Brano: [...]e universitaria ad affrontare i problemi di amministrazione di uno dei paesi geograficamente più complicati del mondo.
Prima ancora di immaginare come una popolazione priva di esperienza, con una minoranza così inadeguata di persone istruite, potesse cercare di creare l'ordine dal caos lasciato da tre anni di occupazione Giapponese, seguiti da più di tre anni di distruttiva guerriglia, é meglio rivolgere l'attenzione al secondo maggior problema dell'Indonesia: le forze centrifughe nascenti dalla sua particolare situazione geografica.
Infatti, la storia e la diversa densità della popolazione hanno creato due Indonesie. Una, il centro vero e proprio, é l'isola di Giava. Essa é occupata dal 65% di tutti gli Indonesiani — circa 54 milioni di persone, il cui numero aumenta ogni anno di un altro milione su una superficie che é solo un quindicesimo di quella totale di tutto il paese. In altre parole, Giava da sola deve
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mantenere una popolazione che supera di dieci milioni di persone quella francese, ma su un territorio che[...]
[...]minoranza di immigrati di origine Giavanese, vivono più di una dozzina di razze che parlano moltissime lingue e dialetti differenti. Per di piú, mentre la produzione di riso di Giava è insufficiente a nutrire la popolazione in rapida espansione e l'isola non ha altre risorse degne di nota, le altre isole posseggono notevoli ricchezze di minerali, miniere e giacimenti petroliferi, nonché piantagioni i cui prodotti esportati rimpinguano le entrate dell'Indonesia con la maggior parte del danaro straniero necessario a pagare le importazioni essenziali.
Non c'era appello contro la sovranità olandese esercitata da. Batavia. Ma contra l'indebolito potere che le successe, esercitato dalla stessa capitale (Giacarta), sorsero svariati oppositori, ciascuno invocando pretese locali, individuali o separatiste. Le gelosie etnia che e regionali acquistarono forza attraverso la convinzione che. « mantenendo » il livello di vita di Giava, essi venivano privati di vantaggi che le ricchezze naturali o esportabili della loro regione
o isola avrebbero potuto fornire.[...]
[...]della loro regione
o isola avrebbero potuto fornire. Logicamente, una volta rimossa
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l'autorità olandese, queste forze centrifughe avrebbero chiesto una autorità federale meno forte, che lasciasse alle « altre isole » la loro autonomia. Così, durante la guerra contro i guerriglieri Indonesia
ni, l'Olanda cosa comprensibilissima — incoraggiò le tendenze
separatiste, di modo che il Governo dell'Indonesia indipendente si vide costretto ad esercitare una autorità centrale anche più forte per contrastare queste tendenze. E il forte « Stato Unitario », sotto ,l'influenza del capo del movimento di indipendenza, il Presidente Sukarno stesso, non fece che accentuare la rivolta regionale contro la preminenza accentratrice e « parassitica » dell'inesperta Giava.
Fin dal principio questa resistenza assunse una forma militare. La più importante era un'organizzazione ortodossa Musulmana, la DarulIslam, opposta alla Stato secolare e decisa ad organizzare l'Indonesia sulla base delle prescrizioni Coranich[...]
[...]ome strumento — si infiltrassero nei ranghi nazionalisti e trasformassero lo stesso Presidente in un loro strumento per ottenere una posizione dominante nel Governo.
Fu nel belmezzo di queste manovre di coalizione che « l'idea » di una « democrazia guidata » del Presidente Sukarno fu lanciata nel vivace dibattito politico indonesiano. Retrospettivamente, sembra ora che essa rappresentò una svolta decisiva sia nella vita di Sukarno che in quella dell'Indonesia.
Nel giugno del 1957, dopo prolungate discussioni, si formò un Consiglio Nazionale, presieduto dallo stesso Presidente Sukarno. I membri del Consiglio erano nominati dal Governo e dovevano rappresentare tutti i principali elementi della società Indonesiana. Gli operai e i contadini, gli intellettuali e i soldati, i rappresentanti della gioventù e degli exguerriglieri, gli artisti, i leaders di minoranze nazionali, i capi di regione e i notabili in genere, i giornalisti nonché le donne, tutti dovevano avere i loro rappresentanti nel Consiglio. I due partiti più rappresentati erano quello nazi[...]
[...]onservatrici », in particolare la più ricca fra queste: Sumatra. Il primo risultato concreto fu quello di confermare le paure di coloro che in tutta « l'idea » della « democrazia guidata » non vedevano altro che un subdolo mezzo per aumentare l'influenza politica dei Comunisti.
Nel luglio 1957 ci furono a Giava le elezioni regionali e municipali che rivelarono la straordinaria avanzata dei Comunisti. In alcune regioni della più importante isola dell'Indonesia, i voti comunisti aumentarono, rispetto alle elezioni generali del 1955, del 2025%. Sia i Nazionalisti che i Masjumi registrarono delle perdite. Nella stessa Giacarta, le elezioni municipali di giugno, mostrarono che i Comunisti erano passati dal quarto al secando posto, ottenendo 137.000 voti rispetto ai 96.000 delle elezioni generali del 1955. Nella seconda grande città, Surabaya, un forte centro rosso, i Comunisti hanno ottenuto il doppio dei voti dei Nazionalisti, Masjumi e Nabdatul Ulama insieme.
Contro voglia, il mondo prese nota che la stella rossa stava sorgendo sulla popolosa Giava.[...]
[...] allora è diventata abbastanza evidente che gli olandesi non hanno intenzione di lasciare l'isola. Uno dei loro argomenti é che, dal punto di vista razziale, la popolazione dell'isola non ha nulla in comune con gli indonesiani. Non è necessario essere un antropologo per comprendere che i Papuani hanno, dal punto di vista razziale, anche minori affinità con gli olandesi. Inoltre, la popolazione della Nuova Guinea aveva legami storici con le isole dell'Indonesia molto prima che il colonialismo olandese comparisse sulla scena. Naturalmente né l'Olanda, né l'Australia hanno potuto sfruttare le presunte ricchezze della Nuova Guinea. Così gli argomenti si riferiscono a posizioni formali che non hanno nulla a che vedere con la situazione reale. Il fatto che l'Australia, durante i periodici dibattiti dell' ONU sul problema abbia opposto il veto formale all'estensione della sovranità Indonesiana in prossimità delle sue coste, è a mala pena menzionato.
Nel frattempo, il Ministro degli Esteri olandese, sul suo annuario del 195253, ha silenziosamente trasport[...]
[...] problema abbia opposto il veto formale all'estensione della sovranità Indonesiana in prossimità delle sue coste, è a mala pena menzionato.
Nel frattempo, il Ministro degli Esteri olandese, sul suo annuario del 195253, ha silenziosamente trasportato la Nuova Guinea Occidentale (ora ribattezzata dagli indonesiani « Western Irian ») nella colonna dei possedimenti olandesi d'oltre mare. Questa ha immediatamente provocato una dichiarazione da parte dell'Indonesia che l'atto violava gli accordi della Conferenza della Tavola Ro tonda del 1949. Aggiunsero che essi non avrebbero riconosciuto alcun obbligo contratto dall'Olanda a nome dell'Irian Occidentale.
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Per rendere le cose ancora più drammatiche, gli olandesi accusarono gli indonesiani di avere sbarcato nell'Irian, già nel settembre del 1953, bande di guerriglieri. Dal canto loro, le autorità indonesiane dichiararono immediatamente che la cosa era assolutamente «inventata ». Cosi le cose andavano avanti, punteggiate da periodiche proteste e diba[...]
[...]'Assemblea aveva bisogno di una maggioranza dei due terzi. Così l'Indonesia non ebbe soddisfazione. L'Inghilterra e la maggior parte dell'Europa occidentale votarono contro la proposta. Gli Stati Uniti si astennero.
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Il dibattito fu preceduto e accompagnato in Indonesia da una violenta propaganda antiolandese, comprese minacce contro gli interessi olandesi, se 1' ONU non avesse sostenuto la richiesta, giuridicamente giustificata, dell'Indonesia. Quando l'insuccesso dell' ONU divenne noto, le passioni antiolandesi si scatenarono. A Giacarta e a Surabaya vi furono delle dimostrazioni di massa ben organizzate. Un'immagine che rappresentava l'imperialismo olandese fu bruciata davanti all'ufficio dell'Alto Commissario olandese. I cittadini olandesi furono molestati, alcune case olandesi furono prese a sassate dai dimostranti, la proprietà olandese fu posta sotto controllo governativo e fu richiesto alle autorità olandesi di far rimpatriare, tra i 50000 cittadini olandesi ancora in Indonesia, quelli che non avevano un impiego redditizio. [...]
[...]e), apparve che gli indonesiani, nel loro odio contro gli olandesi, erano disposti a interrompere anche i rapporti economici con l'Olanda. Questo era un passo grave. Circa il 70% della produzione totale delle piantagioni e più del 70% della navigazione tra le isole era ancora in mani olandesi, sotto la guida di tecnici ed esperti olandesi. Per di più le piantagioni controllate dagli olandesi fornivano da sole il 20% del totale delle esportazioni dell'Indonesia, e gli stessi olandesi assorbivano circa un quinto di tutto ciò che l'Indonesia era in grado di vendere all'estero. Il risultato degli avvenimenti fu che le considerevoli fonti di ricchezza degli olandesi in Indonesia corsero seri rischi, mentre gli indonesiani misero in pericolo le basi stesse della loro economia nazionale. Il caos che segui, la mancanza di moneta straniera e l'indebolimento di tutta la struttura
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economica dello Stato, preannunciarono il pericolo dell'ascesa dell'organizzatissimo partita Comunista e il graduale scivola[...]
[...]siano.
A giudicare dal tono della stampa americana e inglese, sia Londra che Washington guardavano il Governo dei ribelli con una certa simpatia e, benché impreparate ad aiutarlo apertamente, erano disposte a rifornirlo indirettamente di aiuto sia morale che materiale. In realtà, sembrerebbe che la decisione finale debba esser presa alla recente Conferenza di Manilla della « SouthEast Asia Treaty Organization ».
Non c'é dubbio che la questione dell'Indonesia sia stata discussa tra le Potenze Occidentali, che sono i membri più importanti di questa inefficiente organizzazione regionale. Si trattava di un vero e proprio dilemma. Il non riuscire ad aiutare il Governo dei ribelli sarebbe stato interpretato come una incoraggiante e rapida crescita del prestigio comunista sia in Indonesia che in quella parte dell'Asia che guarda con simpatia la lotta del Governo Indonesiano, considerandola una manifestazione anticolonialista da parte di un regime neutrale minacciato. Un aperto intervento da parte dell'Occidente, d'altra parte, sarebbe stato considerato [...]
[...]are la loro politica estera, é palesemente pericolosa. La cosa é stata tentata (in Media Oriente) e ha prodotto effetti che sono esattamente l'opposto di quelli che si desideravano. È un peccato che alcuni uomini politici occidentali non comprendano neppure la natura dei problemi che sono stati chiamati a risolvere e commettano incredibili errori, che non possono portare che danno alla causa che essi pretendono di patrocinare ».
Benché nel caso dell'Indonesia il pericolo di una conflagrazione internazionale sia stato, forse, evitato all'ultimo minuto, il male é stato già fatto.
Quanto grave esso sia sarà forse palese nel 1960, alle prossime elezioni generali. Potrebbe apparire che esso é maggiore del costo di una sistemazione della Nuova Guinea o anche dell'entità di un
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aiuto economico che avrebbe potuto fortificare il regime legale di Giacarta si da immunizzare il governo neutrale contro la tentazione comunista.
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(Trad. Paola Boccardt)
Pos TILLA
L'imprevisto ritardo nella pubblicazione di questo articolo consente [...]