Brano: [...]ano ad alimentare un mito collettivo attraverso il quale si esprimeva, in un certo senso, quella filosofia del coraggio cristiano che avrebbe dovuto, proprio attraverso la diffusione della pratica sportiva, « rompere quella brutta tradizione la quale ci fa considerare come degli uomini paurosi e
sprezza il cristianesimo quasi fosse la religione dei fiacchi e dei deboli » (Echi, « L'Avvenire d'Italia », 25 giugno 1904).
In questo quadro il mito bartaliano diviene un veicolo di modelli di comportamento non solo religiosi ma anche politici e sociali. E il campione toscano assolve un ruolo non dissimile da quello degli `eroi positivi' dei fervorini e delle filotee sui quali il pubblico dei fedeli era invitato ad esemplare l'azione quotidiana.
Cosi Bartali diviene, nell'arco di oltre un decennio di attività, un modello non solo sportivo ma, soprattutto, umano in cui si sommano tutte le qualità
positive del buon cattolico e dell'onesto cittadino. Il campione devoto è presentato come il simbolo della morigeratezza attraverso l'astinenza dagli alco[...]
[...]ochi istanti possono decidere la vittoria. Guardate il vostro Gino Bartali, membro dell'Azione Cattolica: egli ha piú volte guadagnato l'ambita `maglia'. Correte anche voi in questo campionato ideale, in modo da conquistare una ben piú nobile palma: Sic currite ut comprehendetis (I Cor. 9, 24) (Discorso di S.S. Pio XII agli uomini di Azione Cattolica, « La Civiltà Cattolica », III, 1947, p. 553).
2. Occorre tuttavia mettere in luce come il mito bartaliano, pur essendo caratterizzato per tutta la sua durata da una sostanziale continuità di contenuti, ha assunto significati diversi nei differenti contesti politici in cui si è mosso, ossia durante gli ultimi anni del regime fascista prima e nel corso del dopoguerra poi. Non c'è dubbio infatti che il campione toscano abbia rappresentato, fino alla caduta del fascismo, una sorta di contrapposizione ai modelli etici e sociali del regime. E ciò tenuto anche conto delle dichiarazioni di ossequio al fascismo, rilasciate all'indomani di ogni impresa, e che, a mio avviso, scaturivano piú da un formale os[...]
[...] campione toscano abbia rappresentato, fino alla caduta del fascismo, una sorta di contrapposizione ai modelli etici e sociali del regime. E ciò tenuto anche conto delle dichiarazioni di ossequio al fascismo, rilasciate all'indomani di ogni impresa, e che, a mio avviso, scaturivano piú da un formale ossequio per una certa liturgia da parata, doverosa per un personaggio della sua fama, che da un'intima adesione a certi modelli di regime.
Il mito bartaliano nasce nella seconda metà degli anni '30 ossia in un periodo di difficili intese fra il mondo cattolico e il fascismo a cui fa da sfondo, sulla piazza e nella stampa di regime, il ritorno di un greve anticlericalismo. In un clima che, attraverso le polemiche sulle leggi razziali e le limitazioni per l'iscri
zione ai circoli cattolici mirava a subordinare l'azione del mondo cattolico a quella del regime, anche il mito bartaliano coi suoi connotati specificamente `cattolici',
contribuiva ad affermare l'orgoglio e la presenza di una tradizione autonoma di cui
nonostante i compromessi col fascismo, la chiesa intendeva salvaguardare l'autonomia.
E tali motivazioni si colgono meglio analizzando alcune serializzazioni etiche
di cui si faceva portavoce il « magnifico atleta cristiano » e nelle quali non è forse azzardato cogliere una diffusa antipatia per quelle che la stampa cattolica definiva
le « esagerazioni del materialismo sportivo » criticando alcuni stereotipi proposti dallo sport di regime e predominati dalle [...]