Il segmento testuale dannunzianesimo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 81Entità Multimediali , di cui in selezione 14 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali) |
da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 53
Brano: [...]tica, provinciale. Di qui le sue tendenze politiche conservatrici, che si riallacciavano alla tradizione della Destra storica, e il forte interesse per la politica estera, specialmente per quanto si riferiva ai problemi balcanici. Appoggiò pertanto la guerra di Libia, che tuttavia
10 deluse come « guerra mediocre »; subì controvoglia il suffragio universale; non fu sordo a certe suggestioni nazionalistiche, anche se del nazionalismo, come del dannunzianesimo, lo urtava e respingeva
11 costume chiassoso, improvvisatore e dilettantesco, tanto che più tardi Piero Gobetti doveva affermare: « L atteggiamento di Amendola di fronte al fascismo non è che un aspetto e una conclusione del suo antidannunzianesimo ».
Nel giugno 1914, cioè pochi giorni prima dello scoppio della guerra mondiale, G.A. lasciò il « Resto del Carlino » per entrare a far parte dell’ufficio romano del « Corriere della Sera ».
« L’incontro tra Amendola e Luigi Albertinì
— ha scritto Giampiero Carocci nel libro Giovanni Amendola nella crisi dello stato italiano (Milano, 1956) — fu l’incontro destinato a durare, con fasi diverse, fino alla morte del primo, fra due personalità e due concezioni politiche profondamente congeniali. Entrambi erano legati ad una tradizione liberale altamente sentita; entrambi erano conservator[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 24
Brano: [...]alia e la Jugoslavia (12.
11.1920) del trattato di Rapallo che stabiliva le frontiere definitive tra i due paesi con l'autonomia di Fiume, il generale Caviglia, per ordine del presidente del Consiglio Gioì itti, che nel giugno era succeduto a Nitti, riuscì con poche cannonate a fare desistere D’Annunzio dall'annunciato proposito di morire nella città piuttosto che lasciarla. L’impresa fiumana rappresentò il punto di maggiore avvicinamento tra dannunzianesimo e fascismo, e al tempo stesso ne segnò il distacco. Innanzitutto essa fu la prima prova pratica di quel vasto, ma confuso movimento di sovversivismo di destra nel quale trovavano la loro collocazione, sia il dannunzianesimo sia il fascismo, e spinse perciò anche quest’ultimo nel calore della lotta politica più ardente. L’impresa fiumana fu infatti il primo concreto tentativo di riscossa dei ceti capitalistici tradizionali, della destra conservatrice e della casta militare, alleati con le nuove forze più aggressive uscite dal processo di ristrutturazione sociale e politica della borghesia che si era verificato con la guerra. Questo tentativo, fatto per le vie insurrezionali, inaugurò le prove del sovversivismo di destra. Sia nell'impalcatura ideologica sia nell’appello ai militari chiamati al pronunciamento, sia [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 336
Brano: [...].11.1882, m. a Fiesole (Firenze) il 4,12.1952.
Allievo di Benedetto Croce (v.), che aveva promosso la pubblicazione della sua « Storia della critica romantica in Italia », il Borgese può essere considerato, negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, uno dei più caratteristici precursori del fascismo. Assiduo collaboratore della rivista nazionalista « li Regno », diretta da Enrico Corradini; direttore di Hermes, dove esaltò dannunzianesimo
e decadentismo; estimatore di destra del sindacalismo rivoluzionario di Georges Sorel, propagandista dell’imperialismo, nel 1912 non esitò ad attaccare direttamente anche il Croce, rimproverandogli di non avere svolto gli spunti irrazionalistici che molti dei suoi seguaci avevano creduto di cogliere nella sua opera, e alzando contro di lui una bandiera che sarà tipica della demagogia fascista, quella della « giovinezza ». Più tardi, giunto al potere il fascismo, ed essendo II Borgese divenuto antifascista, emigrò e nel 1931 si stabilì negli Stati Uniti d’America, ove scrisse il Golia, marc[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 730
Brano: [...] indiscriminata disponibilità verso tutte le avventure spirituali, dava impulso alla dispersione e aH’isoIamento. In questo senso non ha forse grande importanza che Mussolini abbia collaborato a suo tempo a « La Voce »
o che abbra letto e recensito Le riflessioni sulla violenza di Georges Sorel (v.) ; conta di più l’atmosfera culturale in cui una organica inquietudine, pur nell’onestà di certe intenzioni, poteva legittimare il diffondersi del dannunzianesimo e del futurismo.
Del resto, già alla vigilia della marcia su Roma Gobetti cominciava a sospettare che per spiegare ciò che era avvenuto dopo, bisognasse « risalire a certe responsabilità della "Voce" del '14 », Tutte le debolezze, antiche e recenti, della cultura italiana erano destinate a venire in luce nell’ora della prova. Rispondendo a Giuseppe Prezzolini, già direttore della « Voce », che di fronte all aggravarsi della situazione politica aveva proposto la costituzione di una specie di « Società degli Apoti », l’associazione di « coloro che non la bevono » e si ritraggono quindi dalla[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 23
Brano: [...]
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Tipico esempio di retorica dannunziana: poesia autografa dedicata a Cadorna per il suo ' 67° compleanno. Un mese dopo, la disfatta di Caporetto (v.) segnava la fine del brutale e incapace comandante dell’esercito italiano
D’Annunzio e dannunzianesimo
L’ingresso di Gabriele D’Annunzio sulla scena politica avvenne nel maggio 1915, quando, nel momento culminante della campagna interventista, il poeta lasciò l’esilio francese, dove sera rifugiato nel 1910 per sfuggire ai suoi creditori, e tornò jn Italia. Il 5 di quel mese egli commemorava a Quarto, presso Genova, l’impresa dei Mille garibaldini: in una accesa orazione chiedeva con tono di ultimatum l’intervento dell’Italia nella guerra mondiale, al fianco della Francia, dell’Inghilterra e della Russia; e nei giorni seguenti, il 7 maggio rivolgendosi agli studenti di Genova, e la sera del [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 586
Brano: [...] ruolo e di raggiungere una chiara coscienza dei loro diritti, del resto ammessi pure da demagogiche promesse avute durante la guerra. Per contro, l'abitudine al comando e le posizioni di privilegio acquisite da una massa di piccoloborghesi divenuti ufficiali avevano accentuato in essi la percezione del proprio sacrificio orientandoli maggiormente verso quegli ideali nazionalisti ora esaltati dalla guerra. Retorica nazionalistica, protagonismo e dannunzianesimo che negli anni del conflitto erano stati strumentalmente esaltati
tra i combattenti venivano così percepiti come dei valori nei quali molti, per esempio gli arditi (v.j, si riconoscevano.
Per questo insieme di cause vennero innescandosi nel dopoguerra processi economici e sociali che segnarono la fine del liberalismo classico, mentre le tendenze autoritarie e le contrapposte spinte ribellistiche dominavano la scena politica, preparando il terreno a^nuove, drammatiche vicende in un’Europa già tanto duramente provata dalla guerra.
La rivoluzione bolscevica in Russia venne vista dai lav[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 401
Brano: [...]vano qualcosa di intimamente ed eminentemente borghese. Venne poi subito avanti, e fu coltivata nel ventennio fascista, la leggenda del “re soldato”, per certi versi giustificata da alcuni drammatici e rilevanti momenti in cui il re incise sull'indirizzo politicomilitare della
lotta. Ma questa seconda faccia “soldatesca” non aveva, a ben guardare, un sufficiente retroterra, e questo fu in buona parte artificiosamente inventato nel clima di un dannunzianesimo di seconda mano.
La dicotomia politicomorale del lungo regno di Vittorio Emanuele, dove la Grande guerra separa l’età liberale dal periodo fascista, probabilmente può essere disciolta e ricompresa in una certa omogeneità di sviluppo lungo i binari e i criteri di condotta di una dinastia che non vuol morire e di un monarca che si adegua ai compiti e ai limiti segnati daM’egemonia borghese in un paese che nella fase gioKttiana si era industrializzato e che tendeva a superare, anche forzosamente, le proprie debolezze. È comunque un dato di fatto che al re toccò reiteratamente di intervenire s[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 297
Brano: [...]o »
In uno dei suoi ultimi scritti, una conferen
za dal titolo La nascita del fascismo, tenuta nel 1961 in alcune città della Toscana per invito dei vari Comitati della Resistenza, Russo definisce la figura del « fascista eterno, che non sparisce mai, l'uomo dalla criminosa violenza, dall’ignoranza crassa, dall’ottusità mentale, piena di protervia », e pone l’origine vicina della incarnazione mussoliniana del fascismo nel nazionalismo, nel dannunzianesimo e nella guerra 191518; ma la sua origine lontana egli fa risalire « al 1545, l’anno in cui si aprì il Concilio di Trento. La cosiddetta “età della Controriforma” elaborò precisamente dei moduli per una concezione gerarchica ed esteriore della «/ita confessionale e quindi anche politica, la quale si è stratificata nel costume italiano, e non soltanto italiano »: « gerarchismo confessionale », con l’aggiunta dell'« autoritarismo della monarchia assoluta del Seicento ».
Laicista, antifascista e storicista militante, Russo denunciò nella storia deH’Italia moderna e contemporanea il contrasto f[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 797
Brano: [...]virtù della loro efficacia a ridefinire e spostare i rapporti di forza tra i raggruppamenti politici.
I contributi di Bordiga e la soppressione
Un’attenzione che Bordiga aveva del resto accordato, in due fascicoli
Amadeo Bordiga [in basso, a destra) con altri delegati italiani al IV Congresso del Comintem a Mosca. Si riconoscono Luigi Longo [in alto, a sinistra) e Aldo Giuliani ni [in basso, a sinistra)
precedenti di « Prometeo », al dannunzianesimo, espressione di ceti medi che avrebbero potuto, adeguatamente incoraggiati, collocarsi su posizioni antifasciste seguendo addirittura un « proletariato movente alla riscossa ».
Esaminati nel loro complesso, gli altri contributi di Bordiga comparsi sul periodico napoletano non destano particolare interesse, limitati come furono ad un rituale ritratto di Lenin « nel cammino della rivoluzione », ad una breve compilazione sui rapporti tra comuniSmo e « questione nazionale » ad una sommaria trattazione del tema « Organizzazione e disciplina comunista ». Dopo la confluenza di Serrati e degli ex [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 205
Brano: [...]ferroviere, 1922).
Fondò e diresse riviste di cultura: Dedalus (1920), Pegaso (1929), Pan (1933). Nel 1930 fu chiamato a far parte óe\VAccademia d'Italia (v.). Rimasto collaboratore del « Corriere » fino al 1943, la sua notorietà fu legata a brevi articoli, elzeviri ecc. che raccolse anche in libri: Cose viste (7 volumi, 19231939),
I taccuini (19141943, pubblicato postumo nel 1954).
Di una stile sobrio che si contrapponeva all’imperante dannunzianesimo, ebbe un certo ruolo nel dibattito culturale degli anni Trenta, accreditandosi per la relativa indipendenza intellettuale rispetto all’ala più retriva del regime e fornendo così un belletto di spregiudicatezza culturale alla dittatura. Morì pochi mesi dopo la fine della Seconda guerra mondiale, ben presto dimenticato da quello stesso mondo letterario che Io aveva visto tra i più acclamati protagonisti.
Olanda
Paesi Bassi. Monarchia costituzionale deH’Europa centrooccidentale.
Il territorio olandese (33.808 kmq,
o 41.160 se si tiene conto delle acque interne) è affacciato sul Mare [...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine dannunzianesimo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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