Il segmento testuale bellicista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 119Entità Multimediali , di cui in selezione 21 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali) |
da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 654
Brano: [...]ede a preparare la trasformazione del secondo ne L’Italia che, dal 1912, sarà l’organo dei cattolici italiani. Fu presidente della provincia di Milano dal 1913 al 1920 e fondò nel 1925 la rivista di studi politici Civitas, tuttora pubblicata.
All’inizio della Prima guerra mondiale Meda fu assertore della neutralità italiana; ma dal 1916, anno in cui entrò a far parte del ministero Boselli come ministro delle Finanze, si convertì alla politica bellicista. Dopo la disfatta di Caporetto e la caduta del ministero Boselli, l’incarico gli venne confermato nel successivo governo Orlando. Nel
1920 fu ministro del Tesoro nel governo Giolitti.
Rieletto alla Camera nel maggio
1921 come capolista nel collegio MilanoPavia e ormai diventato uno dei massimi esponenti del Partito Popolare, nel luglio 1922 fu chiamato da Vittorio Emanuele III a formare un nuovo governo, ma egli declinò l’incarico.
Saliti al potere i fascisti, nei confronti dei quali Meda non aveva nascosto la propria avversione, fu lasciato nell’ombra. Nel 1924 non fu neppure rip[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 701
Brano: [...]azionalismo, trasformandosi da movimento genericamente intellettuale in schieramento politico capace di mobilitare importanti forze economiche cittadine e nazionali.
Organo del nazionalismo milanese era la Grande Italia, sulle cui pagine cominciarono a essere agitati
programmi contraddittori che ancora risentivano del vecchio irredentismo (v.) risorgimentale, ma che andavano sempre più orientandosi nel senso di un imperialismo aggressivo e bellicista. Il proposito di « riscatto » attraverso « un’imponente attività » e la matrice antisocialista fecero di questo movimento il portavoce degli ambienti commerciali milanesi.
Il 15.1.1911 si costituì a Milano, per iniziativa di Paolo Arcari, Gualtiero Castellini, Arturo Colautti e Luigi Federzoni (v.) il gruppo lombardo dell’Associazione nazionalista, guardato con simpatia dal «Corriere della Sera». E quando, il 30 aprile, Enrico Corradini venne qui a parlare sul tema: « Il Mezzogiorno, Tripoli e il proletariato », apparve chiaro come ormai fosse stata sconfitta la vecchia anima irredentista [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 702
Brano: [...] lavoratrici milanesi e italiane esprimevano la più larga approvazione della piattaforma di lotta antibellica e antimperialista, la situazione nazionale e internazionale andava rapidamente deteriorandosi, determinando un’atmosfera di tensione che incoraggiava gli schieramenti della destra Imperialista e nazionalista.
Quando l'AustriaUngheria invase la Serbia, i nazionalisti italiani ebbero buon gioco nel rilanciare un programma avventurista e bellicista sicché, frustrate dal vecchio schieramento liberale ottocentesco, le simpatie della borghesia lombarda si orientarono verso il giovane movimento nazionalista che, con tanta solerzia e decisione, sembrava rendersi interprete delle esigenze economiche dei ceti industriali e commerciali milanesi. Dal 16 al 18 maggio 1914 vi fu a Milano un congres
so nazionalista, il cui obiettivo era appunto quello di operare un cambiamento organizzativo del movimento, per poter raccogliere l’eredità del vecchio liberalismo.
Il fumoso interventismo nazionalista non trovò subito una ben precisa collocazione[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 764
Brano: [...]damente religioso. Si interessò a fondo dei problemi deiremigrazione, collaborando a diversi giornali di emigrati italiani. A Napoli fece parte delle organizzazioni cristiane ispiratesi a Romolo Murri.
Nel gennaio 1913 iniziò a pubblicare il mensile Vita Italiana all’Estero, rivolto soprattutto agli emigrati. Nel
1914 divenne interventista e dal luglio 1915 mutò il titolo del suo mensile in Vita Italiana, facendone strumento nazionalista e bellicista, intransigente contro il « disfattismo » e i neutralisti.
Si impegnò nel campo dei problemi economici, su posizioni sempre più reazionarie. Dopo la rotta di Caporetto (1917) aderì al « Fascio parlamentare di difesa nazionale » guidato da Maffeo Pantaleoni e Scialoia, più tardi confluito nel movimento fascista. Dal momento della sua adesione al fascismo, tutte le energie di Preziosi furono rivolte a lottare contro i socialisti attraverso violentissimi articoli su « Vita Italiana » e sul « Giornale d’Italia ». Nell’ottobre 1922 partecipò alla marcia su Roma e incontrò Benito Mussolini a Civi[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 87
Brano: [...] un’intera generazione di giovani tedeschi inviati a morire al fronte o, come nel secondo romanzo, coinvolti nelle molteplici difficoltà del loro rinserimento nella società tedesca del dopoguerra. Nel clima della fine degli anni Venti, la sua prima opera rappresentò uno dei momenti più aspri dello scontro culturale tra gli intellettuali democratici e pacifisti e il nazismo montante.
Nell'esilio
Boicottato dall'estrema destra nazionalista e bellicista, non tutelato dalle autorità pubbliche, nel 1932, all’approssimarsi della presa del potere da parte dei nazisti, fu costretto a lasciare la Germania e nel 1937 fu privato della cittadinanza tedesca. Tra il 1932 e il 1937 visse in Svizzera e in Francia; nel 1939, seguendo gli itinerari di quella diaspora
di scrittori tedeschi che non accettarono compromessi con il regime nazista, si trasferì negli Stati Uniti. Ampia parte della sua produzione letteraria è autobiografica, comunque ispirata agli ambienti e ai luoghi dell’emigrazione politica e intellettuale: dopo aver continuato a narrare la [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 511
Brano: [...]Camera dei Comuni britannica nel 1939, l'incontro riservato con due membri del governo francese nell'agosto dello stesso anno, il suggerimento a Daladier (v.) di intervenire presso il papa per organizzare una conferenza generale sul disarmo e, da ultimo, l’invio a Vittorio Emanuele di una lettera che suonava insieme monito e diffida per le responsabilità che si sarebbe assunto nei confronti del paese e del trono, in caso di avallo della politica bellicista di Mussolini.
L'invasione della Francia e l’intervento in guerra dell’Italia diedero ulteriore slancio all’impegno politico di Sforza. Abbandonata la Francia, dopo un breve soggiorno in Gran Bretagna si stabilì negli Stati Uniti, dove a partire dall'estate 1940
tentò di conquistare la leadership dell’emigrazione democratica antifascista (v. Emigrazione negli Stati Uniti) e di inserirsi autorevolmente nel contesto internazionale per orientare in senso moderato, ma riformista, la politica degli Alleati verso l’Italia.
Malgrado la riconosciuta capacità di previsione e il lucido intuito [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 756
Brano: [...]Paul Graber si astennero. Inoltre, per le elezioni dell'1 ottobre 1914, tutti i partiti conclusero una tregua rinunciando a combattere le candidature dei deputati uscenti. Anche Robert Grimm, il teorico marxista, si appellò alla « solidarietà di tutto il popolo ». Solo qualche anarchico vicino a Bertoni, in parte la Gioventù socialista e alcuni circoli socialisti, religiosi o indipendenti di scarsa importanza si rifiutarono di aderire all'ondata bellicista.
Per di più il Paese era profondamente diviso tra sostenitori degli Imperi centrali (Svizzera tedesca) e dell’Intesa (Svizzera francese e italiana) ; una stampa partigiana, a volte sovvenzionata da uno dei paesi belligeranti, esasperava questo clima politico. I principali esponenti del P.S.S. erano in strette relazioni con quelli dei paesi vicini: certuni propendevano per le posizioni germaniche; altri, come Jean Sigg a Ginevra, erano invece ardenti francofili. Nel maggio 1915 Greulich si portò a Bologna per offrire alla Direzione del P.S.I. finanziamenti di ambigua fonte tedesca affinché [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 39
Brano: [...]une manifestazioni, dominate dalla retorica patriottica e con mirabolanti promesse, compresa la più allettante: « La terra ai contadini ». Più sentito e diffuso il neutralismo, invocato dalle Sezioni socialiste e dai cattolici. Sotto l’incalzare degli eventi la rappresentanza politica non tardò ad abbandonare il suo leader Giovanni Giolitti e a farsi sostenitrice dell’entrata in guerra, tanto che perfino Guido Celli finì con l'aderire al partito bellicista.
Guerra e dopoguerra
Nei quarantuno mesi del conflitto mondiale moltissimi teramani e comprovinciali caddero combattendo o morirono per malattie contratte in servizio. I loro nomi sono scolpiti in lunghi malinconici elenchi sulle lapidi apposte in ogni Comune. AH’interno, l'epidemia di spagnola, propagatasi in tutto il paese, mietè vittime tra la popolazione.
La smobilitazione restituì alle opere di pace, precipuamente al lavoro dei campi, uomini vissuti a lungo in condizioni terribili e, di tanto sacrificio, né materialmente né moralmente compensati. Anzi, i reduci trovarono le prop[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 527
Brano: Appendice
partito nella provincia di Ferrara (v.). Nonostante l'aspetto esile e la delicata costituzione fisica, fu energica e infaticabile organizzatrice di manifestazioni pacifiste delle donne ferraresi. Appassionata educatrice scolastica, anche di fronte a minacciose intimidazioni sempre si rifiutò di condurre i suoi scolari ad assistere a celebrazioni di propaganda patriottarda e bellicista.
Negli anni della Prima guerra mondiale, alle critiche di “antipatriottismo” che le venivano rivolte dai suoi stessi compagni di partito interventisti, rispose con vigorosa e brillante argomentazione sul giornale del sindacato, cui sistematicamente collaborava, rigettando le assurde accuse: « Che ai fanciulli non si possa insegnare ad amare la propria terra, ad apprezzarne le bellezze, a volerla civile e stimata, senza far balenare loro davanti agli occhi immagini di rovina, di ferocia e di morte? L’amor di patria sta dunque tutto nella esaltazione della guerra? ».
Nel primo dopoguerra,[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 116
Brano: Israele
gressione degli Stati Uniti e dell’Inghilterra contro Libano (v.) e Giordania, concedendo il passaggio dell'aviazione militare degli aggressori sul proprio territorio, mossa che provocò una nota di protesta del governo dell’U.R.S.S. (1.8.1958).
Nel luglio 1959, nel quadro di una politica sfrenatamente bellicista, le autorità israeliane annunciarono ufficialmente di aver acquistato dalla Germania federale materiale bellico per 1.000.000 di sterline. Ne seguì uno scandalo che, per poco, non provocò la caduta del governo di Ben Gurion, accusato di intrattenere cinicamente rapporti di collaborazione militare con un governo il quale, lungi dal punire i criminali nazisti, li accoglieva nell'apparato statale e non nascondeva le proprie tendenze revansciste. Ciononostante, nel 1960 ebbe luogo a New York un incontro tra Ben Gurion e il cancelliere Adenauer per definire un programma di aiuti economici e milita[...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine bellicista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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