Brano: [...]nte con transitorie presenze anarchiche e con strutturazione a due livelli: uno direttivo e l’altro gestionale, la Commissione esecutiva. La consapevolezza di fragilità si accompagnava a frequenti dichia

razioni di allarme, a denunce di abbandono, apatia e latitanza da parte della classe operaia. Appariva evidente un senso di impotenza. Il sindacato ribadiva l’autocritica, ma era povero di quadri e di teoria: lo caratterizzavano un elementare didatticismo e immaturità ideologica. Una prima crisi investì l’organismo camerale dopo lo sciopero dei tipografi del 1903. L'anno dopo si dimisero 4 repubblicani e rimasero 6 socialisti. La dissidenza lavorava da tempo. S’iniziò la prassi delle reciproche accuse e la nomina di commissioni d’inchiesta, si moltiplicarono i processi interni. Vecchie denunce contro la Camera del lavoro dimentica del suo compito di organizzatrice, che « i suoi commissari avevano messo da parte per correre dietro a uno scranno vellutato in Campidoglio », si alternavano a nuove parole d’ordine: astensionismo (v.), boicottaggio,[...]