Brano: Astensionismo
classe conduce al marasma, al disordine in permanenza, al pullulare incomposto e atroce di tutte le passioni barbariche e feline ».
La posizione astensionista venne respinta dalla grande maggioranza delle correnti comuniste e internazlonaliste del Partito socialista. Lenin stesso la condannò scrivendo: « Indubbiamente il compagno Bordiga e la sua frazione dei ’’ comunisti boicottisti ” (comunista astensionista) sono dalla parte del torto, quando sostengono la noji partecipazione al parlamento. Ma in un punto mi sembra che Bordiga abbia ragione, per quanto è possibile giudicare da due numeri del suo giornale ” Il Soviet ” (n. 3 e 4 del 18.1 e dell’1.2.1920), da quattro fascicoli dell'ottimo periodico del compagno Serrati ” ComuniSmo " (n. 14 dall'1.10 al 30.
11.1919) e da singoli numeri di giornali borghesi italiani che ho potuto vedere. Cioè Bordiga e la sua frazione hanno ragione nei loro attacchi a Turati e a coloro che la pensano come lui, i quali rimangono in un partito che ha riconosciuto i[...]
[...]resse la tentazione astensionistica, tra l'altro, nel discorso tenuto a Torino il 20.1. 1924, nel quale disse: « L’urna, l’urna di domani, nulla ci promette e nulla ci fa temere. L’affronteremo; perché un galantuomo non scappa quando si impegna una battaglia; perché è 4jn dovere affrontare le situazioni che interessano il Paese; perché bisogna pure rispondere agli appelli, magari per dire a fronte alta e a voce alta: Assente ». In questa ipotesi astensionista non era estranea l’idea legalitaria di potere, aH’indomani delle elezioni, invalidarle, sia per le violenze e le sopraffazioni fasciste sia per la scarsa partecipazione degli elettori. Nel 1919 aveva votato meno del 60 % degli elettori:' l’assenza dalle urne della maggioranza degli elettori poteva apparire un obiettivo realizzabile. Due elementi venivano però sottovalutati: in primo luogo, l’assenza dell’opposizione avrebbe reso più facile far votare per la lista fascista i presenti e gli assenti; in secondo luogo, i fascisti non avrebbero mai abbandonato il potere sulla base di contestazioni[...]
[...]sizione al fascismo, non vi è dubbio che queste possibilità dovranno essere tutte utilizzate. E come il fascismo farà ricorso a tutte le armi per impedire una manifestazione di opposizione, così da parte nostra a tutti i mezzi si dovrà fare ricorso per compiere questa manifestazione. Tutti i mezzi: dal sotterfugio si* no alla violenza e alla rottura delle urne. Ciò che si deve combattere è l’indifferenza di fronte al plebiscito, lo stato d’animo astensionista per principio, la passività di fronte al nemico. Il plebiscito ci deve offrire ancora una volta la possibilità di proclamare e dimostrare che il fascismo non si abbatte con la passività, con l’astensionismo e con l’indifferenza, ma si potrà abbatterlo soltanto con la resistenza attiva e con la lotta ». [Stato Operaio, n. 1, gennaio 1929).
La concentrazione che univa allora aN’estero gli altri partiti socialisti e antifascisti assunse invece la posizione astensionista affermando (e ciò era vero) che il plebiscito era soltanto una commedia; quindi non era il caso di sfidare le ire e le viole[...]
[...]io, la passività di fronte al nemico. Il plebiscito ci deve offrire ancora una volta la possibilità di proclamare e dimostrare che il fascismo non si abbatte con la passività, con l’astensionismo e con l’indifferenza, ma si potrà abbatterlo soltanto con la resistenza attiva e con la lotta ». [Stato Operaio, n. 1, gennaio 1929).
La concentrazione che univa allora aN’estero gli altri partiti socialisti e antifascisti assunse invece la posizione astensionista affermando (e ciò era vero) che il plebiscito era soltanto una commedia; quindi non era il caso di sfidare le ire e le violenze del nemico per andare a deporre nelle urne un NO che sarebbe stato immediatamente annullato. « Chi negherebbe che soltanto un assurdo impulso a compiere una cosa vana potrebbe spingere un avversario del fascismo a deporre neH’urna il proprio voto? » (Dall’appello della « Concentrazione » del 20.2.1929 per il plebiscito).
In un volantino diffuso in alcune città d’Italia con la data: « Roma, febbraio 1929 », i dirigenti della Concentrazione antifascista ribadirono l[...]
[...]che soltanto un assurdo impulso a compiere una cosa vana potrebbe spingere un avversario del fascismo a deporre neH’urna il proprio voto? » (Dall’appello della « Concentrazione » del 20.2.1929 per il plebiscito).
In un volantino diffuso in alcune città d’Italia con la data: « Roma, febbraio 1929 », i dirigenti della Concentrazione antifascista ribadirono la loro posizione, incitando i cittadini ad astenersi; consigliandoli,
La predicazione astensionista, fatta anche da una parte degli anarchici (i quali avevano scarsa influenza), non ebbe effetti concrèti rilevabili. La scarsa affluenza àllé Urne (1919: 59,7%; 1921: 60,9 %) eha prevalentemente la conseguenza dèll’arretratezza di una parte delle rnasse popolari, specie delle campagne, e di decenni di propaganda asténsionista fatta dai cattolici. Nella Valle Padana, nel 1919, la più bassa percentuale di votanti (50%) è quella del Veneto, e la più alta (72,7 %) è quella dell’Emilia.
L’astensionismo dei riformisti
Una velleitaria posizione astensionista venne espressa prima delle elezioni del 1924 dal Partito socialista unitario (riformista). Il Parlamento aveva approvato la nuova legge elettorale Acerbo (v.) e la maggior parte dei partiti borghesi era entrata nel listone « nazionale » fascista. La sproporzione delle for
Una proposta dei comunisti
In occasione delle elezioni del 1924 il Partito comunista avanzò ai due partiti socialisti la proposta di presentarsi con una lista unica, in un fronte unito proletario. La proposta venne accettata dal Partito socialista italiano (massimalista) con la condizione che avesse aderito anche il Pa[...]