Brano: LA CIOCIARA (*)
Ah, i bei tempi di quando andai sposa e lasciai Vallecorsa per venire a Roma. La sapete la canzone:
Quando la ciociara si marita
a chi tocca lo spago e a chi la ciocia.
Ma io diedi tutto a mio marito, spago e ciocia, perché era mio marito e anche perché mi portava a Roma ed ero contenta di andarci e non sapevo che proprio a Roma mi aspettava la disgrazia. Avevo la faccia tonda, gli occhi neri, grandi e fissi, i capelli neri che mi crescevano fin quasi sugli occhi, stretti in due trecce1tte fitte simili a corde. Avevo la bocca rossa come il corallo e qua do ridevo mostravo due file di denti bianchi, regolari e stretti. Ero forte allora e sul cercin[...]
[...]retta se non quando lui gli dava dei soldi. Coi soldi si sa, si ottiene tutto, persino che una sposina alzi la gonnella. Io capivo subito quando l'amore gli andava bene, perché allora era quasi allegro e perfino gentile. Quando invece non ci aveva donne, diventava cupo, mi rispondeva male e qualche volta persino mi menava. Ma io glielo dissi una volta : « Tu va con le mignotte quanto ti pare, ma non toccarmi perché altrimenti ti lascio e torno a Vallecorsa ». Io non volevo amanti, invece, sebbene molti, come ho già detto, mi stessero dietro; tutta la mia passione la mettevo nella casa, nel negozio e quando mi nacque la bambina, nella mia figlia. Dell'amore non m'importava e anzi, forse forse, per via che non avevo conosciuto se non mio marito così
44 ALBERTO MORAVIA
vecchio e brutto, mi faceva quasi schifo. Volevo soltanto star tranquilla e non mancare di nulla. Del resto una donna deve essere fedele al marito qualsiasi cosa avvenga, anche se il marito, come era il caso non è fedele a lei.
Mio marito con gli anni non trovava più donne che gl[...]
[...] il negozio andava bene sul serio, benché ci fosse quell'inconveniente delle tessere e Rosa ed io stessimo tutto il giorno con le forbici in mano come se fossimo state sarte e non negozianti. Andava bene il negozio perché io ero brava e sul peso riuscivo sempre a guadagnarci un poco e poi anche perché, siccome c'era il tesseramento, facevamo tutte e due un po' di borsa nera. Rosetta ed io ogni tanto si chiudeva il negozio e si andava al paese, a Vallecorsa oppure in qualche altra località più vicina. Ci andavamo con due grandi valigie di fibra, vuote; e le riportavamo indietro piene di tutto un po': farina, prosciutti, uova, patate. Con la polizia annonaria mi ero messa d'accordo, perché avevano fame anche loro e così era più quello che vendevo sotto banco che quello che vendevo a viso aperto. Uno della polizia, però un giorno si mise in testa di ricattarmi. Venne e disse che se io non facevo all'amore con lui, mi avrebbe denunziato : Io gli dissi, calma calma: « Va bene... passa più tardi a casa mia ». Lui si fece rosso, come se gli fosse venu[...]
[...]bisogna dire che la guerra mi favoriva : sempre più facevo la borsa nera con prezzi d'affezione, sempre meno vendevo al negozio coi prezzi fissati dal governo. Quando cominciarono i bombardamenti a Napoli e nelle altre città, la gente veniva a dirmi: « Scappiamo che qui ci ammazzano tutti »; e io rispondevo: «A Roma non ci vengono, perché a Roma c'é il Papa... e poi se me ne vado, chi ci pensa al negozio? ». Anche i miei genitori mi scrissero da Vallecorsa invitandomi ad andare da loro, ma rifiutai. Andavamo, Rosetta ed io, sempre più spesso in campagna, con le valigie e riportavamo a Roma tutto quello che trovavamo : le campagne erano piene di roba, ma i contadini non volevano venderla al governo perché il governo gliela pagava poco e aspettavano noialtri della borsa nera che gliela pagavamo a prezzo di mercato. Molta roba, oltre che nelle valigie ce la mettevamo addosso : ricordo che una volta tornai a Roma con qualche chilo di salsicce legate intorno la vita, sotto la gonnella, che sembravo incinta. E Rosetta si metteva le uova in seno che p[...]
[...]na del fucile proprio sullo stomaco, spingendomela dentro, così che mi fece male e allora mi venne la rabbia e gridai: « Avete fatto male a mandarlo via, Mussolini... si stava meglio con lui... da quando ci siete voialtri, non si mangia piú ». Non so perché, a queste parole la gente si mise a ridere e molti mi gridarono: « burina », proprio come mio marito e uno mi disse: « A Sgurgola, i giornali non li leggete? ». Risposi, invi perita: «Sono di Vallecorsa e non di Sgurgola... e poi a te non ti conosco e non ti parlo ». Ma quelli continuavano a ridere e anche il tedesco quasi quasi sorrideva. E intanto le uova le tiravano giù nelle cassette aperte, tutte bianche e belle, e le portavano dentro il magazzino. Io allora gridai: « Ah frocio, le uova vogliamo, hai capito... vogliamo le uova ». Dalla folla usci un vigile e mi ingiunse: « su, vattene che sarà meglio ». Io gli risposi: « Hai mangiato tu?... io no ». Lui allora mi diede uno schiaffo e con uno spintone mi ricacciò in mezzo alla folla. Io l'avrei ammazzato, parola, e mi dibattevo dicendogl[...]
[...]gato, proprio come quella delle pecore. E i capelli ricordavano il pelo degli agnelli, di un biondo scuro, fitti fitti e ricci, e aveva la pelle bianca, delicata, sparsa di nei biondi, mentre io ci ho i capelli neri e la carnagione scura, come bruciata dal sole. Finalmente per calmarla le dissi: u Tutti dicono che gli inglesi é questione di giorni e poi verranno e non ci sarà più la carestia... intanto sai che facciamo? Ce ne andiamo dai nonni a Vallecorsa e li aspettiamo la fine della guerra. Loro la roba da mangiare ce l'hanno, hanno fagioli, hanno uova, hanno maiali. E poi in campagna qualche cosa si trova sempre ». Lei domandò allora: « E l'appartamento? ». Io risposi: « Figlia mia anche a questo ci ho pensato... lo affittiamo a Giovanni, per modo di dire però... e,quando torniamo, lui ce lo rende tale e quale... il negozio, invece, lo chiudo, tanto non c'é niente dentro e per un pezzo non ci sarà niente da vendere ».
LA CIOCIARA 53
Bisogna sapere che questo Giovanni era un commerciante di carbone e legna da ardere il quale era stato amic[...]