Brano: VARIETÀ E DOCUMENTI
FREUD E L'EBRAISMO
Mentre mi sembra di conoscere abbastanza bene l'opera e la personalità di Freud, anche solo definire ciò che per ebraismo si debba intendere è, almeno per me, assai difficile.
Pure esso, come elemento di differenziazione, dalla popolazione in mezzo alla quale gli ebrei della diaspora vivono, è certamente una realtà. Una realtà che ha la sua base nella famiglia stessa, e che attraverso questa viene trasmessa.
Della propria famiglia Freud raccontò che i suoi erano originari della Galizia. Il bisnonno Ephraim Freud fu un noto rabbino, e cosi il figlio di lui Schlomo: non si sa bene se rabbini nel senso tecnico della parola, oppure uomini addottrinati e colti nelle sacre scritture, e come tali circondati di rispet[...]
[...]nale. Tuttavia Sigmund a Vienna fu anche inviato in una scuola privata israelitica, tenuta da un amico di famiglia, Hammerschlag, a cui Freud rimase sempre legato, e da cui fu in seguito pure aiutato anche economicamente per la prosecuzione dei propri studi. Presso Hammerschlag studiò l'ebraico (senza tuttavia apprenderlo bene) e si preparò per entrare in Ginnasio.
Non credo che si debba dare importanza, ai fini di cogliere qualche cosa del suo ebraismo, a questa istruzione elementare. Di cui egli in una lettera del 26 Febbraio 1925 alla Judische Presszentrale, di Zurigo, parlò in questi termini: « Sono stato giovane in un'epoca in cui i nostri maestri non annettevano alcun valore alla conoscenza della lingua e della letteratura ebraica. La mia cultura in questo campo è pertanto rimasta indietro, cosa di cui in seguito ho avuto spesso occasione di rammaricarmi ».
Cosí pure non ritengo si debba dare importanza al fatto che nella biblioteca di Freud a Vienna (quando egli aveva già ottant'anni) qualcuno abbia intravisto lo Zohar (poi scomparso[...]
[...] David Bakan, nel suo libro (Freud e la tradizione mistica ebraica, ed. di Comunità, 1977, dall'ed. originale inglese del 1958), dove cerca di far derivare la psicoanalisi dalle tracce che l'educazione ebraica, con particolare riferimento agli elementi del misticismo giudaico, avrebbe lasciato su Freud, mi appare quindi una forzatura.
Che la psicoanalisi e la mentalità stessa di Freud, di cui essa è frutto, abbiano qualche cosa a che fare con l'ebraismo è un altro conto: questo però non ha nulla a che vedere con una trasmissione di nozioni e di concetti. Parenti, amici, colleghi piú intimi, piú tardi perfino la maggior parte dei pazienti appartenevano allo stesso ambiente: un ambiente chiuso, un ghetto, anche se con le porte spalancate da quasi un secolo. Dove tutti si conoscevano; e parlavano in tedesco sí, ma in un tedesco di gergo, con inframezzate parole yiddisch, o addirittura espressioni ebraiche.
Penso che anche attualmente e pure nel nostro paese sia abbastanza frequente una situazione del genere, che naturalmente cento anni fa, nel[...]
[...]e molto differenti. Ma dando prova tutti e tre di una indipendenza di spirito, che derivava loro probabilmente dal fatto di non essere passivamente inseriti nella comune realtà accettata dai cristiani.
Rivoluzionari disarmati! Come i profeti dunque, ma dotati di uno straordinario coraggio, perché capaci di porsi contro l'umanità intera.
Freud, in un discorso tenuto al B'nai B'rith di Vienna nel 1926, dopo aver detto che « ciò che lo legava all'ebraismo era la familiarità che nasce dalla comune costruzione psichica », continuò: « Poiché ero ebreo mi ritrovai immune da molti pregiudizi che limitano gli altri nell'uso del loro intelletto e, in quanto ebreo, fui sempre pronto a passare all'opposizione e a rinunciare all'accordo con la maggioranza compatta ». (L'espressione maggioranza compatta, — kompakte Majorität — è tratta da Ibsen, Il nemico del popolo.)
Questo carattere profetico è certamente qualche cosa di molto strano. Si comprende però come sia suscettibile di provocare la formazione di fedelissimi segñaci, e folle di oppositori tenac[...]
[...]smo, siamo su terreni dove è piú facile la dissidenza, e l'ambizione di sostituirsi al fondatore, creando nuovi indirizzi e nuovi punti di vista. Ma sono i cascami del movimento rivoluzionario originale, ed essi non sono piú privilegio di uno spirito ebraico. La strada è stata aperta, e tutti possono infilarcisi con la illusione di poter divenire essi pure dei nuovi Messia.
Rimangono altri problemi per individuare i rapporti fra psicoanalisi ed ebraismo.
È stato indubbiamente piú facile a Freud (come osservò egli stesso) di quanto avrebbe potuto esserlo ad altri, porre al centro della propria considerazione la
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libido: la libido, che in tedesco è un sostantivo strettamente connesso con Liebe, e che è sempre per Freud la forza motrice dell'amore nel senso piú ampio. Il tabú del sesso è piú cristiano. Gli ebrei hanno maggiore tolleranza e comprensione per l'eruzione degli impulsi erotici; e sono meno inibiti verso la sessualità, non essendo ossessionati dal prete con il concetto del peccato carnale che conduce [...]