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Il segmento testuale astensionismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 106Entità Multimediali , di cui in selezione 26 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 160

Brano: Astensionismo

classe conduce al marasma, al disordine in permanenza, al pullulare incomposto e atroce di tutte le passioni barbariche e feline ».

La posizione astensionista venne respinta dalla grande maggioranza delle correnti comuniste e internazlonaliste del Partito socialista. Lenin stesso la condannò scrivendo: « Indubbiamente il compagno Bordiga e la sua frazione dei ’’ comunisti boicottisti ” (comunista astensionista) sono dalla parte del torto, quando sostengono la noji partecipazione al parlamento. Ma in un punto mi sembra che Bordiga abbia ragione, per quanto è possibile giudicare da due nu[...]

[...]ale massima, mai prima toccata, del 67,1 % anche perché in molte località i fascisti portarono gli elettori « inquadrati » a votare in massa.

poteva accettare un blocco proletario neppure per l’astensione; ossia che tale astensione doveva abbracciare non solo i partiti proletari, ma anche i gruppi borghesi e i partiti che vi aderivano, con un significato puro e semplice di protesta ».

Il plebiscito fascista del 1929

Una discussione sull’astensionismo vi fu ancora, in occasione del plebiscito fascista del 1929, tra i gruppi dirigenti dei partiti antifascisti italiani all’estero. Di fronte al plebiscito che offriva Dna sola lista, quella fascista, e un unica possibilità, votare Sì oppure NO, il Partito comunista prese immediata posizione per la partecipazione al voto. Bisognava andare a votare NO.

« Per quanto piccole possano essere le possibilità di manifestare, nelle urne del plebiscito, l’opposizione al fascismo, non vi è dubbio che queste possibilità dovranno essere tutte utilizzate. E come il fascismo farà ricorso a tutte le armi pe[...]

[...]tra a tutti i mezzi si dovrà fare ricorso per compiere questa manifestazione. Tutti i mezzi: dal sotterfugio si* no alla violenza e alla rottura delle urne. Ciò che si deve combattere è l’indifferenza di fronte al plebiscito, lo stato d’animo astensionista per principio, la passività di fronte al nemico. Il plebiscito ci deve offrire ancora una volta la possibilità di proclamare e dimostrare che il fascismo non si abbatte con la passività, con l’astensionismo e con l’indifferenza, ma si potrà abbatterlo soltanto con la resistenza attiva e con la lotta ». [Stato Operaio, n. 1, gennaio 1929).

La concentrazione che univa allora aN’estero gli altri partiti socialisti e antifascisti assunse invece la posizione astensionista affermando (e ciò era vero) che il plebiscito era soltanto una commedia; quindi non era il caso di sfidare le ire e le violenze del nemico per andare a deporre nelle urne un NO che sarebbe stato immediatamente annullato. « Chi negherebbe che soltanto un assurdo impulso a compiere una cosa vana potrebbe spingere un avversario del [...]

[...] (i quali avevano scarsa influenza), non ebbe effetti concrèti rilevabili. La scarsa affluenza àllé Urne (1919: 59,7%; 1921: 60,9 %) eha prevalentemente la conseguenza dèll’arretratezza di una parte delle rnasse popolari, specie delle campagne, e di decenni di propaganda asténsionista fatta dai cattolici. Nella Valle Padana, nel 1919, la più bassa percentuale di votanti (50%) è quella del Veneto, e la più alta (72,7 %) è quella dell’Emilia.

L’astensionismo dei riformisti

Una velleitaria posizione astensionista venne espressa prima delle elezioni del 1924 dal Partito socialista unitario (riformista). Il Parlamento aveva approvato la nuova legge elettorale Acerbo (v.) e la maggior parte dei partiti borghesi era entrata nel listone « nazionale » fascista. La sproporzione delle for

Una proposta dei comunisti

In occasione delle elezioni del 1924 il Partito comunista avanzò ai due partiti socialisti la proposta di presentarsi con una lista unica, in un fronte unito proletario. La proposta venne accettata dal Partito socialista italiano (mass[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 158

Brano: [...], di 26 anni, contadino; Arturo Giacosa, di 38 anni, operaio; Carlo Rebagliati, di 47 anni, falegname; Aniello Savaresi, di 21 anni, soldato. La sentenza di morte fu sbrigativamente annunciata nella sede del Comando della milizia fascista; le vittime non furono interrogate, né ad esse venne contestato alcun reato specifico. In protesta contro il barbaro eccidio, venne effettuato un breve sciopero negli stabilimenti di Savona e di Vado Ligure.

Astensionismo

Forma di lotta politica contro il potere costituito, consistente nel rifiutarsi di partecipare alle elezioni o, in generale, all’esercizio di un qualsiasi diritto politico.

L’astensionismo dei cattolici

La manifestazione più vasta e duratura di .astensionismo fu quella at« tuata dai cattolici subito dopo l’unificazione d’Italia. L’astensionismo dei cattolici ebbe la durata di circa un cinquantennio, sotto l’insegna della disposizione pontificia del non expedit (« non conviene », secondo la formula di dissuasione e divieto usata dalla Chiesa romana). Non era insomma lecito, a un cattolico,* collaborare sul piano politico con coloro che avevano privato il Pontefice della sua attività temporale: vale a dire coi governanti del nuovo regno d’Italia.

Fin dal 1860 don Giacomo Margotti, direttore dell 'Unità Cattolica, aveva espresso un consiglio simile con la formula « né eletti né elettori », che si era poi tradotta in disposizione uff[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 207

Brano: [...].10.1859. In seguito a ciò le prime elezioni tenutesi nel regno (1861) videro iscritti nelle liste appena 167.000 elettori nell’Italia settentrionale, 55.000 in quella centrale, 129.000 in quella meridionale e 66.000 nelle isole. Di quei potenziali elettori, peraltro, solo una piccola parte esercitò effettivamente il diritto di voto, tanto che ci furono casi di deputati eletti con poche decine di voti. Alla scarsa affluenza alle urne contribuì l’astensionismo (v.) attuato dai cattolici. Altre componenti della scarsa partecipazione elettorale vanno ricer

cate nel basso livello di cultura e di coscienza civica e nel diffuso senso di sfiducia dei ceti popolari verso lo Stato e i suoi istituti.

Un primo allargamento del suffragio si ebbe con la legge elettorale del 1882, che ammise al voto tutti i cittadini di sesso maschile, maggiorenni e alfabeti in possesso almeno dei seguenti requisiti: a) aver superato l’esame di scuola elementare; b) corrispondere un tributo annuo di L. 19,80. Nonostante il suo carattere ancora fortemente restrittivo, ques[...]

[...] possesso almeno dei seguenti requisiti: a) aver superato l’esame di scuola elementare; b) corrispondere un tributo annuo di L. 19,80. Nonostante il suo carattere ancora fortemente restrittivo, questa legge fece salire il numero degli elettori da

628.000 a oltre 2 milioni, cioè a circa un quindicesimo della popolazione italiana del tempo. Questa estensione degli aventi diritto non fece d’altra parte registrare un’apprezzabile diminuzione dell’astensionismo, che si mantenne assai elevato.

Solo la legge del 30.6.1912 portò a un massiccio allargamento dell’elettorato. Fatto approvare, non senza gravi opposizioni, dal presidente del Consiglio dei ministri Giovanni Giolitti (v.), il provvedimento ammise al voto tutti indistintamente i cittadini di sesso maschile che avessero compiuto i 30 anni. Inoltre vennero ammessi i maggiorenni di età compresa tra i 21 e i 30 anni, ma in base al censo, o se avevano prestato servizio militare o conseguito particolari benemerenze. Grazie a questa legge gli elettori salirono da 3.300.000 a 8.700.000, di cui 2.70[...]

[...].

Dopo la prima guerra mondiale si ebbe un ulteriore allargamento dell’elettorato con la legge del 16.12. 1918 che estese il diritto di voto a tutti i cittadini maschi maggiorenni è ai giovani che avevano partecipato alle operazioni militari. La medesima legge inoltre introdusse il sistema proporzionale con voto di lista su circoscrizioni provinciali. Le elezioni del 16.11.1919, fatte applicando questa legge elettorale, videro l’abbandono dellastensionismo cattolico e il conseguente ingresso nella scena politica delle masse cattoliche organizzate dal Partito popolare. Le elezioni segnarono un grande successo del Partito socialista italiano che, triplicando i seggi del 1913, ebbe 156 deputati. I liberali, privati dell’appoggio cattolico, scesero dai 300 seggi di anteguerra a circa 200. Il Partito popolare ne ebbe 100, su complessivi 508 seggi alla Camera.

Il panorama politico italiano risultava sconvolto, le forze borghesi non avevano più il monopolio del potere, ma la vittoria popolare non si tradusse in uno sbocco politico.

Elezioni poli[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 553

Brano: [...]to di relativa solidità organizzativa e riaffermò il « legame di ferro » che ormai sembrava stringere il movimento giovanile alla frazione estremista del partito « adulto ». Sarà sulla base di questo “legame di ferro” che la F.G.S.I. si affaccerà alla ripresa deH’iniziativa politica subito dopo la fine della guerra.
Primo dopoguerra
Il 30.3.1919 la Sezione giovanile di Andria (Bari) presentò su “L’Avanguardia” una propria mozione favorevole aH'astensionismo elettorale, che suscitò immediato clamore in tutta l'organizzazione. La proposta dell'astensionismo (v.) si presentava infatti come l'erede della parte più radicale ed “estremista” del patrimonio teorico della F.G.S.I.; cioè di quella bordighiana, rigidamente settaria e anticollaborazionista, tesa alla “purificazione” dell’organizzazione rivoluzionaria. A questa linea si contrappose il gruppo dirigente centrale, raccolto intorno al segretario politico Luigi Polano (v.) che faceva propri gli orientamenti massimalistielezionisti, maggioritari aH’interno della Direzione del P.S.I..
II Congresso nazionale della F.G.S. I., svoltosi a Roma nell’ottobre del 1919, vide tuttavia emergere una forte [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 295

Brano: [...], si

presentò al XVI Congresso del P.S.I. (Bologna, ottobre 1918) acclamato dai militanti che in lui vedevano lo strenuo difensore della pace proletaria. A Bologna la lotta tra le frazioni si appuntò sulla via da seguire per la conquista del potere: Lazzari, alla testa dei massimalisti unitari, si dichiarò contrario all’uso programmatico della violenza, ma non alla rivoluzione. In polemica con I’elezionismo di Giacinto Menotti Serrati e con l’astensionismo di Amadeo Bordiga, sostenne il programma del | Congresso di Genova, il quale prevedeva la possibilità di trasformare lo Stato da organo di sfruttamento capitalistico in strumento di liberazione economica e politica del proletariato.

Nel successivo Congresso di Livorno (gennaio 1921) i « rivoluzionari intransigenti » di Lazzari si associarono alla frazione unitaria di Serrati, polemizzando in particolare contro il gruppo del!'« Ordine Nuovo », i « giovani torinesi pieni di sapienza ».

Esponente terzinternazionalista

Nel giugno 1921 Lazzari fu designato a dirigere la delegazione mandat[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 386

Brano: [...] il Blocco Nazionale, Dello Sbarba, Donegani, Ciano, Pietro Mancini e Ruschi; per i socialisti, Modigliani (che ottenne il più alto numero di suffragi), Giovanni Bianchi, Giuseppe Mingrino, Ventavoli; per i comunisti, Ersilio Ambrogi che ottenne 39.100 voti; per i popolari, Giovanni Gronchi, Angelini e Vincenzo Tangorra; per i repubblicani, Eugenio Chiesa; per i liberali, Tullio Benedetti. Una parte degli anarchici, abbandonato il tradizionale « astensionismo », aveva votato comunista, sia per la naturale tendenza all’unità nella lotta contro il fascismo, sia perché si trattava di fare uscire dal carcere Ersilio Ambrogi.

Dopo le elezioni le violenze degli squadristi s’intensificarono, ma non vennero lasciate senza risposta. Il 17 maggio, in un conflitto, rimasero gravemente feriti alcuni studenti fascisti. Uno di questi, Giorgio Moriani, si spense più tardi all’ospedale. Gli squadristi fascisti erano comandati dal tenente Marcello Vaccari.

Gli Arditi del popolo

La necessità di realizzare l’unità di azione contro il fascismo fece sì che, n[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 12

Brano: [...]l tempo dei Borboni), contro le malversazioni e gli imbrogli caratteristici del malcostume borghese a ogni livello dell’amministrazione pubblica napoletana. Lo stesso impulso moralista era presente in seno ai gruppi di giovani marxisti che, guidati da Amedeo Bordiga (v.), rimproveravano ai riformisti e ai sindacalisti, non senza ragione, il loro « politicantismo » e l’« elettoralismo ». I bordighiani attuavano la loro linea politica sostenendo l’astensionismo (v.) elettorale.

A Castellammare, che già contava circa 6.000 operai, iniziò la propria militanza politica, seguendo Bordiga, Ruggero Grieco (v.). Lo stesso G ri eco, Oscar e Guido Gaeta, Oreste Lizzadri (v.) e Antonio Cecchi ricostituirono la Sezione socialista napoletana dando vita nel contempo al quindicinale « La Voce » (ottobre 1912).

La Propagandaj

Il n. 144 dell’organo regionale socialista « La Propaganda » (Napoli, 28.4.1901)

12



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 13

Brano: [...]« bloccarda » (Arnaldo Lucci, Labriola etc.), dall’altra il P.S.U. che, diretto da Bordiga, aveva influenza su alcune categorie di lavoratori, in particolare metallurgici e tranvieri.

Albori del fascismo

Dall’immediato dopoguerra la Camera del Lavoro era diretta da comunisti. L’influenza del sindacalista Francesco Misiano (v.) si affermò all’interno del Partito socialista, contrastando quella di Bordiga, in particolare sulla questione dell'astensionismo. Intanto la borghesia napoletana andò organizzandosi: l’industriale tessile Bruno Canto (proprietario, tra l’altro, del quotidiano Il Mezzogiorno che nel 1923 diventerà organo ufficiale del fascio) ottenne la collaborazione dei giornalisti Silvano Fasu lo (corrispondente da Napoli de « Il Popolo d’Italia ») e Floriano, del « Secolo ». Passarono nelle file fasciste anche gli industriali Maurizio Capuano (elettricità) e Teodoro Cutolo (Ferriere del Vesuvio), nonché il deputato Sci alo] a.

Il 10.4.1919 si svolse nella sede napoletana delI’Associazione Nazionalista una prima riunione di fascis[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 442

Brano: [...]unquista e dalla Democrazia cristiana. Che queste elezioni rappresentassero a Partinico una vittoria popolare (in una Sicilia che aveva visto la vittoria del Blocco del popolo), è tuttavia molto discutibile, pur nulla togliendo alla presenza democratica di Varvaro.

Il Blocco del popolo, che a Partinico raccoglieva socialisti e comunisti, subì infatti un crollo notevole anche rispetto alle precedenti comunali del 27.10.1946, durante le quali l’astensionismo separatista aveva causato la mancanza di affluenza alle urne del 65% degli elettori. C’era, occorre dire, in quella situazione una mancanza complessiva di prospettiva politica credibile, fortemente condizionata da una ideologia sicilianista che, nel Varvaro, si legava all’antico costituzionalismo federalista siciliano senza però riuscire a impostare una propria linea realistica di fronte alla disgregazione dello Stato nazionale: fatto che determinava una assoluta incapacità di vedere oltre

10 spazio geografico insulare.

In quella situazione di vuoto avvenne la tradizionale ricomposizion[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 636

Brano: [...]fra gli impiegati delle amministrazioni comunali rosse.

D’altra parte, gli errori compiuti dalla sinistra nella politica agraria portavano nelle campagne alla frantumazione delle leghe rosse e alla costituzione dei sindacati fascisti promossi dal Targioni.

Le leghe bianche resisterono più a lungo e riuscirono anzi a condurre ancora qualche lotta, ma la « pacificazione » imposta dai fascisti in provincia, favorita anche dal prevalere dell'« astensionismo » nel P.S.I. e dall’estremismo comunista,

636


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine astensionismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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