Brano: [...] ma oggi, perché poi la situazione comincerà a precipitare ».
Bibliografia: nei volumi pubblicati in Italia dalla « Editrice l’Unità » (1945) e poi dall’Editore Einaudi (Torino, 1946), sono raccolte le trasmissioni mandate in onda fino all’11.5.1943. Altre trasmissioni, ancora inedite per l'Italia, sono state pubblicate nel corso stesso della guerra a Mosca, in un volumetto che ebbe diffusione nei campi di prigionieri italiani in U.R.S.S..
Disfattisti
Così venivano sprezzantemente chiamati, durante * la guerra 191518, quei socialisti che si erano opposti e continuavano coerentemente ad opporsi al sanguinoso e inutile conflitto sviluppando la propaganda per la pace, denunciando le scandalose speculazioni dei mercanti d armi e le atrocità inflitte ai soldati al fronte (come le fucilazioni ordinate, con pretesti disciplinari, a scopo esclusivamente terroristico) .
Gli attacchi contro i « disfattisti » si acuirono dopo la battaglia di Caporetto (v.). Per scaricarsi delle
loro pesanti responsabilità, i capL militari accusarono il governo di debolezza e di tolleranza verso i « pacifisti » e verso coloro che criticavano il corpo degli ufficiali. Il governo rispose a sua volta accusando i generali di incapacità.
La relazione della Commissione d’inchiesta sulla rotta di Caporetto concluse affermando che gli avvenimenti deU’ottobrenovembre 1917 « presentarono i caratteri di una sconfitta militare e le cause determinanti di natura militare, sia tecniche che morali, predominarono sicurament[...]
[...]he non può essere sottovalutato. Nel corso del 1917 i socialisti avevano intensificato la propaganda contro la guerra e Claudio Treves (v.) era stato bollato come disfattista per avere concluso un discorso alla Camera col grido:
« Un altro inverno non più in trincea ».
Dell’epiteto di disfattista fu gratificato anche il papa Benedetto XV, a causa del suo invito, rivolto ai capi degli Stati belligeranti, « a porre fine all'inutile strage ». Disfattisti vennero chiamati gli operai, torinesi che nell’agosto 1917 eressero barricate e si batterono per il pane e per la pace. Nella stessa occasione furono anche operati numerosi arresti.
Un anno dopo (2.8.1918) il Tribunale militare di Torino condannò per « disfattismo » alcuni dirigenti socialisti: Giacinto Menotti Serrati, direttore dell’« Avanti! », a 3 anni e 6 mesi di reclusione; Francesco Barberis, a 6 anni; Pietro Rabezzana, a 4 anni; Giuseppe Pianezza, Saverio D'Alberto e Maria Giudice (questi ultimi due anarchici), a 3 anni ciascuno.
Nel corso della prima guerra mondiale ben 1.030.0[...]
[...]ti numerosi arresti.
Un anno dopo (2.8.1918) il Tribunale militare di Torino condannò per « disfattismo » alcuni dirigenti socialisti: Giacinto Menotti Serrati, direttore dell’« Avanti! », a 3 anni e 6 mesi di reclusione; Francesco Barberis, a 6 anni; Pietro Rabezzana, a 4 anni; Giuseppe Pianezza, Saverio D'Alberto e Maria Giudice (questi ultimi due anarchici), a 3 anni ciascuno.
Nel corso della prima guerra mondiale ben 1.030.000 militari disfattisti furono processati in Italia per diserzione e analoghi reati (370.000 erano fuggiti all’estero p, già emigrati, non avevano voluto rientrare in patria per non dover andare al fronte).
Anche numerosi civili furono condannati per disfattismo e per prò