Brano: [...]. In seguito al processo di industrializzazione la provincia ha registrato negli ultimi decenni un decremento nel numero degli abitanti, con fenomeni marcati di spopolamento della montagna e della collina a favore della popolazione del capoluogo.
Movimento operaio e contadino
I primordi del movimento operaio e contadino nella provincia di Piacenza furono caratterizzati dal dualismo, spesso aspro e violento, tra socialismo riformista e sindacalismo rivoluzionario (v. Anarchici) che, nelle campagne piacentine, ebbe una delle aree di maggiore diffusione dopo Ferrara e Parma. In seguito alla rottura del monopolio sulla proprietà della terra (precedentemente goduto, fino al 1851, dall’aristocrazia e dal clero), l’affermazione della proprietà agraria borghese creò anche nel Piacentino le premesse per una trasformazione dell'agricoltura in senso capitalistico, provocando la graduale disgregazione dell'economia contadina e la proletarizzazione di larghe fasce di popolazione rurale. Questo processo, pressoché concluso ai primi del nostro secolo[...]
[...]tà manifatturiera cittadina, ma i più andarono a ingrossare le fila dei braccianti agricoli che, da 21.694 che erano nel 1901, passarono a 27.890 nel 1911. Questa massa di giornalieri di campagna, trovando lavoro soltanto per un breve periodo dell'anno, viveva in uno stato di miseria cronica e molti erano costretti a emigrare. Fra i giornalieri e gli obbligati, che in certe zone erano ai limiti della sopravvivenza, si diffuse rapidamente il sindacalismo rivoluzionario (o anarcosindacalismo).
A Piacenza le prime forme di associazionismo risalgono al 1857: in
quest’anno venne fondata la Società di Mutuo Soccorso per Piacenza e sua Provincia, inizialmente composta di soli borghesi, ma poi estesa anche ad altre classi. Nel 1861, con l’adesione di operai e artigiani, si formò l'Associazione Operaia Piacentina (poi « di Piacenza ») che aveva carattere democratico ed era guidata da mazziniani accesi. A questa, dal 1863, costituita per sotterranea manovra del prefetto e protetta dal governo, venne subito contrapposta un’altra società operaia, di tendenza moderata.
Alla fine de[...]
[...]el 1894; altri ne sorsero, soprattutto in vai Tidone, dopo la caduta del governo Crispi e l'avvento di Giovanni Giolitti.
Nel 1899 iniziò le pubblicazioni Piacenza Nuova, organo del socialismo
locale, ma l'attività dei circoli socialisti venne presto scavalcata dalle organizzazioni economiche dei lavoratori. Alla fine del 1900 risultavano costituite leghe a Castel San Giovanni e nei comuni limitrofi al capoluogo.
Riformismo e anarcosindacalismo
La prima grande ondata di scioperi agrari si ebbe nel 1901, nelle valli del Tidone e dell’Arda, nonché nelle campagne intorno a Piacenza, per abolire l’obbligazione delle donne, ridurre l'orario di lavoro a 10 ore, aumentare i salari.
I dirigenti della C.d.L. e del P.S.I. (fra cui Sabino V arazza ni, primo deputato socialista piacentino) disapprovavano gli scioperi nelle campagne, di cui temevano lo spontaneismo incontrollabile e il carattere troppo aggressivo. Di fronte a tale atteggiamento le leghe contadine decisero di uscire dalla C.d.L. riformista e di costituire una Federazione pr[...]