anche a Hjelmslev, Peirce e Chomsky, è costituito dai due ultimi volumi di Garroni (1972 e 1977). In Ricognizione della semiotica. Tre lezioni (1977), l'autore, continuando le ricerche iniziate in Progetto di semiotica (1972), sostiene che la [...]
[...]rcolo di Praga con l'opera di Mukarovskÿ). In parte erede del formalismo slavo può essere considerato il gruppo di semiologi che fanno capo alla cosiddetta scuola di Tartu (Lotman, Uspenskij) che si occupa principalmente dell'elaborazione di modelli culturali. Per una informazione completa, si rinvia all'ottimo lavoro della FerrariBravo (1978) che informa il lettore su tutto ciò che è stato tradotto in Italia, dagli anni Sessanta, dei lavori dei formalisti russi e degli strutturalisti e semiotici sovietici del dopoguerra. Aggiungerò solo due volumi apparsi recentemente: Prevignano (a cura di) (1979) e Bachtin (1979).
La riflessione della semiotica letteraria sul testo comporta anche la considerazione di un tipo particolare di testo, che è il racconto. Per l'analisi del racconto,
o narratologia, bisogna risalire alle « lezioni » dei formalisti russi (contributi vengono dagli americani Forster, 1927, tr. it. 1963, Frye, 1957, tr. it. 1969): Veselovskij (1977), Propp (1928, tr. it. 1966), Sklovskij (1925, tr. it. 1966 e 1976; 1959, tr. it. 1969), Tomasevskij (1928, tr. it. 1978) e Todorov (1965, tr. it. 1968) e alle piú recenti ricerche francesi: il n. 8 di « Communications » tradotto in volume (AA.VV., L'analisi del racconto, 1969), Barthes (1970, tr. it. 1973), Bremond (1973, tr. it. 1977), Greimas (1966, tr. it. 1969). A Tomasevskij e a Sklovskij siamo debitori dei concetti di intrigo o intreccio, di fabula
e di motivo; quelli di[...]
[...]ns » tradotto in volume (AA.VV., L'analisi del racconto, 1969), Barthes (1970, tr. it. 1973), Bremond (1973, tr. it. 1977), Greimas (1966, tr. it. 1969). A Tomasevskij e a Sklovskij siamo debitori dei concetti di intrigo o intreccio, di fabula
e di motivo; quelli di funzione, modello e ruolo dei personaggi, a Propp, anche se alcuni di questi concetti si devono far risalire al filologo Veselovskij (Avalle, 1977a). Il discorso narrativo viene dai formalisti russi segmentato dal punto di vista evenemenziale (azione dei personaggi e ruolo da essi coperto), situazionale (analisi dei legami parentali e sociali dei personaggi) e piú strettamente linguistico perché, tutto sommato, le classificazioni che si operano sul testo non sono altro che categorie semantiche. Infatti per Tomasevskij il motivo, ossia l'unità minimale di materiale tematico, non può essere costituito se non da sintagmi formati da un soggetto e un predicato (Venne il marito, L'eroe se ne andò), anche se, naturalmente, non tutti questi sintagmi sono nuclei narrativi. La sequenza forma[...]
[...]o, e quantitativamente molto scarso: ai due volumi di Ruffinatto sul Lazzarillo de Tormes (1975 e 1977) si aggiunga il volume di Avalle (1977a) che analizza il tema della « fanciulla perseguitata » attraverso la vita di Santa Uliva, la novella n, 7 del Decameron fino alla Justine di Sade. Nel 1975 esce Semiotica, storia e cultura di Segre che mette a punto delle intuizioni già accennate nel 1974. Segre propone di ridurre le complesse analisi dei formalisti russi e della scuola francese e suggerisce una lettura del testo almeno secondo quattro tagli descrittivi: il discorso, l'intrigo, la fabula, il modello narrativo cui corrispondono rispettiva
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mente: la lingua (retorica, metrica ecc.), tecniche dell'esposizione, materiali antropologici, concettichiave e logica dell'azione.
Per Segre questi tagli « hanno un grado di mobilità e di complessità decrescenti. Uno stesso sistema, concettuale e logico si realizza attraverso molteplici temi, miti, stereotipi, i quali a loro volta possono esprimersi con una gran varietà di mod[...]
[...](Genette, Cohen, Lausberg), sia come tassonomia, vocazione antica della retorica (Lausberg, Gruppo µ), sia come tecnica della persuasione e dell'argomentazione (Perelman), sia come strumento di controllo (Barthes).
La tendenza a studiare la retorica in funzione della poetica resta ancora intatta, come eredità del passato, fino ai nostri giorni, se ancora gli autori (Gruppo µ) della Retorica generale (1970, tr. it. 1976) ripropongono il concetto formalistico di « scarto » da una norma come misura per cercarvi lo spazio del poetico e del linguaggio letterario. Lo stesso Gruppo µ, fondandosi sulle dicotomie saussuriane significante/significato, sintagma/paradigma, ripropone il medesimo schema tassonomico delle figure retoriche, secondo l'antica consuetudine anche se vestite a nuovo. Le figure (metabole) sono infatti il risultato di mutazioni parziali o complete che riguardano la morfologia (metaplasmi), la sintassi (metatassi), la semantica (metasememi), la logica (metalogismi). L'imperialismo della metafora sulle altre figure è giustificata, sec[...]
[...]ov sulla norma e sullo scarto. Spesso si è creduto di poter risolvere il problema operando una equazione tra norma = linguaggio denotativo e scarto = linguaggio connotativo (Barthes, 1957, tr. it. 1974; 1964, tr. it. 1966 e van Dijk, 1972, tr. it. 1976), ma questo si è rivelato scarsamente operativo (Todorov, 1972, tr. it. 1972, p. 301 e Di Girolamo, 1978, pp. 1123) proprio perché bisognerà definire cosa sia una norma, né essa può essere intesa, formalisticamente, come la ricerca delle invarianti del linguaggio. Ricerche sulla metonimia e sulla metafora sono state condotte anche da Henry (1971, tr. it. 1975).
Nel 1979 è stato riproposto, aggiornato solo nella bibliografia un vecchio saggio di Barthes apparso nel n. 16 di « Communications » (1970, tr. it. 1972 e 1979). L'autore vede nella retorica, intesa come metalinguaggio, un incrociarsi di 6 pratiche diverse: una tecnica, un insegnamento, una scienza, una morale, una pratica sociale « che permette alle classi dirigenti di assicurarsi la proprietà
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della parola » e u[...]
[...]naudi, 1976; 1959: Chudozestvennaja proza, Moskva, tr. it. Lettura del «Decameron ». Dal romanzo d'avventura al romanzo di carattere, trad. di A. Ivanov, Bologna, Il Mulino, 1969; TOMAïEVSKIJ, Boris 1928: Teorija Literatury. Poetica. Leningrad, 1928, tr. it. Teoria della letteratura, trad. di M. Di Salvo, Milano, Feltrinelli, 1978; TonoRov, Tzvetan (a cura di) 1965: Théorie de la littérature. Texte des formalistes russes, Paris, Seuil, tr. it. I formalisti russi. Teoria della letteratura e metodo critico, Torino, Einaudi, 1968; 1969: Grammaire du Décameron, Le Haye, Mouton; VESELOVSKIJSADE 1977: La fanciulla perseguitata, a cura di d'Arco Silvio Avalle, Milano, Bompiani; WEINRICH, Harald 1976: Metafora e menzogna. La serenità dell'arte, Bologna, Il Mulino; WELLEK, René & WARREN, Austin 1949: Theory of Literature, New York, Brace & World, tr. it. Teoria della letteratura, di P. L. Contessi, Bologna, Il Mulino, 1956 (19762); YATES, Frances A. 1966: The Art of Memory, London, Routledge & Kegan Paul, tr. it. L'arte della memoria, di A. Biondi, Tori[...]