Brano: [...]ittatoriale, in netto contrasto con i principi per cui molti avevano lottato, sacrificando la propria libertà e la vita stessa. In sostanza, con la giustificazione della lotta si instaurava uno « Stato nello Stato » con tutte le conseguenze negative per coloro che non partecipavano direttamente al potere, e per lo sviluppo stesso del progresso culturale dei singoli, in senso comunista e rivoluzionario.
Contestata fin dall’inizio dai confinati bordighiani, perché condizionante l’autonomia di giudizio del singolo militante, quella struttura verticistica venne sempre rigidamente confermata dai dirigenti del partito. E ciò, nonostante che lo stesso Umberto Terracini (v.), che pure era uno dei più autorevoli fondatori del partito, in una lunga lettera indirizzata nel marzo 1938 da Ponza al Centro del P.C.I. esprimesse severe critiche contro l’eccessivo centralismo del comitato direttivo.
« Questo — ricorderà Terracini in un suo libro edito nei dopoguerra — era nella sua composizione segreto; ma, formato per cooptazione, in seguito alle proroghe[...]
[...]ali lui solo disponeva, nel divieto tassativo ai singoli compagni di procacciarsene di personali; ora di commenti e giudizi che esso stesso elaborava sugli avvenimenti nazionali e internazionali dei quali, in qualsiasi modo, fosse giunta fino a noi notizia. In questa attività il Comitato direttivo si riteneva, anzi si presentava come portavoce del partito, anzi della Direzione del partito, il che dava alle sue parole il massimo di autorità ».
Bordighiani e stalinisti
I maggiori dissensi politici nel collettivo furono determinati dall'atteg
l|n gruppo di antifascisti confinati a Ponza. A sinistra, in piedi. Gaetano Chiarini (v.)
giamento dei seguaci di Amadeo Bordiga (v.) che, dopo aver trascorso due anni di confino a Ponza (19281930), tornò alla sua professione di ingegnere. Ritiratosi dalla vita politica attiva, con totale mancanza del senso di opportunità, Bordiga capitava spesso neH'isola per dirigere lavori di costruzione che aveva assunto nella colonia. Odiatissimo dai comunisti che nel marzo
1930 Io avevano espulso dal parti[...]
[...]n totale mancanza del senso di opportunità, Bordiga capitava spesso neH'isola per dirigere lavori di costruzione che aveva assunto nella colonia. Odiatissimo dai comunisti che nel marzo
1930 Io avevano espulso dal partito, Bordiga aveva a Ponza compagni che continuavano a far riferimento alle sue posizioni politiche. All’inizio degli anni Trenta il collettivo di Ponza si scisse in due correnti: quella « di sinistra », formata appunto dagli ex bordighiani che attaccavano come opportunistica la linea politica del P.C.I.; la corrente ufficiale che, ispirandosi alla Terza Internazionale, dopo aver superato la fallimentare tesi del « socialfascismo » vedeva ora la necessità di un lavoro comune con le altre forze politiche antifasciste, a cominciare dai socialisti.
Nei confronti dei « sinistri » il Centro del partito all’estero assunse un atteggiamento prudenziale. Ma alla sua evidente intenzione di tentare il riassorbimento dei « sinistri » fece riscontro l’intransigenza del comitato direttivo di Ponza, sempre più propenso a difendere il propri[...]