Brano: [...]
Benito Mussolini, nel discorso tenuto il 28.10.1929, ebbe a sottolineare l’esigenza che il fascismo avesse una sua accademia, aggiungendo che « per fare le accademie, e soprattutto per fare un’accademia degna di Roma, dell'Italia e del fascismo, occorre un certo e piuttosto lungo periodo di preparazione spirituale, politica e amministrativa ». In quello stesso giorno, in un salone del Campidoglio si inaugurava ufficialmente a Roma l'attività dell'Accademia d’Italia, più di tre anni dopo la sua fondazione.
Il regime avrebbe lasciato in vita le accademie preesistenti ancora per breve tempo, mostrando verso di esse un atteggiamento di ipocrita tolleranza; già nel 1934, infatti, con la riforma degli statuti dei corpi scientifici venne introdotto l’obbligo, per i loro membri, di prestare giuramento « allo Stato fascista », pena l’espulsione dal corpo. Qualche anno dopo (R.D. 775 dell’8.6. 1939) fu imposta la fusione dell’Accademia dei Lincei con l’Accademia
Guglielmo Marconi, presidente della Reale Accademia d’Italia, apre il quarto anno accad[...]
[...]lla Carlotta di Tremezzo, ma si trattava ovviamente di un istituto fantasma, privo di qualsivoglia funzione e, per
di più, con la maggior parte dei suoi membri rimasti nelle regioni italiane già liberate. Con un decreto legge del 28.9.1944 il governo Bonomi soppresse l’A. d’I., trasferendo le attività e il patrimonio della stessa alla ricostituita Accademia Nazionale dei Lincei.
Si veda la voce Cultura e fascismo.
Riguardo alle finalità dell'Accademia d’Italia, gli storici Luigi Salvatorelli e Giovanni Mira hanno scritto: « Secondo il discorso (di Mussolini, n.d.r.) le altre accademie erano " limitate nello spazio, o ristrette nella materia ”. La limitatezza consisteva soprattutto in questo: che, per il loro carattere rigidamente scientifico, e per la gratuità delle loro funzioni (la medaglia di presenza era ed è trascurabile); e infine anche per il sistema di cooptazione vigente, esse non si prestavano a distribuire onorificenze e prebende. L’Accademia d’Italia invece, accanto alle due solite classi di scienze fisiche e morali ne aveva al[...]
[...]lta incasellate alla Farnesina, non avrebbero potuto (anche se ne avessero avuto voglia) fare dell'antifascismo, o semplicemente ignorarlo. Ciò non significa che nelle nomine il merito reale non fosse tenuto presente; e parecchi degli accademici si trovarono ad essere uomini di alto valore scientifico. Ma in taluni casi il mutamento di contegno in seguito alla nomina fu tale che il valore eventuale del l'accademico non poteva Impedire di parlare dell'Accademia come di uno strumento di corruzione: ciò che poteva essere reso più facile dall’istituzione — variamente giudicabile — delle due classi artistica e letteraria. Presa per sè, l’Accademia d’Italia si presentava come una ricopiatura óeU’Académie frangaise, aumentata di numero del cinquanta per cento, senza che questo aumento quantitativo potesse sostituire la tradizione e il prestigio del modello ». Cfr. Storia d'Italia nel periodo fascista, Einaudi, Torino, 1962. Pag. 483.
Due illustri personalità della cultura italiana, Benedetto Croce e il commediografo napoletano Roberto Bracco, rifiutaro[...]