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SAGGI E STUDI
PER UNA TEORIA DEL ROMANZO RUSSO
Nel saggio intitolato Il punto di vista russo Virginia Woolf ha esposto alcune riflessioni sul romanzo russo che, a, loro volta, aprono alcuni problemi. Come altri critici e scrittori dell'Europa occidentale, la Woolf esprime il suo senso di stupore e di incanto di fronte a una letteratura cosí diversa come quella di Dostoevskij, Tolstoj e Cechov. Il metro di paragone è, per la Woolf, la letteratura inglese, ma, pur riconoscendo la specificità che questa ha rispetto a ognuna delle letterature europee continentali e rispetto alla letteratura nordamericana, il senso di novità provato da lei di fronte al romanzo russo è piú illuminante, in senso generale, di quanto non sia il celebre resoconto pionieristico del visconte de Vogüé.
Il protagonista principale della letteratura russa, dice la Woolf, è P« anima ». È l'« anima », con la sua passione, il suo tumulto, il suo « miscuglio stupefacente di bellezza e di viltà » che imprime al romanzo russo un ritmo particolare, per cui i suoi elementi si mostrano « non distaccati in scene comiche e in scene appassionate, come la nostra lenta mente inglese li concepisce, ma intrecciati, intessuti, inestricabilmente confusi » e si apre cosí un « nuovo panorama dell'animo umano », in cui « le antiche divisioni si fondono » e « non c'è piú quella precisa separazione tra il bene e il male, alla quale eravamo abituati » 1.
Il « punto di vista ingles[...]
[...]ingua ». Sul romanziere inglese, lo voglia esso o no, agisce « una pressione continua, che tende all'ammissione
* A Bellagio, alla Fondazione Rockfeller, ha avuto luogo nell'agostosettembre 1979 un convegno internazionale sul romanzo russo. Il testo che qui si pubblica fu letto a Bellagio in una redazione in lingua russa.
1 The Russian Point of View apparve in «The Common Reader », serie I, 1925. Lo cito nella traduzione italiana nel volume V. WOOLF, Per le strade di Londra, Milano 1963, pp. 4654.
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di queste barriere: cosi gli sono imposti un ordine e una specie di forma; egli è piú predisposto alla satira che non alla compassione, all'esame della società che non alla comprensione degli individui stessi ». Per la letteratura russa, invece (la Woolf parla qui esplicitamente di Dostoevskij, ma il suo discorso ha un senso generale) queste limitazioni non esistono e « essere nobile o contadino, vagabondo o nobildonna è lo stesso »: « tutti sono, senza eccezione, un recipiente che porta dentro quel perplesso liquido, quella materia nebulosa, fermentabile e preziosa: l'anima ».
Queste impressioni della Woolf ci sembrano un'ottima impostazione del problema del romanzo russo. $ vero, esse, contro l'intenzione della scrittrice, possono aprire una via interpretativa banale e tautologica e far risorgere il fantasma della famigerata « anima slava » come portatrice del particolare « punto di vista russo ». Il che sarebbe come dire che l'oppio fa dormire perché è provvisto di una virtú dormitiva. Ma se delle impressioni della Woolf accogliamo la sorpresa e persino il disagio provocati a tutta prima nel lettore europeo dal romanzo russo, allora ci domandiamo in che cosa consista e su che terreno poggi quel « punto di vista russo » che ha generato un universo romanzesco cosi singolare.
L'espressione « punto di vista russo » è particolarmente appropriata in questo caso perché il romanzo russo non è che la piú alta espressione poeticointellettuale di un'esperienza storica nazionale che, a livello di autocoscienza, si può compendiare in un particolare « punto di vista »: il « punto di vista » della Russia moderna sull'Europ[...]
[...]rio sul populismo russo organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi (Torino, maggio 1978).
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rapporto tra due diverse strutture del mondo medievale e tra due diverse manifestazioni della spiritualità cristiana, ovvero il problema del rapporto tra Oriente e Occidente europei e non solo europei.
Il concetto di « punto di vista » si è dunque fatto piú complicato e complesso rispetto alla formulazione di Virginia Woolf da cui abbiamo preso le mosse. Complessità che vale in generale per tutta la cultura russa moderna intesa come « punto di vista », e che presenta aspetti particolari per il romanzo, come « punto di vista » specifico, provvisto di una sua propria ottica determinata dal «genere», se per «genere letterario » intendiamo non una struttura formale normativa, ma una concreta modalità che la coscienza sociale e individuale ha per aprirsi sul mondo e su se stessa. La prima difficoltà sta proprio nel fatto che mentre nell'Europa occidentale il romanzo ha trovato la sua patria di formazione e si è costi[...]
[...]manzesco tutto ciò crea particolari problemi nella costruzione del personaggio e dell'intreccio. Il romanzo russo è popolato da una serie di figure che sono i centri di una « doppia visione » (interna e esterna) che, a differenza del romanzo europeooccidentale (almeno di quello inglese e francese) coevo, non è arrestata e frenata da quella massa opaca, spessa e complicata che è la Società moderna (quella società che, secondo l'osservazione della Woolf, esercita una « pressione continua » sul romanziere occidentale). Possiamo aggiungere che nel romanzo russo non c'è neppure quell'altro medium costituito dalla personalità come oggetto di formazione e coltivazione puramente interiore che troviamo nel romanzo tedesco (Bildungsroman). Le figure del romanzo russo sono pre. cise nei loro tratti poetici, ma labili e fluttuanti nei loro contorni sociali, aperte a un mondo in cui non sono saldamente radicate: il lisnij éelovek, il malen'kij éelovek, il novyj èelovek, il podpol'nyi celovek, il kájuséijsja dvorjanin, il kájuséijsja intelligent, i bedn[...]
[...]usso, ma mondiale non vive piú nel presagio di un'epoca nuova o nella delusione di questo presagio, ma nella prospettiva di una lunga fine. E nella ricchezza di un grande passato. Il « punto di vista russo » è ancora un ottimo punto di osservazione romanzesca su Russia e nonRussia, ma si apre su un paesaggio spaziotemporale ormai profondamente mutato, pur nella continuità della sua struttura geologica. Un paesaggio al quale, come faceva Virginia Woolf, possiamo dare il nome desueto ma autentico di « anima ». L'anima di un mondo che cerca e non trova la propria identità.
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7 A. GLADKOV, Slova, slova, slova..., in « Rossija/Russia », 1974, n. 1, pp. 185
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