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Il segmento testuale anticomuniste è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 301Entità Multimediali , di cui in selezione 11 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 311

Brano: [...] piccolo, non ci farà male ” ».

B.An.

Blum, Léon

Uomo politico, letterato e sociologo francese (18721950). Nel 1902 aderì al Partito socialista e alla morte di Jaurès (1914) ne divenne segretario generale, schierando il partito stesso nella sciovinista Union Sacrée durante il corso della prima guerra mondiale. Nel 1919 divenne deputato e nel 1920 fu eletto presidente del suo partito.

Di formazione socialdemocratica, assunse posizioni anticomuniste, pur restando favorevole alla formazione di un blocco delle sinistre. Nel 1928, rimasta VHumanité ai comunisti, fondò il Populaire, nuovo organo socialista. Contro il fascismo assunse posizioni genericamente ostili, non di lotta attiva, sottovalutandone il reale pericolo per l’Europa, illuso dal mito della democrazia borghese.

Il Fronte popolare

L’ascesa di Hitler e il minaccioso sorgere del movimento fascista nella stessa Francia indussero Blum a rivedere le proprie posizioni anticomuniste; la rettifica comunista al VI Congresso del Comintern (v.) nei confronti della socialdemocrazia r[...]

[...]ne di un blocco delle sinistre. Nel 1928, rimasta VHumanité ai comunisti, fondò il Populaire, nuovo organo socialista. Contro il fascismo assunse posizioni genericamente ostili, non di lotta attiva, sottovalutandone il reale pericolo per l’Europa, illuso dal mito della democrazia borghese.

Il Fronte popolare

L’ascesa di Hitler e il minaccioso sorgere del movimento fascista nella stessa Francia indussero Blum a rivedere le proprie posizioni anticomuniste; la rettifica comunista al VI Congresso del Comintern (v.) nei confronti della socialdemocrazia rese d’altra parte possibile quell’avvicinamento tra comunisti e socialisti, da cui usciranno il Fronte popolare (v.), la vittoria elettorale unitaria del maggio 1936 e il primo governo di fronte popolare che egli presiedette (4.6.1936).

Nel luglio, scoppiata in Spagna la ribellione franchista con il palese appoggio del fascismo, Blum commise il tragico errore (di cui egli stesso sentirà il bisogno di pentirsi più tardi) di proporre il cosiddetto « non intervento » che, di fatto, lasciò mano lib[...]

[...]are a Bourassol, tradurre davanti alla corte di Riom (16.10.1940) e infine, nel 1943, lo diede in mano ai tedeschi che lo internarono in un castello a Villabassa (vai Pusteria), donde sarà liberato dagli Alleati.

Dopo la Liberazione

Rientrato in Francia il 14.5.1945, Blum tornò alla testa del Partito socialista (S.F.I.O.), riprendendo la direzione del « Populaire » e il suo posto in Parlamento. Tornato anche alle sue tradizionali posizioni anticomuniste e antisovietiche, per alcuni anni partecipò alla politica francese, tra i più accaniti fautori della guerra fredda: nel 1946 firmò a Washington, per conto del governo francese, un accordo che poneva la Francia alle dipendenze economiche degli Stati Uniti; sostenne Io scatenamento della guerra coloniale in Indocina, il Piano Marshall, il Patto Atlantico, il riarmo tedesco in funzione antisovietica. Fu tra i fautori dello scioglimento del Comitato d’intesa tra socialisti e comunisti, e uno dei principali responsabili della scissione sindacale.

Tornò a essere presidente del Consiglio in un go[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 504

Brano: Pellegrini, Giacomo

diffuso in Italia dalle organizzazioni anticomuniste negli anni della guerra fredda.

Pellegrini, Giuliano

N. a Cuneo nel 1902, ivi m. il 22.12. 1978; avvocato.

Entrato giovanissimo nelle fila della gioventù Iiberaldemocratica, si distinse per il suo coerente antifascismo. Legato da vincoli di amicizia a Marcello SoJeri ed Egidio Fazio, nel primo dopoguerra collaborò a « Il Subalpino », quotidiano dei democratici della provincia che rifiutava il filofascismo emerso al congresso di fondazione del P.L.I. (Bologna, ottobre 1922). Questa lineare posizione lo portò a essere il naturale successore di Adolfo Ciarrapica, quale redattore capo de[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 396

Brano: [...]o nel marzo 1943, tornò ad Atene, ma alla fine dello stesso anno espatriò in Egitto. Nell’aprile

1944 fu incaricato di formare un governo in esilio. Un mese dopo, raggiunse nel Libano un accordo con il Fronte di liberazione nazionale (v. E.A.M.), di cui facevano parte comunisti e socialisti e che aveva dato vita nella Grecia occu

pata a un imponente movimento di resistenza.

Papandrèu, che per tutta la vita rimarrà arroccato su posizioni anticomuniste, preoccupato dalla crescente. influenza del P.C. ellenico in seno al movimento di lotta, il 22.9.1944 chiese al premier britannico Churchill di mandare le sue truppe in Grecia al momento della liberazione, per impedire all’E.A.M. di mettere sotto il proprio control

lo il paese. In cambio Papandrèu accettò che un referendum decidesse, subito dopo, la sorte della monarchia.

Nella guerra civile

Il 18.10.1944 Papandrèu ritornò ad Atene e si pose a capo del governo di unità nazionale. Una settimana più tardi, ordinò aH’Esercito popolare di liberazione nazionale (v.

E.L.A.S.), la formaz[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 3

Brano: [...]usa di « revisionismo ».

In realtà, negli anni trascorsi al governo, Nagy aveva liberato dal carcere e dai campi di internamento decine di migliaia di vittime dello stalinismo e aveva iniziato la riabilitazione dei giustiziati innocenti. All'atto del suo insediamento, aveva denunciato come in sette anni di carcere (dal ’48 al ’55) il Partito comunista si fosse completamente screditato agli occhi dei lavoratori. Se si volevano evitare sommosse anticomuniste del tipo di quella avvenuta poco prima a Berlino, secondo Nagy bisognava porre fine alle illegalità del regime staliniano, di cui Rakosi era l’agente in Ungheria. Le posizioni di Nagy non erano isolate. Già dopo il XX Congresso del P.C.U.S., il filosofo Gyorgy Lukàcs (v.) aveva apertamente denunciato il « dogmatismo » della burocrazia del partito e, se Rakosi ebbe nel giugno 1956 la forza di allontanare Nagy dal governo, poco più tardi egli stesso e i suoi dovranno a loro volta andarsene, travolti dalla insurrezione ungherese dell'ottobre.

La rivolta ungherese

Esplosa la rivolta, il 27.[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 774

Brano: [...]destra si era concentrata anche sulle manovre scissionistiche all’interno del variopinto paesaggio monarchico. Il P.N.M. registrò così diverse diaspore locali. Un buon numero di suoi ex iscritti si ritrovò nel Fronte monarchico, costituito dagli onorevoli Alliata, Marchesano, Consiglio, Coppa, e rappresentativo soprattutto di collusioni tra gruppi clientelari della destra meridionale.

In quel clima di arroventati appelli al raduno delle forze anticomuniste, il P.N.M. vide allargare i propri margini di azione e di parossistica campagna demagogica. I metodi laurini poterono sfrenarsi, impiegando strumenti di corruzione indecorosi e una volta di più indirizzati a carpire consensi nel sottoproletariato meridionale. I fiduciari del « comandante » rovesciarono sull’elettorato del Sud quantitativi enormi di pasta alimentare,, migliaia di scarpe spaiate (« Una scarpa subito, l’altra dopo il voto », era la promessa fatta dai galoppini elettorali), e di portafogli di plastica contenenti ciascuno un biglietto da mille lire.

I miliardi profusi e l’infuo[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 729

Brano: [...]siastiche, private dei loro fondamenti materiali ».

Intanto il Partito comunista e i suoi alleati erano riusciti a ridimensionare parecchio le posizioni del Partito dei piccoli proprietari e, alle elezioni del 31.8.1947, il «Blocco Patriottico » guidato dai comunisti si aggiudicò il 60,2% dei voti, rovesciando la precedente situazione parlamentare. Da quel momento l’urto tra il governo e la Chiesa, dietro la quale si raccolsero tutte le forze anticomuniste dell'Ungheria, si fece sempre più diretto. La situazione si inasprì ulteriormente quando la statizzazione deH’insegnamento sottrasse alla Chiesa il suo precedente controllo sul 73% dell'educazione pubblica, dalle elementari all’università, e quando una nuova riforma agraria, assai più radicale di quella del 194546, la privò delle sue immense proprietà terriere che coprivano il 20% del terreno coltivabile dell’intero paese.

Il cardinale Mindszenty protestò con par' ticolare veemenza contro queste ultime misure, arrivando a rivendicare diritti di proprietà della Chiesa addirittura su regioni[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 705

Brano: [...] di Novara e

sciopero ge

Vercelli) vi fu un’agitazione di mondine (v.) per protestare contro l’arbitraria riduzione del salario. Vi fu uno sciopero che vide la partecipazione di circa 10.000 mondine e la lotta si concluse con una riduzione di paga oraria di soli 60 centesimi anziché di lire 1,50 come avrebbe voluto il padronato.

Nonostante questi successi in campo sindacale, mancava unità d’azione tra le forze antifasciste. Molte remore anticomuniste impedivano ai partiti di opposizione di schierarsi nella lotta insieme al P.C.d’I. che, da parte sua, portava avanti tra le masse la linea politica uscita dal III Congresso del partito, svoltosi a Lione. Ma in realtà si trattava di una linea assai avanzata rispetto alle effettive possibilità di lotta.

Un volantino, diffuso a Milano in occasione del Primo Maggio 1927, invitava gli operai a sostenere le organizzazioni di classe e a rispondere all’organizzazione di guerra da parte della borghesia con la preparazione dell5 « insurrezione armata ». Si prevedeva un nuovo conflitto europeo a brev[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 681

Brano: [...]za nel 1946, il partito governativo assunse il nome di Partito della rivoluzione istituzionalizzata [P.R.I.), dichiarando di voler armonizzare gli interessi delle diverse classi. Nel 1949 Lombardo Tcledano, con l’appoggio del Partito comunista, potè fondare la Confederación generale de trabajadores (C.G.T.), in opposizione alla potentissima C.T.M. della quale era stato presidente fino al 1941, ma che ormai era « istituzionalizzata » su posizioni anticomuniste.

Negli anni successivi, con il riaffermarsi di una nuova e potente

681



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 259

Brano: [...]va essere impedito, anche senza ricorrere a incriminazioni e a sanzioni penali. La verità è che dal 1948 in poi la classe politica democratica ha avuto le maggiori incertezze, i più accentuati timori, la più evidente timidità. Ha mancato di energia politica e di vigore morale, e ha decisamente fallito al compito di dettare una politica dell'antifascismo democratico. Tra le sollecitazioni unitarie dei comunisti in nome dell'antifascismo, e quelle anticomuniste di ceti e gruppi che non sono mai stati antifascisti, essa non ha saputo individuare la sua via. Ha abbandonato la nuova e grande tradizione, morale e risorgimentale, creata dalla Resistenza; non ha tentato di trasferire i suoi valori nelle istituzioni imparziali in uno Stato rinvigorito; e ha lasciato che fascismo e antifascismo si scontrassero nel paese, come fenomeni contrapposti ed ugualmente parziali, se non addirittura parimenti giustificabili. Così, nel momento stesso in cui pensava di creare il nuovo Stato e di rafforzarlo, ne determinava la crisi. La nuova democrazia italiana, infatt[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 42

Brano: [...]ipazione dei lavoratori: « Noi pensiamo — si diceva nel primo manifesto — che i rappresentanti delle classi lavoratrici debbano costituire oggi il nucleo centrale deH'Alleanza e, domani, l’asse maestro della ricostruzione ». A differenza di altre organizzazioni antifasciste italiane, come la « Mazzini Society » di New York, appoggiata dal governo di Washington, e « L’Italia Libera » di Buenos Aires, che avanzavano pregiudiziali e discriminazioni anticomuniste, l’AIleanza Garibaldi antepose a qualsiasi altra considerazione l’impegno primario di costituire una salda unità tra tutte le forze democratiche italiane e straniere. Il suo programma propugnava inoltre: la piena adesione ai paesi belligeranti contro le potenze dell’Asse; la pace separata e immediata per l’Italia; il riconoscimento, da parte delle Nazioni Unite, di un Comitato Nazionale che assumesse le funzioni di rappresentante del popolo italiano, e nel quale fossero presenti tutti i partiti e movimenti antifascisti;

la creazione di una Giunta di delegati delle forze antifasciste operan[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine anticomuniste, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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