Il segmento testuale decadentismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 305Entità Multimediali , di cui in selezione 7 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali) |
da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 730
Brano: [...]responsabili della dimensione che i loro gesti avevano acquistato; essi erano diventati piuttosto Io strumento di forze sociali che riuscirono ad utilizzarli per i loro fini. « La guerra civile — sottolineava Gramsci in quello stesso articolo — è stata scatenata proprio dalla classe borghese che tanto la depreca, a parole ».
Non sarebbe però giusto, nella ricerca delle componenti culturali del fascismo delle origini, chiamare in causa solo il decadentismo dannunziano e l’avanguardismo futurista. In tal modo, oltre tutto, non si potrebbero capire le ragioni dell’ulteriore sviluppo. In realtà, decadentismo, attivismo, irrazionalismo non erano tanto isolate manifestazioni di eccentrico avventurismo nella letteratura del tempo, quanto l’estremo esito di un lungo travaglio culturale che si era presentato all’inizio del secolo con l’ansia e le promesse di un profondo rinnovamento,, come reazione contro il piatto positivismo e l’esangue riformismo. Inevitabile come espressione della crisi della società italiana, la crisi della cultura non aveva però trovato uno sbocco che la collegasse con forze reali capaci di arrestare il processo di dissoluzione della società nazionale e di rigenerare la sua fibr[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 745
Brano: [...]Tribunale ordinario di guerra del XXIV Corpo d’armata a 10 anni di reclusione e rinchiuso a Portolongone, dove rimase fino aH’amnistia del 1919. Con lui vennero condannati altri cremonesi, membri del locale Circolo giovanile socialista: Bernamonti, Sidoli e Chiari, mentre altri ancora furono deferiti per competenza a diversi collegi giudicanti.
Contro H fascismo
Pozzoli tornò a Cremona in un momento di svolta politica che rivelava tutto il decadentismo politico dei vecchi socialisti locali. Se la democrazia risorgimentale, il repubblicanesimo cattaneano del Ghisleni e il radicalismo sacchiano, già da tempo saldati con il riformismo di Leonida Bissolati, facevano da incubatrice al movimento dei fasci, il massimalismo socialista era all’acme. Radicalmente opposta a entrambe queste correnti, la sinistra cremonese del P.S.I., con i suoi Ghinaglia, Bernamonti, Rossini, Cabrinj, Rosolino Ferragni, Marabotti, ecc., riconobbe in Pozzoli il proprio capo. Nell’ottobre 1920 egli venne eletto sindaco di Cremona. Comunista astensionista, nel gennaio 192[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 435
Brano: [...] Literaturnyi Kritik », impegnandosi nel contempo nella ricerca teoricofilosofica con studi di grande respiro che vedranno la luce dopo la guerra e il suo rientro in Ungheria. Emerse comunque in quel periodo una netta configurazione del pensiero lukàcsiano in quanto elaborazione (e in certa misura estremizzazione) della tesi staliniana che portava alla rivalutazione della cultura della borghesia progressista del secolo XIX in contrapposizione al decadentismo del secolo successivo.
Riprendendo anche le ricerche di Franz Mehring, Lukàcs tendeva in primo luogo a ricostruire una tradizione democratica della cultura tedesca da Lessing a Goethe e a Hegel fino a Thomas Mann (v.). Più in generale e in relazione al dibattito sul realismo, la sua ricerca contrapponeva il romanzo realista di Bai zac, Stendhal e 7o/stoi al naturalismo successivo e al soggettivismo delle avanguardie artistiche e letterarie del Novecento.
Dopo la Seconda guerra mondiale, mentre in Occidente e soprattutto tra la cultura francese di sinistra si riaccendeva l’interesse per [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 333
Brano: [...]i comportava di necessità la penetrazione di una esperienza ideale, morale, letteraria che la cultura italiana non poteva continuare ad eludere.
La vera lezione, insomma, era nel
la presa di coscienza di questo rapporto, come fase necessaria per la costruzione di un uomo autenticamente nuovo; il che significava, poi, superamento critico della tradizione naturalisticoottocentesca, e altresì di quella manifestazione provinciale e evasiva del decadentismo e della crisi, che era il novecentismo italiano.
Dall’aver sottovalutato o non approfondito o addirittura emarginato tutto ciò, deriveranno appunto alcuni dei limiti più gravi della narrativa italiana contemporanea. Il fenomeno si manifesterà, tra gli altri, negli stessi scrittori fin qui considerati. Basta pensare alle immobili figurazioni di Uomini e no (1945), il romanzo vittoriniano ispirato alla Resistenza milanese; o, per Pavese, alle pagine di opposizione antifascista e di vita partigiana (// compagno, 1947; Prima che il gallo canti, 1949; La luna e i falò, 1950), in cui si ritrova [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 458
Brano: [...]o il ventò, I ghiacci, le nevi delle alte montagne [...] spiriti dotati di un genere sublime d* Derversità, spiriti che ci libereranno dall'amore del prossimo, dalla volontà del nulla, ridonando alla terra il suo scopo e agli uomini Se loro speranze ».
Dal futurismo al fascismo
È su questo terreno comune, dove le teorie della « volontà di potenza » interpretate rudimentalmente s’incontrano con l’apologia della violenza soreliana, di cui il decadentismo dannunziano insieme con quello più frenetico del Mafarka marinettiano danno una particolare versione sadicoerotica, che Marinetti, D’Annunzio e Mussolini, e con loro i numerosi seguaci, si riprovarono uniti negli anni dell’interventismo (v.). Ed è in questa circostanza che ogni possibile fermento di autentica ribellione futurista decadde, travolto da un nazionalismo cieco, isterico, fanatizzato. Mussolini, nel suo articolo su Nietzsche, parlava dei « liberi spiriti fortificati dalla guerra »; D’Annunzio parlerà della guerra come di « un evento lirico »; Carrà, nel suo libretto Guerrapittura, [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 336
Brano: [...]e (Firenze) il 4,12.1952.
Allievo di Benedetto Croce (v.), che aveva promosso la pubblicazione della sua « Storia della critica romantica in Italia », il Borgese può essere considerato, negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, uno dei più caratteristici precursori del fascismo. Assiduo collaboratore della rivista nazionalista « li Regno », diretta da Enrico Corradini; direttore di Hermes, dove esaltò dannunzianesimo
e decadentismo; estimatore di destra del sindacalismo rivoluzionario di Georges Sorel, propagandista dell’imperialismo, nel 1912 non esitò ad attaccare direttamente anche il Croce, rimproverandogli di non avere svolto gli spunti irrazionalistici che molti dei suoi seguaci avevano creduto di cogliere nella sua opera, e alzando contro di lui una bandiera che sarà tipica della demagogia fascista, quella della « giovinezza ». Più tardi, giunto al potere il fascismo, ed essendo II Borgese divenuto antifascista, emigrò e nel 1931 si stabilì negli Stati Uniti d’America, ove scrisse il Golia, marcia del fascismo», [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 238
Brano: [...]o tra i valorosi, la guidava In epici, vittoriosi combattimenti. Mutilato, figura leggendaria di combattente, due volte fregiato al valore dagli Alleati, ha legato il suo nome alle più audaci imprese della guerra partigiana ».
Barbusse, Henri
Scrittore progressista francese. N. ad Asnières il 7.5.1873, m. a Mosca il 30.8.1935. Laureatosi in filosofia, iniziò l’attività di scrittore nell’epoca in cui la letteratura francese era dominata dal decadentismo. Le sue prime opere (il volume di versi « Pleureuses », del 1895; il roman
zo « Les suppliants », del 1903 e l’« Inferno », del 1908) rivelano un pessimismo teso nella ricerca tormentosa della verità sociale. Per quanto l’autore appaia ancora legato a concezioni idealiste, già si può scorgere nei suoi primi scritti la tendenza al realismo, alla verità « implacabile ».
« Il fuoco »
Ma l'avvenimento che doveva determinare il prorompere della sua forza letteraria e politica fu la partecipazione, come soldato semplice, alla guerra 191418. Partito volontario con l’illusione di difendere l[...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine decadentismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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