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Il segmento testuale combattentismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 35Entità Multimediali , di cui in selezione 18 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 379

Brano: [...]: l’eguaglianza dei diritti dei cittadini.

Regime nazionalista, che Pétain vo

leva avesse caratteri specificatamente francesi, il governo di Vichy cercava ostinatamente una propria collocazione nell’Europa del Nuovo Ordine nazista, a costo di caricarsi di gratuite vergogne. L’incontro con Hitler a Montoire nell’ottobre del

1940 aveva acceso in Pétain speranze che erano solo il frutto dell’ipocrisia di Hitler e delle sue illusioni.

il combattentismo

Più vicino alle forme istituzionali del fascismo che a quelle del nazismo, il regime di Vichy non riuscì a creare un sistema compiutamente fascista. Sostenuto da diverse formazioni filofasciste, non ebbe un forte partito unico a suo sostegno. Ciò non gli impedì tuttavia di tentare l’attivazione di canali di mobilitazione popolare, vale a dire di affronta

re il problema dell’organizzazione del consenso soprattutto presso i ceti medi, la piccola borghesia urbana e rurale.

Questo avvenne attraverso la mobilitazione, intorno allo “Stato forte”, di almeno tre settori di opinione pubblica:[...]

[...]ioni filofasciste, non ebbe un forte partito unico a suo sostegno. Ciò non gli impedì tuttavia di tentare l’attivazione di canali di mobilitazione popolare, vale a dire di affronta

re il problema dell’organizzazione del consenso soprattutto presso i ceti medi, la piccola borghesia urbana e rurale.

Questo avvenne attraverso la mobilitazione, intorno allo “Stato forte”, di almeno tre settori di opinione pubblica: il primo settore, quello del combattentismo, fu anche il più strettamente legato alla figura e alla funzione di Pétain. L’unificazione delle vecchie associazioni combattentistiche nella Légion des combattents (29.8.1940) finì per diventare una sorta di surrogato del partito unico, puntando interamente sul richiamo nazionalistico patriottico e sul prestigio del maresciallo. Tuttavia neppure il combattentismo aveva un volto uniforme, nel senso che non tutti gli ex combattenti si riconoscevano nel violento naziona

La divisione della Francia dopo l’invasione tedesca del 1940: a nordovest la zona occupata dai tedeschi; a nordest la fascia “interdetta” e le regioni annesse alla Germania; a sudest la zona “libera”

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 380

Brano: Ragazzi francesi al lavoro nei “giardini scolastici” di Versailles (1941)

lismo predicato da Pétain. Inoltre vi erano diverse forme di nazionalismo, perché la sconfitta non aveva debellato il nazionalismo antitedesco. Anche qui le contraddizioni di Vichy sembravano infrangere i sogni di ricomposizione unitaria, al di sopra delle parti, delle classi e dei partiti della società francese. Infine, l’estrema destra del combattentismo non si limitò a fornire consenso, ma divenne una specie di forza di polizia del regime: la famigerata milizia (che sarebbe stata impiegata per la caccia spietata ai partigiani, ai membri della Resistenza, agli ebrei) non fu che la derivazione del Servizio d’ordine della Legione creata e capitanata da Joseph Darnand (v.).

I giovani

Neppure il secondo settore, quello della mobilitazione della gioventù, andò immune dalle ambiguità e dalle contraddizioni che segnarono l'esperienza dei combattenti. Il regime comprese l’importanza di affidare il “rinnovamento” morale alla gioventù, ma non fu [...]

[...]ù spiccatamente cattolica, costituì l’ipoteca più consistente a favore del primato morale attribuito nel nuovo sistema alla Chiesa. Al di là delle forme organizzative, il corporativismo evocava comunque una serie di miti e di obiettivi ideali che erano già stati patrimonio della destra francese prima del Fronte popolare (v. Action francaise) : ideologie ruraliste, che si risolvevano nell'accresciuto peso sociale degli interessi agrari; lo stesso combattentismo, che dalle campagne aveva reclutato per tutte le guerre la gran massa dei militari, non era insensibile al richiamo agrarista. L’organizzazione corporativa dell’agricoltura non poteva che rafforzare e favorire nell'equilibrio delle forze gli interessi agrari. Il volto della “nuova” Francia era caratterizzato quindi dall’identificazione con gli interessi conservatori della Francia rurale. Estesa al mondo industriale, l'organizzazione corporativa, che ebbe la sua sanzione ideologica nella Charte du Travail del 4.10.1941, si caratterizzò per il suo significato essenzialmente padronale: abolito i[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 388

Brano: [...]081911), Roma, 1972; M. Brigaglia (a cura di), ”Riscossa", Cagliari, 1974; P. Sanna (a cura di), I quotidiani sardi nel periodo del C.L.N., Cagliari, 1975; G. Fois (a cura di), “La Nuova Sardegna", in “Archivio sardo del movimento operaio, contadino e autonomistico”, n. 45, 1975; M. Brigaglia, Profilo storico della città di Sassari, Sassari, 1976; M. Brigaglia, La classe dirigente a Sassari da Giolitti a Musso!ini, Cagliari, 1979; L. Nieddu, Dal combattentismo al fascismo in Sardegna, Milano, 1979; S. Tola, Sassari, in La Sardegna, a cura di M. Brigaglia, I, Cagliari, 1982; E. Tognotti, L’esperienza democratica del combattentismo nel Mezzogiorno. Il movimento degli excombattenti e il Partito Sardo d’Azione a Sassari (19181924), Cagliari, 1983; AA. VV., La provincia di Sassari, II. I secoli e la storia, Milano, 1984; M. Brigaglia F. Manconi A. Mattone G. Melis, L'antifascismo in Sardegna, Cagliari, 1986.

M.Br.

Sassi, Attilio

N. a Castelguelfo Bolognese il 6.10.

1876, m. a Roma il 24.6.1957; minatore.

Emigrato nel 1895 in Brasile, lavorò per nove anni nelle miniere di manganese. Aderì giovanissimo all'ideologia socialista, seguendo la corrente libertaria. Nel 1906, allontanandosi dal P.S.I. e dalla Con[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 371

Brano: [...]nsificate le occupazioni dei feudi, tanto che nell’autunno del 1920 se ne registrarono 46 nei comuni della sola provincia di Palermo; e, dall’altro, costituì lo stimolo più immediato alla nascita del Partito Agrario Siciliano, di cui furono rappresentanti, fra gli altri, i grandi latifondisti Lucio Tasca Bordonaro e Vincenzo Case io.

A Palermo, uno dei maggiori movimenti che ebbero un carattere di autonomia (almeno fino al 1923) fu quello del combattentismo: sul tema della « Vittoria mutilata » e con rivendicazioni patriottiche, l’Associazione combattenti diretta da Sapio, Cucco e La Bella intervenne nelle varie contingenze del dopoguerra, incrociandosi con gli altri movimenti popolari.

Manifestazioni di artigiani e operai palermitani si ebbero nell’estate del

1919, guidate dalì’Unione del Lavoro cui facevano capo le principali leghe operaie del capoluogo: i socialisti, capeggiati da Enrico Loncao e dal combattivo gruppo della FIOM (Giovanni Orcel, Gargalini,

FiJiberto, Guarrata), « furono i primi e i soli ad esperire, pur con gravi lim[...]

[...]alla testa il grosso nucleo operaio del Cantiere Navale. I manifestanti furono dispersi dalla polizia e molti vennero tratti in arresto.

Intanto era sorto a Palermo, per iniziativa di Antonio e Vittorio Ambrosini, il primo Fascio di combattimento (aprile 1919). Come si poteva leggere sul locale giornale La Dittatura proletaria, esso ebbe inizialmente caratteri oscillanti tra posizioni socialisterivoluzionarie e interventismo, tra sovietismo e combattentismo. Ma, nel caso specifico di Vittorio Ambrosini, si tratta di un « sovversivismo piccoloborghese di facile convertibilità reazionaria », che nell’insieme andava distinto, pur dentro la « demagogia combattentistica », dalle posizioni nazionalistiche dei vari Alfredo Cucco, Stefano Rizzone Viola, Mario Taccari e Carlo Cervello. Questi rappresentavano lo schieramento a destra deW'odandismo e di quegli stessi gruppi « perbenistici » che, a Palermo, si erano raccolti attorno alla Unione liberale.

Le elezioni del 1919 misero a nudo le esiguità delle entità politiche capaci di affrontare gli annosi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 169

Brano: [...]ette condizioni elementari della moderna civiltà, e perché non credono che il governo fascista, nato dalla sopraffazione armata, possa perdere questo suo carattere originario e garantire al paese una legge uguale per tutti.

’’ L’Italia Libera " è formata esclusivamente di combattenti, perché i combattenti possono, in questo momento della vita pubblica italiana, più efficacemente di tutti gli

altri cittadini, lottare contro l’equivoco del ” combattentismo " e demolire la mistificazione con la quale il governo pretende di rappresentare l’Italia di Vittorio Veneto ».

L'azione antifascista

Nel Comitato direttivo dell’Associazione, eletto da un’assemblea generale, furono chiamati: l’avvocato Enrico Bocci, i ferrovieri Raffaele Cristofani e Nello Traquandi, il professore Ernesto Rossi e il medico Dino Vannucci.

La città fu ripartita in 4 zone, a ognuna delle quali faceva capo un numero imprecisato di iscritti e gruppi. Nel rispetto delle tradizionali norme cospirative, il Comitato direttivo teneva rapporti esclusivamente con i capizona, a [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 167

Brano: [...]e alle mai abbandonate forme tipiche di lotta, le mondine ottenevano contratti abbastanza soddisfacenti.

Intanto negli ambienti fascisti si delineavano due contrapposte fazioni: quella oltranzista di Gray e Bel Ioni, e quella dominata da Roberto Forni (fratello del dissidente Cesare Forni, v. Dissidentismo fascista), capo del sindacalismo fascista novarese. La seconda corrente era vicina a Rossini che abbandonata « l’opposizione in aula » del combattentismo (nella primavera 1922 l'Associazione Nazionale Combattenti contava a Novara 24.000 iscritti ed era la più grande organizzazione di massa della provincia), divenne il maggiorente del fascismo novarese, accentrando nelle sue mani le presidenze della Banca Popolare, dell’Ente Risi e dell’Ospedale Maggiore.

Il regime e le lotte clandestine

Nella sua fase di consolidamento, il fascismo trovò nel Novarese una tenace resistenza ad assimilare alla propria organizzazione totalitaria circoli, cooperative, case del popolo.

Nel marzo 1927 la disciolta C.G.d.L. contava nella provincia 315 organiz[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 295

Brano: [...]ostituita il 22.2.

1945, raggruppando le formazioni che operavano fin dai primi mesi del 1944 in quell’ampio triangolo a base capovolta che comprende, a nord di Vicenza, la pianura fra Bassano (v.) e Thiene e, nella parte montana, l’Altopiano di Asiago; i lati erano segnati a est dal corso del Brenta (bassa e alta vai Sugana) e a ovest dalla vai d’Astico.

Per rendere evidenti i legami della nuova Divisione con i più tradizionali valori del combattentismo italiano, i comandanti partigiani che la costituirono vollero darle il nome di Ortigara, cioè di quella montagna che, al confine delle province di Vicenza e Trento, du

rante la Prima guerra mondiale era stata teatro di lunghe e sanguinose battaglie.

Organizzatori e responsabili dell’« Ortigara » furono Giacomo Chilesotti (v.) (Nettuno) e Giovanni Carli (v.) (Ottaviano). Essi erano i comandanti delle due Brigate (la « Mazzini » e la « Sette Comuni ») che già nel 1944 avevano vissuto tutte le fasi della lotta partigiana nell’alto Vicentino e, in particolare, nel settembre dello stesso ann[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 643

Brano: [...]i la personale simpatia

di Benito Mussolini. Ciò gli avrebbe valso una rapida carriera nelle alte sfere del regime.

Membro del Gran Consiglio del fascismo (192526), deputato fascista per cinque legislature, divenne poi vicepresidente della Camera dei fasci e delle corporazioni e mantenne tale incarico fino alla caduta del regime (25.7.1943). Prese anche parte alla seconda guerra mondiale e, per tutto il ventennio, fu un esponente di quel « combattentismo » stolido, tipico dell’ideologia fascista (nelle varie campagne accumulò cinque decorazioni).

Negli anni della seconda guerra mondiale si inserì con i suoi scritti (fra i quali va ricordato II Fascismo e l'Europa, edito agli inizi del 1943) nell’alveo delle posizioni fasciste ricalcanti l'ideologia hitleriana del « nuovo ordine ». Al centro dello scontro tra « nazioni proletarie » e « nazioni plutocratiche » vi era, secondo Gray, il problema della salvezza dell’Europa dal bolscevismo e della sua « rigenerazione » dal capitalismo: principio che caratterizzava appunto le tendenze nazionalsoc[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 372

Brano: [...]eboliti nelle campagne, e i nascenti quadri del P.C.d’I. che, a Palermo, ebbero come organo di stampa II Proletario (192122). Erano, fra loro, « leve giovani ed entusiaste di intellettuali, studenti, impiegati, operai, come Giuseppe Berti, Si mone Fardella, Francesco Davi, Salvatore Chi appara, Giuseppe Greco, Gaspare Di Gaetano e Oreste Gianferrara » (Giuseppe Carlo Marino).

Da segnalare anche le posizioni individualiste di « democratici del combattentismo » come Giuseppe Maggiore Di Chiara, direttore del foglio satirico 11 Babbìo, che verrà soppresso nel 1924.

Alla fine del 1921 il Fascio palermitano era divenuto una sezione del P.N.F. che, nel 1923, potè contare nella provincia 42 fasci e 6.000 iscritti; quindi sulla progressiva conquista delle Amministrazioni comunali. Seguirà l’assorbimento dei liberali (già palese nelle elezioni del 1924, svolte in un clima di divieti, bastonate e intimidazioni) e dei socialriformistL

Squadristi e podestà

La stretta reazionaria e repressiva del fascismo si accentuò dopo le elezioni del 1924. Il 6.[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 41

Brano: [...] elettorale socialista) con bandiere tricolori; il 26 dicembre, a Ravenna, veniva assalito a revolverate un gruppo di socialisti. Il 28.3.1921 veniva fondato il fascio di Ravenna: una organizzazione che resterà debole fino ai mesi successivi alla marcia su Roma in tutte quelle località della provincia, nelle quali la prevalenza socialista era fortemente contrastata dalla presenza repubblicana, dominante anche in quelle associazioni (fiumanesimo, combattentismo, eccetera) che, altrove, facevano da tramite alla nascita e diffusione del fascismo. Solo nei comprensori di Lugo e di Faenza, nei quali era assente o di poco conto l’organizzazione repubblicana, il fascismo conseguì un’egemonia politica e militare nel corso del 1921.

Erano gli stessi fascisti ad ammetterlo. Giuseppe Frignani, squadrista della “prima ora” e “storico” del fascismo ravennate avrebbe scritto nel 1933 che « la possibilità di mettersi alla testa di una riscossa antisocialista non esisteva; da anni, sia pure imperfettamente e non senza contraddizioni, il partito repubblicano ese[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine combattentismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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