Brano: NUOVI ARGOMENTI
N. 1718 Novembre 1955 Febbraio 1956
L'UVA PUTTANELLA
Pubblichiamo qui alcuni dei frammenti inediti del libro l'« Uva puttanella » di Rocco Scotellaro. Il volume è comparso in questi giorni, per i tipi di Laterza. E un avvenimento importante nella nostra letteratura: è certamente una delle opere più ricche di valore e di peso di questi anni, da tutti i punti di vista: come creazione poetica originale, come racconto di fatti e descrizione di condizioni e avvenimenti di vita che sono vicini a tutti noi, come documento meridionalista, come strumento di lotta ed espressione di libertà. È forse la migliore delle opere dello scrittore lucano, morto a trent'anni, quella in cui, con più larghezza che nelle poesie, c[...]
[...] e descrizione di condizioni e avvenimenti di vita che sono vicini a tutti noi, come documento meridionalista, come strumento di lotta ed espressione di libertà. È forse la migliore delle opere dello scrittore lucano, morto a trent'anni, quella in cui, con più larghezza che nelle poesie, con più libertà e complessità che nell'o Inchiesta », Rocco ha espresso se stesso e insieme il mondo contadino in movimento, di cui egli era parte e guida.
L'« Uva puttanella » (come il lettore vedrà leggendo il libro, e dando un'occhiata alla lunga prefazione che lo accompagna) fu lasciato incompiuto per la morte di Rocco: e quello che è stato pubblicato in volume sono le parti finite e coerenti dell'opera; quelle che Rocco aveva portato a termine, e che si legano in unità, non soltanto per l'ispirazione comune, ma anche per l'argomento e lo sviluppo narrativo. Il piano dell'opera (successivamente, in vari momenti, tra il 1950, data dell'inizio, e il 1953, data della sua morte, modificato) era assai più ampio: ma della maggior parte del libro progettat[...]
[...]li capitava per mano); una mole di materiale, che gli doveva servire poi nella redazione definitiva, che spesso è difficile distin
guere da altre note, ché non avevano rapporto con il libro. E come un diario di appunti, nei quali vediamo rivivere il nostro amico, animati tutti dalla unità della sua persona. Ci pare dunque di estremo interesse pubblicare qui qualcuno di questi frammenti, tra í moltissimi che egli ha lasciato.
I frammenti dell'u Uva puttanella » possono distinguersi in tre categorie:
1) quelli programmatici (schemi di lavoro, indici, interpretazioni e spiegazioni di figure, personaggi, situazioni che avrebbero dovuto poi essere sviluppate, analisi del conc:tto di ,a Uva puttanella », citazioni di fonti, ecc.);
2) le note varie, appunti di immagini, di frasi, di discorsi, materiale generico e disponibile per l'opera da compiere. (In questo secondo gruppo di frammenti, numerosissimi, è, come ho detto, difficile, e talvolta impossibile, distinguere quelli che si riferiscono direttamente all'« Uva puttanella» dalle note fatte con altra intenzione o senza una destinazione particolare. Ma, in un certo senso, essi possono tutti riattaccarsi all'e Uva », perché nel libro, così come più recentemente era stato concepito, avrebbero dovuto trovare espressione unitaria tutte le diverse esperienze dell'autore);
3) quelli narrativi (che il lettore potrà agevolmente situare nel contesto del libro: alcuni sono delle varianti precedenti, o delle aggiunte che non avevano ancora trovato il loro posto, come, ad esempio, i frammenti della prigione, che non abbiamo potuto inserire nel libro per non interrompere lo sviluppo del racconto).
Ci è parso opportuno, (e crediamo di fare cosa utile e gradevole al lettore) pubblicare qui una parte di questi fram[...]
[...] avevano ancora trovato il loro posto, come, ad esempio, i frammenti della prigione, che non abbiamo potuto inserire nel libro per non interrompere lo sviluppo del racconto).
Ci è parso opportuno, (e crediamo di fare cosa utile e gradevole al lettore) pubblicare qui una parte di questi frammenti, che ci auguriamo possano essere poi raccolti tutti in volume, insieme alle lettere, agli scritti vari, agli articoli su differenti argomenti,
'I I
L'UVA PUTTANELLA 3
già pubblicati qua e là e praticamente introvabili, o lasciati inediti da Rocco. Nel primo gruppo abbiamo raccolto alcuni degli schemi dell'opera, dei commenti al concetto di « Uva puttanella », delle note di lavoro di Rocco. Nel secondo alcuni dei brevi appunti tratti dai quaderni stessi in cui Rocco andava scrivendo il suo libro; e inoltre alcune pagine di uno dei molti quaderni di note, cos? ricche di materiale espressivo. Nel terzo gruppo infine, pubblichiamo i frammenti narrativi, che corrispondono alle varie parti del libro, e che serviranno al lettore, come una appendice, a completare e approfondire la propria lettura.
Tutti questi frammenti, pur nel loro disordine e nella loro incompiutezza, entrano nel quadro di un'opera che è la più viva espressione e la più [...]
[...]ovimento contadino, lo rappresenta e lo esprime. Sono parole nuove, piene insieme di verità e di poesia. Questi frammenti ne mostrano la formazione e la nascita: tanto più commoventi dunque, perché così direttamente legati a una meditazione che era insieme azione e creazione; che trovava nel movimento contadino la sua fonte, e che riportava al movimento contadino le immagini che, rappresentandolo, lo facevato reale.
Carlo Levi
FRAMMENTI DELL'« UVA PUTTANELLA »
Io
1.
Questò racconto, ispirato solo in parte a fatti realmente avvenuti e a persone anagrafiche, ha rasentato appena l'autobiografia e l'inchiesta che sono gli strumenti più diretti della comunicazione. Per un'autobiografia mancano altri elogi e altri biasimi, e poi si
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sa bene l'inganno di ogni lettera scritta all'amico ed all'amata; per un'inchiesta occorrevano calcoli che possono benissimo non tornare alla fine come accade nella varia pronunzia dello stesso verso in una poesia. Gli appunti presi sono stati un esercizio qualunque di calligrafia e di pitt[...]
[...]ogni lettera scritta all'amico ed all'amata; per un'inchiesta occorrevano calcoli che possono benissimo non tornare alla fine come accade nella varia pronunzia dello stesso verso in una poesia. Gli appunti presi sono stati un esercizio qualunque di calligrafia e di pittura del momento. Ripetendoli qui, essi hanno la forza fredda degli ossi, dispersi, nemmeno legati in scheletro. L'ordine che non c'è non lo troverete come appunto è nel grappolo d'uva che gli acini sono di diversa grandezza anche a volere usare la piú accurata sgramolatura. Questi sono acini piccoli, apireni, seppure maturi che andranno ugualmente nella tina del mosto il giorno della vendemmia. Cosi il mio paese fa parte dell'Italia.
Io e il mio paese meridionale siamo l'uva puttanella, piccola e matura nel grappolo per dare il poco succo che abbiamo. Infine l'invenzione e la realtà sono ugualmente gratuite, malgrado ogni strumento di misura e di paragone e perciò nessuno — uomini e partiti — si quereli e i giudici, li prego, non diano retta alle chiacchiere.
2.
Disegno generale del libro «L'uva puttanella»
la parte — Le dimissioni questa volta mi riportano, nudo e fanciullo, alla vigna del padre.
Istintivamente, perduta ogni illusione di potere essere utile agli altri e pensando di non essere stato utile a me stesso, vorrei prendere in mano la vigna e l'attività del padre.
Con le persecuzioni violente che cominciavano saremmo stati schiacciati tutti. Le forze dei signori, l'autorità loro e delle vecchie leggi si ricostituivano. Le nostre parole diventavano vecchie. C'era tuttavia una serie di fatti e di cose, che restavano, che dovevano restare.
2' parte— Storia dei movimenti lo[...]
[...].
Con le persecuzioni violente che cominciavano saremmo stati schiacciati tutti. Le forze dei signori, l'autorità loro e delle vecchie leggi si ricostituivano. Le nostre parole diventavano vecchie. C'era tuttavia una serie di fatti e di cose, che restavano, che dovevano restare.
2' parte— Storia dei movimenti locali. Comizi. Caratteri e tipi. Partiti locali, attuali e passati. I sindaci degli altri comuni. La chiesa cattolica. Il Vescovo.
L'UVA PUTTANELLA 5
Un maestro: Mazzarino.
Le prime elezioni del giugno '46, le amministrative.
Le prime dimissioni, dopo il 18 aprile '48.
Il Commissario prefettizio. Gli esami a Bari.
Le elezioni del nov. '48. Il Battesimo : non posso fare il
compare.
Ero una peschiera, avevo acqua pulita o sporca, io non c'en
travo. Votavano per me la Presidente dell'Azione cattolica e persino
i delinquenti.
Realizzazioni: Io non me ne vaco a ra qua
si la grazia nun mi fa.
3a parte — Il carcere 8 febbraio '5025 marzo '50. Le occupa
zioni di terre.
La religione della camorra. La libertà.
Come purtro[...]
[...]so fare il
compare.
Ero una peschiera, avevo acqua pulita o sporca, io non c'en
travo. Votavano per me la Presidente dell'Azione cattolica e persino
i delinquenti.
Realizzazioni: Io non me ne vaco a ra qua
si la grazia nun mi fa.
3a parte — Il carcere 8 febbraio '5025 marzo '50. Le occupa
zioni di terre.
La religione della camorra. La libertà.
Come purtroppo si può essere politici oggi: con o contro
1; Americ scendo sempre la parte di uva puttanella.
4a parte — L'amore che non viene. La madre, la città.
Il paese resta come un piatto melmoso in fondo al cuore.
L'emigrazione.
5a parte — Ritorno al paese: elezioni del 7 giugno. Il semi
cerchio.
3.
L'Uva puttanella: Le ideologie, la ricchezza, la violenza, la religione e le potenze terrestri e arcane sono forze che vogliono vincere la loro battaglia su tutti gli uomini.
Gli uomini ne rimangono feriti, schiacciati o rotti, come cocci, tuttavia con la loro invincibile personalità animale « Se noi vogliamo, nessuno ci scoprirà » si dicono, anzi, per difendersi.
L'asprezza dei contadini è un carattere individuale inconfondibile; la loro adesione a un movimento è assuefazione incosciente e forzata, la loro speranza è sempre disperata perché gli uomini non vogliono bene agli uomini; per loro le l[...]
[...]nque gli uomini intra tante persecuzioni, portavano descritti negli occhi lo spavento dello animo loro, perché, oltre agli infiniti mali che sopportavano, mancava buona parte di loro di poter rifuggire all'aiuto di Dio, nel quale tutti i miseri sogliono sperare; perché, sendo la maggior parte di loro incerti a quale Dio dovessero ricorrere, mancando di ogni aiuto e di ogni speranza, miseramente morivano ».
Machiavelli, Istorie Fiorentine.
6.
Uva puttanella sono gli amici miei ed io, ostriche attaccate a un masso, che non vedono e non sanno il segreto delle barche, delle petroliere, delle portaerei e dei cacciatori subacquei.
8 ROCCO SCOTELLARO
Viviamo al coperto delle preoccupazioni degli economisti, anche se riusciamo a capire le loro lotte e perciò ne profetizziamo l'inutilità. Al coperto delle ultime conoscenze fisiche: il peggio é sapere che non avremo dei figli, abbastanza adulti e intelligenti (non li avremo affatto) che potranno spiegarci domani cib che capita sotto i nostri occhi oggi quando loro non sono ancora nati.
7.
[...]
[...].
Uno avrebbe lavorato con gioia quando il lavoro si consuma come una gioia.
Ma appena — dopo un'ora — smettere il lavoro per spandere la gioia. Chiamatela vanità o soltanto desiderio di moltiplicarsi di abbracciare di riempire l'aria di sé col foglio aperto in mano, con la targa dell'allegrezza.
Così l'acino piccolo forzava le porte per vedere il sole tra gli acini grossi, e non si moltiplicava, non si faceva grande.
9.
Ka f ka
Nella mia Uva puttanella non é questione di puttanismo politico, fenomeno comune ai capi e ai gregari delle chiese e dei partiti e a tutti gli uomini.
Si tratta, invece, di una rinuncia all'essere, di riluttanza al divenire maturi e grandi.
Ho visto uomini in divisa consacrarsi al sangue, e povera gente in fila per il tozzo di pane giornaliero: persone normali; ho visto arraffoni e speculatori, ladri e assassini: persone poco normali;
L'UVA PUTTANELLA 9
capi chiese e capindustrie e capipopoli: anormali; artisti col capo
volante, esseri non esseri, ma uccelli, sia che abbiano o non abbiano
pane e comodi.
Mia madre mi vuole bene, io non le voglio bene, o soltanto
qualche volta per abbandono o malanno provvisorio.
C'é gente che studia e deve arrivare, arriva ed é contenta.
C'é persone che vogliono sposarsi e si sposano.
Io non so che fare, forse mi ucciderò: sarà l'unico gesto nor
male, di cui spero essere capace.
Penso che Dio è l'uomo più furbo di questa terra, sta nascosto
in un buco per manovrarci così bene.
10.
U[...]
[...]iano
pane e comodi.
Mia madre mi vuole bene, io non le voglio bene, o soltanto
qualche volta per abbandono o malanno provvisorio.
C'é gente che studia e deve arrivare, arriva ed é contenta.
C'é persone che vogliono sposarsi e si sposano.
Io non so che fare, forse mi ucciderò: sarà l'unico gesto nor
male, di cui spero essere capace.
Penso che Dio è l'uomo più furbo di questa terra, sta nascosto
in un buco per manovrarci così bene.
10.
Uva puttanella é l'uva che ha l'acinellatura : consiste nella presenza di acini più piccoli tra quelli di grandezza normale.
Questi acini sono apireni (senza semi) e, se non restano verdi (acinellatura verde), maturano fino a essere più dolci di quelli normali (acinellatura dolce).
L'acinellatura dipende dalla mancata o incompleta fecondazione.
11.
L'uomo dell'Uva puttanella ha il solo problema : l'attesa del giorno in cui a suo dispetto sarà gettato nel tinello per far mosto.
12.
L'uva puttanella era in mezzo ai suoni di tromba di tutti i giornali che annunciavano le vittorie delle elezioni amministrative, ognuno giubilava, nessuno aveva perso.
13.
L'analfabetismo di ritorno — che significava cancellate le tracce degli esami universitari, spente le immagini di fisica, di chimica, delle piante e delle loro famiglie — riguardava anche lui: come si legge una via per la prima volta senza che si sappiano
10 ROCCO SCOTELLARO
le vicende passate e presenti che le dànno anima, e lui voleva saperle, così gli pareva a costo di non sprofondare sempre in giù — che la pioggia o il [...]
[...]re, ripetersi, imparare a memoria.
O sprofondare, si : ma cos'altro aveva fatto in quel tempo se non aderire col suo giornale spiegato intorno alle case e alle famiglie, fasciandone tutto il paese?
Non era contadino, non era un disperato vero, un calzolaio, né un prete, né avvocato, né giudice, per quale legge dunque si muoveva? Né viandante del tutto, carrozzone inerte di un treno, che può passare da un deposito all'altro e girarsi l'Italia.
Uva puttanella che una malattia conosciuta dagli enologhi aveva invaso il grappolo, senza devastarlo del tutto: acini avevano resistito, acini no : questi piccoli sulle raspe non erano più cresciuti da luglio, ma maturati, dolci come gli altri, col sole dentro, la polvere sulla pelle.
II°
1.
Mi ritiravo le notti, con tutti gli atti e i peccati del giorno, solo veramente, eppure mai mi capitava di non essere accompagnato.
Quelli, dov'ero stato a bere e giocare, mi mettevano in mezzo, guerrieri di un re pari loro, con una divisa di fierezza mi scortavano fino alla porta di casa. Avanti e intorn[...]
[...]ronte era l'entrata della casa del mio padrino, senza battenti, dava in una scala e poi, in alto c'era la porta. Era sempre scuro là e nel vicolo a fianco. Se uno mi voleva tirare un colpo, era facile, ma i miei compagni mi proteggevano, guerrieri e fraterni, dei loro mantelli o delle giubbe, con le mani nelle tasche, fino a che non scomparivo dietro la mia porta e i cardini stridevano e il ferro tintinnava tra i passanti dell'altro battente.
L'UVA PUTTANELLA Il
2.
« Non andare dentro alle persone in questo modo ».
Frase dettami da una ragazza che aveva un segreto
amoroso che io volevo sapere.
3.
— Requie e riposo al Purgatorio. La mia povera vita! Giovinotto fermatevi qua.
Alla gruccia appoggiava il moncone quando voleva riposarsi.
Aveva la faccia rossa, due ciocche di bianchi capelli sul cuoio rosso come la faccia, un paio di baffi folti. E la sua voce era stridula, erano le sue parole note di trombetta. — Sono nativo del Gargano vicino a San Michele.
— Grazie assai — cantava — mio giovinotto per la mia povera vita.
4.
1[...]
[...]rino e l'autista della corriera, e poi i circoli degli amici e la famiglia e le ragazze, tutti che lo avrebbero rivisto con quella faccia. La sigaretta in bocca, una gamba stesa avanti all'altra, i capelli e gli occhi: — Sei fatto bello, elegante — gli avrebbero detto. Egli sentiva già ora queste voci.
14.
Beati coloro, per i quali la vita continua anche il giorno di
Pasqua.
A Salerno, piove; sono venuto con il filobus, in un ristorante
L'UVA PUTTANELLA 13
aperto, c'è vento di mare, i camerieri stanno al posto loro, la
solita lista.
Mangio a un tavolo, con un bicchiere di fresie, un garofano,
e boccadileone.
A un tavolo grosso le famiglie di 2 carabinieri o appuntati in borghese, un loro parente, dai capelli bianchi e gobbo. Scrivono le cartoline ai colleghi di certe stazioni, dove o comandano o servono.
Qui al lato c'è una vecchia mamma e il figlio. Più in là un padre una madre eleganti e due figlioli sono quelli della macchina targata Roma. Ed ecco, due ragazzi, in divisa di convittori salesiani
e il loro papà.
A[...]
[...]te della cittadinanza presente.
16.
La faccia del pane.
quella che assume l'impiegato e l'operaio anche, sapendo che andrà a lavoro sicuro, inghiotte saliva, fuma e ti dice: — Sono a posto, tanto al mese.
Piantare il mento.
Tutti piantano il mento accennando alla marcia vittoriosa della loro parte politica, che vuol dire sconfitta dell'avversario o imminente o futura : — Si vedrà, vedremo — e piantano il mento come la macchina da cucire.
L'UVA PUTTANELLA 15
17.
La città: la gente riunita applaude nei teatri, le macchine di mezzanotte col muso al marciapiede sono buone come vacche e chi se la fuma a passo lento.
18.
Papà mio, quando ti appendevi alla campanella:
— Sarà ammalato, — dicevi — o bene?
E ti guardavi il volto del Gesù, pittato nella mattonella cen
trale di una grossa croce in ceramica, accanto al portone con la
targhetta del seminario « Serafico S. Felice ».
19.
Un sorso d'acqua bevuta alla fontana e dare schiaffi all'aria per sentirla e sottometterla volevo all'uscita dalla piccola porta di ferro del carcere[...]
[...] eppur così bella da stenderci le gambe il mattino negl'incavi, diventava nemica per quel suo friggere.
Quando pioveva le gocce suonavano nella casetta non ci si sentiva dal fragore della pioggia sulle lamiere. C'erano le pietre ai lati per tenerle ferme.
Le pietre della fabbrica, un pezzo al confino con Don Raffaele, erano smosse. Mio padre, lo vedevo, « c'é sempre qualcosa da fare » diceva « queste pietre, il grappolo che tocca terra e si
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infradicisce » basta scavare un poco con le unghie i mattoni al camino della casetta, tu ti vai a sedere, quelli si scostano. E uno tira l'altro.
Si facevano ora le viti largo, non più tutte parevano, a quattro a quattro con le canne a capannello come cabine o case o palazzotti uno in fila all'altro, qualcuna si sradicava, un'altra invecchiava, c'erano due larghi, mancanti di un capannello e mezzo, sei viti, che parevano una piaga, un cimitero.
Il merci era più lungo di Calciano. Montava in un punto e trovava la discesa più ripida dopo.
Era rimasta l'unghia con il ferro.
L'[...]
[...]ui sono chiusi vicino alla stalla. Pancrazio si affaccia fuori, con il capo, mentre ancora si veste.
Che bella mattinata che comincia, questa é l'ultima di Pancrazio scapolo, e tu, ti alzi, stella mattutina? Carmela non ti chiami o stella vera, non l'avevo con te, ma con Carmela.
L'ultima stella scompare in cielo.
Pancrazio si rivolge all'altro che dorme scuotendolo:
Tu che dici, compagno di galera? Dove ti fece giorno il sabato di sposo?
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L'altro, Innocenzo, fissa la vecchia coppola :
Quel giorno non fosse mai venuto,
stavo contento come te, come una Pasqua;
ero in paese, mi chiamavano:
Nocé, oggi ti piazzi! E io correvo
Avanti con l'abito nuovo nella strada,
cercandola Maria mia, che stava
a due passi dalla mia porta,
cercando i compagni
che mi dovevano consigliare la cerimonia.
31.
— Perché vai cosí stracciato?
— No, quella poveretta ha da fare, è poca l'acqua, la pasta me l'ha fatta a colla. Ieri sera poi doveva calcinare il grano. E poi ha quattro bambini in braccio e non ha tempo.
— Tu devi far[...]
[...]suonare la tromba a pompetta di un'automobile. Toccandola con le sue mani, la pompetta si staccò. Pensando di dover pagare il danno e essere comunque richiamato o punito, and() a nascondersi nella sua macelleria. Dei ragazzi indicarono ai padroni della macchina la casa di zio Michele. Fu trovato alto dietro lo stiglio della carne, così detto moschiera per la retina che ha contro le mosche. Lì zio Michele era rigido e pauroso senza parola. Sco
L'UVA PUTTANELLA 21
perto, alzò le mani come dovesse difendersi da persone armate: « Vi pago », disse, « ciò che volete ».
Sempre di zio Michele : le latrine da soldato, la mosca avanti gli occhi, non fece il soldato perché un altro caca e lui doveva pulire i cessi. Finse di essere pazzo, gli ficcarono degli spilloni alle dita del piede. Gli usci un litro di sangue, seppe resistere e non fece il soldato
36.
Chiese Monsignore a fra Gaetano che aveva al petto una croce fatta di due stecche : « Cos'è quel coso di legno? » con profondo disprezzo e sapendo di rappresentare lui solo il Cristianesimo[...]
[...]o ? Sentiamo la radio. Chi é venuto ? Che dice ? Si va a lavorare ?
Uscivano da casa in piazza.
Solo il vino rompeva la monotonia e creava la guerra del padrone e del sotto.
Di questi giorni ricordo che mi ritiravo a casa sapendo di trovare il baccalà con i peperoni croccanti o questi con le olive fritte che fanno mangiare tanto pane e bere tanto vino.
41.
((Tutti pazzi al mio paese». Il paese era pieno di botte come un asino scorciato.
L'UVA PUTTANELLA 23
Le botte erano diffuse sul corpo, alcune visibili altre no, la più grossa stava sotto il basto. Avevano voglia di dire che il panorama visto da Santa Maria, quello stesso che prese il fotografo di Gravina per la cartolina illustrata di rip. vietata, faceva del paese un treno a vapore, con la torre locomotiva: dove andava? Era un asino, invece, col collo che era il monte e la testa la torre, il dorso la piazza, la groppa la Rabata e la Saracena.
1.
Il convento era rimasto lontano come un buco nella montagna di Sicignano degli Alburni con le loro corone di grosse scatole pallid[...]
[...]tendente, erano ormai cosa da nulla, e se egli ancora ii contava, certe sere, dinanzi a persone estranee per intrattenersi, Ninuccio puntava con la forchetta i maccheroni lunghi e fingeva di essere attento, nettandosi le labbra quando il bariletto di vino stava per passargli in mano, alle parole del padre, che bevuto e nettandosi con la manica anche lui le labbra, passava il bariletto e diceva: — La vita militare e la guerra di mó é fesseria.
L'UVA PUTTANELLA 25
Se poi lo stuzzicava molto il padre, Ninuccio usciva a dire con tanto di educazione: — I fatti vostri, tatta, li so a memoria; quelli miei me li sono scordati e forse non si possono raccontare perché sono lunghi e non ho buona memoria perché sono capitati veramente ma sono più sogni che fatti.
3.
Facevo lezione agli altri bambini nelle scale di casa: io sul primo pianerottolo con la mia sedia, gli altri ai banchi dei gradini. Erano 7 maschi e 4 femmine la scolaresca. — La scolaresca è disciplinata — diceva il maestro al direttore quando veniva a ispezionarci. La mia non solo[...]
[...]talena, alla festa di Fonti.
Quando tutti lo sfottono di nuovo: Io sono riformato, come
mi alzo, con gli intestini? — e si prende la pancia in mano.
Si muove in mezzo a loro la mano del Grassanese, come volesse dire « Aspettate, calma, state sicuri, vedrete ». Poi dice, e sorridono gli altri: — Lasciateli fare, se la sbrigano loro, per noi più nera della mezzanotte non può essere. — Parlano di chi governa, di chi ha soldi terre e comodità.
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La pensano così, anche Fuciletto che la fa per ridere. Gli ricordano quando tiene riunioni in casa, un porco si mangia, e un altro sfiata le loffe. Pancrazio s'appoggia al battente della porta del caffè, i due bastoni li ha in una mano. Prima ferito per un'accettata in una lite, poi tagliato il terzo interno, fu colpito in guerra all'altra gamba, ma camminava e ubriaco volle andare in bicicletta e si dirupò, ancora gli ruppero la testa; un bell'uomo però, che sia accorciato è sempre più lungo di Fuciletto. Si tenne prima una ragazza, poi una bella donna di Lecce che gli è mogli[...]
[...]nno ferito, mi devo ricoverare! ». Esce il direttore, gli tocca il polso, ma Pancrazio lo fissa negli occhi minaccioso, leva il bastone: « Mi devo ricoverare! » «Non hai niente ». «Non ne voglio sapere ». Si siede e sbuffa. «Imbroglione, macellaio» al direttore. Gl'infermieri si accostano, gli ammalati di sopra vogliono sapere che succede. Le guardie, i carabinieri, il maresciallo, con le buone e le cattive. Le cattive, lui alzava il bastone.
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« Vi sfregio, andatevene, siete dottori ? Mi devono ricoverare ». « Che ti senti? » « Ah, Ah » faceva il lamento da straziare. Mi vengono a chiamare « Vieni che Pancrazio così e così ». Vado, lo trovo solo, io tutto sorridente, siamo amici, sua madre era una bella donna e mio padre gli rassomiglia stranamente. — Già, tò, dicono tutti per dire che è vero, senza dubbio.
— Be, lui mi chiude gli occhi e si gira sulla sedia. Gli vado di fronte, lui torna a girarsi. Corre il Comandante delle guardie, Pancrazio come se avesse veduto un lupo, si leva a minacciarlo col bastone «Tu va[...]
[...]llora, quando era alto e bruno, un bell'uomo degno di essere sindaco per la salute che portava addosso, si sedette sconsolato sullo sgabello di ferro della farmacia e riunì le mani sui ginocchi come se dovesse piangere un morto in casa. Subito un'idea gli balenò, un'idea trovata . per terra sul pavimento della farmacia che ballava agli scatti della fiammella del lume. Disse alla guardia: — Fai bandire che la luce non si accende stasera, ma do
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mani —. E al farmacista, che ne sorrise: Caro mio, il mestiere che tengo alle mani e la salute mi daranno la forza di parlare.
Il farmacista adesso gli sputò quasi in faccia per la risata e gli uscì un rivoletto di saliva quando disse: — Ti fischieranno! — perché lo martoriava il difetto della esse. Nicola la prese anche lui a ridere e disse: — Dammi una cartella per il male di capo. E come il farmacista si voltò alle scansie, Nicola sputò sul lume che si spense e usci ridendo sulla piazza. Era così contento che gli parve vedere la piazza acclamarlo come un deputato per l'impa[...]
[...] si poteva sedere sotto un albero dei monti intorno e bere magari al bariletto e ubriacarsi, gli aerei sciamavano e di notte arrossavano i palazzi.
Dove c'è più gente a lutto. Dove si ricomincia un discorso interrotto al terzo, al quarto giro di passeggio a Via Pretoria. Gli impiegati si vede la loro origine umile hanno boria e l'occhio cacciatore per chi viene dal paese.
Certe ragazze sono dieci anni che rompono e riattaccano fidanzamenti.
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9.
Suonata a distesa.
Il primo a vedere con il corpo diviso e i due occhi distanti l'un dall'altro per la sbarra, cui si schiacciava il naso, fu il rubagalline pieno e alto quanto il cancello.
— Com'é che vieni in ritardo ? Non hai a tempo avuto il telegramma di chiamata ? — mi disse, e frattanto il cancello si apriva sotto il solletico dell'agente che si piegò con la chiave alla serratura bassa.
Pensai solo la notte che nemmeno mi volsi all'agente che mi chiudeva per dare prima un addio all'aria abbracciando i ferri e traendo un sospiro per poi farmi prendere nello stuolo [...]
[...] a fumare, cinque passeggiavano lestamente avanti indietro, i due saggi erano li, noi, all'altra finestra, alle brande. Quanti eravamo ?
Pareva un autobus il nostro camerone, si potevano distinguere in prima poche facce, ascoltare poche voci e i gruppi si muovevano, ogni tanto uno si spostava dalla branda delle carte a quella della dama o improvvisamente si metteva a passeggiare.
Gli amici mi presero su, girammo anche noi due volte in lungo
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per il camerone. Io volevo parlare e camminare piano, ma gli altri mi obbligavano al passo, sveltissimo di solito perché serviva a sgranchirsi o a digerire, e io pensavo davvero di passeggiare.
Tredici passi avanti, tredici indietro, a voltarci il capo se ne andava, avevo sensazioni di vertigine. — Sediamoci — dissi; vidi le facce, e le nuche di capelli avanti, indietro, le coppie si accavallavano, si scansavano, le discussioni erano animate dalla corsa, era una corsa e ricordavo gli amici nelle piazze dei paesi che alzano gl'indici e parlano con le mani andando giù e su.
Io [...]
[...]to vicino alla fontana, fuori paese, per avere la paga delle giornate. Ma quello si trovò la pistola nella tasca di dietro, appena poté, gli tirò dritto al cuore. Le mie canzoni erano quelle che tutti sanno a metà, o sanno solo la musica o solo le parole, io le cantavo intiere. Una sera, due, tre sere ecco che mi innammorai della vedova, presi tutti i soldi che avevo, vennero i compagni dalla città con le loro ragazze a farmi la festa. Furono
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contenti della mia scelta, fecero lo sfoggio dei loro scialloni di seta bianca al collo, delle loro scarpine, Peppe portò a ballare la vecchia mia suocera. Lucia era mia moglie. La casa sulla scalinata era di un vano solo, a mezzanotte finirono i balli, fu messo il divisorio tra il nostro letto e la panca col saccone dove avrebbe dormito la vecchia. Tutta la compagnia si spostava nell'altra casa di mio cognato.
— Ma mi vorrai sempre bene? = diceva mia moglie — sono piú vecchia di te, di due anni.
— Io ti vorrò sempre bene.
— Non ci credo assai.
— Ho lasciato la giovine che [...]
[...]ro o no ? Si alzò e stava contando le carte di quella specie di cassaforte, voltandomi le spalle.
Io presi la domanda per molto gentile. Gli dissi che avevo le Africa se le voleva.
— Anche quelle! Però — disse. Io corsi ad offrirgli e accendergli la sigaretta, che egli accettò con una smorfia di rifiuto che fece dondolare il suo corpo sulle gambe. Si bilanciò e coprì la sua cassaforte accostandosi col petto e cambiando tono per allontanare
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la tentazione dell'affabilità: — Ha fatto bene il tema Gigino? — Lo facemmo ieri — gli risposi.
— Ma, é vero che é bravo ? Si distrae e poi io non ho i mezzi come i signori e gli avvocati.
Sapeva bene che il figlio era uno sciocco, io stesso glielo avevo francamente detto. — Che gli faccio fare, se non studia? Lo posso mantenere io ? Io appena campo, con questo stipendio e con tutto questo lavoro.
Non lavorava mai. Seduto al tavolo stava pochissimo: egli ufficialmente non avrebbe potuto fare il comandante, come tutti lo chiamavano, perché quello era posto da sottotenente. L[...]