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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Vittorio Emanuele II è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 82Entità Multimediali , di cui in selezione 18 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 92

Brano: [...]ubblica

to il segno della monarchia — un’antica aspirazione democratica rimasta minoritaria dai tempi del Risorgimento.

I repubblicani nel Regno sabaudo

La forma di stato prevalsa nel 186070 ed estesa a tutto il paese per mezzo dei plebisciti, obbediva a una linea di continuità con il piemontese Regno sabaudo che aveva contribuito aH'unificazione con il nerbo del suo esercito, lo Statuto albertino, la politica di Cavour e la dinastia di Vittorio Emanuele II. Le forze repubblicane erano state sconfitte nel corso delle rivoluzioni del 1848 e sugli spalti della Repubblica romana del 1849; Giuseppe Garibaldi (v.) ne avrebbe tratto le conseguenze per concorrere comunque all’unità della patria, e l’impresa dei Mille nel Mezzogiorno ne rappresentò l’apporto più riuscito e drammatico. Giuseppe Mazzini (v.), ritenuto dall’agiografia del Regno unitario con Vittorio Emanuele II, con Garibaldi e Cavour il quarto grande del Risorgimento, aveva incarnato la sconfitta dell’idea repubblicana ed era scomparso nel 1872, poco dopo l’annessione di Roma e la fine del potere temporale. La stessa memoria del federalismo repubblicano o del socialismo risorgimentale, di Carlo Cattaneo e di Carlo Pisacane (v.), subì il contraccolpo del successo dello stato monarchico che, raccogliendo l’eredità sabaudopiemontese e agevolandosi di tutti i contributi garibaldini e patriottici, era sfociato in una egemonia politica borghesemoderata (v. Italia).

Nella critica a questi risultati sop[...]

[...]ulla fine del secolo contro il tentativo autoritario sostenuto dal “partito di corte” e dagli ambienti più retrivi della borghesia; e poi nel primo dopoguerra, fra il 1919 e il

1920, quando emerse e si consumò il sogno di una “rivoluzione democratica” che potesse svolgersi per gradi nell’alveo dello Stato liberale, riformandolo dall’interno. Già da tempo la monarchia e segnatamente sotto Umberto I (v.) aveva perduto il prestigio acquisito con Vittorio Emanuele II. In questa situazione, nella crisi interventista del 19141915 l’istituto monarchico si ritrovò ancora squilibrato fra le due parti in lotta. Infine, dalla crisi del dopoguerra, operando per linee interne e per via di osmosi e innesti, usciva vincitore il fascismo.

Antifascismo repubblicano

Al momento della marcia su Roma (v.) si vide come la monarchia avesse funzionato da veicolo e strumento dell’imposizione squadristica. Non molto tempo prima Mussolini aveva abbandonato la conclamata e ambigua “tendenzialità repubblica

na”, che del resto gli era servita per tenere sotto pressione il[...]

[...]a conclamata e ambigua “tendenzialità repubblica

na”, che del resto gli era servita per tenere sotto pressione il re e i suoi consiglieri. In margine alle istituzioni maggiormente legate alla tradizione monarchica (esercito e carabinieri compresi), il fascismo aveva già trovato addentellati o appoggi di tutto rispetto. Ciò si ripetè nelle decisive giornate dell’ottobre

1922, al momento della mobilitazione insurrezionale delle camicie nere. Vittorio Emanuele III, forse disturbato dalla spina nel fianco rappresentata dal Duca d'Aosta e nel quadro di un calcolo anche più cinico, ormai aperto a una vocazione antipopolare da allora mai più smentita, rifiutò a Luigi Facta (v.) la firma dello stato d’assedio che inizialmente era sembrato approvare. Appena formato il governo di Benito Mussolini, nei primi atti dell’opposizione (che all’inizio fu quasi tutta di sinistra, dai comunisti ai socialisti dei due partiti) si distinse il manipolo di repubblicani, i quali disponevano di pochi uomini, ma di qualche qualità giornalistica, parlamentare e d’azione, coll[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 131

Brano: [...]per la difesa di Roma. La Divisione « Ariete » era stata costituita a Ferrara nell'aprile 1943 ed era stata messa agli ordini del generale Raffaele Cadorna (v.) con un organico, in parte proveniente dal fronte africano, totalmente inesperto di mezzi corazzati. Dopo un affrettato addestramento fu schierata nella zona Avianolmola, con un organico che comprendeva il Reggimento « Montebello » (reparto esplorante corazzato), il Reggimento corazzato « Vittorio Emanuele II », il Reggimento « Cavalleggeri di Lucca », il 135° Reggimento artiglieria, il 235° Reggimento artiglieria controcarro, e alcune unità minori (un battaglione semovente, un battaglione del genio e servizi vari).

Subito dopo il 25.7.1943, il « Montebello » e il « Vittorio » vennero spostati a Roma per cautelare l’ordine pubblico. Ai primi di agosto, alle due unità seguì il resto della divisione, che si trovò così schierata a nord della Capitale, tra le vie Cassia e Claudia, nel dispositivo del corpo d’armata motorizzato agli ordini del generale Giacomo Carboni (v.).

Tra le ragioni che fac[...]

[...]Data l’impossibilità a muoversi dei reparti impegnati a fuoco coi tedeschi, soltanto nel tardo pomeriggio del 9 l’« Ariete » potè iniziare lo sganciamento, sostituita nella difesa del fronte Nord da reparti della Divisione « Re » (generale Traianel

lo). L’assenza di Carboni (vagante

— a suo dire — tra Tivoli e Arsoli alla ricerca di Roatta) dette luogo a un vuoto di comando che fornì il pretesto al generale Calvi di Bergolo (v.), genero di Vittorio Emanuele III, per avviare trattative di resa con Kesselring. Al suo rientro, Carboni stimolò i Comandi di divisione a riprendere l’iniziativa, senza tuttavia far interrompere le trattative coi tedeschi (nelle quali si erano intanto intromessi, con più autorità, il generale Caviglia (v.), comandante del presidio di Roma, e il ministro della Guerra Sorice).

Alle 11 del giorno 10 Cadorna ricevette da Carboni l’ordine di mandare una colonna della « Ariete » verso la Città universitaria e di approntare, con reparti del « Lucca » e del « Vittorio Emanuele II », una più complessa operazione mirante a presidi[...]

[...]ò i Comandi di divisione a riprendere l’iniziativa, senza tuttavia far interrompere le trattative coi tedeschi (nelle quali si erano intanto intromessi, con più autorità, il generale Caviglia (v.), comandante del presidio di Roma, e il ministro della Guerra Sorice).

Alle 11 del giorno 10 Cadorna ricevette da Carboni l’ordine di mandare una colonna della « Ariete » verso la Città universitaria e di approntare, con reparti del « Lucca » e del « Vittorio Emanuele II », una più complessa operazione mirante a presidiare l’aeroporto di Ciampino. Era appunto in atto questa operazione su due scaglioni a tenaglia ed essa aveva (con lo scaglione del generale Fenulli) debellato alcuni nuclei nemici, quando, nel pomeriggio del 10, giunta notizia dell’accordo di resa ai tedeschi, Cadorna ordinò il rientro dei reparti. L’indomani i comandanti di divisione furono convocati per una riunione presso la Farnesina, nel corso della quale il colonnello Montezemolo dette lettura delle clausole di armistizio imposte dai tedeschi. Alla fine della riunione, Cadorna si vide aff[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 395

Brano: [...]glie sono state tumulate a Cronberg nella tomba degli Assia.

Bibliografia: B. Campinl, La principessa martire, Milano, 1955; W.L. Shirer, Storia del Terzo Reich, Torino, 1962; R. Barbeschi, Frau Von Weber. Vita e morte di Mafalda di Savoia a Buchenwald, Milano, 1983.

E.Tor.

Savoia, Margherita di

N. a Torino il 20.11.1851, m. a Bordighera (Imperia) il 4.1.1926; prima regina d’Italia.

Figlia di Ferdinando duca di Genova (fratello di Vittorio Emanuele II) e di Elisabetta di Sassonia, la sua prima educazione fu influenzata dal formalismo bigotto della contessa Clelia Monticelli di Casal rosso; più tardi passò sotto le cure di Rosa Arbesser, un’austriaca di buona famiglia che le diede una certa apertura culturale.

Ma, secondo Carlo Casalegno, Margherita « non fu in alcun campo più di una dilettante, e non rivelò mai la profondità appassionata e l’originalità di gusto che si riscontrano, per esempio, nell'imperatrice Elisabetta d'Austria ».

Sposata al cugino principe ereditario Umberto di Savoia (il matrimonio fu celebrato a Torino il 21.4[...]

[...]razia terriera meridionale, contrapponendosi alle incertezze di Umberto I oscillante tra la tentazione al colpo di stato e il rispetto delle norme statutarie.

La regina madre

La morte del sovrano, avvenuta il 29.7.1900 in seguito all'attentato dell'anarchico Gaetano Bresci, segnò anche il declino della leggenda che Margherita tentò di far rivivere nel nuovo ruolo di reginamadre. Certamente non approvò la svolta liberale impressa dal figlio Vittorio Emanuele III, dal quale la divideva una concezione ormai superata della regalità. Uno degli affetti più forti della sua vita fu il nipote Umberto, il quale possedeva tutte le caratteristiche di figura e portamento

La regina Margherita e il Principe di Napoli (poi Vittorio Emanuele III) nel 1880

395



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 394

Brano: [...]ri a pene ancor maggiori). Sette mesi dopo il processo, fu accertato e reso noto che il milite era stato in realtà ucciso per gelosia da un suo commilitone, confesso in punto di morte. Ciò non bastò alle autorità fasciste per autorizzare la revisione del processo.

Savoia, Luigi di

Luigi Amedeo di SavoiaAosta duca degli Abruzzi. N. a Madrid il 29.1. 1873, m. a Mogadiscio (Somalia) il

16.3.1933.

Terzogenito di Amedeo d’Aosta (figlio di Vittorio Emanuele II e della principessa Maria Vittoria Dal Pozzo della Cisterna), venne al mondo pochi giorni prima dell’abdicazione del padre al trono di Spagna. Dedicò tutta la sua vita alla carriera nella Regia Marina, a importanti viaggi di esplorazione e al tentativo di colonizzare una vasta regione in Somalia, imprese che lo renderanno famoso come “principe marinaro”, “principe esploratore”, “principe contadino”.

All’età di sei anni fu ammesso in Marina in qualità di mozzo, a dieci era allievo onorario deH’Accademia Navale di Livorno e nel 1889 compì un lungo viaggio fino al Brasile e al Pacifico. In qu[...]

[...]tembre 1911 fu nominato ispettore delle siluranti e coilaborò all'occupazione delle coste libiche. Nel 1912 ricevette la nomina a viceammiraglio e il comando del Dipartimento marittimo della Spezia. Il 26.8.1914 gli venne affidato il comando supremo delle forze navali, incarico che gli rimase fino al febbraio 1917. Le carenze della flotta emerse nel corso della guerra mondiale e criticate dai Comandi alleati (ma probabilmente anche l'ostilità di Vittorio Emanuele III verso gli Aosta) furono le cause che costarono a Luigi di Savoia la rinuncia al comando.

Ancora poco dopo la sua morte, il re ne sottolineava tutti gli errori commessi In un colloquio col maresciallo Enrico Caviglia che, da parte sua, annotò che il duca degli Abruzzi « era un uomo di carattere forte, ma la sua intelligenza non era pari all'altezza del carattere ».

Lasciò la Marina per sempre e non ebbe un seguito la promozione ad ammiraglio conferitagli il 28.2.1918.

La colonizzazione della Somalia

L’ultimo periodo della sua vita coincise con il progetto di colonizzare un esteso [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 397

Brano: [...]olitica ».

Alla vigilia del 25.7.1943 tentò per mezzo dell'ambasciatore portoghese un ultimo contatto con gli Alleati, ma ormai i “maneggi” di Badoglio, del ministro della Reai Casa Acquarone e del re la scavalcarono, invitandola a farsi da parte nel timore che le sue simpatie democratiche e i rapporti con l'antifascismo costituissero un pericolo per il piano dinastico di fuoriuscita morbida dalla guerra.

Allontanata da Roma per volontà di Vittorio Emanuele III, dopo I'8 settembre raggiunse dalla Val d'Aosta la Svizzera, stabilendosi con altri del “maquis dorè” a Oberhofen, nel Cantone di Berna. Nella Confederazione elvetica fu attiva negli ambienti dei fuoriusciti ed ebbe contatti con la Delegazione di Lugano del C.L.N.A.I., ma anche con l’ambiente dei funzionari e diplomatici italiani fedeli al governo Badoglio. Inoltre visitò numerosi campi di internamento, svolgendo attività assistenziale e di propaganda a favore della monarchia.

Secondo dopoguerra

Tornata a Roma poco dopo II 25.4.

1945, prese parte senza entusiasmo agli sviluppi della[...]

[...]1980; D. Grandi, 25 luglio. Quarant'anni dopo, a cura di R. De Felice, Bologna, 1983; E. Signori, La Svizzera e i fuoriusciti italiani. Aspetti e problemi dell'emigrazione politica 194345, Milano, 1983; C. Musso, Diplomazia partigiana. Gli alleati, i rifugiati e la Delegazione del Clnai in Svizzera (19431945), Milano, 1983.

E.Tor.

Savoia, Umberto I

N. a Torino il 14.3.1844, m. a Monza

il 29.7.1900; secondo re d’Italia. Primogenito di Vittorio Emanuele II e di Maria Adelaide d'AsburgoLorena, salì al trono il 9.1.1878 assumendo (sembra su consiglio dell’allora ministro deH’Interno Francesco Crispi) il nome di Umberto I, non conforme alla progressione dinastica, proprio per rimarcare la funzione nazionale della monarchia.

Il suo regno segnò un’epoca importante per l’Italia (v.), caratterizzata

dall’avvento al potere della Sinistra, daH’allargamento della base dello Stato, dal “trasformismo” di Agostino Depretis e dall’autoritarismo di Crispi, dai primi passi del colonialismo (v.) italiano, dall’avanzata del socialismo e del movimento opera[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 401

Brano: Savoia, Vittorio Emanuele ili

Vittorio Emanuele III con i figli (San Rossore, 11.11.1939)

gherita di Savoia (v.)t ascese al trono in seguito al regicidio di Monza (29.7.1900) e regnò per quasi mezzo secolo, fino all'abdicazione (9.5.1946).

Fu il primo re d’Italia a nascere nello Stato già unificato. I nomi che gli vennero imposti (Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro) sembrano voler essere comprensivi di tradizioni e orizzonti meno esclusivamente sabaudopiemontesi.

Dovette probabilmente all’influenza materna l’alto concetto del suo ruolo. Ricevette la prima piuttosto rigida educazione sotto la guida del colonnello dell’Osio e g[...]

[...]e non era né amato né ammirato, con una notevole attenzione per la politica militare ed estera, che gli competeva in modo particolare; e nelle sue prerogative non si può dire né che fosse impreparato né che avesse complessi. Conformemente al clima che era venuto prevalendo, nutriva sentimenti irredentistici, per cui dagli alleati della Triplice (Germania e Austria) si sospettava che potesse riprendere la tradizione patriotticoespansionista di un Vittorio Emanuele II.

Una monarchia borghese

Ma i tempi del Risorgimento, nonostante una certa agiografia aulica, erano passati per sempre. Le celebrazioni del primo cinquantennio dell'unità d’Italia, nel 1910 e 1911, si svolsero nel segno della stabilità, del progresso e del consenso delle classi borghesi.

In realtà, non si capisce molto del regno e della personalità di Vittorio Emanuele se non si tiene conto di questo predominante fattore, in cui gli ultimi dei Savoia si erano ridotti a vivere e, a loro modo, a prosperare: gli hobby eruditi del re, la sua monumentale raccolta di monete, avviata in giov[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 300

Brano: [...]ella Divisione Garibaldi “Bologna”, poi nella 63a Brigata Garibaldi, raggiungendo il grado di capitano.

Sabatucci, Francesco

Cirillo. Medaglia d’oro al valor militare. N. a Bologna nel 1921, m. a Padova il 19.12.1944; studente, iscritto alla Facoltà di Magistero deH’Università di Roma, nel marzo

1941 fu chiamato alle armi. L’8.9. 1943 si trovava mobilitato a Spalato (Jugoslavia) come sottotenente presso il Reggimento corazzato “Lancieri Vittorio Emanuele II”. Catturato dai tedeschi, riuscì a fuggire e raggiunse formazioni partigiane jugoslave, con le quali combattè fino alla metà di ottobre del 1943. Rientrato successivamente in Italia, dal novembre 1943 operò con i patrioti delle zone di Bologna e di Reggio Emilia. Nel giugno 1944 si trasferì nel Vicentino, dove entrò a far parte della Brigata Garibaldi “Mazzini”, di cui poi divenne comandante. Di particolare importanza fu l’azione da lui condotta, con soli 7 uomini e dopo aver disarmato le sentinelle nemiche, per far saltare un viadotto a Ponte della Priula presso Susegana (Treviso). Successiv[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 601

Brano: [...]aliana raggiunse una grande potenza ed esercitò una notevole influenza sulla condotta politica della classe dominante del paese. Ebbero a farne parte con funzione dirigente tutti i più importanti uomini politici italiani, compresi capi di governo come Agostino Depretis, Benedetto Cairoti e Francesco Crispi. Vi fu un momento nel quale, su 507 deputati, 300 erano iscritti alla Massoneria; da questa, accettarono titoli onorifici anche i due sovrani Vittorio Emanuele II e Umberto I. Del resto, era un fatto che tutti i maggiori esponenti della Massoneria erano stati protagonisti del Risorgimento. Anche se la maggior parte di essi, dinanzi alla realtà della nuova Italia, aveva abbandonato le posizioni giudicate troppo avanzate nel campo politico e sociale, tuttavia i principi generali basati sui concetti della rivoluzione borghese non erano mutati. Essi continuavano perciò a considerare i capi della Chiesa cattolica quali avversari implacabili dell’indipendenza e dell’unità dello Stato italiano e il loro potere come un ostacolo al progresso del paese. D’altra [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 143

Brano: [...]lmente vieta ai cattolici di partecipare alle elezioni del Regno d’Italia.

1876

18.3: la Destra perde la maggioranza; s'insedia al governo la Sinistra, con Agostino Depretis (25.3.187625.12.1877).

1877

Legge Coppino sulla istruzione elementare obbligatoria. Persecuzioni poliziesche del ministro degli Interni Giovanni Nicotera contro gli internazionalisti.

26.12: secondo governo Depretis (26.12.187724.3.1878).

1878

9.1: muore Vittorio Emanuele II; gli succede Umberto I.

9.2: muore Pio IX; gli succede Leone Xiil.

24.3: governo dell’ex garibaldino Benedetto Cairoti (24.319.12.1878). 19.12: terzo governo Depretis (19. 12.187814.7.1879).

1879

14.7: secondo governo Cairoli (14.725.11.1879).

25.11: terzo governo Cairoli (25.11. 187929.5.1881).

1881

1.1: è abolita la tassa sul macinato. 29.5: quarto governo Depretis (29. 5.188125.5.1883).

agosto: viene fondato il Partito socialista rivoluzionario di Romagna, per iniziativa di Andrea Costa (passato dall’anarchia al socialismo).

1882

26.1: viene approvata la legge[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 142

Brano: [...]0, con il fallimento del tentativo di governo di centrodestra presieduto dal democristiano Fernando Tambroni (v.). Quanto ai primi, hanno di fronte una società in rapida trasformazione, i cui problemi fondamentali appaiono insolubili con operazioni di vertice e senza l’appoggio delle forze politiche e sindacali che rappresentano il proletariato.

A.Lep.

Cronologia essenziale e governi del Regno d’Italia dal 1861 al fascismo

1861

17.3: Vittorio Emanuele II assume il titolo di re d’Italia. La capitale del Regno resta a Torino.

12.6: governo di Bettino Ricasoli (12.6.18613.3.1863), primo ministero della Destra. Repressione del « brigantaggio » meridionale e avvio di un rigidissimo accentramento statale.

1862

3.3: governo di centrosinistra presieduto da Urbano Rattazzi (3.38. 12.1862).

29.8: ad Aspromonte, l’esercito regio ferma le truppe garibaldine in marcia per liberare Roma. Rattazzi è costretto a dimettersi.

8.12: governo di Carlo Farini (8.12. 186224.3.1863).

1863

24.3: governo di Marco Minghetti (24.3.186328.9.1864).
[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Vittorio Emanuele II, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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