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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale capitalisti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 1635Entità Multimediali , di cui in selezione 76 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 68

Brano: [...]lavoratori della città e della campagna. Il regime sociale di questi Stati si differenzia da tutti gli Stati da noi conosciuti sinora: è qualcosa di assolutamente nuovo nella storia dell’umanità. Non è la dittatura della borghesia, ma neppure la dittatura dei proletariato. Il vecchio apparato statale non è stato spezzato come nell’Unione Sovietica, ma si riorganizza mediante la partecipazione continua dei fautori del nuovo regime. Non sono Stati capitalisti nel senso abituale della parola, però non sono nemmeno Stati socialisti. Con la nazionalizzazione dei principali mezzi di produzione e col carattere stesso di questi Stati sono state gettate le basi per il loro passaggio al socialismo ». (£. Varga, Ungheria, giugno 1947).

« Il 'nostro popolo è per una repubblica parlamentare che non sia una repubblica plutocratica? Esso è per un regime repubblicano popolare e non per un regime repubblicano borghese. Cosa vuol dire ciò? Ciò vuol dire: [...] che la Bulgaria non sarà una repubblica sovietica ma una repubblica popolare nella quale la funzione [...]

[...]onale, che hanno permesso a una serie di paesi dell’Europa orientale e sudorientale di staccarsi dal sistema imperialista.

Il carattere dello Stato di democrazia popolare è determinato da questi quattro elementi fondamentali:

a) Lo Stato democratico popolare rappresenta il potere dei lavoratori, dell'immensa maggioranza del popolo e la classe operaia vi esercita la funzione dirigente. Questo fatto significa in primo luogo che il potere dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari è rovesciato e che quello dei lavoratori delle città e delle campagne è stabilito sotto la direzione della classe operaia [...].

b) Lo Stato democratico popolare appare come uno Stato del periodo di transizione, chiamato ad assicurare lo sviluppo del paese sulla via del socialismo.

Questo significa che, benché il potere dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari sia rovesciato, e i beni di quelle classi siano divenuti proprietà del popolo, le radici economiche del capitalismo non sono ancora estirpate, gli elementi capitalistici sussistono e si sviluppano sforzandosi di ristabilire la schiavitù capitalistica. È per questo che il movimento verso il socialismo non è possibile se non si conduce una lotta di classe intransigente contro gli elementi capitalistici, fino alla loro completa liquidazione.

c) Lo Stato democratico e popolare si edifica nella collaborazione e neH’amicizia con l’Unione Sovietica, con il paese del socialismo.

Come la liberazione del nostro paese dalle catene deH’imperialismo e la creazione del

lo Stato democratico popolare sono divenute possibili grazie all’aiuto e alla missione liberatrice dell'Unione Sovietica nella lotta contro la Germania fascista e i suoi alleati,

lo sviluppo della nostra democrazia popolare presuppone il mantenimento e il rafforzàmento delle strette relazioni di sincera collaborazione, di m[...]

[...] di democrazia popolare, a condizione che questo regime si rafforzi _e si sviluppi con l’aiuto dell’U.R.S.S. e degli altri paesi a democrazia popolare.

3) Rappresentando il potere dei lavoratori sotto la direzione della classe operaia, il regime di democrazia popolare può e deve, come l'esperienza ha già dimostrato, esercitare con successo, nelle date condizioni storiche, le funzioni della dittatura del proletariato per liquidare gli elementi capitalistici e organizzare l'economia socialista

4) I paesi a democrazia popolare, compreso il nostro, si sono già impegnati sulla via del socialismo senza cessare la lotta contro le forze dei nemici all'interno e soprattutto all’estero. Attualmente in questi paesi si lavora a creare le condizioni necessarie per l'edificazione del socialismo, a porre le basi economiche e culturali della futura società socialista. .

5) La democrazia popolare è per l'internazionalismo. Il nazionalismo è. incompatibile con la democrazia popolare. Noi pensiamo che il nazionalismo, qualunque sia la maschera sotto la qu[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 717

Brano: Crissolo, Impresa di

fumo le illusioni sorte e alimentate sulla base della teoria del superimperialismo. /

La legge dell'ineguale sviluppo economico e politico dei paesi capitalistici, che continua a operare nell’epoca deH’imperialismo, determina anche un diverso ritmo di maturazione della rivoluzione socialista nei vari paesi. Il che comporta obbiettivamente la necessità storica di una coesistenza prolungata fra i due sistemi, il socialista e il capitalista.

J regimi fascisti

Una delle conseguenze e caratteristiche fondamentali della crisi generale del capitalismo nel periodo tra le due guerre mondiali è costituita dal ricorso all'instaurazione dei regimi fascisti da parte dei gruppi capitalisti dominanti. Esaurite le possibilità di accrescere lo sfruttamento dell[...]

[...]he un diverso ritmo di maturazione della rivoluzione socialista nei vari paesi. Il che comporta obbiettivamente la necessità storica di una coesistenza prolungata fra i due sistemi, il socialista e il capitalista.

J regimi fascisti

Una delle conseguenze e caratteristiche fondamentali della crisi generale del capitalismo nel periodo tra le due guerre mondiali è costituita dal ricorso all'instaurazione dei regimi fascisti da parte dei gruppi capitalisti dominanti. Esaurite le possibilità di accrescere lo sfruttamento delle^ masse popolari con l’ausilio della socialdemocrazia e del sistema parlamentare, il grande capitale ricorre alla soppressione di tutte le libertà politiche e all'instaurazione di regimi totalitari, al terrore, all’ inquadramento coatto delle masse lavoratrici, all'esasperazione del nazionalismo e del razzismo, alla militarizzazione dell’economia e alla preparazione di nuove guerre.

« Gli stati imperialisti — dice una risoluzione del VI Congresso dell’Internazionale Comunista (17 luglio1 settembre 1928) — perfezionano se[...]

[...]e ».

I regimi fascisti cominciarono a sorgere e ad affermarsi dapprima in alcuni paesi dell’Europa centroorientale, nei Balcani, poi in Italia; ossia in paesi dove il capitalismo s’era sviluppato in ritardo e ancora deboli erano le sue strutture, e dove — in conseguenza delle sofferenze provocate dalla prima guerra mondiale e sull’esempio della vittoriosa rivoluzione sovietica — le masse lavoratrici avevano tentato di rovesciare il regime dei capitalisti e degli agrari (Finlandia, Paesi Baltici, Polonia, Ungheria) e Io avevano fortemente scosso come in Italia.

In molti paesi capitalistici, è detto nelle tesi del congresso dell’lntemazionale Comunista del 1928, la grande borghesia organizza le squadre fasciste per la guerra civile, erige a sistema di banditismo politico, il terrore bianco, la tortura dei detenuti poi iti ci,ecc.. L’andata al potere

del nazismo in Germania quattro anni dopo e il rapido processo di fa s scistizzazione in altri paesi confermavano quelle tesi e quelle prospettive che nel 193435 sarebbero state riprese in altri studi e documenti. Anche i casi della Spagna e del Portogallo dimostrano la tendenza all’instaurazione di regimi autoritari come conseg[...]

[...]rso della crisi e della depressione, la borghesia in Germania e in alcuni altri paesi minori ha abolito persino formalmente la democrazia borghese e sostiene il suo potere instaurando la dittatura fascista» (E. Varga).

Secondo dopoguerra

Dopo la seconda guerra mondiale la crisi generale del capitalismo entra in una nuova fase; sue caratteristiche sono il distacco di una serie di paesi dell’Europa, dell’Asia e deH’America (Cuba) dal sistema capitalistico, la disgregazione del sistema coloniale dell'imperialismo e il sorgere di una serie di nuovi Stati

— più o méno indipendenti — nei territori prima ^oggetti aH'illimitato sfruttamento coloniale. Il mercato unico mondiale del capitalismo si è spaccato: al suo posto sono sorti due mercati mondiali contrapposti, il socialista e H capitalista, e le possibilità di accesso alle risorse mondiali da parte dell'imperialismo si sono ridotte. Immensi mercati, come quelli della Cina e deH’India, non sono più « bandite » riservate.

Le ineguaglianze di sviluppo tra paesi capitalistici si accentuano,[...]

[...]pendenti — nei territori prima ^oggetti aH'illimitato sfruttamento coloniale. Il mercato unico mondiale del capitalismo si è spaccato: al suo posto sono sorti due mercati mondiali contrapposti, il socialista e H capitalista, e le possibilità di accesso alle risorse mondiali da parte dell'imperialismo si sono ridotte. Immensi mercati, come quelli della Cina e deH’India, non sono più « bandite » riservate.

Le ineguaglianze di sviluppo tra paesi capitalistici si accentuano, provocando l'aggravamento di vecchie contraddizioni alle quali si aggiungono nuovi contrasti sorti tra le grandi potenze, nonché tra queste e i paesi sottosviluppati. Per difendere il sistema l'imperialismo ricorre allora alla corsa agli armamenti, alla militarizzazione dell’economia, alle guerre di aggressione. Tutto ciò incide sul tenore di vita delle masse lavoratrici sottoposte a un intensivo sfruttamento, minacciate dalla disoccupazione, dall’inflazione, dal caro vita e dalla crescente pressione fiscale. Le alleanze militari e le basi create dagli Stati Uniti in ogni con[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 55

Brano: [...]a circolazione di biglietti della Banca d’Italia passò così da 13.145 milioni di lire nel 1934 a 18.955 nel 1938, a 49.609 nel 1941, a 382.050 nel

1945, a 963.012 nel 1948. In 14 anni, dal ’34 al '48, il potere d’acquisto della lira italiana si ridusse dell’83,7%.

Inflazione «■ anticongiunturale »

Venendo al secondo caso di inflazione, dovuta a emissione monetaria in funzione anticongiunturale, va ricordato che lo sviluppo dell’economia capitalistica avviene in forma ciclica, per cui a fasi di ascesa e di prosperità succedono inevitabilmente fasi di crisi e di depressione (v. Crisi generale del capitalismo).

Le necessità di moneta circolante sono assai diverse secondo le varie fasi del ciclo economico: sono maggiori nelle fasi di prosperità e minori in quelle di depressione. Nella fase critica del ciclo, che interviene tra una fase di prosperità e una di depressione, si ha un crol

lo nella domanda di merci e servizi: in altri termini, si verifica una crisi di smercio, per cui l’attività economica si riduce e molte imprese si trova[...]

[...]mero verrà utilizzata per potenziare la domanda pubblica in sostituzione di quella privata che si era ridotta, ad esempio per aumentare gli investimenti dello Stato in lavori pubblici.

Questo tipo di inflazione « anticongiunturale », detta anche « strisciante », ha trovato larga applicazione in Italia nel secondo dopoguerra da parte dei governi detti di « centrosinistra », nel quadr/D di una politica economica tesa a favorire la restaurazione capitalistica, l’industria di Stato, l’espansione del parassitismo clientelare nella spesa pubblica. Dal 1960 al 1972 il tasso annuo d’incremento della circolazione monetaria è stato superiore (in media del 44%) al tasso annuo d’incremento del reddito nazionale, portando così anno per anno a una metodica e sistematica erosione del potere d’acquisto della lira.

inflazione antisalariale

I governi capitalistici ricorrono infine all’inflazione ogni qualvolta i lavoratori riescono a ottenere con le loro lotte qualche concreto miglioramento salariale. Poiché, in questi casi, un aumento di salari superiore all’aumento medio della produttività del lavoro ridurrebbe i profitti dei capitalisti, il governo interviene prontamente per ristabilire l’equilibrio a favore dei capitalisti: sarà infatti sufficiente mettere in circolazione una quantità di moneta supplementare per provocare un aumento artificioso dei prezzi e quindi deprezzare nella dovuta misura i salari. Questa operazione antisalariale e a favore del profitto capitalistico viene solennemente presentata ai creduloni come una « necessità » per « garantire gli investimenti ».

La sostituzione della circolazione metallica con la circolazione cartacea permette quindi al capitalismo contemporaneo di evitare troppo impegnativi e spesso pericolosi scontri frontali con la classe operaia. Una volta saggiate le capacità di lotta della classe operaia e qualora non vi siano più alternative, i padroni cederanno sulle rivendicazioni salariali anche perché, a ristabilire l’equilibrio turbato, provvederanno rapidamente le autorità monetarie. La conclusione è ovvia: finché l[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 81

Brano: [...] partito. Si avvertiva nel mondo il pericolo di una nuova guerra.

All’inizio del 1928, alla Nona sessione dell’Esecutivo dell’lnternazionale, fu elaborata una nuova tattica (divenne nota con la formula « classe contro classe ») che contemplava l’inasprimento della lotta contro il riformismo socialdemocratico e, al tempo stesso, orientava i partiti comunisti a prepararsi alla possibile esplosione di violente crisi politiche e sociali nei paesi capitalisti.

In tale prospettiva, i partiti comunisti erano chiamati a esprimere nel modo più netto « la propria linea politica, che è radicalmente diversa dalla linea dei riformisti, sia per quanto riguarda i problemi generali (guerra, rapporto verso l'Unione Sovietica, la Cina l'India, l’Egitto, ecc.) sia per quanto riguarda i problemi della lotta quotidiana della classe operaia ».

VI Congresso

Nel luglio 1928 si tenne il VI Congresso, al quale parteciparono 515 delegati di 65 organizzazioni (tra cui 50 partiti comunisti) di 57 paesi. In quel Congresso fu visto l’avvento di una « terza » fase [...]

[...]a della classe operaia ».

VI Congresso

Nel luglio 1928 si tenne il VI Congresso, al quale parteciparono 515 delegati di 65 organizzazioni (tra cui 50 partiti comunisti) di 57 paesi. In quel Congresso fu visto l’avvento di una « terza » fase nello sviluppo rivoluzionario del mondo dopo la Rivoluzione d’ottobre (dopo quelle della « rivoluzione immediata » e del «fronte unico»), fase contrassegnata da un nuovo acutizzarsi delle contraddizioni capitalistiche, prime avvisaglie della crisi economica mondiale.

L’assemblea pose al centro dei suoi lavori la netta contrapposizione tra comuniSmo e socialdemocrazia, e il Congresso passò alla storia come quello che maggiormente

inasprì la lotta contro la socialdemocrazia, rinata a nuova vita con la stabilizzazione capitalistica. Nelle tesi del Congresso apparve già evidente una divisione tra Stalin e Bucharin, che rifletteva i contrasti all’interno del partito russo (Bucharin venne poi sostituito, alla testa deM’Internazionale, nella primavera del 1929, da Molotov, al quale seguì Manuilskij).

« Per Bucharin lo sviluppo dei monopoli e del capitalismo di Stato è un processo divenuto impetuoso, accompagnandosi a un grande rinnovamento tecnologico, anche se accresce con ciò stesso le sue contraddizioni di fondo. Per Stalin non è lecito ammettere tale potenziamento perché la concessione verbale potrebbe dar luogo ad[...]

[...]n considerazione di quanto andava accadendo nel Kuomintang, definì la borghesia nazionale come forza non in grado di partecipare alla lotta contro l’imperialismo.

Il Congresso adottò anche il programma — elaborato da Bucharin — che, caratterizzando in modo rigoroso il capitalismo e in particolare il periodo della sua crisi generale (v.), sottolineava al tempo stesso l’importanza del primo Stato socialista per la lotta rivoluzionaria nei paesi capitalisti e formulava i compiti internazionalisti dell’Unione Sovietica e del proletariato mondiale. Particolare rilievo venne dato ai problemi del periodo di transizione dal capitalismo al socialismo. La delegazione italiana presente ai

lavori comprendeva, tra gli altri, Pai miro Togliatti, A. Tasca, Ruggero Grieco, Ottavio Pastore, Giuseppe Di Vittorio, Luigi Longo, Giovanni Germanetto, Pietro Secchia. L’intervento di Togliatti, rispecchiante le analisi che il Partito comunista italiano era andato facendo, introdusse una distinzione netta tra fascismo e socialdemocrazia, incontrando di conseguenza[...]

[...]i in un'organizzazione tradizionale della classe operaia, e l'applicazione di metodi fascisti fatta dalla socialdemocrazia, la quale è un movimento che ha una base operaia e piccolo borghese e trae la sua forza principalmente da un’organizzazione che è riconosciuta da grandi masse operaie come l'organizzazione tradizionale della loro classe ».

VII Congresso: fronte unico

È noto che nel 1929 una gravissima crisi economica sconvolse il mondo capitalistico, provocando una ripresa delle lotte di classe. Si assistè a un generale rafforzamento delle correnti fasciste e a una sempre più chiara spinta aggressiva e bellicistica prodotta dalle contraddizioni interne delTimperialismo. Il fascismo divenne il nemico principale del movimento rivoluzionario mondiale. Nel 1933 la tragica esperienza della Germania, dove Hitler prese il potere soprattutto grazie alle divisioni della classe operaia tedesca, fu una dura lezione per tutto il movimento operaio internazionale. Si rendeva necessario colmare l’abisso pericolosissimo apertosi tra socialisti e comun[...]

[...]l potere soprattutto grazie alle divisioni della classe operaia tedesca, fu una dura lezione per tutto il movimento operaio internazionale. Si rendeva necessario colmare l’abisso pericolosissimo apertosi tra socialisti e comunisti, s’imponeva una politica che unisse tutte le forze democratiche in uno stesso fronte con la classe operaia. Il XIII Plenum deH’Internazionale (dicembre 1933), denunciando l’incombente minaccia fascista su tutti i paesi capitalistici, insistette particolarmente sul tema delle alleanze. La portata e la gravità dell’estendersi ulteriore del fascismo in Europa emerse con particolare evidenza in Spagna e in Austria. La fallita insurrezione del proletariato



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 169

Brano: [...]Garibaldi (v.) e molti altri. Si ebbero così, prima ancora del Risorgimento, importanti riforme in varie regioni, soprattutto in Toscana e nel LombardoVeneto, riguardanti i diritti costituzionali, l’istruzione pubblica, i rapporti di produzione nelle campagne ecc.. La stessa unità d’Italia è da vedersi come il principale obiettivo perseguito dalla borghesia liberale “riformista” (con i noti limiti e, per di più, legata agli interessi degli Stati capitalistici europei più avanzati) per assicurarsi la piena disponibilità delle risorse del paese in un regime di libero mercato.

Carico di significati reali alquanto diversi e di contenuto perfino antitetico è il “riformismo” entrato a far parte del bagaglio ideologico del movimento operaio europeo negli ultimi decenni del secolo XIX e infine di quello italiano, come una particolare ideologia e linea politica nel corso delle lotte di classe. Secondo questa ideologia, il proletariato doveva migliorare le proprie condizioni di esistenza attraverso la conquista di “riforme”, ossia di limitate e gradual[...]

[...] negli ultimi decenni del secolo XIX e infine di quello italiano, come una particolare ideologia e linea politica nel corso delle lotte di classe. Secondo questa ideologia, il proletariato doveva migliorare le proprie condizioni di esistenza attraverso la conquista di “riforme”, ossia di limitate e graduali conquiste sociali ed economiche, senza pretendere e tanto meno imporre con la violenza radicali trasformazioni nella struttura della società capitalistica. Il riformismo operaio teorizzava quindi la conservazione dei rapporti di produzione in atto, lasciando immutato il principio di appropriazione capitalistica del plusvalore prodotto dalla forzalavoro, ma cercando di ottenere che, nella distribuzione di questo plusvalore, una parte dell’incremento determinato dalla crescente produttività del lavoro fosse elargita (direttamente o in forme indirette, cioè sociali) ai lavoratori stessi. Mutuando dalla cultura politica democraticoborghese il concetto di “riformismo”, veniva così

introdotta nel movimento operaio una mistificazione teorica, la quale risulta evidente ove si consideri che, mentre il riformismo classico borghese postulava e perfezionava il passaggio di poteri avvenuto tra due classi en[...]

[...]largita (direttamente o in forme indirette, cioè sociali) ai lavoratori stessi. Mutuando dalla cultura politica democraticoborghese il concetto di “riformismo”, veniva così

introdotta nel movimento operaio una mistificazione teorica, la quale risulta evidente ove si consideri che, mentre il riformismo classico borghese postulava e perfezionava il passaggio di poteri avvenuto tra due classi entrambe dominanti (cioè dal sistema feudale a quello capitalisticoborghese) senza mutare e anzi sotto vari aspetti perfezionando lo sfruttamento della forzalavoro, il “riformismo” operaio non postulava affatto un passaggio di potere, dava per scontato il dominio capitalistico e lo consolidava nella pratica consentendogli di superare le proprie crisi ricorrenti e di assorbire, ammortizzandole, le conseguenze della inevitabile lotta di classe. Il riformismo diventava così funzionale allo sviluppo del capitalismo.

La storia ha dimostrato che a propugnare il riformismo sono sempre state le élites burocratiche e parlamentari dei partiti operai e dei sindacati (in generale con il sostegno dei capitalisti più accorti e aggressivi), élites che per le loro caratteristiche strutturali e operative hanno sempre costituito obiettivamente un ceto privilegiato all’interno del movimento. I quadri dirigenti di questo ceto in buona parte provengono dalla piccola borghesia e, nel loro insieme, essi vengono di fatto cooptati dai gruppi borghesi dominanti. In quei partiti, movimenti o sindacati, dove si sono trovate a convivere forze rivoluzionarie e gruppi riformisti, nei momenti di più acuta lotta di classe questi ultimi si sono pertanto sempre schierati su posizioni conciliatrici e rinunciatarie o sono p[...]

[...]ase di partecipazione attiva dei cittadini alla gestione degli affari pubblici. Nel sistema democraticoparlamentare (v. Parlamentarismo) questo allargamento si realizzava attraverso il suffragio universale e il decentramento amministrativo dello Stato (regionalismo, autonomie comunali ecc.), provvedimenti che stimolano la libera iniziativa privata, favoriscono l’accumulazione a favore dei detentori dei mezzi di produzione, consolidano il sistema capitalistico.

Visto dalla parte del proletariato, il riformismo si concretizza invece fondamentalmente nella ricerca di un aumento del salario reale, in forme sia dirette che indirette (miglioramento dei servizi sociali e tutela sindacale dei lavoratori).

Dalla contrapposizione e combinazione delle diverse componenti istituzionali ed economiche, risultanti dai rapporti di forza in atto tra ca

169



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 716

Brano: [...]co del capitalismo, ma le crisi economiche (fondamentalmente determinate dalla contraddizione insolubile tra il carattere sociale della produzione e quello privato di appropriazione del profitto), sia pure con decorsi e cicli diversi restano e si susseguono. Per «crisi generale del capitalismo» si intende pero specificatamente quel complesso fenomeno che ebbe inizio con lo scoppio della prima guerra mondiale, quando le contraddizioni fra potenze capitalistiche portarono due coalizioni imperialistiche a scontrarsi con le armi per una nuova spartizione del mondo, a una guerra che si concluse

con la rivoluzione bolscevica e con l’affermazione, in un sesto del mondo, di un nuovo sistema economico antagonista a quello del capitalismo. Caratterizzata dalla lotta tra il sistema capitalistico morente e il nuovo sistema socialista (che, nonostante le difficoltà, i contrasti e. anche gli errori prese subito a svilupparsi e ad espandersi nel mondo), la crisi ha investito l’intero sistema capitalistico nella sua economia quanto nella politica (interna ed estera), nella struttura come nella sovrastruttura della società; si accompagnano a essa il potenziamento del dominio dei monopoli, l’inasprimento dei rapporti di classe, sociali e nazionali, il passaggio di masse sempre più larghe di ceto medio all’opposizione a fianco della classe operaia, contro il dominio del capitale, l’approfondimento delle contraddizioni fra gli Stati imperialistici, la lotta dei popoli oppressi per l’indipendenza e la libertà, le guerre coloniali, altre guerre imperialistiche e infine rivoluzioni sociali e naziona[...]

[...] a fianco della classe operaia, contro il dominio del capitale, l’approfondimento delle contraddizioni fra gli Stati imperialistici, la lotta dei popoli oppressi per l’indipendenza e la libertà, le guerre coloniali, altre guerre imperialistiche e infine rivoluzioni sociali e nazionali.

A differenza delle crisi cicliche (che conoscono un superamento dopo che la caduta ha toccato il fondo) la crisi generale del capitalismo accompagna il sistema capitalistico lungo tutta la sua ultima fase, abbraccia un intero periodo storico. A causa dell’ineguale sviluppo del capitalismo, la caduta del sistema non avviene contemporaneamente in tutti i paesi e neppure automaticamente: il decorso della crisi generale si presenta con caratteristiche particolari e con uno svolgimento più o meno rapido nei diversi paesi, in relazione alla particolare forza del movimento operaio e rivoluzionario, al suo grado di unità, ai suoi errori, nonché alle particolari capacità di manovra (compreso l’uso della violenza) dei gruppi dirigenti capitalisti per arrestare o contener[...]

[...]ismo, la caduta del sistema non avviene contemporaneamente in tutti i paesi e neppure automaticamente: il decorso della crisi generale si presenta con caratteristiche particolari e con uno svolgimento più o meno rapido nei diversi paesi, in relazione alla particolare forza del movimento operaio e rivoluzionario, al suo grado di unità, ai suoi errori, nonché alle particolari capacità di manovra (compreso l’uso della violenza) dei gruppi dirigenti capitalisti per arrestare o contenere l’avanzata del movimento rivoluzionario. Dopo la sconfitta dei movimenti popolari e rivoluzionari in dìversi paesi europei (191923) il capitalismo entrò in una fase che dai marxisti e dall’Internazionale Comunista venne definita di « relativa stabilizzazione ». Fiorirono in tale epoca, col contributo decisivo della socialdemocrazia (v.), le teorie pseudoscientifiche del «superimperialismo» e del « capitalismo organizzato », secondo le quali il capitalismo sarebbe riuscito a superare lo sviluppo ciclico, entrando di conseguenza in una nuova fase di sviluppo ininterrot[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 662

Brano: Consiglio di gestione

La liquidazione dei C.d.g.

All’inizio del 1947 cominciarono nelle aziende le operazioni elettorali ed in aprile erano già funzionanti circa 500 Consigli di gestione. La scissione socialista del gennaio 1947 e la fine dei governi di coalizione tra i partiti che avevano fatto parte del C.L.N. nel quadro di quello che venne giustamente definito « processo di restaurazione capitalistica », determinarono anche l’arresto dello sviluppo di tale importante istituto e il suo soffocamento. Sepolto nei cassetti dei ministeri il disegno di legge MorandiD’Aragona, si sarebbe successivamente avuto uno « schema di regolamento per l’istituzione dei C.d.g. » compilato dalla direzione della Democrazia cristiana (marzo 1948) e poi un disegno di legge (ottobre 1J954) approvato al 3° Congresso nazionale dei C.d.g.. In effetti, la scissione della C.G.I.L. (v.) avvenuta nell’agosto 1948, condusse di riflesso anche alla rottura dell’unità nella rappresentanza operaia in seno ai C.d.g.. Il pad[...]

[...]a forma rivoluzionaria di democrazia dal basso, lo strumento per la gestione del potere operaio. Lg rivoluzione russa del 1917 aveva creato i soviet (v.), consigli degli operai, dei soldati e dei conta

dini, quale nuova forma di direzione del potere rivoluzionario. Il 14.

11.1917 sette giorni dopo la sua affermazione, il potere sovietico instaurò il « controllo operaio » nelle aziende industriali, commerciali e di trasporto appartenenti ai capitalisti, affidandolo a consigli di fabbrica eletti dagli operai. La nazionalizzazione delle imprese venne più tardi: dapprima toccò alla grande industria e solo a metà del 1918 furono nazionalizzate l’industria carbonifera, la metallurgica, la petrolifera, la chimica, la meccanica, la tessile, la saccarifera; ancora più tardi fu la volta delle imprese di trasporti, della flotta mercantile, ecc.. I consigli di fabbrica subirono un’evoluzione, trasformandosi da organi per il controllo della gestione di imprese private in organi di cogestione delle imprese stesse passate in proprietà dello Stato; anche [...]

[...]bbrica come un nuovo strumento di organizzazione e di direzione operaia.

Secondo Gramsci, il sindacato e la

Il Consiglio di fabbrica della FIAT durante l’occupazione del settembre 1920

stessa commissione interna (v.) in quanto organicamente collegata ad esso e perciò vincolata nelle sue funzioni, restavano forme di organizzazione del « salariato », potendosi in un certo senso sostenere che il sindacato « è parte integrante della società capitalistica, e ha una funzione che è inerente al regime di proprietà privata *». Il Consiglio di fabbrica invece organizzerebbe l’operaio in quanto produttore cosciente che vuole superare lo stato transitorio di salariato: perciò « il consiglio di fabbrica è il modello dello Stato proletario. Tutti i problemi che sono inerenti all’organizzazione dello Stato proletario sono inerenti al l'organizzazione del Consiglio. Nell’uno e nell’altro il concetto di cittadino decade, e subentra il concetto di compagno: la collaborazione per produrre bene e utilmente sviluppa la solidarietà, moltiplica i legami di af[...]

[...]triali uniti e dal governo, in definitiva dovettero capitolare. Quella sconfitta avrebbe segnato l’inizio della fase discendente del movimento dei lavoratori italiani nel primo dopoguerra. Durante l'occupazione delle fabbriche (v.) che seguirà di lì a poco (settembre 1920), i Consigli di fabbrica saranno la forza politica dirigente degli operai torinesi.

Il nome di Consigli di fabbrica che ancora oggi assumono taluni organismi eletti in paesi capitalisti non hanno né la funzione né l’importanza politica di quelli sorti nel primo dopoguerra. Non hanno nulla in co



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 568

Brano: [...]oversi in questa direzione, più che da un’analisi politica rigorosa, venivano forse da un sentimento, dalla visione e comprensione delle miserie di un popolo, alla maggioranza del quale era negato un livello umano di esistenza ».

Il giudizio di Gramsci

Se il giudizio di Togliatti mette in rilievo certi caratteri positivi dell’opera giolittiana, per un apprezzamento globale del ruolo svolto dallo statista, piemontese nello scontro tra forze capitalistiche e movimento operaio sono illuminanti le valutaziorfi fatte da Antonio Gramsci nel vivo della polemica contro il giolittismo.

« Giolitti è sempre stato un reazionario, anzi l’esponente tipico della reazione capitalistica italiana. Il capitalismo è reazionario quando non riesce più a domjnare le forze produttive di un paese. Il capitalismo italiano ha incominciato ad essere reazionario da quando il governo italiano, abbandonato il programma liberoscambista del conte di Cavour e della vecchia destra, è diventato protezionista, e ” riformista Incapace a dominare nei quadri della libera concorrenza le forze produttive italiane, il capitalismo ha ridotto lo Stato all’ufficio di un suo diretto agente commerciale, il capitalismo ha ridotto la milizia nazionale, la burocrazia, la magistratura, tutti gli istituti de[...]

[...] Giolitti intensifica la sua attività reazionaria perché^ il capitalismo si rivela sempre più incapace a dominare le forze produttive. Questa ” reazione ” non è solo italiana: essa è un fenomeno internazionale, perché il capitalismo non solo in Italia, ma in tutto il mondo è divenuto incapace a deminare le forze produttive. Il fenomeno del fascismo non è soltanto italiano ». (Avanti, edizionè piemontese, 24.11. 1920, n. 304).

« Fino al 1900 i capitalisti settentrionali cercarono, in un'alleanza con i latifondisti meridionali, di soffocare contemporaneamente la lotta di classe del proletariato industriale e le esplosioni di violenza delle classi povere e del contadiname meridionale. Ma apparve chiaro che questa alleanza a lungo andare avrebbe capovolto la situazione, dando il potere dello Stato ai latifondisti e facendo perdere al settentrione le posizioni di privilegio conquistate con l'unità nazionale. Il tentativo di Umberto [I] e di Sonni no di dare allo Stato una rigida struttura costituzionale, togliendo al parlamento le prerogative di f[...]

[...]i dare allo Stato una rigida struttura costituzionale, togliendo al parlamento le prerogative di fatto che era riuscito a conquistare, fu il punto di risoluzione di queste lotte. Definitivamente, con l’uccisione di Umberto, il capitalismo ebbe il sopravvento, e all’alleanza su un piano nazionale delle classi proprietarie cercò di sostituire un sistema di alleanze col proletariato urbano, sulla cui base potesse svilupparsi, come negli altri paesi capitalistici, una vera democrazia parlamentare. Giolitti è il rappresentante tipico di questa tendenza, e tutta la storia del movimento socialista dal 1900 a oggi non è altro che il risultato delle successive còiribinazioni escogitate dal giolittismo per.;pro: curarsi l’appoggio delle classi operaie. Tri nessun paese come l’Italia è stato favorito dai governi il sorgere e il sistemarsi di organizzazioni sindacali e cooperative. Attraverso il consolidarsi di questi interessi costituiti era presumibile che sarebbe nata nel seno della classe operaia tutta una stratificazione piccolo borghese di funzionari [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 82

Brano: [...]ondizioni per un fronte popolare in Italia, al fine di conquistare alleati nella lotta della classe operaia contro il fascismo.

Il VII Congresso dell’lntemazionaIe, che si tenne dal luglio all’agosto 1935 a Mosca, ebbe per il movimento operaio un’importanza storica. In quel momento l’Internazionale contava 76 partiti comunisti e vari altri gruppi aderenti. Nelle sue file militavano 3.141.000 comunisti,

785.000 dei quali operavano nei paesi capitalistici. Solo 26 delle organizzazioni aderenti godevano, nei rispettivi paesi, della legalità; le

altre 50 erano clandestine e soggette a dure persecuzioni da parte di governi fascisti e reazionari. Ai lavori del Congresso parteciparono 510 delegati, rappresentanti 57 partiti comunisti e diverse organizzazioni internazionali. Vi presero parte, tra gli altri: Togliatti, Tito, Thorez, la Ibarruri, Gottwald, Kolarov, Pieck, Pollitt, Foster. Tra i delegati sovietici vi erano: Stalin, Zdanov, Piatniskij, la Stassova, Jaroslavskij. Presidente onorario del Congresso fu eletto Thaelmann, capo dei comuni[...]

[...]he essa sarà una guerra di distruzione di tutto ciò che rende possibile la vita in una nazione moderna e civile. La prossima guerra sarà una guerra contro gli operai, contro le donne, contro i fanciulli. Sarà una guerra di sterminio. Sarà una guerra fascista [...]. Il fronte della lotta contro la guerra e per la pace può oggi essere organizzato non soltanto come fronte dell’avanguardia della classe operaia che lotta per l’abbattimento del regime capitalistico. In questo fronte oggi possiamo includere nuove forze. Abbiamo la possibilità di includere in questo fronte, da una parte, tutta la massa dei lavoratori del paese nel quale il potere si trova nelle mani del proletariato. Lo Stato proletario dà un magnifico esempio del modo come si lotta per la pace, del modo come si mantiene la pace. Esso possiede, inoltre, un esercito schierato a difesa della pace. D’altra parte possiamo includere nel fronte della lotta per la pace la classe operaia di tutti i paesi nei quali il potere è ancora nelle mani dei capitalisti. Possiamo includervi le masse dei l[...]

[...] fronte, da una parte, tutta la massa dei lavoratori del paese nel quale il potere si trova nelle mani del proletariato. Lo Stato proletario dà un magnifico esempio del modo come si lotta per la pace, del modo come si mantiene la pace. Esso possiede, inoltre, un esercito schierato a difesa della pace. D’altra parte possiamo includere nel fronte della lotta per la pace la classe operaia di tutti i paesi nei quali il potere è ancora nelle mani dei capitalisti. Possiamo includervi le masse dei lavoratori socialdemocratici e le grandi masse dei pacifisti, dei cattolici, delle donne, della gioventù, delle minoranze nazionali minacciate e le loro organizzazioni. Possiamo includere nelle file di questo fronte persino quei giovani borghesi che in questo momento sono interessati al mantenimento della pace ».

La Segreteria della Terza Internazionale durante il VII Congresso. In piedi, da sinistra: Kuusinen, Gottwald, Pieck, Manuilskij. Seduti: Dimitrov, Togliatti, Frazion, Van Min

82



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 255

Brano: [...]le a quello industriale.'

L’esistenza di un’area estesa (50 milioni di persone) di capitalismo mercantile e di condizioni per il passaggio dalla scienza alla tecnologia (Erone d'Alessandria era arrivato al principio della macchina a vapore) non erano dissimili, nel II secolo dopo Cristo, da quelle che tra il Millequattrocento e il Milleseicento avrebbero portato al sor

gere della cultura che preparò, la rivoluzione industriale e la società capitalistica. La domanda del perché, invece di uno sviluppo economico, si ebbe la decadenza, è una di quelle che tante interpretazioni storiche hanno lasciato senza una risposta convincente. Ma se si abbina il problema della circolazione delle élites attraverso la legittimazione del dissenso politico (opposizione) e quello della gestione delle tensioni sociali attraverso la definizione del sistema politico come fattore indispensabile dello sviluppo del capitalismo senza guerra civile permanente, ecco che l'invenzione della opposizione legittimata (nel Parlamento e in generale) assume rilievo decisivo pe[...]

[...]ta (nel Parlamento e in generale) assume rilievo decisivo per capire lo sviluppo della rivoluzione culturale borghese.

L’opposizione parlamentare è non solo il mezzo per garantire che le élites non si autodistruggano, ma anzi concorrano, nella distinzione dèi ruoli, alla gestione complessiva del sistema; è anche la premessa (posta al vertice politico del sistema sociale) perché le tensioni di classe che la rivoluzione industriale e il sistema capitalistico portano con sé nella loro crescita, non sfocino in una situazione di incontrollabile guerra civile permanente. Non a caso uno dei maggiori teorici dello Stato moderno (il filosofo inglese Thomas Hobbes) dedica il suo celebre libro « Il Leviatano » alle condizioni necessarie per impedire la guerra civile; ed egli scrive nello stesso periodo (metà del secolo XVII) nel quale comincia in Inghilterra a esserne sperimentato Io strumento pratico: il Parlamento, neH’ambito del quale l’opposizione legittimata è la premessa per legittimare nell’intera società una opposizione che sia però nell’ambito [...]

[...]lese Thomas Hobbes) dedica il suo celebre libro « Il Leviatano » alle condizioni necessarie per impedire la guerra civile; ed egli scrive nello stesso periodo (metà del secolo XVII) nel quale comincia in Inghilterra a esserne sperimentato Io strumento pratico: il Parlamento, neH’ambito del quale l’opposizione legittimata è la premessa per legittimare nell’intera società una opposizione che sia però nell’ambito del sistema che si sta sviluppando (capitalistico sotto il profilo economico, democratico rappresentativo sotto quello politico).

L’evoluzione del parlamentarismo

Naturalmente nell’Inghilterra del secolo XVII il processo è ancora all’inizio; il ruolo dell'opposizione parlamentare si svilupperà e dispiegherà pienamente la sua funzione complessiva solo con il delinearsi della rivoluzione industriale, per la quale gli storici fissano un inizio che si colloca un secolo più tardi, alla metà del XVIII. Ma nel Parlamento della prima grande rivoluzione borghese della storia sono già definiti il ruolo del governo parla

mentare e quello del[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine capitalisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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