Brano: [...]r indica la presenza nella propria ricerca di una precisa « deviazione » (a cui aveva già accennato nell'Avvertenza all'edizione italiana di Lire le Capital, scritta nel dicembre 1967). Di questa « deviazione » egli compie una « rettifica » che segna una « svolta » nel suo itinerario teorico. Althusser dà anche un nome alla propria « deviazione » (il vantaggio di riconoscere i propri errori risiede anche nel poterli nominare), definendola « teoricista » e « razionalista », e indica i testi dove soprattutto ricercarla; il Per Marx e Leggere il Capitale (che comprendono entrambi scritti degli anni 196065). La ricerca di Althusser si presenta quindi nettamente periodizzata in almeno due fasi principali, il cui anno di separazione può essere agevolmente identificato nel 1970.
La « rettifica » consiste essenzialmente nell'assunzione da parte della problematica di Althusser di un nuovo tipo di rapporto tra politica e teoria, precisamente nella proposta della tesi del « primato della pratica sulla teoria », cioè del « primato della lotta di clas[...]
[...]ile prescindendo dal « Maggio '68 ».
Ma la vera difficoltà che presenta lo sviluppo della filosofia di Althusser, ed in particolare la sua « autocritica », non riguarda tanto la ricerca del nesso che intercorre tra la fase politica successiva al 1968 e la enunciazione della « crisi generale del marxismo », bensí la individuazione del nesso (cioè del « primato » di quale politica) che intercorre tra la fase aperta dal 1956 e la « deviazione teoricista » di tale filosofia. In altre parole, esiste una radice politica di questa « deviazione » filosofica? perché questa « deviazione » nel periodo di difesa del marxismo e di « ritorno alle fonti » (anni Sessanta)? anche a quali errori o deviazioni di tipo politico si può far risalire l'idealismo filosofico di cui Althusser si autocritica? Il filosofo francese non dice niente in proposito, egli si sofferma solo sulle radici teoriche del proprio « teoricismo » e « razionalismo » (Spinoza, Bachelard, una certa influenza dello strutturalismo, ecc.), come se il « primato » della politica si esercitas[...]
[...]storia del materialismo storico, e per concepire la nuova filosofia (il materialismo dialettico) come la conseguenza della fondazione di tale nuova pratica scientifica. Già Bachelard aveva scritto che la « scienza crea una filosofia » (La formation de l'esprit scientifique), e da Bachelard Althusser non trae soltanto l'idea di « rottura epistemologica ».
Il limite speculativo del primo periodo si manifesta quindi, sia nella interpretazione teoricista della « rottura epistemologica » (« Ecco ciò che mancava d'essenziale ai miei primi saggi: la lotta di classe e i suoi effetti nella teoria », EA, p. 41), sia nella contrapposizione razionalista, « in generale », tra la scienza (« la verità ») e la ideologia (« l'errore »), sia, infine nell'appiattimento della filosofia marxista sulla scienza (la filosofia come « Teoria della pratica teorica ») e della scienza marxista (che è invece « rivoluzionaria ») sulla scienza in generale. Nel secondo periodo (cioè a partire dallo scritto Sull'evoluzione del giovane Marx, del 1970, e soprattutto nella R[...]
[...]borghese/ scienza proletaria », pur cosí efficacemente e ripetutamente criticate e derise dallo stesso Althusser che anche negli Elementi di autocritica lo definisce un'« impostura ». Contro queste tendenze opera la « topica », cioè la posizione della filosofia, opera la filosofia: in Althusser cambiano, e radicalmente, sia la posizione nella « topica », sia la concezione della filosofia, ma non muta mai la funzione antisociologista e antieconomicista, e quindi anche, come vedremo, antistoricista ed antiumanista, della filosofia. Ma è sufficiente definire questo tipo di « centralità » perché la filosofia sia messa realmente in grado di assolvere a questa funzione? Perché questa « centralità », che può apparire un privilegio ed una eccezionalità (la filosofia è partecipe sia del pratico sia del teorico, e dei loro rispettivi oggetti), di fatto è anche assenza e debolezza. La filosofia non ha un proprio oggetto, né una vera
e propria autonoma proposta: le Tesi su Feuerbach si limitano ad « annunciare » una nuova posizione filosofica che gli scritti successivi non elaboreranno. Essa è e[...]
[...]e Althusser formula circa il carattere
e vitale » per il movimento operaio ed i suoi alleati della conquista di una chiara percezione e concezione della « differenza radicale di Marx » è riconducibile alla congiuntura politica e teorica apertasi col xx Congresso. Qui vorrei tentare, molto brevemente, di avanzare una risposta al problema posto nel secondo paragrafo del presente scritto circa il nesso che può intercorrere tra la « deviazione teoricista » della filosofia della prima fase della ricerca di Althusser e la congiuntura, in cui è venuto a trovarsi il movimento comunista dopo le « pseudospiegazioni » del xx Congresso, dominata dal problema dello stalinismo e delle sue « sopravvivenze » teoriche
e politiche. A questo fine mi sembra indispensabile rifarsi alla forma filosofica in cui il dogmatismo staliniano si è costituito ed è stato assimilato nell'esperienza storica del movimento comunista internazionale, cioè al « materialismo dialettico »: il programma filosofico e politico in cui la visione unitaria e totalizzante del marxismo[...]
[...]raddizione dominante è svolto dalla contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione.
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Tuttavia Althusser non si limita a compiere questa distinzione e ad utilizzare la « grande legge » del disuguale sviluppo delle contraddizioni (« spostamento », « condensazione » ed « esplosione »), la surdeterminazione ed il richiamo leninista all'analisi concreta della situazione concreta, ecc. per scardinare l'ideologia economicista. Egli di fatto non prende mai in considerazione la dominazione della determinazione in ultima istanza da parte dell'economia. Se ho ben capito, per Althusser la determinazione in ultima istanza della contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione si attua sempre attraverso il dominio di altre contraddizioni, di quelle che si determinano al livello del politico (o del teorico). « Come giustificare la necessità di passare attraverso il livello distinto e specifico della lotta politica se essa non fosse, benché distinta, e in quanto distinta, non il semplice fenomeno, ma il punto r[...]
[...]e dominante con quello motore, e la sua localizzazione di fatto, se ho ben capito, nella sovrastruttura. In questo modo però si finisce per contrapporre all'economicismo una teoria dell'efficacia e dell'autonomia relativa della sovrastruttura in cui l'elemento relativo è sempre dalla parte dell'economia e quello dell'autonomia e della dominanza sempre dalla parte della politica e della teoria. Tutto ciò, poi, è rafforzato dalla polemica antistoricista che insiste enormemente sul carattere autonomo della teoria e della scienza (« teoricismo »). Come interpretare allora questo carattere assoluto del relativo, questo dominio assoluto dell'autonomia relativa della sovrastruttura al fine di salvaguardarne il carattere motore, assente in Marx? Lo si è detto, come una risposta ad una reale difficoltà teorica del marxismo, precisamente alla separazione presente in Marx tra carattere determinante e carattere motore della contraddizione, alla difficoltà (o impossibilità: non è forse non casualmente assente in Marx una teoria dello Stato?) in Marx di[...]
[...]detto, come una risposta ad una reale difficoltà teorica del marxismo, precisamente alla separazione presente in Marx tra carattere determinante e carattere motore della contraddizione, alla difficoltà (o impossibilità: non è forse non casualmente assente in Marx una teoria dello Stato?) in Marx di passare alla politica attraverso l'economia. È la consapevolezza di questa difficoltà ad essere presente ed operante dietro la distinzione antieconomicista che Althusser introduce, permettendo in questo modo di pensare, e non è poco, questa difficoltà (o impossibilità) di Marx.
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In Leggere « Il Capitale » Althusser riprende il tema della determinazione in ultima istanza rilevando l'assenza in Marx di un concetto preciso che permetta di pensare in maniera rigorosa la « causalità strutturale », cioè la determinazione da parte di una struttura dominante (il modo di produzione dominante in una data epoca) delle strutture subalterne (gli altri modi di produzione presenti nella formazione sociale) e degli elementi determinati (la [...]
[...]eologia strutturalista, e propone di esprimere lo stesso concetto, d'accordo con la « tradizione marxista », mediante quello di « causalità dialettica materialistica ». A me comunque sembra che su questo tema della determinazione in ultima istanza, a parte le differenze terminologiche e le precisazioni concettuali, la sostanza del ragionamento di Althusser non muti rispetto a ciò che ho cercato di sottolineare circa il tipo di critica antieconomicista che egli porta avanti negli scritti del Per Marx. A questo proposito si può infatti leggere in Elementi di autocritica: « Ma non si può neppure `mettere le mani' su questa contraddizione `in ultima istanza', come su la causa. Non si può afferrarla ed aver presa su di essa se non nelle forme della lotta di classe, che è, in senso forte, la sua esistenza storica. Dire che `la causa è assente' significa dunque... che la `contraddizione in ultima istanza' non è mai presente di persona sulla scena della storia... » (EA, p. 24).
La seconda questione, il « processo di conoscenza », già presente nel[...]
[...]reale non è che il fenomeno esterno del processo del pensiero. Per me, viceversa, l'elemento ideale non è altro che l'elemento materiale trasferito e tradotto nel cervello degli uomini », Marx, Poscritto alla seconda edizione del r libro del Capitale). Come interpretare questa priorità dell'astrazione ed insieme del materiale, del reale ed insieme dell'ideale? La novità della riflessione di Althusser consiste nel suo rifiuto della soluzione storicista, cioè di quella posizione che pensa di risolvere questa difficoltà mediante una dottrina delle « astrazioni reali » o delle « astrazioni storicamente determinate », basata sulla tesi della esistenza di una « corrispondenza biunivoca » tra pensiero e realtà, tra sviluppo logico del pensiero e sviluppo della storia. E ciò, sia per la forma, perché alle categorie ed agli oggetti reali competerebbe ugualmente il « mutamento », sia per il contenuto, perché a determinati concetti corrisponderebbe un determinato stadio dello sviluppo storico: « La storia avrebbe in qualche modo raggiunto questo punt[...]
[...]ngels,
I
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soprattutto dove questi interpreta il significato dell'opera scientifica di Marx (L'oggetto del « Capitale », y e vi). La presenza in Marx di elementi empiristi è spiegata da Althusser mediante l'inadeguatezza filosofica di Marx che ricorre in alcuni casi al teorico esistente (Hegel) per pensare i problemi che le sue scoperte scientifiche ponevano in sede filosofica.
A sua volta, per l'interpretazione antistoricista (e antiumanista) del marxismo Althusser si avvale soprattutto dell'Introduzione del '57, in base alla quale avanza due tesi, quella della « conoscenza come produzione » e quella della « distinzione tra oggetto reale e oggetto di conoscenza ». Il processo di conoscenza scientifica è un lavoro di trasformazione, compiuto da una Generalità ii (l'insieme dei concetti e delle tecniche esistenti ad un dato momento della storia di una scienza), su una Generalità i (che costituisce la materia prima che non è mai un « dato » o un « fatto »), ciò che produce la Generalità iii (conoscenza scientifica). [...]
[...]distinto dal « concreto reale » (l'oggetto reale) nei cui confronti, questo il punto importante, possiede un « effetto di conoscenza ». La coppia di tesi avanzata da Althusser è antiumanista perché non mette in campo alcun « soggetto della conoscenza » (trascendentale o empirico), bensí un « modo di produzione determinato di conoscenze », un « apparato di pensiero, fondato e articolato nella realtà naturale e sociale » (Lc, p. 42). Ed è antistoricista perché nega ogni « corrispondenza », non solo tra i due « oggetti », ma anche tra il processo di pensiero e lo sviluppo storico. Questa seconda distinzione si presenta in due forme: nella produzione del « concreto di pensiero », che si presenta come una « totalitàarticolatadi pensiero », una Gliederung, una connessione organica e gerarchizzata di concetti; e nello sviluppo della dimostrazione e nel discorso scientifico in cui si manifesta la « dipendenza sistematica che lega tra loro i concetti nel sistema della totalitàdipensiero » (PM, p. 72). Ebbene il meccanismo che produce l'« effetto di[...]
[...]posizione » e di « inizio » assoluto di tale discorso che parte, appunto, dall'astratto (il valore). Si è però già visto che questa unità e necessità sono assai meno scontate di come Althusser presuppone in Leggere « Il Capitale »: esse sono, come dice oggi Althusser (Avantpropos a Duménil), diseguali e disparate. In altre parole la generalizzazione del « meccanismo » dell'« effetto di conoscenza », a cui Althusser affida la risoluzione antistoricista ed antiempirista della « difficoltà » di Marx, non sembra valere, in generale, neppure per il Capitale.
Farò adesso alcuni brevi cenni agli altri scritti successivi già ricordati, tra i quali il piú significativo mi sembra essere l'Avantpropos del '78. In Elementi di autocritica Althusser sottolinea l'ispirazione spinoziana delle proprie tesi sul « processo di conoscenza », rilevando in particolare la presenza di tale ispirazione nella definizione della « conoscenza come produzione » e nell'affermazione dell'« interiorità » del criterio di scientificità del discorso scientifico. In È facile [...]