Brano: [...]evoluzione cinese ha impresso agli altri paesi asiatici: e in particolare a due tra le più importanti nazioni confinanti, l'India e il Giappone. Eppure la Cina, con questi due importantissimi vicini, costituisce una specie di triangolo entro il quale vive una percentuale decisiva della popolazione mondiale, ed entro il quale potrà decidersi, con tutta probabilità, il destino politico del mondo.
Nel complesso la popolazione attuale del Giappone, dell'India e della Cina ammonta a circa 1.150 milioni; vale a dire ad oltre il 40 per cento di tutto il pianeta. Sappiamo che questa percentuale aumenterà. Nel 1975, per esempio, con 1.600 milioni, rappresenterà circa il 45 per cento. E se diamo ascolto alle previsioni demografiche, nell'A.D. 2000 — cioè tra non più di quarant'anni — in questi paesi vivranno oltre tre miliardi di uomini, ossia più della metà dei sei miliardi di cui si prevede composta, per quell'epoca, l'umanità.
E queste cifre formidabili non dicono tutto. In primo luogo gli esperimenti sociali che si svolgono in questi tre paesi è pr[...]
[...]dell'America Latina. Inoltre il Giappone, l'India e la Cina presi insieme influenzano tutto il resto dell'Asia sudorientale, la quale contiene altri 200 milioni di uomini. In realtà l'Asia sudorientale, il Giappone, la Cina e l'India presi insieme potranno contare, entro un quarantennio circa, quasi due terzi della popolazione totale del globo.
Si pub dunque ritenere interessante esaminare quale possa essere il probabile sviluppo del Giappone e dell'India nei prossimi dieci o quindici anni; come questi paesi possano influenzare l'evo
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luzione dei paesi asiatici minori, e come il triangolo CinaIndiaGiappone possa influire sulle relazioni di questa massa enorme di popolazione col mondo occidentale.
Partiamo, dunque, dal Giappone.
Il Giappone: all'ombra della Cina.
Durante il mio recente soggiorno in Giappone un amico mi condusse in un piccolo bar, il Donzoko. Tokio ha quattro quartieri di divertimento, in ognuno dei quali centinaia di insegne luminose al neon segnano gli ingressi a simili locali. Il Donzoko se ne differenziava[...]
[...]dia in questi anni, ho riscontrato una deprimente assenza di pubblica parte cipazione. Alcuni gruppi possono esserne fieri; ma gruppi molto maggiori sono assai scarsamente interessati. Nel complesso queste realizzazioni non hanno destato le masse dall'apatia. In altri termini, tutto ciò che é stato compiuto a partire dal 1947 non é giunto a creare quel dinamismo o quel senso di partecipazione a un'avventura comune che, in un paese con i problemi dell'India, sembra preliminare a qualsiasi progresso reale.
Quali sono i motivi ?
Non molto tempo fa mi furono fatti visitare i due reattori atomici indiani, a nord di Bombay. Guardano su una splendida baia, e sono moderni quanto qualsiasi altro al mondo. I tecnici che vi lavorano sono giovani indiani dinamici e preparati, visibilmente orgogliosi dei loro impianti. Ma sulla via del ritorno, a solo un paio di chilometri di distanza, capitai in mezzo a un gruppo di intoccabili che oziavano di fronte alle loro miserabili baracche. Quando mi avvicinai loro con la macchina fotografica in mano, uno si prost[...]
[...]punkah — domandò furibonda — che era evidentemente un « relitto dell'imperialismo»?
A parte l'aspetto umoristico della cosa, trovai tristemente sintomatico questo episodio parlamentare. Che l'energia muscolare di 724 indiani andasse perduta in un'attività tanto sterile mentre nel paese restavano tante cose urgenti da fare, non fu osservato durante il dibattito.
Secondo stime degne di affidamento oltre un terzo dell'immensa popolazione agricola dell'India é sottoccupata o del tutto priva di lavoro. Due piani quinquennali non hanno portato la minima differenza per quanto riguarda la disoccupazione di massa in tutto il paese. Al contrario: grazie alla lotta vittoriosa contro le epidemie, si ritiene che la popolazione indiana cresca, anziché di cinque, di sette milioni all'anno. L'India non ha assolutamente il mezzo di metter da parte quanto basta a fornire queste decine di milioni di disoccupati di macchine da lavoro. Né l'aiuto straniero può fornirne nelle quantità necessarie. D'altro lato, nel complesso, le ore di lavoro parzialmente o totalme[...]
[...]fondamenti della democrazia.
Si ritiene che, industrializzando, l'India ha troppo puntato sui grandi complessi, i quali, essendo di tipo moderno, impiegano poco personale, assorbono notevoli capitali e investimenti stranieri e li ripagano assai lentamente in prodotti finiti. Inoltre, non possono essere acquistati o costruiti con rapidità sufficiente a fornire tutte le attrezzature moderne che una rapida modernizzazione esigerebbe.
Il progresso dell'India é costretto a restare deludentemente lento se deve attendere che tutti gli utensili e strumenti piú moder
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ni possano essere forniti dalle moderne fabbriche indiane. Industrie piccole, decentrate — basate più sul lavoro manuale che su quello meccanico — sarebbero più convenienti per soddisfare la richiesta di beni elementari. Offrirebbero impiego a un maggior numero di operai, e lascerebbero libere le industrie moderne e costose di dedicare la maggior parte della produzione al compito di mantenere l'indice di industrializzazione affidandosi sempre meno ad attrezzature importat[...]
[...]elementari. Offrirebbero impiego a un maggior numero di operai, e lascerebbero libere le industrie moderne e costose di dedicare la maggior parte della produzione al compito di mantenere l'indice di industrializzazione affidandosi sempre meno ad attrezzature importate. E qui ancora l'esempio cinese offre utili ammaestramenti.
Ma é l'aver trascurato di affrontare il problema dell'agricoltura che minaccia più immediatamente il progresso ulteriore dell'India.
Lo stato dei contadini indiani é stato descritto più volte. Decenni di malnutrizione, di sfruttamento, di debiti, uniti all'impoverimento di un suolo assetato d'acqua e di concimi chimici, hanno reso la produzione agricola indiana pietosamente bassa perfino in confronto dei risultati dei suoi vicini asiatici. Di fatto, occorre un lavoro undici volte superiore per produrre una tonnellata di frumento in India che in Gran Bretagna. Eppure, nel 1956, una missione della Banca Mondiale stimò che la produzione agricola indiana potrebbe crescere da tre a cinque volte. Ma per raggiungere questo svil[...]
[...]dalla liberazione nazionale; i suoi capi erano spesso eroi nazionali. Ma una volta che l'opposizione si fu affermata al punto di sfidare il monopolio del partito dominante, i giorni della democrazia parlamentare furono contati. Una scossa, come il collasso dei prezzi delle materie prime, e subentravano i dittatori. Questo é accaduto nei paesi dell'Asia sudorientale, uno dopo l'altro, negli ultimi due anni. Il Pakistan e la Birmania, i due vicini dell'India, non hanno fatto eccezione. L'India resta l'ultimo paese in quest'ambito geografico che possieda ancora un regime parlamentare funzionante.
Ma il monopolio del potere da parte dei Parlamentaristi é sfidato oggi sempre di piú. Già in uno degli stati indiani il potere
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é sfuggito loro dalle mani. Il principale architetto della democrazia indiana invecchia, e il problema della successione domina la scena politica. In queste circostanze qualsiasi scossa inattesa può far precipitare, anche in India, la tendenza a forme autoritarie di go verno. Senza dubbio una carestia grave costi[...]