Brano: Partito fascista repubblicano

dei 1944 queste posizioni si precisarono in un disegno pluralistico, legato alla consapevolezza della insufficienza del P.F.R. come strumento per la conquista della maggioranza. « Non esclusivismo politico della Repubblica », fu la scelta di quanti (e, tra questi, il direttore del « Messaggero » Bruno Spampanato) sostenevano che il P.F.R. « non doveva riprodurre nello Stato la stessa situazione istituzionale ,del P.N.F. ».

il partito unico veniva accusato (anche dal podestà di Milano, Parini) « di non aver capacità selettiva degli uomini destinati al comando e di consentire ogni sorta di tradimento. Non è detto — aggiungeva Parini — come le distanze tra noi e alcuni dei movimenti che si usa chiamare clandestini non si possano accorciare e anche annullare con un franco parlare ».

[...]

Brano: [...]one dei Paesi confinanti e ugualmente in conflitto con le forze nazifasciste. La delicatezza e le difficoltà di tali questioni nascevano da un insieme di fattori d'ordine politico ed etnico che erano stati gravemente compromessi da tutto il corso dell’esperienza fascista, dagli atteggiamenti che la dittatura mussoliniana aveva tenuto nei confronti delle nazioni confinanti e delle loro minoranze presenti in territorio italiano, dal cieco e feroce esclusivismo nazionalistico cui era stata ispirata sempre la condotta aggressiva del regime.

A prescindere dalle altre attività e relazioni condotte sul piano internazionale dal C.L.N. dell’Alta Italia (soprattutto i contatti con le centrali alleate in Svizzera per trattare gli aspetti generali del movimento nei suoi rapporti con le potenze angloamericane), la Resistenza del Nord dovette stringere legami profondi con quella francese e quella jugoslava. Ciò fu reso necessario, sin dalla fase iniziale, innanzi tutto per ragioni ideali e di principio, poi per concreti motivi politici e militari.

In Fra[...]

Brano: [...]

« Il difetto essenziale dei due grandi movimenti progressivi che avevano animato la vita politica e culturale non solo di Cagliari, ma di tutta l’isola, consisteva nel non aver‘saputo porre né tanto meno risolvere

il problema dell'unità del popolo sardo contro i suoi sfruttatori ed i suoi oppressori continentali e isolani. Il socialismo aveva posto esclusivamente i problemi degli operai e di alcuni strati di lavoratori salariati;

il suo esclusivismo operaistico era stato tale da non aver potuto praticamente vedere al di là dei piazzali delie miniere, ed esso era riuscito a conquistare una forte influen^ za soltanto nella zona mineraria, facendo dell'lglesiente un’isola nell'isola. Il sardismo, a sua volta, respinto nettamente nei centri operai dell’lglesiente, aveva tentato di incanalare le rivendicazioni e le aspirazioni dei sardi in una lotta volta unicamente contro lo Stato italiano, ignorando quasi di proposito il grande alleato naturale dei contadini e dei pastori di Sardegna, la classe operaia italiana, e il loro nemico interno: i [...]