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Il segmento testuale Viene è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 522Analitici , di cui in selezione 21 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte prima: Vita sfortunata di Ziu Marrosu Gangas vecchio orgolese in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...] a Corbeddu: — Tu sei un grande capocaccia!

Allora passa un cinghiale, gli ho tirato e quello è morto.

— È un tuo degno alunno! — dice, CoiPodda.

E si è preso quello ancora. Poi si è andato e a noi tutti versava98

FRANCO CAGNETTA

tabacco, dinari, dicendo che quando veniva la combinazione, di scrivergli, perché amante di trovarsi a caccia.

Anche col Sindaco di Oliena abbiamo avuto di queste cacce. E una volta, rubate le pecore, viene lui e ci dice, tutto tranquillo:

— Vai a Mamoiada, va a tale casa. Gli porti queste pecore.

E ci danno vino, tabacco, munizioni. E quando ci ha visti ci ha detto :

— Prendete una pecora.

E così ce l’abbiamo mangiata subito, insieme.

Adesso vi dico la prima rapina grave che mi hanno imputato. Era la famosa rapina di Tortoli, il 1° ottobre 1899, in casa del fratello del vescovo De Pau di Lanusei, che duecento o trecento latitanti si presero tutto Toro, dieci casse, e sgozzarono un servo. Anche un latitante fu lasciato senza la testa e le mani, tagliate, per non farlo conov scere.[...]

[...]a al 28° artiglieria. Ho avuto fortuna e fatto due anni invece di tre, perché ho tirato un numero alto. Tornavo proprio il giorno prima di quella rapina. Ma ora mi penso che ero a Bologna, il 1° ottobre 1899.

Mi mettono dentro mentre ero in Fundales di Sopramonte, a « Osporrai », coi maiali. Vengono sopra i carabinieri, quattro o cinque, ed io scappo. Sono caduto e mi acchiappano. E allora mi portano a Oliena e a Nuoro. Dopo un paio di giorni viene il giudice istruttore:

12 o 13 capi di accusa. Quello che li stuzzicava era il fatto di Tortoli. Mi fanno lavorare:

— Dite la verità. Con chi stavate il 1° ottobre, in rapina di Tortoli ?

Cera accanto un mio parente, Gangas, come scrivanello, che mi

faceva segno di non dire niente.

— Adesso mi ricordo — dico io.

I carabinieri tutti contenti. Non stavano più alla pelle.

Ho conosciuto Neri Giovanni, sergente.

— Sotto un altro!

— Ho conosciuto Bianco Domenico, furiere.

Gliene dico un altro : Bonomo Giovanni. Questo Bonomo Giovanni era tenente.

— Altro! Altro!

[...]

[...]questo.

— Adesso vi do due schiaffi. ,

— A me non mi date schiaffi. Proprio niente.

Pum! pum! pum! : campanello.

— Le guardie! Prendete a quello!

Era arrabbiato.

— Che avete fatto Ganga?

— Così così. Mi ha detto di dire i nomi di con chi stavo il 1° ottobre e ho detto i nomi del battaglione.

Mi portano in cella.

— Guarda bene come parli — dice il carceriere.

— QuelFuomo è pazzo. Ho detto il vero!

— Bene, bene.

Viene il sottogiudice: — Permesso?

— Avanti.

Si parla bene. Gli spiego la cosa. E c’era anche il mio parente scrivanello.

— Il primo ottobre ero a caserma S. Giustino, Bologna. Se volete tre o quattro lire per fare un telegramma le pago io.

— Basta, basta!

Fanno il telegramma e risulta Gangas Antonio fu Giovanni Antonio partito il giorno tale. Torna a chiamare il giudice di prima. Aveva un volto scuro.

— Vedete! Ho telegrafato. Dicono che siete pardto a settembre.

— Lei sogna. Lei si vede le mosche in sogno. Me lo lasci vedere a me il telegramma.

— Beh! Finitela!

Stava il[...]

[...]ima. Aveva un volto scuro.

— Vedete! Ho telegrafato. Dicono che siete pardto a settembre.

— Lei sogna. Lei si vede le mosche in sogno. Me lo lasci vedere a me il telegramma.

— Beh! Finitela!

Stava il carceriere vicino a lui con un involto.

— Volete la libertà provvisoria?

Io me lo ho preso per uno scherzo.

— E accidenti! Ma che si crede? Che io sia un Giovanni Tolu, un famoso latitante? E accidenti!100

FRANCO CAGNETTA

Viene il capocarceriere e mi dà il fagotto in mano: era la roba mia. « Beh, buono ».

Torno a casa e vado di nuovo a fare il ladro.

Questa volta ci avevo più esperienza. Nei tempi antichi, specie quando per le annate cattive, per la morte del bestiame c’era più miseria, più fame, in Orgosolo ci riunivano in 4 o 5, o in 2030, di tutte le specie, e, incensurati, andavamo a rubare il bestiame. Non ad Orgosolo, dai nostri stessi fratelli: a Mamoiada, a Fonni. Anche in paesi lontani — che ora non ci sono più uomini come allora e i giovanotti sono imminchioniti. Una volta, con un solo compagno, ci a[...]

[...]o venuti per pecore, non per donne.

— Se ti muovi ti tiro col fucile. — È stato fermo.

Ci prendiamo il formaggio, un po’ di argento, che ci avevano, e ce ne andiamo.

Un tempo dopo mi trovo a Lula, alla festa di S. Francesco.

Ed ecco che ero a un vendugliolo di vino, ma ero poco brillo.

Ecco una giovanetta di 1617 anni con una bottiglia di vino in mano e un fazzoletto sul labbro. Mi guarda e si mette a ridere.

— Che ci avete?

Viene un uomo anche e la ragazza gli dice qualche cosa all’orecchio.

Viene quest’uomo e mi dice: — Salute, salute!

— Salute — faccio io. E mi ero insospettito.

— Dobbiamo bere insieme — dice l’uomo. — E pago io.

— Di dove siete? — dice.

— Della parte di Oliena.

— Ah, questo non è vero. (Mi conosceva dal vestire).

— Di Orgosolo.

— Dite — dice. — Non per male. Ma dove eravate la notte tale, ad ora tale.

— A casa mia. « Porca miseria — penso io. — È un gendarme ».

Gli dico a tale e tale posto.

— Non è vero! Tu ti trovavi fuori dalla tua abitazione, dalla parte di ***.

Io dico : — Sì. Può essere — e stavo per mettere la mano al coltello.[...]

[...]ua figlia e le dice: — Nina, ti ricordi di quest’uomo?

— Sì, perché c’era un raggio di luna e l’ho conosciuto in volto.

Porca madonna, stavo proprio per dare un colpo!

— Ci avete fatto bene — dice l’uomo. — Non temete. Bevete ora e grazie, grazie davvero.

Allora gli ho manifestato e siamo stati amici. Tanto tempo.

Una volta, invece, vado a rubare maiali senza prenderne uno solo per me. La sola volta che è successo. Questa volta mi viene un uomo102

FRANCO CAGNETTA

in casa. E siamo soli. Mi dice che c’è un suo cognato che ci ha perduto tutto il gregge.

— È possibile? — dico io.

— Sì. È stata la mancanza di erba, di acqua. E poi la volpe, il sequestro.

Andiamo a un compagno e ne prendiamo 7 od 8. Così ci andiamo in un posto e abbiamo preso una vaccina. Poi 10 o 15 pecore, che l’erano proprio belle. Le diamo a questo cognato. E quello tutto contento.

Il giorno dopo viene un ragazzo in casa mia e mi porta una crobbuia di grano. Dico:

— Chi sei?

Scoppia a ridere e scappa via.

Il giorno dopo viene una ba[...]

[...] uomo102

FRANCO CAGNETTA

in casa. E siamo soli. Mi dice che c’è un suo cognato che ci ha perduto tutto il gregge.

— È possibile? — dico io.

— Sì. È stata la mancanza di erba, di acqua. E poi la volpe, il sequestro.

Andiamo a un compagno e ne prendiamo 7 od 8. Così ci andiamo in un posto e abbiamo preso una vaccina. Poi 10 o 15 pecore, che l’erano proprio belle. Le diamo a questo cognato. E quello tutto contento.

Il giorno dopo viene un ragazzo in casa mia e mi porta una crobbuia di grano. Dico:

— Chi sei?

Scoppia a ridere e scappa via.

Il giorno dopo viene una bambina con un bel pezzo di lardo:

— E tu chi sei?

Scappa via e io vado, dietro, sino a casa della madre.

Qui la donna mi vede e sorride: — Ci avete salvato. Quella è roba vostra.

— Come l’è? — dico.

— Questa è roba vostra. Non la mia. Grazie a voi. Benedette le tue mani!

Io mi ho scappato e gli ho dato indietro grano e lardo.

Ci capitavano anche di quelle disavventure. ,

Una volta siamo andati (non l’ho mai confessato a nessuno e lo confesso adesso) a fare un affare: a rubare in qualche posto. E lì, insieme, dove ero mi hanno messo di guardia. C’erano anche altri,[...]

[...]ostra.

— Come l’è? — dico.

— Questa è roba vostra. Non la mia. Grazie a voi. Benedette le tue mani!

Io mi ho scappato e gli ho dato indietro grano e lardo.

Ci capitavano anche di quelle disavventure. ,

Una volta siamo andati (non l’ho mai confessato a nessuno e lo confesso adesso) a fare un affare: a rubare in qualche posto. E lì, insieme, dove ero mi hanno messo di guardia. C’erano anche altri, ma lontani; ognuno al posto suo.

Viene un uomo verso di me. Lo chiamo e questo torna indietro. Lo chiamo allora. Macché, macché! Lo ho minacciato col fucile.

Allora questo: — Pé pé, pé pé — si è messo a fare.

Era un sordomuto, porca madonna! E non poteva sentire.

Mi fa: — Pé pé, pé pé. — E mi chiedeva da fumare.

Gli ho dato allora un pezzo di sigaro: — Via! via!

E quello, porca miseria, si stava buttando ai piedi : non mi lasciavaINCHIESTA SU ORGOSOLO

103

lavorare. Gli ho fatto segno di star zitto. E ricomincia: — Pé pé, pé pé. Allora gli ho dato un calcio in culo. E se ne è andato.

Mi è servito questo inc[...]

[...]Gli ho dato allora un pezzo di sigaro: — Via! via!

E quello, porca miseria, si stava buttando ai piedi : non mi lasciavaINCHIESTA SU ORGOSOLO

103

lavorare. Gli ho fatto segno di star zitto. E ricomincia: — Pé pé, pé pé. Allora gli ho dato un calcio in culo. E se ne è andato.

Mi è servito questo incontro, però, per il mio mestiere.

Trovo una volta, dalle parti delPOgliastra, un lavoro di 20 pecore. Quando vedo di gente pastora che viene incontro a me, in fucile. Mi sono posto là:

— Oh, oh, tu, tu. (Anch’io faccio il sordomuto).

Mi fa uno così: — E tu chi sei?

— Bu, bu, bu, bu. — E sempre zitto.

— Dove sono passati i ladri?

— Da quella parte — faccio sempre a gesti.

— Quanti erano?

— Due — faccio con le dita. Mi metto ancora a fare di quei segni, che volevano dire: Mangiare. Fumare. Mi danno pane e formaggio ed

io mi butto che sembrava che mai avessi visto da un anno almeno quella grazia di Dio. Poi un pezzetto di sigaro: e mi ho fatto una fumatina.

Intanto arrivano i miei compagni e ci siamo buttat[...]

[...] sono messo a parte.

— Fermati!

L’altro carabiniere se ne è andato.

— Oh, sei tu, Ganga — dice Crapoledda. — Andiamo. Qui ci vogliono due maiali. Andiamo a rubarli insieme.

— Guarda, Crapoledda, che non mi inganni. Pure io ci ho la mia parte.

Quanto era buono, porca madonna!

Subito l’ho preso. Siamo andati e, con queste braccia, gli colgo due maiali. Li portiamo a casa: li abbiamo ammazzati e li puliamo bene bene.

La mattina viene Crapoledda e mi chiede: — Dammi il maiale.

— E la mia parte?

— No — dice Crapoledda. — Se no ti arresto. Tieniti le zampe!

11 maialese lo ha fatto imbarcare a casa sua.

Quel brigadiere, così e così, mi dice un giorno: —1 Vedete. Se mi portate ancora in casa un maiale ve lo pago.

— Sentite — gli dico io. — Non mi ingannate.

— No. No.

— Beh, ce ne ho uno a casa.

Viene la notte a casa, io stavo a dormire, e se lo ruba.108

FRANCO CAGNETTA

Allora mi volevo vendicare.

Vado in caserma la mattina, facendo finta di niente, e dico:

— Crapoledda, il maiale ce l’ho per te.

È rimasto male. Chi sa che pensava!

— Quanto pesa?

— 20 chili.

Quello che aveva rubato lui ne pesava 5 o 10.

— Io in casa, però, non ce Pho.

— Chi lo tiene?

— Quella donna.

Va in casa di una donna che gli avevo detto. Ed era una donna che a lui gli piaceva, ma ad Orgosolo la conosceva sotto un altro nome

— come succedeva allora con i carabinieri. Va alla cas[...]

[...]nostro inferno potevamo dirgli dove le pecore stanno e quanto doveva pagare: la percentuale, in carne o in soldi, veniva a noi.

Non ci siamo messi d’accordo solo per il prezzo, e allora si son presi uno di Oliena, un certo ziu Piraele. Stava in casa e faceva il capodiavolo che parlava : lo ha fatto tanti anni. Ma è una fortuna che non110

FRANCO CAGNETTA

mi son messo a farlo io, perché, per poco, non stava davvero per andar a Satana.

Viene un giorno uno di Oliena, un suo paesano, e, alPimprovviso, mentre quello stava a mugghiare e grugnire, quello lo ha conosciuto Piraele e non demonio.

— Chi sei tu?

— Io sono Satanasso.

— O, tu sei Piraele, mio paesano.

— Stai zitto, stai zitto.

E quello: — Ti sparo — e ha preso il fucile.

— No, no. Per pietà. Non sparare. Io sono Piraele. Ma lasciami vivere, guadagnarmi il pane. Sono un povero diavolo.

Quello lo ha lasciato e si è messo davvero in mezzo Satana. Perché ne hanno mandato così più di uno alla rovina. Un pastore di Fonni si è venduto sino all’ultimo pelo di pe[...]

[...] ha dato la mano. Ci ha favorito. Se uno aspettava come gli altri c’erano mesi. Uno di noi era fabbro e, per questo, ci manda tutti come fabbri a casa di una proprietaria. Una donna? Non era una donna quella. Inutile, cattiva. Stava tutto il giorno con una frusta, E quando non c’era lei ci mandava un maggiordomo.

Finiamo la sera e: — Qui si tratta di pagare.

— Qui e là.

— Porca madonna — dico. — Ci paga subito!

Incomincio a gridare e viene il capotassa, il maggiordomo. — Manda subito a chiamare quella strega di padrona.

— Magnana, magnana, dice.

Dico: — Bene. Qui si mangia.

Voleva invece dire domani.

— O ci paghi o ti spacco la testa — dico io. — Presto presto.

Ci ha dato 80, 90 pesi, qualche cosa di più. Da mangiare. Ma è scappata via.

Il giorno dopo si perde il posto.

Andiamo a un’altra casa. Ci manda ancora il Patronato, lo scrivanello di Benetutti. E qui restiamo molto.

Arrivo e: Meglio!

C’erano 4 o 5 maiali.

Anche qui la padrona era donna. «Non sarà mai come quella». E aveva due figlie belle. [...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte prima: I ricordi di Ziu Anzelu Zudeu (Angelo il Giudeo[Angelo Floris]), pastore, cacciatore di tesori in Orgosolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]io di altrui, ossia a bardana. Ma di questo dirò più tardi, perché per ora voglio dire come cominciò a piacermi di cercare i tesori. E ho cominciato piccolo, all'età di 12 anni.
Una volta, a 12 anni, ero servo porcaio di tale Serafino Manca, in
INCHIESTA SÜ ORGOSOLO 131
Locoe. Stavo in un posto, « Orgoi », dove srdice che c'era un paesotto distrutto.
Un giorno trovo un mattone, lo sollevo, e trovo due monete.
Non di oro. Macché! Di pietra.
Viene il padrone. E capita con un uomo molto vecchio, Battista Dejana, detto su Grehu.
Vado incontro e faccio vedere le monete.
Ziu Battista Grehu, che era molto vecchio, e ai suoi tempi aveva fatto la scuola spagnuola, sapeva leggere le scritture antiche: piglia le monete e dice: — Questa é di unu Duca che ha abitato in d'una grotta a monte Orulu. E questa é di unu Conte che stava in d'una stalla a Orgoi.
Dunque, come sapeva tutto e con tutti era amico, ritornando in cammino in paese, dice che aveva un suo compare che possedeva un grande Libro del Comando, per comandare a tutti gli Spiriti e ce[...]

[...]orno di cammino arrivavo a quel Nuraghe. Oggi non esiste quasi più perché io solo l'ho demolito.
E questa storia si conclude così.
Nel paese é cominciato a sapersi che io cercavo i tesori, e trovavo solo pietre. E quasi mi ridevano. Ma io pensavo che non avevano ragione, e che, prima o poi, un tesoro lo avrei trovato. Ci dovevano essere monete di oro e di argento, perle, rubini e diamanti.
Dopo qualche anno (ne avevo ora 30 o 40, non ricordo) viene un prete ad Orgosolo che ci aveva una carta del tesoro. La aveva avuta da Latitanti e, a quanto so, da un altro prete che teneva la roba rubata, rubava e, per un tempo, era Latitante.
In quella carta ci era un disegno tutto a matita, con una croce al centro: il segno di un tesoro. Non la faceva vedere a nessuno, un segreto: ma da tutti si sapeva.
Per quell'oro — o pur argento che fosse per trasporto ci aveva bisogno di lasciarsi accompagnare.
Vado da lui una volta, con coraggio, e gli dico: — Se mi prendete e mi date un terzo del tesoro io vi vengo ad aiutare. Porto un campagno con me. E [...]

[...]tella ed io ero morto quasi dalla gioia. Cominciamo a zappare, a zappare. E scava e scava: avremo fatta una buca di due metri. Forse piú.
— Forza, forza! — dice il prete — Io faccio le orazioni.
E dice ancora: — Gú gú, bú bú.
Lo scemo pure.
Tutt'a un tratto sento qualche cosa dura. Io grido, il prete grida,
lo scemo più di tutti. Ci siamo abbracciati.
Ora bisognava pensare a tirare il tesoro.
Tiro. E c'era una certa forza.
Tiro ancora. E viene fuori una testa di crapa. E tutta spolpata!
137
INCHIESTA SU ORGOSOLO
— E questa che é?
— Vi sarete. sbagliato.
— Non mi posso sbagliare. Questo é il punto della carta.
Scavo ancora: niente!
Il prete era verde e rosso: si vedeve anche di notte. Lo scemo
piangeva, batteva le mani.
— Sarete stati voi. Per poca fede l'oro si è cambiato in testa di crapa.
— Mi pare che qui di scemo c'é solo lei, padre pio.
— E tu sei più cretino di lui. Stavamo per attaccarci.
— Se questa testa era oro — dico io — datemi in oro la decima che avete promessa.
Te la puoi prendere pure tutta questa te[...]

[...]a volta, come postino, io stavo a Mamojada. C'era un continentale, certo Sanguinetti Giovanni Battista, genovese. Gli dicono che sono di Orgosolo, _e quello mi manda a chiamare. Io lo conosco. E lo ho trovato con una pietra luccicante in mano.
138 FRANCOCAGNETTA
Ha detto: — Io sto qui per venire in territorio del tuo paese.
— E che venire a fare?
— Per questa pietra.
— Che pietra é?
— Calamina..
Io mi ho pensato: « Questo, gendarme non é. Viene per pietre.
Certamente quella pietra é il segno di un tesoro ».
Dico: — Di questa pietra ne ho vista a Osporrai, a Fundales, a
Iserrai.
Dice: — Puoi venire a mostrarmela? Ti pago una giornata.
— Buono, buono!
Siamo rimasti d'accordo e dopodomani mattina viene a Orgosolo
a cavallo. Lo ho portato subito a quei luoghi, a vedere quelle pietre.
— Questo é un filone — dice.
No — dico io. — Non vi inganno (avevo capito che diceva che
io sono furbo, e cioè filone). Pietre così ce ne é in tanti posti.
— Andiamo a vedere.
Andiamo e si é visto tutto.
E ad Iserrai dice: — Qui c'é un tesoro!
« Ci siamo, penso io. Questa é la volta buona! ».
Si vedevano pietre stellate a terra.
— Bisogna fare un saggio. Qui c'é una galleria. Deve essere stata fatta dagli antichi romani.
— E scaviamo pure noi — dico io. — Presto! presto! Cerchiamo iI tesoro.
— No — [...]

[...]nno. Prendevamo pietre e le mettevamo in certe hallette che portavamo a Mamojada e, di li, le spedivano a Cagliari.
Io sempre pensavo: « Che diavolo starà mai in mente a Sanguinetti. Qui c'é il tesoro certamente e lui pensa a pietre. Deve averci qualche piano e pure, a far questo, ci avrà il suo tornaconto. Intanto, ci dà da lavorare! ».
E la notte, senza dire niente a nessuno, venivo a cacciare il tesoro, per conto mio.
Un giorno viene un figlio di Sanguinetti da Cagliari e ci dice che é una miniera: quelle pietre si vendevano.
Allora io dico: — Io l'ho scoperta. Io l'ho fatta vedere a tuo padre. E ora mia.
— No — dice lui. — Dietro richiesta la Concessione é stata intestata a mio padre. La ha avuta solo lui. Tu non puoi far niente. Se non lavorare a ordine suo. E mio. Ti posso anche cacciare subito di qui e far tornare a fare il pastore.
Quando ho sentito di tornare a pastore, e ho sentito: « Concessione » mi ho spaventato. Sarà meglio stare zitto. E lavorare.
Spedivamo e spedivamo. E si hanno fatti tan[...]

[...]store.
Quando ho sentito di tornare a pastore, e ho sentito: « Concessione » mi ho spaventato. Sarà meglio stare zitto. E lavorare.
Spedivamo e spedivamo. E si hanno fatti tanti sacchi a Cagliari. Poi questo é finito: dopo un anno. Io la notte tornavo a raddoppiare il mio lavoro, e sempre per cercare il tesoro, ma non trovavo.
Allora mi ho pensato: «Io cercavo il tesoro e il tesoro ce lo avevo sotto il' naso. Quando il tesoro c'é, viene uno straniero e me lo leva ».
Da allora tutte quelle pietre stellate le raccoglievo. E le portavo a casa. Dove non c'era più posto. Un giorno, con mio figlio, ne facciamo una carrettata; e le portiamo a Mamoiada per venderle. Ma non le hnno volute. Mi hanno detto che non erano calamina, ma come le altre, e, di come quelle, ce ne erano a milioni.
Così ci abbiamo rimesso il viaggio ed io la speranza e il lavoro.
Visto, dunque, che non trovavo tesori sotto terra, io penso, me li vado a trovare, come gli altri, sopra terra. Il frutto di pastore era niente. Come postino ero fallito.[...]

[...]se lo potrebbe venire a ripigliare. Anche se la Giustizia non può più farci niente, per tempo passato, é meglio stare zitti. Ci sono i figli o i figli dei figli che non gli può piacere.
Dirò, invece, di due bardane che sono andate a male.
Una volta eravamo andati alla montagna di Orgosolo per un rubatorio, in 4 o 5: di pecore. Siamo rimasti tutto il giorno a guardare i pastori, quando potevamo prendere il bestiame. Ed i fucili che ci avevano.
Viene la sera ed i pastori entrano nelle baracche. Mettiamo tutti la parola che erano le 11, invece delle 2, se poi ci interrogavano. E poi ci siamo divisi in tanti, ognuno per una baracca da assaltare. A un segno, buttiamo in aria ogni baracca. E ognuno al suo dovere. Pure se ci erano due o tre pastori per parte, noi, a uno solo, li lottiamo e li disarmiamo e li leghiamo. Non c'era stata una archibusata e, solo, le capanne se ne erano andate tutte in aria. Stiamo per pigliare il bestiame, quando a un tratto viene un certo ziu Pasquale, un uomo grosso, parente dei pastori. Vede quel caòsso e ha pri[...]

[...]i la parola che erano le 11, invece delle 2, se poi ci interrogavano. E poi ci siamo divisi in tanti, ognuno per una baracca da assaltare. A un segno, buttiamo in aria ogni baracca. E ognuno al suo dovere. Pure se ci erano due o tre pastori per parte, noi, a uno solo, li lottiamo e li disarmiamo e li leghiamo. Non c'era stata una archibusata e, solo, le capanne se ne erano andate tutte in aria. Stiamo per pigliare il bestiame, quando a un tratto viene un certo ziu Pasquale, un uomo grosso, parente dei pastori. Vede quel caòsso e ha principiato a sparare. Spara e spara. E noi rispondiamo. E i pastori, non si sa come, si sciolgono e sparano. Sembrava un cielo di stelle: ed erano pallini.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 141
Quando ci abbiamo visti presi in mezzo, aspettiamo un poco. E ce ne andiamo.
Strada facendo troviamo 4 o 5 miaiali magri, non so di chi. Ce li prendiamo, principiando a mangiarli.
Passa ziu Pasquale, quell'uomo dell'attacco, e ci saluta. Lo invita e accetta. Dice che ci ha riconosciuti al rubatorio, due ore prima. E noi gli dici[...]

[...] mi aiuto ora con il fare sabba ardente, l'acqua vite clandestina. È proibito, ma, qui, ciascuno si arrangia. Basta avere un lampicchio. E un mestiere che mi piace dopo quello del tesoro, perché si assaggia. Non lo descrivo che, certo, i fumi di vino tutti qui li conoscono.
Ma proprio in quel tempo che facevo lo spirito — è un caso strano — io incontro uno spirito. E piú. E proprio vivi.
Mi trovavo al paese con un lampicchio, in quel lavoro, e viene una bettolaia di Irgoli che voleva subito trenta, quaranta litri. Non li avevo. L'ordinazione era buona: le ho promesso che, appena pronti, glieli andavo a portare. Trovo un compagno di Bitti che doveva partire pure ad Irgoli. E combiniamo di viaggiare insieme.
Questo uomo doveva andare ad Irgoli per una cosa sua speciale: c'era li una spiritata — Maria Ruju si chiamava — e lui andava da lei per sapere della salute di sua moglie. Tanti pastori di Orgosolo e dei paesi vicini andavano a lei per interpellarla: aveva gli spiriti in corpo.
Vendo l'alcol, faccio soldi, e l'amico chiede" se volevo[...]

[...] — Maria Ruju si chiamava — e lui andava da lei per sapere della salute di sua moglie. Tanti pastori di Orgosolo e dei paesi vicini andavano a lei per interpellarla: aveva gli spiriti in corpo.
Vendo l'alcol, faccio soldi, e l'amico chiede" se volevo fare cono
INCHIESTA SU ORGOSOLO 143
scenza di questa spiritata: per ogni cosettina lui ci andava, che lei sapeva tutto, ed era sempre contento.
Io mi penso: « Che gli chiedo? Niente ». Ma poi mi viene: « Ho aspettato anni e anni, sempre invano. Andre. da lei per sapere dove posso trovare un tesoro, anche piccolo ».
E dunque andiamo dalla spiritata. E non appena entra il mio compagno le chiede: — Ci sono gli Amici?
E Maria: — In questo momento ci sono.
Come ha detto questo — porco nomini, e porco vieni — c,omincia, a un tratto, a cadere a terra quella spiritata, tutta rotta.
Le prende un nodo alla gola e inghiottiva, inghiottiva. Non riusciva ad inghiottire quel nodo di spiriti che si era fatto alla gola, perché volevano uscire tutti insieme, uno prima dell'altro, e non ad uno ad uno.
[...]

[...]non si sa se era il maiale che aveva mangiato la creatura, o il ragazzo sotto la voce del maiale). Basta.
Maria ha fatto un nome. E poi, mi hanno detto, che quel nome é stato ucciso da quel padre.
Si presenta ora un orgolese, un puro spirito di Orgosolo. Appena parla lo riconosco. Non posso dire il nome perché lui stesso mi ha pregato di non dirlo. Ché si trovava all'inferno e non voleva farlo sapere al paese per non far scandalo.
Passa lui e viene allora un altro spirito. Che era un famoso dottore. A tutte le malate che andavano a interpellarlo parlava in grande forma. Diceva la malattia e quella erba o medicina che bisognava. L'amico era andato lá per la moglie ammalata, e gli ha detto: — Devi fare così e così. — Gli dice tutto e poi: — La medicina che ti insegno, non la
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può guarire perfettamente: Sari solo una riparázione al male. Che è
catarro cronico di intestino.
Erano anni che lui andava invece da medici di Nuoro, di Gavoi,
senza potere mai saper niente!
Poi viene il mio turno (ero l'ultimo), ed io doma[...]

[...]va in grande forma. Diceva la malattia e quella erba o medicina che bisognava. L'amico era andato lá per la moglie ammalata, e gli ha detto: — Devi fare così e così. — Gli dice tutto e poi: — La medicina che ti insegno, non la
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può guarire perfettamente: Sari solo una riparázione al male. Che è
catarro cronico di intestino.
Erano anni che lui andava invece da medici di Nuoro, di Gavoi,
senza potere mai saper niente!
Poi viene il mio turno (ero l'ultimo), ed io domando: — Ditemi
dove c'è un tesoro. Anche piccolo.
Sento fischi, rumori come il vento, e silenzio.
La spiritata si é afflosciata.
Dice Maria: — Io credo che non puoi mai più saperlo. Gli spiriti
lo sapevano. Ma appena tu gli hai ricordato che c'erano dei tesori sono
scappati per andare a cercarseli.
Come, infatti, da quel momento di spiriti non ne ho più visti.
Il mio amico ha lasciato 11 una coscia di pecora e tre o quattro lire,
che erano un tesoro vero.
Pur di tesori ce ne devono stare ancora.
Cosi, come mi hanno detto gli spiriti, da quel gi[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte seconda: Dichiarazione sull'operato della polizia in Orgosolo [testimoni Maria Antonia Filindeu (27 anni), Maria Antonia Rubano (21 anni), Teresa Piras fu Pietro(70 anni), Giovanna Vedele di Carlo in Sini(60 anni), Maria Corbeddu di Giuseppe e di Corrias Maria (49 anni),Maria Floris in Menneas(52 anni),Giuseppina Fogu in Murgia(43 anni), Pietro Sorighe fu Giuseppe(72 anni),Giuseppe Moscau fu Andrea(45 anni,pastore),Natale Davoli fu Leopoldo(48 anni,bracciant... in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]o a nessuno. Ricercato lui ed il fratello Pietro, accusato non si sa da chi. E perché? 'Per non restare all'ingiustizia del confino sono spariti, sperando che durasse poco. Da allora gli hanno ammucchiato tutto quello che succede. Tutti i reati e tanti che uno solo non li pub fare.
All'inizio c'é stata una ingiustizia.
E a noi, innocenti, ci tocca di stare sotto il terrore. Non diciamo quello che soffriamo! Da qualche tempo la Giustizia non ci viene piú a cercare: non c'é piú nessuno da arrestare in famiglia.
Questo è il vero.
2
RUBANO MARIA ANTONIA, di anni 21:
u Ero la fidanzata di Pietro Tanteddu, latitante e fratello di Pasquale. Ho avuto con lui una bambina: Antonia, nata il 9 di luglio 1951. Ora Pietro è morto, latitante. E non voglio parlare di lui.
Potete immaginare quante volte la nostra casa la hanno pestata i carabinieri!
INCHIESTA SLY ORGOSOLO 181
Dal 1950, 17 settembre, data della latitanza, hanno fatto una grande battuta contro Pietro e Pasquale. Hanno perquisito, buttato tutto in aria. E basta. Dal 1° di aprile 1952[...]

[...]anno fatto 5 battute cosí grandi. In più sempre in casa, ogni giorno.
Non parlo che mio padre Antonio Pasquale Rubano é stato arrestato in Baronia. E per la morte di Pietro.
Basta. Vengono dunque il 22 di aprile 1954, e dalla sera del 21 mi mettono l'assedio per chiudermi nella casa. Alle 5 di mattino cominciano a bussare forte, nella porta. Esco e dico che ci avevo la bambina a sonno. Era ammalata. Chiedo silenzio. Il maresciallo non credeva. Viene e trova la bambina, a letto, malata. In pianto.
Basta. Mi pigliano e mi portano a Nuoro per l'arresto. Non hanno perquisito: tutte le altre volte lo avevano fatto. Mi tengono a Nuoro un mese nelle carceri ed il 20 maggio mi giudicano per il confino. Dicevano che la bambina era stata legittimata da Pasquale ora. Impostori! Dal 1949 non lo ho più visto. O, falsi giudiziari! Siccome ero fidanzata di Pietro credevano che dovevo ora essere fidanzata con Pasquale.
E dove stiamo?!
Sono loro che vogliono spingere a questo e a farci credere che i banditi sono una grande cosa.
La bambina é rimasta [...]

[...] di pecore,. litigi, sequestri di proprietari. Il vero male comincia quando, per fare presto la zelante, la giustizia comincia a pagare spie ed a fare forza.
Il primo male che sta qui ad Orgosolo dal " 1927 sono le lettere anonime e confidenti di polizia. Tante volte, se c'è una antipatia ed a motivo di litigio, qui si imbucano tante lettere senza firma. E succede che uno è indicato tante volte alla polizia come malfattore, senza fare niente, e viene arrestato, ammonito, confinato, carcerato.
Anche quegli infami, per lo più pregiudicati e corrotti, che si fanno deboli e pagare dalla polizia, per una antipatia o un litigio, fanno gli infamoni, i delinquenti sotto al mantello, e uno viene arrestato, ammonito, confinato, incarcerato, senza motivo.
Ed ecco le conseguenze, non certo belle, che possono venire.
Per il motivo che si è offeso uno pensa: chi può essere stato? Certi amici direbbero : questo, quello. Io forse, se non ci penso troppo ed ho il sangue che mi bolle, prendo un fucile e ho sparato, con causa della morte.
Letterati o confidenti ce ne sono molti in paese. Molti ne hanno ammazzato, quasi tutti così. E subito si taglia.
Ecco cosa ha fatto la lettera anonima, il confidente di polizia.
Ma tante volte io non sono andato a vedere bene le cose. Ho preso un fucile[...]

[...]penso troppo ed ho il sangue che mi bolle, prendo un fucile e ho sparato, con causa della morte.
Letterati o confidenti ce ne sono molti in paese. Molti ne hanno ammazzato, quasi tutti così. E subito si taglia.
Ecco cosa ha fatto la lettera anonima, il confidente di polizia.
Ma tante volte io non sono andato a vedere bene le cose. Ho preso un fucile e ho sparato. Soltanto un anno, due anni dopo si scopre che ho ammazzato ingiustamente. Allora viene un amico, due amici del morto, e, preso un fucile, mi vengono ad uccidere.
Queste cose ho detto molte volte a un poliziotto, a un carabiniere, a un giudice. Ma non mi hanno sentito. Il poliziotto e il carabiniere pagano. Il giudice condanna. Ci hanno la loro carriera. E mai in Orgosolo per questo si è ammazzato un carabiniere o un poliziotto, un giudice.
Non possiamo però contare su di loro, ricorrere per giustizia. Sentite e scrivete. Qui c'è troppa forza, troppa violenza per davvero. Tutto il paese vi dirà come ci pedinano, ci perquisiscono in casa, ci tormen
1\CHIESTA SU ORGOSOLO 191
t[...]

[...]iutato. Avevo una cavalla in prossimità di SassariPattada, S. Nicolò, e mi hanno negato pure di andare a trovarla, ossia fare una visitina. La cavalla, soletta, se ne é andata sotto il treno, e così la ho dovuta vendere a 25 mila lire al macello, che valeva 100. Questo, tutto, perché sono Orgolese.
Ma adesso vi racconto il sequestro di porci che ho avuto ancora prima. E perché mi hanno arrestato ancora quella volta. Un giorno, il 2 aprile 1949, viene in casa un Turineso, un esattore giudiziale, e mi chiede presto presto 40 mila lire di nobile ricchezza per certi porci che, diceva lui, tenevo in terra Usidda. Io ho 41 anni e sono figlio di famiglia. « Che cosa pago? Io non tengo questi porci e non stanno scritti sul bollettino ». I porci, in vero, sono di Giuseppe, il mio fratello. 120. «Dove sta tuo fratello Giuseppe? ». «Non c'é Giuseppe in casa: sta dalle parti di Baronia. I maiali sono di Giuseppe » rispondo sempre io. Abbiamo gridato un po', e poi l'ufficiale se ne é andato. Il 3 di aprile l'ufficiale giudiziale di Orgosolo, Pulighedd[...]

[...]istola, a 9 colpi: « Si nun fudi stadu gai », dice. « Se non fossi a casa tua ti avrei sparato ». Sfodera la rivoltella e allora io scappo subito in caserma, a denunziarlo.
Il maresciallo voleva dare tutta la ragione a Tessoni: io contavo e non voleva sentire. Quel maresciallo (se lei lo vuole lo mette) é sempre imbriago. Andiamo in casa e Puligheddu va a chiamare il nostro sindaco — abbiamo anche un sindaco ad Orgosolo — e se lo trova in casa. Viene e: « La legge c'è » dico io per sfotterlo. « Anzi — dice — ho cercato di darmi latitante per non venire. Ma mi hanno preso ed eccomi in casa tua ».
Aprono la porta della stalla e si prendono 12 porci su 20 che ci stavano. Un carabiniere dice: «Cunzatelo a caserma! ». Non mi hanno messo i ferri e, in modo gentile, mi portano al maresciallo — quello stesso che ho detto prima. Appena mi vede, si mette a gridare: «Vai dentro, delinquente, assassino! ». Per quel che faceva sembrava imbriago o un uomo uscito di manicomio. Questo lo ho detto anche al giudice e, qui, lo posso dire.
« Io — dico — ub[...]

[...] ammalato. Ho capito che era per
198 FRANCO CAGNETTA
una vendetta, forse di chi stava in caserma. Mi sono alzato dalla cucina, dove stavo, e vado in un'altra stanza, al piano sopra. Mio fratello poveretto, che ha fatto 6 anni di militare e 22 mesi di prigionia, dormiva. Guardo da una finestra e, senza farmi vedere, ho visto i carabinieri. Con i mitra spianati. Alzo appena la testa alla finestra e vedo l'esercito intero. Ecco perché ad Orgosolo viene male: che non si viene con la buona maniera, come Giustizia vuole. Se ero un altro potevo avere il fucile e sparare, come a Orgosolo é successo e pub succedere, se si fa troppo male. Quando li ho visti armati mi levo le scarpe e, piano piano, vado ad un terzo piano. Tiro fuori il naso dalla finestra e vedo il maresciallo di prima. Erano carabinieri ma mi ho pensato che potevano anche non essere carabinieri, orgolesi travestiti. E mi poteva per vendetta fare anche un trucco il maresciallo, imputarmi innocente per qualche fatto. Ho risposto allora da quella terza stanza: « Dite chi siete! ». « Siamo carabinieri » e h[...]

[...]dere spuntare il giorno 4 volte. Mio fratello era andato a parlare ed a dire che stavo in casa tutto il giorno. « E noi gli diamo l'ergastolo. Ed a te pure ». « Se aveva ucciso era latitante, e non in
INCHIESTA SU ORGOSOLO 199
casa ». « Guarda che baffi grossi che ho — dice il maresciallo. — Ci ho dei baffi così grossi che ti devono fare paura ». E pugni sulla tavola. « Fate di vostra coscienza. E il giusto. Ci avete una famiglia ». E poi il 4 viene la macchina e mi porta a Nuoro, in carcere.
Il maresciallo andava a casa dell'ucciso, dalla madre: «È stato Mereu ». « Io volevo bene a questo mio figlio. Sono morta come lui. Voglio che prendete chi ha ucciso. Ma io non voglio mettere in galera chi non lo ha ucciso, questo innocente ».
II 12 di aprile é venuto il giudice istruttore a interrogarmi. Ero dieci giorni alla cella e avevo solo un'ora e tre quarti di sole. Il giudice Garedda mi ha fatto dire tutto quello che é successo in parole, poi si mette a scrivere e a raccontare quanto ho detto. « Guardate, giudice, non fate una ingiustizia[...]

[...]n ho mai fatto male a nessuno nulla: penalmente. Neanche una contravvenzione, o una sola, 80 lire credo, per una sbornia. Mi hanno preso con tutto il paese e c'erano gli altri: « Non parlate con quello, carabinieri, che é un vigliacco ». E loro stavano a riscaldarsi al fuoco. Mi hanno lasciato per oltre due ore, in catenelle. Legati a due a due. Si alzavano dal fuoco solo per venire a darmi col mitra sulle gambe se le stendevo. « Speriamo che ti viene una bronchite! ».
Poi mi hanno portato allo scolastico: «Chiamate un superiore che voglio raccontare ». E venuto il commissario, dopo una mezzora. Mi ha guardato le mani e mi ha rilasciato. Non ho presentato denuncia ma l'impiegato Podda, col commissario, ha scritto qualche cosa sul verbale. In seguito sono stato un mese che non mi potevo muovere. Bagni
206 FRANCO CAGNETTA
di aceto per un mese. Soffro ancora, e molto. Ho perduto un mese di lavoro. Che hanno fatto col verbale al carabiniere? Nulla. Lo hanno mandato alla cantoniera Giannas di Oliena. E io non sono andato neppure dal medico p[...]

[...] al caseggiato scolastico.
Quanti già ce n'erano! Chi si ricorda? Quasi tutto il paese. Mi mettono in una stanza piccola di scuola: c'erano almeno 40 uomini. L'aria era cattiva. In quella stanza stava la finestra chiusa e non lasciavano avvicinarsi alla finestra. Se no, dicevano, sparavano.
Stavamo in piedi e passa un'ora. C'erano tanti carabinieri e brigadieri. Intanto continuavano a venire uomini di ogni peso e di ogni eta. Bambini e vecchi. Viene un capitano e ad uno ad uno ci fanno spogliare, facendo perquisizione, e chiedendo i documenti. Qualcuno lo interrogavano. Chi non lo interrogavano lo mandavano di là. Io aspettavo di vedere. Chi ci aveva le penne stilografiche glie le levavano. E chi ci aveva gli orologi glieli levavano. I carabinieri li aprivano con il coltello per studiare il macchinario. E non erano specializzati. A uno studente, Menneas Narciso di Francesco glie lo stavano levando.
Intanto a terra stava un mucchio di coltelli, che tutti se li toglievano di dosso di iniziativa loro: e sono rimasti ai carabinieri perché
[...]



da Andrea Binazzi, Raffaele Pettazzoni in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...] profonda e tortuosa finalmente esce alla luce, è quanto di più efficace si abbia a disposizione per caratterizzare, almeno appunto a livello di immagine, l’approdo del Pettazzoni alla storia delle religioni e anche, indirettamente, alcune delle fonti principali da cui egli attinge la materia della sua storia. È vero che spesso si parla di « indirizzo storicista » per designare l’orientamento metodologico del Pettazzoni, ma l’espressione, se non viene adoprata con

6 D. Cantimori, « UItalia religiosa» di R. Pettazzoni, poi in Studi di storia, Torino 1959, p. 793.178

ANDREA BINAZZI

molta cautela e in senso molto generale (per distinguere, per esempio, nettamente il Pettazzoni dalle cosiddette correnti irrazionalistiche) rischia di portare fuori strada e di suggerire la collocazione del Pettazzoni in un’area della quale egli certamente non fece parte.

La sua formazione si svolse lungo linee indipendenti sia dal neoidealismo sia dalle correnti pragmatiste e futuriste che furono all’avanguardia all’inizio del Novecento e dalle qual[...]

[...] e individua il punto di svolta nelPimportanza crescente che venne assumendo per lui lo studio degli attributi divini (« ... lo studio degli attributi doveva condurmi più lontano »), il Pettazzoni sembra scavare dentro le connessioni della religione con le altre forme della civiltà e con la società riallacciandosi anche al suo primo lavoro sulla religione greca con quella efficace e precorritrice analisi del mito dionisiaco che vi era contenuta. Viene da pensare alle ricchissime descrizioni della Confessione, all’insistenza sulla specificità delle sue diverse forme quando si legge, in Monoteismo e « Urmonotheismus » : « venni persuadendomi sempre più che la identità e l’unicità di natura degli esseri supremi era da abbandonare ... e che non tutti gli attributi appartenevano necessariamente a ciascun essere supremo, ma quale all’uno e quale all’altro secondo la sua natura. Né questa natura, con i suoi propri attributi è casuale e fortuita, ma condizionata essa stessa dall’ambiente culturale in cui ciascun essere supremo si è formato »30. L’[...]

[...], scrive il Pettazzoni nell’introduzione alla nuova edizione (1953) della Religione nella Grecia antica, « porta scritto in fronte il suo trasparente indoeuropeismo. Ma Zeus non è più per noi, come era per la ‘ mitologia comparata soltanto la forma greca dell’essere supremo celeste comune a molti popoli nomadi ed allevatori » (p. 15). Ma in questa introduzione il discorso va oltre, e il quadro d’insieme dell’interpretazione delle divinità greche viene riplasmato, anche se il Pettazzoni sembra preoccupato di presentarlo come uno sviluppo di temi già presenti nell’edizione del 1921. Qui aveva «accennato» (ivi, p. 17) alla connessione delle divinità rivali, Demetra e Dioniso, con la vita materiale e spirituale dei contadini. Ora aggiunge, in termini nuovi: « Nella colleganza delle due divinità si riflette un determinato complesso di condizioni economiche e di rapporti sociali... Se è vero che la religione è una forma della civiltà, organicamente solidale con le altre forme, è ovvio che ci sia un rapporto anche tra la vita religiosa e la vita [...]

[...]’esse in pieno movimento. E questo dinamismo investe anche le forme elementari della civiltà — le forme della caccia, della pastorizia e dell’agricoltura , le quali non sono schemi astratti, anzi mondi concreti... tutte solidalmente connesse, corrispondendo alla diversa struttura economica una diversa struttura sociale, nonché una diversa ideologia ed anche una diversa religione, compresa una diversa nozione dell’Essere supremo (ivi, p. 109).

Viene in mente, leggendo queste righe, la rivendicazione appassionata del valore della storia contro Eliade, negli ultimi appunti, e, sempre di questi fogli, la decisa negazione che l’uomo primitivo possa appartenere a una specie diversa dall’uomo moderno. Il mondo degli archetipi « è il mondo mitico delle origini, nel quale l’uomo si rifugia nei momenti critici, quando è in gioco la sua esistenza, e vi si rifugia per superare la crisi, per assicurarsi un nuovo periodo di esistenza tranquilla, normale »38. Non si dimentichi che proprio i miti e le leggende avevano occupato moltissimi anni della sua[...]



da Recensione di Diego Lanza su Raymond Williams, Marxismo e letteratura, Bari, Laterza, 1979, pp. 288 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]ico essenziale. Variante del rispecchiamento è per esempio la goldmanniana teoria dell'omologia. Ad essa Williams rivolge sostanzialmente due critiche. La prima, piú ovvia, è che nel delineare i grandi quadri omologici, lo storico finisce con l'applicare un selettore obbligato, sí da accogliere tutto quel che appare già pertinente al sistema, da rifiutare come irrilevante quel che non lo è: « solo l'evidenza culturale che s'attaglia all'omologia viene direttamente introdotta; altre evidenze vengono tralasciate, spesso con la motivazione che l'omologo è l'evidenza significativa » (p. 141).
La seconda critica è però la piú acuta, quella di maggiore valenza teorica. Scrive Williams: « Sul piano teorico, il problema sta nel fatto che all"ordine sociale' — in questo caso, termine formale per processo sociale e storico — va attribuita una forma inizialmente strutturata e la forma piú spesso a portata di mano è 1"ideologia' o la `visione del mondo', che è già palesemente — se pure in modo astratto — strutturata » (p. 141). In altri termini, la r[...]

[...]erò la piú acuta, quella di maggiore valenza teorica. Scrive Williams: « Sul piano teorico, il problema sta nel fatto che all"ordine sociale' — in questo caso, termine formale per processo sociale e storico — va attribuita una forma inizialmente strutturata e la forma piú spesso a portata di mano è 1"ideologia' o la `visione del mondo', che è già palesemente — se pure in modo astratto — strutturata » (p. 141). In altri termini, la realtà sociale viene letta alla luce di un sistema di valori che essa stessa ha prodotto come immagine di sé. La coerenza dell'omologia è quindi meramente formale, la sua ricostruzione esclusivamente descrittiva. Si disattende perciò la pur ostentata avvertenza di Marx che altro è quel che una società è, altro quel che fa credere di essere.
La lezione di Goldmann non appare tuttavia inutile. Williams, come già ho detto, è maestro nel sostituire una scontata, e in fondo vana, polemica con una coerente, non
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eclettica, utilizzazione dei segmenti teorici analizzati. In questo caso la ricostruzione d[...]

[...] Perché è questo il vero problema, non solo storiografico e perciò ricostruttivo, ma anche storico e quindi propositivo, di una pratica di rinnovamento. Secondo Williams, « i modi di dominio operano una selezione dell'intera gamma della pratica umana, e di conseguenza la escludono. Ciò che essi escludono può spesso apparire come di pertinenza dell'ambito personale o privato, o naturale, o metafisico; anzi, di norma, proprio uno di questi termini viene usato per definire l'area esclusa, poiché ciò che il dominante ha effettivamente in pugno è la definizione dominante del sociale » (p. 166). Quel che va individuato non è dunque l'astratta rappresentazione di un sistema ideologico omologo del quadro sociale, ma il concreto funzionamento di questo sistema, cioè i selettori che esso mette in opera per accettare o per rifiutare quel che è congruo o incongruo al quadro dei valori da conservare. Siamo qui però lontani dal simmetrico corrispondersi di due piani, struttura e sovrastruttura, l'una riconoscibile nell'altra secondo un sistema di rifles[...]

[...]i sostituisce un ventaglio di scelte soggettive tra modelli. L'osservanza al genere non è piú perciò l'adeguarsi ad un canone di occorrenze sociali specificamente stabilite, ma la combinazione tra la libertà di chi crea e i vincoli di diversi `alla maniera di...', per un pubblico omogeneo in sé e all'autore, capace di intendere gli scarti virtuosistici dal modello prefissato. Quanto sopravvive questa concezione del genere, a quali trasformazioni viene sottoposta? L'accenno che Williams fa al permanere della tragedia (p. 239)
1
RECENSIONI 745
sarebbe stato assai interessante da sviluppare. Ma sempre che si fosse ricondotta questa permanenza alle diverse domande sociali e alla significativa permanenza dell'istituzione teatro e dei suoi professionisti.
Analogamente maggiore spessore storico andava riconosciuto alla nozione stessa di `letteratura', che proviene da tempo piú remoto del Rinascimento, nel quale si riadatta e si riadopera l'antica categoria di humanae litterae. Anche qui è probabile che sarebbe riuscita utile una piú stringente analisi della figura sociale del letterato, del suo periodico riaffacciarsi nella storia della cultura europea, ogni volta con una funzionalità anche di poco spostata, nel gioco intrecciato di tradizione e adattamento.
Dove però l'incompiutezza del discorso desta maggiore rincrescimento è nella definizione del concetto di arte. Williams scrive: « Si può quindi piú facilmente individuare la funzione ideologica de[...]

[...]to secolo, ora è possibile che le cose stiano diversamente. Non è un caso che sia venuta meno la complementare figura sociale dell"artista'. Per parecchio tempo la definizione di artista sovrastò quella dello specifico campo di attività (scrittore, pittore, musicista); oggi sarebbe invece molto imbarazzante suggerire un'immagine coerente di artista. La produzione artistica appare assai meno separata dalla produzione toutcourt. Che significa ciò? Viene il sospetto che sia ormai inattuale la dichiarazione di Williams: «Dobbiamo dunque rifiutare 1"estetico' inteso sia come una dimensione astratta separata, sia come una funzione astratta separata, e dobbiamo rifiutare 1"estetica' per quel tanto che poggia su tali astrazioni » (p. 204). Viene il sospetto che ciò appartenga già al senso comune. Che sempre meno si distingua tra letteratura vera e propria e letteratura commerciale. La figura ideologica dell'artista, contro cui Williams combatte e contro la quale ciascuno di noi sarebbe gratificato di poter combattere, per il piacere di aver ragione dei miti della propria infanzia, non esiste piú. Ma a eliminarla non sono state le affilate armi di una vigile critica, quanto il progredire stesso del sistema generale di mercificazione delle relazioni sociali. Come ci appare ormai remoto il laboratorio dei coniugi Curie, cos( si fa di gi[...]



da Piccola biografia di un sorvegliato politico in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 9 - 1 - numero 46

Brano: [...]io revisore, a firma « Berto » ...con la quale il mittente, che si identifica per il soprascritto Perotti Berto... manifesta i suoi sentimenti politici.
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PICCOLA BIOGRAFIA DI UN SORVEGLIATO POLITICO
Dalla fotocopia poliziesca di una lettera revisionata Verona, 21,5,1936
...Per me non vi è nulla di peggiore di una situazione incerta ed ambigua. 1 nodi delle questioni devono essere qualche volta veramente recisi, e talora, se occorre, conviene anche bruciare i ponti dietro di sé. Il senso di questo mio linguaggio sibillino è che io mi sono deciso...
Quanto a me devo purtroppo constatare che la mia aspirazione ad occuparmi, serenamente e fecondamente, di poesia, trova, almeno in questo tempo, un ostacolo estremamente grave nella necessità di lotta e nella tragicità della vita presente.
Perfino la mia concezione platonica della educazione ha dovuto subire, nella mia anima, qualche modificazione, dovuta all'influsso degli avvenimenti. Sostanzialmente però nulla è cambiato.
Il Prefetto di Verona al Ministero dell'Interno
Verona, 2 [...]

[...]na
4 aprile 1936 Anno XIV
Nel 1929 il soprascritto... fu radiato per «incomprensione» dal locale Gruppo Universitario Fascista (Guf) e posteriormente all'epoca predetta il medesimo non ha tenuto un contegno politico che possa essere interpretato di adesione al Regime.
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PICCOLA BIOGRAFIA DI UN SORVEGLIATO POLITICO
Tanto comunico a V. S. Ill., per opportuna conoscenza, constando a quest'Ufficio che il precitato... sovente viene incaricato, come straordinario o supplente, dell'insegnamento in istituti secondari inferiori. Recentemente assolveva ad un tale incarico in un Istituto di Lonigo.
32 . Il Ministero dell'Interno al Prefetto di Verona 5,4,1936 Anno XIV
Tenuto conto delle considerazioni esposte dall'E. V., con il foglio cui risponde... si prega di soprassedere almeno per ora dal segnalare il noto... a cotesto Provveditorato agli Studi...
33 Il Prefetto di Verona al Provveditore agli Studi di
Venezia Riservata alla persona
14 aprile 1936 XIV
Di seguito alla mia nota p. n., del 4 corrente ed a parziale ret[...]

[...] Ministero.
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PICCOLA BIOGRAFIA DI UN SORVEGLIATO POLITICO 145
La Questura di Milano alla Questura di Verona
1 dicembre 1937 XV
Il nominato in oggetto risiede a Milano ed abita in Via Cesare Corrente 24 presso Cattapan.
Dalle indagini esperite è risultato che... si è trasferito in questa città, per motivi di lavoro.
In atto dà qualche lezione privata in attesa di sistemarsi definitivamente. Con la sua condotta non dà luogo a rilievi. Viene vigilato.
Il Prefetto di Verona al Ministero dell'Interno e per conosc. al Prefetto di Milano
7 dicembre 1937 XV
...Prego S. E., il Prefetto di Milano, cui la presente è diretta per conoscenza, di disporre che la vigilanza nei confronti del medesimo sia, d'ordine dell'on. Ministero, esercitata con cautela ed in modo tale che egli non abbia l'impressione di essere oggetto di attenzione da parte delle Autorità.
Il Prefetto di Verona al Min. dell'Interno e per con. al Prefetto di Milano
10 gennaio 1937
Mi pregio trasmettere l'unita copia di una cartolina postale intercettata dal locale Uff[...]

[...] a dire che tale fatto stava a confermare il malcontento del quale egli aveva parlato precedentemente.
Dall'atto di comparizione della Commissione Provinciale per il Confino di Polizia
Verona, 1 febbraio 1938, XVI
Il Prefetto della Provincia di Verona, Presidente della Commissione provinciale per il confino di polizia — visto il rapporto in data 30 gennaio 1938 XVI N. 020415 del Sig. Questore di Verona, con il quale Perotti Arturo fu Luigi... viene denunciato... per aver egli... esplicato pubblicamente attività di carattere antifascista e disfattista e per aver nella stessa circostanza pronunciate frasi offensive all'indirizzo della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, dimostrandosi in tal modo elemento pericoloso per gli ordinamenti politici dello Stato; visti... ordina al predetto... di comparire il giorno 4 febbraio corr. alle ore 10,30 innanzi a questa Commissione Provinciale negli uffici della R. Prefettura per presentare le sue difese. Il Presidente: Vaccari.
Dal verbale della adunanza della Commissione di disciplina nel proce[...]



da Graziadei (relatore), Discorso Graziadei in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...] leggerò io, e vedrete che la mozione, se a me, personalmente, non piace, nella sua lettera è estremista.
Voci: E nello spirito?...
GRAZIADEI: Io parlo anche dello spirito. Un conto è la stima delle persone e un conto è quello che dicono; come stima alle persone riservo il giudizio, ma sulla mozione dico che la mozione — e non dico che sia sincera, perché nessuno ha il termometro della sincerità — ha un'intonazione estremista.
Ma c'è di piú ! Viene una seconda votazione, di cui gli estremi non sono stati pubblicati sull'Avanti!
Zinowieff, quello famoso delle concessioni speciali ai francesi, agli
inglesi ed ai tedeschi, fino novembre 1920, quando l'Avanti! parlava di concessioni, aveva diretto, con quel linguaggio che, personalmente per il mio gusto, è un po' eccessivo, una lettera ai socialisti francesi in cui c'erano queste parole a proposito di Longuet non guerrafondaio: <c Col coltello alla gola, bisogna esigere una risposta da Longuet e dai suoi partigiani, e secondo questa risposta, secondo che essi accetteranno in buona fede e [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] P. Togliatti, Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]esa di una « rivoluzione » che dovrebbe uscire puramente dalla estensione dei processi automatici nella produzione industriale, e non dalle modificazioni dei rapporti di forza tra le classi, e che sono relative tanto a fatti organici isolati,. quanto a fatti di organizzazione, di coscienza e anche di congiuntura. Potrebbe essere ricordata, a questo proposito, in Gramsci, la polemica contro « la dottrina per cui lo svolgimento economico e storico viene fatto dipendere immediatamente da mutamenti di un qualche elemento importante della produzione, la scoperta di una nuova materia prima, di un nuovo combustibile, ecc., che portano con sé l'applicazione di nuovi metodi nella costruzione e nell'azionamento delle macchine » j. In questi casi dal materialismo storico si passa all'economismo storico, che non è piú la nostra dottrina.
Fanno parte, quindi, della grande corrente del pensiero politico leninista, da un lato la insistente polemica di Gramsci contro l'economismo e Ì interpretazioni economistiche del marxismo, (essa è permanente in tutti[...]

[...]roviamo qui di fronte alla affermazione, che è a1 centro di tutto il pensiero di Gràmsci, della storicità assoluta della realtà sociale e politica, e alla definizione del marxismo, quindi, come storicismo assoluto, in quanto sola dottrina capace di guidare alla comprensione di tutto il movimento della storia e al dominio di questo movimento da parte degli uomini associati. In questo ambito vengono risolti i temi della libertà
e della necessità, viene elaborato un criterio per giudicare quali sono i problemi storicamente concreti, cioè tali che possono essere risolti con un rivolgimento delle strutture sociali e quelli che nell'ambito delle strutture esistenti ancora sono da risolversi, ma la cui soluzione prepara
e rende inevitabile il rivolgimento radicale. La ricerca del limite della iniziativa nella lotta per conoscere e trasformare il mondo assume anch'essa carattere di ricerca obiettiva, scientifica. Sono condannate le evasioni e i sogni, l'astratto proclamare che il mondo va in questa o
26 I documenti del convegno
quella direzion[...]

[...]ettive debbono essere stabilite con una ricerca priva di passione. La realtà, il presente, diventa una cosa dura, su cui occorre violentemente attirare l'attenzione, se si vuole trasformarla. L'intelligenza è pessimista. L'ottimismo incomincia dalla volontà.
4. — Parte essenziale di tutta la dottrina leninista della rivoluzione
e del pensiero di Gramsci è, in questo quadro generale, la determinazione della nuova posizione che la classe operaia viene ad assumere, internazionalmente e in ogni paese, nel momento in cui si apre, per la stessa maturità oggettiva della struttura borghese del mondo (capitalismo, imperialismo, colonialismo), la fase del passaggio a una nuova struttura e a un nuovo ordinamento sociale. La classe operaia diventa classe nazionale, perché esistono le condizioni di un nuovo blocco storico, cioè di un nuovo rapporto tra la struttura e le sovrastrutture. Questo nuovo rapporto è reso necessario dallo sviluppo delle forze stesse della produzione e ha quindi inizio un movimento attraverso il quale la nuova classe viene or[...]

[...]ndo (capitalismo, imperialismo, colonialismo), la fase del passaggio a una nuova struttura e a un nuovo ordinamento sociale. La classe operaia diventa classe nazionale, perché esistono le condizioni di un nuovo blocco storico, cioè di un nuovo rapporto tra la struttura e le sovrastrutture. Questo nuovo rapporto è reso necessario dallo sviluppo delle forze stesse della produzione e ha quindi inizio un movimento attraverso il quale la nuova classe viene organizzando la propria egemonia e il proprio avvento al potere.
Quale relazione si stabilisce, quindi, tra la situazione internazionale e i rapporti nazionali? Di grande importanza è la nota Internazionalismo
e politica nazionale'. Lo sviluppo è verso l'internazionalismo, ma il punto di partenza è nazionale ed è da questo punto di partenza che occorre prendere le mosse. La prospettiva è internazionale e non può essere che tale, ma « il rapporto " nazionale " è il risultato di una combinazione " originale " unica (in un certo senso) che in questa originalità
e unicità deve essere compresa [...]

[...] sociali allo scopo della realizzazione, da parte di ciascuno di essi, di un suo programma di riven
28 I documenti del convegno
dicazioni. L'alleanza esce dalla struttura di tutta la società italiana e crea le condizioni di un nuovo blocco storico dirigente. La formazione di una volontà collettiva nazionalepopolare è riconosciuta impossibile, « se le grandi masse dei contadini coltivatori non irrompono simultaneamente nella vita politica » 1. Viene cosí a essere corretta quella discordanza e persino mancanza di contemporaneità negli sviluppi del movimento operaio e di quello contadino che è denunciata nelle Tesi preparate da Gramsci per il Congresso di Lione del 1926, e che era la conseguenza di impreparazione politica del partito operaio.
Maggiore interesse, nei dibattiti del giorno d'oggi, sembra invece avere il punto, secondo noi invece meno importante e già chiarito piú di una volta, circa la funzione che alla classe operaia era attribuita nel movimento torinese dei Consigli di fabbrica. Priva di qualsiasi valore, indice soltanto d[...]

[...]cesso della produzione e la sua azione politica. Anche nell'esame dei rapporti strutturali e dei rapporti di produzione, si devono introdurre le necessarie distinzioni. La forza di produzione, la tecnica, il lavoro sono concetti differenti e la differenza sta nella maggiore o minore presenza di elementi che già provengono dalla sovrastruttura. La classe, come tale, si ha ad. un livello .piú elevato, e una politica di classe non si ha se non interviene un elemento consapevole. Valga come esempio lo studio che Gramsci fa del fordismo, che parte dalle modificazioni della tecnica, ma è un tentativo di analisi della struttura sociale degli Stati Uniti d'America, in un momento del suo sviluppo.
5. Anche l'ampia, complessa e tormentata indagine sulla funzione degli intellettuali, impostata da Gramsci prima dell'arresto (e ciò risulta non solo dal ricordo di conversazioni con lui, ma dallo stesso scritto sulla Quistione meridionale) e condotta a fondo negli anni del carcere, ha un fondamento leninista, che non mi sembra sia stato sinora rilevato[...]



da Taylan Ozgur, Turchia. Il terrorismo dei generali. [sottotitolo: Soppresse tutte le libertà. Il gruppo militare che ha operato a marzo il colpo di Stato mostra sempre più la sua natura di intermediario della penetrazione neocoloniale. La repressione dilaga colpendo tutta la sinistra nelle sue varie componenti, ma la partita è ancora aperta] in KBD-Periodici: Rinascita 1971 - 6 - 11 - numero 24

Brano: [...]orno al grande impero turco dal Sinkiang alla Jugoslavia — e qualche piccolo gruppo assolutamente innocuo. Il vero obiettivo è stata invece la sinistra: dai giovani universitari appartenenti a gruppi gauchistes, al Partito del Lavoro, ai sindacati. Giù, giù, sino alle stesse ali riformiste piccoloborghesi: si è incriminato persino, per « vilipendio » il segretario generale del Partito repubblicano, Ecevit, che ufficialmente sostiene il governo.
Viene perciò da chiedersi, a questo punto: in Turchia siamo al fascismo? Una prima risposta ci dice che sì, ci siamo. Vi poteva forse essere qualche dubbio in proposito nei primi giorni del colpo di Stato militare. Giocavano in questo senso una certa ambiguità della collocazione dei militari nella società turca,
funzione ch'essi ebbero nel 1960 contribuendo al rovesciamento del dittatore Menderes, l'idea che nell'esercito fosse ancora solida la tradizione kemalista, tutte cose che potevano corrispondere a connotati storici realmente esistenti. Oggi tuttavia il quadro è più nitido e si può cercare [...]

[...]organizzare i contadini — utilizzando i fattori più tradizionali della religione islamica — per difendere una situazione immobile incrinata, come dicevamo, dal neocolonialismo. In breve il regime, con le sue finzioni di ricambio dei gruppi dirigenti, con le sue clientele e le sue faide, non agisce più come deterrente delle tensioni sociali, non è più in grado di egemonizzare una società in ebollizione. Il fossato tra paese reale e paese legale diviene enorme e. rende inefficace lo stesso apparato di repressione e di corruzione.
E' a questo punto che entrano in ballo i militari. Il credito di cui essi dispongono è enorme: non hanno forse rappresentato nella storia della Turchia moderna « la coscienza della nazione »? non era stato Kemal Ataturk un soldato che si era battuto per la. salvezza della patria, fondando nel lontano 1923 la repubblica e lo Stato sulle rovine dell'impero ottomano? In effetti la tradizione kemalista è ancora assai forte nell'esercito, ma è questa la componente essenziale del colpo di Stato?
La risposta, ora possiam[...]

[...]ntamenti che vadano oltre una impostazione puramente modernista e nazionalista, .per aggredire direttamente il tessuto sociale turco. Ciò che poteva apparire rivoluzionario negli anni '20, è oggi solo impotenza riformista, incapacità di mobilitare le forze sociali e politiche in un progetto veramente rinnovatore. Ciò fa sì che l'ala kemalista dell'esercito non abbia né il potere né la forza per assumere essa il controllo del colpo di Stato. Anzi viene rapidamente emarginata. D'altro canto, a questo punto, tutti possono richiamarsi a Ataturk, tanto fragile, lontana e evasiva appare la linea nazionale modernista. Ma vi è una seconda ragione che appare più importante.
L'esercito in questi decenni è venuto secernendo una sua casta particolare, ancorata più ai trattati internazionali che alla tradizione nazionale, educata più allo spirito delle alleanze occidentali che al culto del kemalismo. Per mentalità, costume, preparazione è maturato un gruppo militare che ha le sue radici nella NATO più che in Turchia. E non solo mentalità, ma anche int[...]



da Luigi Rodelli, Il Craxi-concordato. tre atti con i patti del 18 febbraio in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: NOTERELLE E SCHERMAGLIE

IL CRAXICONCORDATO

Atto primo. Giovedì 1° dicembre 1983 Craxi viene ricevuto dal papa, in Vaticano. Durante l’udienza Craxi avrebbe sollecitato la firma della revisione del Concordato tra la S. Sede e l’Italia. Nell’intervista « Datemi più potere » (« Il Mondo », 9 gennaio 1984), alla domanda se non sarebbe più opportuno arrivare all’abrogazione, Craxi risponde: « Si è per lunghi anni negoziato per una revisione del Concordato. Giunti vicini a un possibile atto conclusivo, non mi sembrerebbe né saggio né logico cambiare strada ».

Dolce o aspro che sia, giovevole o no al rafforzamento delle libertà civili, all’educazione democratica non confessionale dei ci[...]

[...]ti ».

Alla gente, magari, piacerebbe saperne qualcosa di più (ne ha il diritto), ma gli si sussurra alle orecchie che il Concordato è un atto di diritto internaziona214

LUIGI RODELLI

le, che c’è di mezzo la segretezza della procedura e che solo per la longanimità di Andreotti si è fatto (1976) uno strappo alla regola si che il Parlamento fosse informato delle varie fasi della trattativa. Nel linguaggio parlamentare la parola Parlamento viene a significare assai spesso l’insieme dei soli capi dei gruppi parlamentari. Costoro riassumono il testo ed elaborano la risposta. Ai giornalisti si assegna il compito di ridurre il tutto in pillole assolutamente innocue. L’opinione pubblica sia dunque informata; per quel tanto (o poco) che piace al governo.

Una volta i giornali socialisti pubblicavano le vignette di Scalarmi, che oggi appaiono datate, pur con le loro storiche verità. Ce n’è tuttavia una, « La piovra », che non ha perso nulla della sua attualità: il Vaticano viene rappresentato come una piovra che estende ovunque i suoi ten[...]

[...] riassumono il testo ed elaborano la risposta. Ai giornalisti si assegna il compito di ridurre il tutto in pillole assolutamente innocue. L’opinione pubblica sia dunque informata; per quel tanto (o poco) che piace al governo.

Una volta i giornali socialisti pubblicavano le vignette di Scalarmi, che oggi appaiono datate, pur con le loro storiche verità. Ce n’è tuttavia una, « La piovra », che non ha perso nulla della sua attualità: il Vaticano viene rappresentato come una piovra che estende ovunque i suoi tentacoli. La vignetta è del 1924 e avrebbe bisogno di qualche aggiornamento ed aggiunta significativa (ior e dintorni).

Per un primo approccio al Concordato basterebbe dire alla gente cosi: il sistema concordatario risolve (o pretende di risolvere) a livello di vertici politicoburocratici, vaticani e italiani, tutta una serie di rapporti tra vita religiosa e vita civile che, in regime democratico, dovrebb’essere lasciata alPiniziativa dal basso, cioè dei singoli individui, credenti e non credenti.

Al contribuente italiano, cattol[...]

[...]al governo dei fedeli, nonché dei libri e di tutte le pubblicazioni a cura degli enti della Chiesa; dei settimanali diocesani; esenzione totale dall’Iva per le spese di composizione e stampa dei quotidiani di carattere religioso cattolico. Si potrebbe continuare nel lungo elenco. È una rete di canali che attraversa i capitoli di spesa di non pochi ministeri.

Tutto il sistema è sorretto da due componenti: da un lato, la delega che il cattolico viene abituato a dare al clero su qualsiasi questione che riguardi la religione, dalPaltro la volontà politica dei partiti di tener nascosto il sottobosco dei privilegi clericali e non clericali.IL CRAXICONCORDATO

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Nel capitolo 188 del bilancio di previsione 1983 del ministero dell’interno figurano stanziati per le congrue dei parroci e delle gerarchie ecclesiastiche 149 miliardi e 400 milioni, a cui si aggiunga un miliardo e mezzo destinato ai soli parroci di Roma: il triplo della spesa autorizzata nel 1977, di 50 miliardi in totale (« Il Mondo », cit., p. 38). I 149 miliardi (e rotti) s[...]

[...]i parroci di Roma: il triplo della spesa autorizzata nel 1977, di 50 miliardi in totale (« Il Mondo », cit., p. 38). I 149 miliardi (e rotti) sono già saliti per il 1984 a 271 miliardi (e rotti).

Privilegi, concessioni, sovvenzioni non promanano soltanto da determinate norme concordatarie, ma anche dalla legislazione parlamentare postconcordataria e, via via, sempre più negli ultimi decenni, da tutti i vari enti locali. Il Vaticano, di fatto, viene, per cosi dire, cooptato dai politici: viene considerato un partito, anzi il superpartito al quale il contribuente italiano paga balzelli sempre più pesanti.

C’è dunque un modo di rivedere il Concordato che è un modo di non vedere o di non voler vedere. Da tempo si favoleggia di una sesta bozza quella ritenuta definitiva di revisione del Concordato; il Parlamento aveva avuto in rapida visione, in tempi successivi, solo la prima e la terza bozza. La sesta bozza esiste; Craxi l’ha ricevuta in consegna dal suo predecessore Fanfani e se la tiene; qualcuno afferma che a custodirla gelosamente sarebbe Gennaro Acquaviva, il segretario part[...]

[...]l segretario particolare di Craxi, cattosocialista, intimo di quel mons. Silvestrini che ha guidato la delegazione vaticana per la revisione del Concordato (v. « In nome di Dio, pardon, di Bettino », « Europeo », 17 dicembre 1983). Sembra una commedia di palazzo ed è invece il solito furbesco espediente di trattare in segreto coi preti e venirne fuori a cose fatte.

C’è poi il segreto nel segreto. Mentre ai parlamentari e ai cittadini italiani viene tenuto nascosto il testo integrale della sesta bozza, la Conferenza episcopale italiana (Cei) si riunisce per esaminarlo a porte chiuse. Gli italiani non possono mettere il becco in cose che li riguardano direttamente per il presente e per il futuro: ce lo mettono prima i preti. Craxi non batte ciglio. Alcuni parlamentari sollecitano il governo a sottoporre la sesta bozza al vaglio del Parlamento.

A questo punto vien fuori « l’ipotesi definitiva », del tutto misteriosa: non appena sarà messa a punto dice il repubblicano Mammì alla conferenza dei capigruppo di Montecitorio immediatamente [...]

[...]l fine di lucro dal fine di culto verrà affidato dal governo ad una commissione mista, alla quale si detterebbero i principi da applicare. La commissione avrà sei mesi di tempo. Alla domanda se e quando il Parlamento discuterà gli accordi raggiunti, Craxi ha risposto che potrà farlo in sede di ratifica: al Parlamento non sarà presentata ha dichiarato Craxi l’intera normativa, saranno esposti solo i principi ispiratori. La sostanza dell’accordo viene cosi ad essere sottratta al Parlamento (ma intanto Camera e Senato approvano a larga maggioranza: firmano cambiali in bianco; si astengono i liberali).

A questo punto il Parlamento avrebbe potuto, in teoria, ritirare la delega al governo per la trattativa dell’intero affare e porre quindi le premesse per la denuncia unilaterale del Concordato. In realtà con la maggioranza che ha avuto alla Camera (338 favorevoli, 67 contrari e 30 astenuti), Craxi potrà vantarsi di aver portato, non importa se da protagonista o da caudatario, alla soglia della conclusione un accordo non sgradito alla S. Sed[...]

[...]on importa se da protagonista o da caudatario, alla soglia della conclusione un accordo non sgradito alla S. Sede e allo ior, ma certamente in contrasto con l’evoluzione dei tempi e con gli interessi dello sviluppo economicosociale e dell’istruzione pubblica.

Se è lecito fare delle proiezioni sul futuro, gli elementi non mancano: soprattutto nel campo della scuola. La formula escogitata per l’insegnamento confessionale cattolico suona cosi: « viene garantito a ciascuno il diritto di218

LUIGI RODELLI

riceverlo o di non riceverlo senza che tale scelta, da effettuarsi all’atto dell’iscrizione, su richiesta dell’autorità scolastica, possa dar luogo ad alcuna forma di discriminazione ». In quale ora si darebbe l’insegnamento della religione cattolica, a spese della collettività? Che cosa faranno in quelle ore gli alunni che rifiutano di ricevere quell’insegnamento? La « piena facoltatività » (richiesta dell’alunno interessato, lezioni fuori dall’orario scolastico, a spese della Chiesa) non è stata accolta. Come ha osservato Luciano Gu[...]

[...]rvato Luciano Guerzoni, indipendente di sinistra alla Camera, la richiesta di ricevere o di respingere fatta al giovane da parte dell’autorità scolastica infrange anche il principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge « senza distinzione di religione », sancito dalla Costituzione (art. 3) e si identifica con un censimento in materia di religione.

Il numero degli insegnanti di religione cattolica andrà al raddoppio o anche più: viene stabilito infatti che l’insegnamento religioso avverrà « senza differenza di sistema fra scuole materneelementari e medie superiori ». Ciò significa che lo Stato pagherà altri stipendi ad altre persone scelte dai vescovi e sottratte al controllo dello Stato. È noto che a tutt’oggi l’insegnamento della religione nelle scuole elementari è tra i compiti del maestro della classe.

A chi lamentava la mancanza nelle scuole secondarie superiori di un insegnamento di storia delle religioni fondato su una preparazione di livello universitario, Craxi ha risposto che questa giusta esigenza sarà soddis[...]

[...] ma non vi badano.

Le argomentazioni critiche e le motivazioni storiche e ideali degli oppositori, tutti a parte i liberali alla sinistra del Pci, bisogna andarle a cercare nel resoconto stenografico del dibattito alla Camera: si vedrà come sia stato incalzato il governo (Craxi abbandonava l’aula) sulla questione delle sentenze di nullità dei matrimoni concordatari per cui l’ordinamento della Chiesa, che è « estraneo » a quello dello Stato, viene parificato a un ordinamento statuale straniero (Guerzoni, Melimi); sulla questione dell’assenza di controlli sulle operazioni bancarie, sulle esportazioni di capitali e sullo scavalcamento di barriere valutarie reso possibile dal Trattato del Laterano (Meliini, Minervini, G. Negri e altri); sull’aggancio al Concordato, in funzione fumogena dell’Intesa separatista con la Chiesa valdese metodista, tenuta nel cassetto fin dal 1978 (Zanone).

All’appuntamento delle ore 12 del 18 febbraio a Villa Madama, Craxi, dicono le cronache, è arrivato di buon umore e in buona forma. « Da socialista, pos[...]

[...]arino a difendere di persona gli interessi della società civile e propri.

Al momento di chiudere queste note ci giunge il testo integrale del nuovo Concordato e del Protocollo Addizionale. Come il lettore potrà constatare il testo conferma in gran parte, rafforza ed estende i privilegi assicurati alla Chiesa cattolica dal Concordato mussoliniano e dalla successiva legislazione italiana, fedele alla lettera e allo spirito del concordatario.

Viene intanto fatto sapere che è stata insediata la commissione paritetica per gli enti e i beni ecclesiastici, presidente Margiotta Broglio per la parte italiana e monsignor Nicora per la parte vaticana; consegnerà al parlamento una relazione entro il 18 di agosto. Vedremo che cosa farà.

Luigi Rodelli

il concordato craxicasaroli

La Santa Sede e la Repubblica Italiana tenuto conto del processo di trasformazione politica e sociale verificatosi in Italia negli ultimi decenni e degli sviluppi promossi nella Chiesa dal Concilio Vaticano II; avendo presenti, da parte della Repubblica italiana, [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Viene, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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