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Il segmento testuale bordighiani è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 49Entità Multimediali , di cui in selezione 17 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 528

Brano: [...] pubblicamente insultato le istituzioni militari.

Al termine del conflitto aderì al P.S.I. e si schierò con la frazione di sinistra capeggiata da Amadeo Bordiga (v.). Nel 1920 divenne funzionario della Camera del lavoro di Bologna e per alcuni mesi diresse

il Comitato comunale delle leghe sindacali di Granarolo. Nello stesso anno si trasferì a Firenze e fu incaricato di dirigere la Camera del lavoro di Pistoia. Nel 1921 passò, come tutti i bordighiani, al Partito comunista.

Nel maggio 1921 si trovò casualmente coinvolto in uno scontro con

i fascisti a Poggio a Caiano (Firenze). Arrestato e accusato di omicidio, venne assolto da questa imputazione, ma non sfuggì a una condanna per « porto abusivo di armi da fuoco ». Riacquistata la libertà dopo quasi 3 anni di carcere preventivo, per sottrarlo a rappresaglie

fasciste nel 1924 i dirigenti del P.C.d’I. lo inviarono in Francia. Per qualche mese a Parigi rappresentò

il Partito comunista italiano presso la Direzione di quello francese, curò l’organizzazione dei lavoratori antifascist[...]

[...]o. Condannato il 31.1.1928 a 12 anni di reclusione, uscì anticipatamente dal carcere nel luglio 1933 in seguito ad amnistia.

Emarginato dal P.C.d’I. in quanto “bordighiano”, ma ritenuto “comunista irriducibile” nei rapporti di polizia e sottoposto a 5 anni di libertà vigilata, si stabilì a Milano con la sua fedele e combattiva compagna Cecca, guadagnandosi da vivere dando lezioni private.

Continuò a mantenere contatti clandestini con altri bordighiani e nel giugno 1940 fu internato nel campo di Istonio (Abruzzo). Tradotto poi a Marcoliano (Avellino), in seguito a una grave malattia della moglie gli fu infine concesso di risiedere a Cantù (Como), dove rimase per tutta la durata della Seconda guerra mondiale.

Comunista "internazionalista"

Espulso ufficialmente nel 1933 dal P.C.d’I. sotto l’accusa di “frazionismo” (con Fortichiari e Repossi) per la sua adesione alla cosiddetta

“Frazione di sinistra” costituitasi nel 1928 in Francia per iniziativa di alcuni dissidenti dal Partito, nel

1943 Damen si propose di dare vita alla stessa [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 699

Brano: [...]ittatoriale, in netto contrasto con i principi per cui molti avevano lottato, sacrificando la propria libertà e la vita stessa. In sostanza, con la giustificazione della lotta si instaurava uno « Stato nello Stato » con tutte le conseguenze negative per coloro che non partecipavano direttamente al potere, e per lo sviluppo stesso del progresso culturale dei singoli, in senso comunista e rivoluzionario.

Contestata fin dall’inizio dai confinati bordighiani, perché condizionante l’autonomia di giudizio del singolo militante, quella struttura verticistica venne sempre rigidamente confermata dai dirigenti del partito. E ciò, nonostante che lo stesso Umberto Terracini (v.), che pure era uno dei più autorevoli fondatori del partito, in una lunga lettera indirizzata nel marzo 1938 da Ponza al Centro del P.C.I. esprimesse severe critiche contro l’eccessivo centralismo del comitato direttivo.

« Questo — ricorderà Terracini in un suo libro edito nei dopoguerra — era nella sua composizione segreto; ma, formato per cooptazione, in seguito alle proroghe[...]

[...]ali lui solo disponeva, nel divieto tassativo ai singoli compagni di procacciarsene di personali; ora di commenti e giudizi che esso stesso elaborava sugli avvenimenti nazionali e internazionali dei quali, in qualsiasi modo, fosse giunta fino a noi notizia. In questa attività il Comitato direttivo si riteneva, anzi si presentava come portavoce del partito, anzi della Direzione del partito, il che dava alle sue parole il massimo di autorità ».

Bordighiani e stalinisti

I maggiori dissensi politici nel collettivo furono determinati dall'atteg

l|n gruppo di antifascisti confinati a Ponza. A sinistra, in piedi. Gaetano Chiarini (v.)

giamento dei seguaci di Amadeo Bordiga (v.) che, dopo aver trascorso due anni di confino a Ponza (19281930), tornò alla sua professione di ingegnere. Ritiratosi dalla vita politica attiva, con totale mancanza del senso di opportunità, Bordiga capitava spesso neH'isola per dirigere lavori di costruzione che aveva assunto nella colonia. Odiatissimo dai comunisti che nel marzo

1930 Io avevano espulso dal parti[...]

[...]n totale mancanza del senso di opportunità, Bordiga capitava spesso neH'isola per dirigere lavori di costruzione che aveva assunto nella colonia. Odiatissimo dai comunisti che nel marzo

1930 Io avevano espulso dal partito, Bordiga aveva a Ponza compagni che continuavano a far riferimento alle sue posizioni politiche. All’inizio degli anni Trenta il collettivo di Ponza si scisse in due correnti: quella « di sinistra », formata appunto dagli ex bordighiani che attaccavano come opportunistica la linea politica del P.C.I.; la corrente ufficiale che, ispirandosi alla Terza Internazionale, dopo aver superato la fallimentare tesi del « socialfascismo » vedeva ora la necessità di un lavoro comune con le altre forze politiche antifasciste, a cominciare dai socialisti.

Nei confronti dei « sinistri » il Centro del partito all’estero assunse un atteggiamento prudenziale. Ma alla sua evidente intenzione di tentare il riassorbimento dei « sinistri » fece riscontro l’intransigenza del comitato direttivo di Ponza, sempre più propenso a difendere il propri[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 537

Brano: Appendice

Il dramma del "bordighiani

I comunisti italiani emigrati in U.R.S.S. dal 1921 al 1926 provenivano per lo più dalla sinistra bordighiana, in quegli anni largamente maggioritaria alla base del partito. D’altronde Amadeo Bordiga (v.) era stato il principale fondatore del P.C.d'I. e, fino al 1925, ne era sempre il capo carismatico. Quei militanti che si erano visti costretti a espatriare per aver partecipato a episodi di lotta armata contro il fascismo si ritenevano poi i più autentici e coerenti portatori di coscienza rivoluzionaria.

Dopo il loro arrivo nell'Unione Sovietica, questi quadri particolarmente combattiv[...]

[...]l popolo » fu usata da Stalin per spianarsi la strada alla dittatura, così l'analoga e non meno arbitraria equazione « bordighismo = trotzkismo » venne largamente e ripetutamente usata dal gruppo dirigente del P.C.I. per controbattere ogni tentativo di dissidenza interna, anche quando la sopravvivenza del P.C.I. come tale non era più in pericolo. Si continuò a parlare di « putrido sinistrismo italiano », di « canaglie troschiste » e di « sinistribordighiani » nel maggio 1944 in Italia, durante la Guerra di liberazione, per bollare gruppi di comunisti che non si erano prontamente allineati alle direttive della Direzione (Cfr. La Nostra lotta Organo del Partito Comunista Italiano, Anno II, n. 78, aprile 1944, pag. 22). Inoltre, i pochi sopravvissuti alle repressioni staliniane, liberati dai gulag grazie alla morte di Stalin, formalmente “riabilitati” dalle autorità sovietiche e rientrati in Italia molti anni dopo la fine della guerra, con qualche spirito di rivalsa nei confronti di quei dirigenti che li avevano abbandonati per decenni, vennero ac[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 614

Brano: [...]zione del P.C.d'I.

Durante il movimento dell’occupazione delle fabbriche (v.), Gramsci, Togliatti, Terracini, Giovanni Parodi, Battista Santhià, Giovanni Boero, Mario Montagnana e gli altri dirigenti e militanti dell'« Ordine Nuovo » furono attivamente presenti nelle diverse officine in lotta.

In seguito all’atteggiamento della direzione del Partito socialista e della Confederazione del lavoro, responsabili della sconfitta del movimento, i bordighiani torinesi volevano uscire immediatamente dal partito.

Tra i più autorevoli e decisi sostenitori di tale iniziativa vi era Giovanni Parodi, e solo con difficoltà Gramsci riuscì a persuaderlo a rinunciare a un’azione intempestiva, sostenendo (come appare anche in un suo articolo sull’« Avanti! » del 22.9.1920) che il Partito comunista doveva sorgere come il solo grande organismo nel quale il proletariato potesse avere fiducia e che

potesse raccogliere tutte le forze rivoluzionarie.

In ottobre vi fu a Milano un convegno dei vari gruppi di socialisti che, accettando le tesi dell’Internazi[...]

[...] Nacque così la frazione comunista (nella quale prevaleva la corrente di Bordiga) che ebbe poi la sua sanzione ufficiale al Convegno di Imola del 2829.11.1920.

Il 21.1.1921, quando venne costituito a Livorno il Partito comunista d’Italia (v. Comunista italiano, Partito) , Bordiga ne fu eletto segretario generale e Gramsci entrò a far parte del Comitato centrale, ma non deN'Esecutivo. Questo risultò composto, oltre che da Bordiga, da altri tre bordighiani (Fortichiari, Ruggero Grieco, Repossi) e da un solo rappresentante della corrente dellr« Ordine Nuovo» (Umberto Terracini). A Gramsci venne affidata la direzione dell’« Ordine Nuovo », divenuto quotidiano del nuovo partito.

Pur essendo in disaccordo con Bordiga su certe questioni fondamentali, per alcuni anni Gramsci non manifestò pubblicamente i suoi dissensi. Va tuttavia ricordato un suo intervento alla Sezione comunista di Torino, alla vigilia del II Congresso nazionale del P.C.d’I., nel quale, in contrasto con le tesi di Bordiga e con la stessa maggioranza della Sezione, Gramsci mise l[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 359

Brano: [...] e, soprattutto dopo il delitto Matteotti (v.), si estese e si organizzò sempre meglio. Benché la Federazione provinciale del Partito comunista fosse già stata sciolta dal prefetto, i comunisti continuarono ad agire nella clandestinità. Accanto all’azione di proselitismo svolta con buoni risultati verso l’esterno, essi condussero un’opera di chiarificazione aM’interno del partito per superare i contrasti, piuttosto acuti, fra « ordinovisti » e « bordighiani ». L’uccisione di Matteotti aprì gli occhi a molti italiani e spinse le punte più avanzate dell’opposizione democratica a scendere in lotta aper

ta contro il fascismo. Sorse così a Firenze una delle prime organizzazioni clandestine non comuniste: L’Italia Libera (v.). Composta per

10 più da stimati professionisti, tutti ex combattenti (fra cui Carlo Rosselli, Enrico Bocci, Piero Calamandrei, Ernesto Rossi, Nello Traquandi), tale associazione riuscì a compiere in Firenze alcune clamorose azioni di protesta contro il fascismo.

Accanto ai comunisti e agli ex combattenti de « L’Italia Li[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 40

Brano: [...]oprattutto i giovani e giovanissimi comunisti che richiamarono subito l’attenzione della polizia del regime. Tra essi: Alfredo Zaccaria, Berardo Taddei (v.) e Berardo D'Antonio, sorpresi a distribuire stampa di partito (peraltro prima delle leggi eccezionali), saranno arrestati e deferiti al Tribunale Speciale che li condannerà (18.1.1928) a severe pe> ne restrittive e pecuniarie, interamente scontate.

lì processo svoltosi a Bari a carico dei bordighiani nel 1923 coinvolse ben 54 militanti teramani, con alla testa Smeraldo Presutti di Città Sant’Angelo, reduce da Mosca, dove aveva partecipato, quale componen

te della Delegazione italiana, al III Congresso delTInternazionale Comunista. Tutti furono assolti, ma dopo mesi e mesi di detenzione. Anche Giovanni Germanetto (e lo narrerà nelle sue “Memorie di un barbiere”) soffrì restrizione nel carcere di Teramo, come coimputato dei teramani accusati di azione antistatale e processati a Bari.

Una organizzazione efficiente se l'era data la Sezione teramana del Soccorso Rosso, assicurando sosteg[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 484

Brano: [...] del foglio “Sindacato rosso”, continuò a essere per moltissimi militanti un simbolo di coerenza e un esponente assai amato, la cui onestà politica era fuori discussione. Il ristabilito legame con Antonio Gramsci valse parecchio a toglierlo dalla zona d’ombra in cui il settarismo bordighiano e i rancori massimalisti minacciavano di confinarlo, e da parte sua Serrati collaborò con Gramsci nella preparazione della piattaforma che avrebbe battuto i bordighiani al Congresso di Lione (gennaio 1926), in particolare sulle tesi della strategia sindacale. Rieletto nel Comitato centrale, già nell’aprile del 1926 Serrati aveva riconquistato una salda posizione al vertice del P.C. d'L Su suggerimento di Paimiro Togliatti, venne incaricato di rappresentare l’I.C. alla conferenza del Partito comunista portoghese, prevista per il mese di maggio. Il 10 di questo mese stava recandosi a una riunione del Comitato centrale del P.C. d’I. convocata nei dintorni di Asso, quando fu stroncato da un attacco cardiaco. Nel clima ormai dittatoriale dell’epoca la polizia vie[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 454

Brano: [...] tra le frazioni uscì verso la fine del 1924 come segretario della F.G.C. torinese; lasciò la fabbrica e divenne “rivoluzionario professionale”. Nel corso del 1925 fu per alcuni mesi segretario della Federazione di Biella (v.). Di fronte alla costituzione del “comitato d’intesa” promosso dà un gruppo della sinistra, egli — con la grande maggioranza della F.G.C.I. e con il segretario Longo — condivise l’accusa di frazionismo organizzato mossa ai “bordighiani” dal nuovo centro dirigente del P.C. d’I. e si distaccò dal gruppo e dallo stesso Bordiga, ormai emarginato.

454



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 91

Brano: Repubblica

con un discorso che meritatamente passerà alla storia (v. Aventino). Verso la metà del 1925, con Onorato Damen, Fortichiari e altri dirigenti comunisti bordighiani tentò un’azione frazionista di sinistra (Comitato di Intesa) che però non ebbe seguito. Arrestato dalla polizia fascista con gli altri deputati comunisti (compreso Gramsci) l’8 novembre 1926, fu inviato al confino a Lipari e a Ponza, dove rimase fino al 1932.

Espulso dal partito

Nel 1929, mentre si trovava al confino, venne espulso dal partito per non essersi voluto piegare alle nuove direttive dell'Internazionale Comunista.

All’inizio della Seconda guerra mondiale, per i suoi trascorsi antifascisti fu internato a Istonio (Chieti). L’anno seguente fu ricoverato all’ospedale, dove sub[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 37

Brano: [...]Nel 1921 passò al Partito comunista, fu inviato per un periodo di studio presso la scuola leninista a Mosca, frequentò Antonio Gramsci (che lo tenne in particolare considerazione) e si formò come “intellettuale operaio”. Nel 1926 fu tra i principali organizzatori del III Congresso del P.C. d’I. a Lione, nel corso del quale venne elet

to membro del Comitato centrale e neH’Ufficio politico.

Nel suo intervento al congresso, Ravazzoli accusò i bordighiani di aver contribuito, con il loro settarismo, a disperdere le forze necessarie per poter validamente opporsi al fascismo.

« In questa presa di posizione di Ravazzoli — commenterà lo storico Paolo Spriano — comincia a delinearsi l’immagine di un rinnovamento nei quadri, nel modo di lavorare, nella mentalità politica. Prende corpo il concetto del partito come espressione diretta della classe; come formazione politica in contatto permanente con le masse, tendente a divenire partito di massa ».

Dopo le leggi eccezionali fasciste e

il passaggio del Partito comunista alla clandestinità, Rav[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine bordighiani, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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