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Il segmento testuale filofascismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 20Entità Multimediali , di cui in selezione 11 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 732

Brano: [...] si divertano nelle sagre o si nascondano in biblioteca. Di fronte a questo programma non si deve più fare neanche della letteratura senza combattere: chi manca all’appello cade in minorità politica ».

Anche se questa posizione rimase allora minoritaria, è ad essa che la cultura italiana dovrà infine tornare per regolare i suoi conti con il fascismo.

La svolta del 1925

Nonostante le remore dovute al diffuso apoliticismo e al persistente filofascismo degli intellettuali moderati, durante lo scossone della crisi Matteotti l’antifascismo aveva guadagnato terreno anche nella cultura italiana, che aveva manifestato in quell’occasione la tendenza ad uscire dalle sue posizioni di inerzia. Fu allora, ad esempio, che un uomo di cultura come Gaetano Salvemini (v.), che negli anni precedenti si era appartato in uno sfiduciato silenzio, s’impegnò apertamente, e in modo definitivo, nella lotta attiva contro il fascismo. Nel corso del 1925, durante la controffensiva sferrata dal fascismo per rinsaldare le traballanti basi del regime, la frattura delin[...]

[...]reciprocamente. Ma la grandissima maggioranza degli italiani rimane estranea e sente che la materia del contrasto, scélta dalle opposizioni, non ha una consistenza politica apprezzabile ed atta ad interessare l’anima popolare ».

La denuncia di tale compiacimento per il diffuso apoliticismo era una delle note più alte del contromanifesto crociano; ma stonava in questa stessa denuncia il tentativo di giustificare proprio per tale via l’iniziale filofascismo liberale: « Perfino il favore col quale venne accolto da molti liberali, nei primi tempi, il movimento fascistico, ebbe tra i suoi sottintesi la speranza che, mercé di esso, nuove e fresche forze sarebbero entrate nella vita politica, forze di rinnovamento e (perché no?) anche forze conservatrici ». Del resto, in questo testo non solo veniva eluso il problema della natura di classe del fascismo, ma la stessa autocritica di Croce appariva ancora esitante e troppo cauta. Limitarsi a contrapporre all’esaltazione apologetica del fascismo i pregi di quegli ordinamenti e metodi « liberali » che al [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 197

Brano: [...]
Nel 1915 la direzione fu affidata a Paolo Cappa. Nel 1919 questi fu eletto deputato e nell’aprile del 1923 si dimise dal giornale, essendo politicamente allineato con Luigi Sturzo e con Alcide De Gaspeni, mentre la società editrice da cui il foglio finanziariamente dipendeva [VUnione Editoriale Italiana, diretta da Filippo Crispolti e da Giovanni Grosoli) era per la piena collaborazione col governo fascista. Nel luglio 1923, a conferma del loro filofascismo, il Crispolti e il Grosoli diedero le dimissioni dal Partito popolare. Nei primi anni del fascismo lo stesso Paolo Cappa aveva impresso al giornale un indirizzo filofascista, aspramente antisocialista e soprattutto « antibolscevico »; in seguito, dopo la marcia su Roma, aveva moderato il tono e assunto un atteggiamento di riserbo. Nel 1923 gli successe Carlo Emilio Bolognesi, di orientamento decisamente fascista e quando il Gran Consiglio (v.), in un manifesto agli italiani, fece sapere che « il torbido e imbelle prete siciliano Luigi Sturzo e il partito che fa capo a lui devono essere consid[...]



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 7Prefazione/premessa/introduzione con numerazione propria (Monografia/libro

Brano: [...] create dalla Resistenza. Avevano una lista di personalità fidate cui affidare l’amministrazione della città, lista formulata a Roma dal Governo Bonomi e piena di aristocratici; perché i marchesi, i duchi e i conti, giocano al bridge, al golf, prendono il thè alle five o’clock, parlano benissimo l’inglese. Se fino allora avevano amoreggiato con i tedeschi, ora amoreggiavano con gli inglesi e con gli americani, ed erano tutti più noti per il loro filofascismo che non per lo spirito democratico. Queste avrebbero dovute essere le nuove autorità cittadine!

Questo era accaduto perché gli alleati fino allora — salvo sporadici episodi di gran valore — non avevano incontrato una resistenza di massa. Essi la conobbero al loro entrare in Toscana: nella Maremma Meridionale, alle falde del Monte Amiata; e ne rimasero sorpresi.

Perciò tentarono anche a Firenze di usare lo stesso sistema usato in precedenza. Imporre, con l’accordo del governo Bonomi, le autorità che sembravano più pronte a collaborare senza fare obbiezioni.



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 518

Brano: [...]ndere alcune iniziative, come la distribuzione clandestina di ciclostilati in occasione del Primo Maggio del

1927. Ma nel 1932 l’organizzazione comunista era stata ulteriormente scompaginata, anche se non del tutto cancellata, in seguito a una nuova ondata di arresti, lunghe carcerazioni o assegnazioni al confino (103, dal 1926 al 1943).

I liberali senesi ebbero il loro ultimo sussulto di autonomia nel 1924, quando si schierarono contro il filofascismo di uno dei loro più prestigiosi dirigenti (l’on. Gino Sarrocchi), mentre i cattolici accettarono senza reazioni di rilievo l'affermarsi della dittatura e lo scioglimento del Partito Popolare.

La presenza degli anarchici a Siena era stata testimoniata per lungo tempo soltanto dalla fedeltà agli ideali libertari e dalla coerenza politica di Guglielmo Boldrini, un coraggioso rivenditore di giornali, confinato per 4 anni.

Dal 25 luglio all'8 settembre

Malgrado che già nel 1938 il questore di Siena rilevasse una crescita del fermento negli “ambienti sovversivi”, che nello stesso anno si f[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 394

Brano: [...]a termine

il 6.2.1929 dopo una marcia di 1.400 chilometri e la raccolta di preziose informazioni scientifiche che gli varranno la nomina ad accademico d'Italia.

Alla fine del 1932 le sue condizioni di salute si aggravarono e la scelta di ritornare in Somalia, per morirvi pochi mesi dopo, alimentò la sua leggenda — non estranea al sentimento popolare — dilatata e manipolata dallo stesso Mussolini che lo commemorò al Senato.

In realtà, il filofascismo di Luigi di Savoia fu molto tiepido rispetto a quello degli altri Aosta e del l'ambiente di corte: non intrattenne mai rapporti molto stretti col mondo politico, al quale, per quanto è dato di sapere, guardava piuttosto con aristocratico distacco. Nella colonia, indubbiamente la sua opera lasciò un segno positivo: il solo, ha scritto Angelo Del Boca, « che uscirà indenne dalla guerra, dall'occupazione inglese, dal collasso del regime coloniale, [...] perché al di là del mito gonfiato e gestito dal regime, il ricordo di Luigi di Savoia resta legato alla sola azienda moderna e vitale che il col[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 83

Brano: [...]entari, nobili e professionisti quasi tutti residenti a Roma, nel quale definivano il fascismo « unica espressione autorevole (che) onora quei valori religiosi e sociali costituenti la base di ogni sano reggimento politico, principii di disciplina e d’ordine gerarchico nello Stato in armonia con le dottrine religiose e sociali affermate sempre dalla Chiesa ».

Quanto al Vaticano (v.)f esso seguiva gli avvenimenti del dopoguerra senza ostentare filofascismo, ma pur convinto che, prima o poi, la nuova ventata politica si sarebbe adeguata alla realtà istituzionale stemperando il residuo estremismo. A tenere alta la bandiera delle libertà democratiche in campo cattolico restava, solo e isolato, il Partito Popolare (v.), tanto a livello di vertice (la segreteria nazionale) quanto la base (i circoli locali), mentre a livello di Gruppo parlamentare lo stesso partito si esprimeva in termini incerti. A Torino, comunque, nella primavera

1923 il P.P.I. seppe offrire una memorabile assise, al punto di essere definita tout court il « primo congresso anti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 41

Brano: [...]ano, soprattutto nel comprensorio di Lugo, ad assaltare le organizzazioni socialiste.

Se vogliamo schematizzare il comportamento repubblicano nei confronti del fascismo ravennate possiamo indicare tre fasi ben individuabili: 1. neutralità fino alla primavera del 1921, con notevoli punte di simpatia per il carattere patriottico, dannunziano e antisocialista del fascismo. Numerosissimi, come ricorda Renzo de Felice, i casi di doppia tessera; 2. filofascismo accentuantesi fino al giugno 1922, con varie incrinature fino al gennaio 1923, quando l’ala conservatrice dei P.R.I. romagnolo e marchigiano (soprattutto il gruppo dirigente legato alle organizzazioni economiche e cooperativistiche) uscì dal partito dando vita ad una Federazione autonoma repubblicana. Notevole influenza su questo gruppo ebbe la “tendenzialità repubblicana” dei fascismo premarcia e la presenza, a capo delle squadre ferraresi, del l’ex repubblicano Italo Balbo (v.) ; 3. antifascismo, presente in larga parte della base e nelle organizzazioni sindacali

— Dorso, Arnaldo Guerrin[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 513

Brano: [...]erra, del Lavoro e vicepresidente della repubblica del governo militare salito al potere. Assicuratosi con la demagogia un largo appoggio di massa, sciolse i sindacati di sinistra e creò la Central General del Trabaio (C.G.T.).

Secondo dopoguerra

La vittoria degli Alleati nella Seconda guerra mondiale favorì in Argentina l'opposizione democratica al governo dittatoriale. I partiti politici imposero quindi l’arresto di Perón, accusandolo di filofascismo, ma uno sciopero generale indetto dai sindacati peronisti ne ottenne la liberazione dopo pochi giorni (17.10.

1945).

Nel febbraio 1946 Perón fu eletto presidente della Repubblica argentina con il 56% dei voti. Lo appoggiarono vasti settori borghesi, ceti medi e operai, ma soprattutto i descamisados, sottoproletari delle periferie di Buenos Aires.

Subito dopo le elezioni sorse il Partito Peronista, cui fece da supporto una campagna propagandistica guidata in buona parte dalla annunciatrice radiofonica Èva Quarte {Evita), che alla fine il dittatore sposò. La coppia riuscì a esercitare [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 504

Brano: [...]in Italia dalle organizzazioni anticomuniste negli anni della guerra fredda.

Pellegrini, Giuliano

N. a Cuneo nel 1902, ivi m. il 22.12. 1978; avvocato.

Entrato giovanissimo nelle fila della gioventù Iiberaldemocratica, si distinse per il suo coerente antifascismo. Legato da vincoli di amicizia a Marcello SoJeri ed Egidio Fazio, nel primo dopoguerra collaborò a « Il Subalpino », quotidiano dei democratici della provincia che rifiutava il filofascismo emerso al congresso di fondazione del P.L.I. (Bologna, ottobre 1922). Questa lineare posizione lo portò a essere il naturale successore di Adolfo Ciarrapica, quale redattore capo del giornale nel gennaio 1924.

Nei mesi seguenti allessassimo di Giacomo Matteotti si schierò con il professore Lerda (presidente della Federazione giovanile liberale), soprattutto al congresso di Livorno dell’ottobre 1924, contro i parlamentari liberali cuneesi che avevano dato il loro appoggio al governo Mussolini.

Si riaffacciò sulla scena politica nel 1943, dopo la caduta del fascismo, entrando a far parte [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 155

Brano: [...]avano le possibilità di intervento della Società delle Nazioni) concrete azioni di solidarietà per le vittime delle aggressioni fasciste e prese di posizione politiche di netta condanna delle potenze fasciste. Un elemento questo che, se non si risolse in un chiaro pronunciamento della Norvegia come Stato in senso contrario alle potenze dell'Asse, contribuì tuttavia indubbiamente a predisporre nell’opinione pubblica le difese contro l'insidia del filofascismo e, dopo l’invasione tedesca, del collaborazionismo.

Seconda guerra mondiale

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale la Norvegia si presentava in piena ripresa dopo la grande crisi sul piano economico, ripresa della produzione industriale ed espansione della marina mercantile, che viveva in gran parte dei noli legati allo sviluppo del commercio internazionale.

La guerra minacciava proprio la fonte principale di ricchezza della Norvegia, ossia la libertà dei mari e del commercio. Come nel 1914, la preoccupazione principale della Norvegia, era quella di non rimanere stritolata dal bl[...]


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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine filofascismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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