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Suggerimento: provare anche U.R.S.S.Il segmento testuale URSS è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 594Analitici , di cui in selezione 13 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da (Nove domande sullo stalinismo) Arturo Carlo Jemolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...], a sua volta, raddrizzarsi, per essere finalmente un bene autentico e senza residui.
(*) Nota; La numerazione dei capitoli non ê progressiva, ma corrisponde a quella delle domande cui ciascun capitolo si riferisce.
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Tuttavia non si potrebbe, credo, sostenere che il termine « dittatura del proletariato » chiarisca limpidamente la coincidenza dei mezzi e dei fini e che lo Stato di dittatura, come si é realizzato in URSS, sia possibile intenderlo alla maniera gramsciana di Stato futuro « in nuce », anticipazione sostanziale dello Stato autenti camente socialista. Rimane, inutile negarlo, e la sincerità del termine ci aiuta, nella « dittatura del proletariato » sovietica una « contradictio in adjecto » in una certa misura irreparabile. Contraddizione, che nel leninismo e nel primo stalinismo prese forma nella teoria: mano a mano che il potere dittatoriale della classe operaia si sarebbe andato affermando, tanto più violenta sarebbe diventata la resistenza della classe exdominante, ora oppressa.
Dice Lenin: « [...]

[...]ando via via nello Stato, suo strumento, le conquiste effettuate sul campo. La Costituzione è il sacco in cui si mettono le prede belliche, Io Stato è l'oggettivazione del già fatto, dell'acquisito.
Il Partito va avanti, apre sempre, la sua intransigenza è la garanzia del fine. Il Partito è attivo, lo Stato passivo. Il Partito anticipatore, lo Stato muro alle spalle. Il Partito è il massimo, lo Stato è il minimo.
Sotto questo schema di ferro l'URSS ha realizzato la costruzione di una nuova incredibilmente grandiosa società. Ma ad un nodo doveva arrivare lo stalinismo, e cioè al punto in cui, ottenuto lo sviluppo quantitativo e risolti i problemi strutturali, la stessa effi
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cienza produttiva sarebbe stata condizionata da maggiori libertà; al momento, in breve, in cui la dittatura del proletariato, otte nuto il ricupero storico dell'arretratezza in cui versava la vecchia Russia, si sarebbe trovata di fronte alla necessità, per continuare il suo cammino, di produrre, nella nuova Russia, una democrazia organica come st[...]

[...]na tattica può far concessioni di sorta, ma morale che non si ferma alla moralistica e pretende la scienza (morale politica, non astratta), cioè la traduzione storicistica della denuncia e, di più, l'adeguamento esplicito di una politica e delle sue forme all'istanza morale pronunciata.
2) Stato e Partito.
La concezione della «dittatura del proletariato» è l'unica formula che sembra consentire una teorizzazione della diarchia PartitoStato nell'URSS, che si dà normalmente per scontata e che di fatto è invece assai curiosa. Si sa che su una popolazione di 200 milioni di abitanti gli iscritti al Partito comunista in URSS sono oggi circa 7 milioni. Ora, si possono fare due osservazioni:
1) che nelle elezioni politiche la lista di candidati è praticamente controllata dal Partito o da organizzazioni a loro volta da esso controllate, per cui è certo, in ogni caso, che le massime cariche dello Stato andranno a membri del Partito.
2) che la posizione del Partito in quanto tale è preminente su quella dello Stato.
Ne discende che lo Stato è uno strumento del Partito e che la rappresentanza è relativamente diretta nel Partito, ed estremamente indiretta nello Stato. Ciò quadra, come abbiamo detto sopra, con il conce[...]

[...] di contrasto nella società socialista (da ciascuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo il suo lavoro), superabili solo nella società comunista teorizzata da tutti i classici del marxismo (da ciascuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo i suoi bisogni). E probabile che, appunto per evitare le possibilità del formarsi di correnti interessate nel proprio « particulare » (ad esempio, questione dei contadini rispetto agli operai), nell'URSS si tenga così fermo il
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principio del Partito unico, come depositario di una solidarietà generale senza concessioni. In questo senso l'unicità del Partito supera appunto la pluralità esistente nella società borghese, che esprime una gamma di precisi interessi e li rappresenta. Caso nel quale non si può certo affermare che la volontà generale si possa esprimere perché esiste la pluralità dei partiti. Al contrario, la pluralità non esprime che la rottura delle volontà, degli interessi antagonistici e di classe. Sgomberato perciò il campo dalla trappola parlamentar[...]

[...]à scientifica scende la giustificazione dell'unicità delle decisioni (e, detto per inciso, in questo quadro giustificativo rientrano le concezioni della teoria del riflesso, l'ontologizzazione metafisica della dialettica, l'indistinzio
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ne fra evoluzione naturale e progresso controllato, di cui si trovano ancora ampie tracce alla base degli ultimi scritti di Stalin, in particolare nei a Problemi economici del socialismo nell'URSS del 1952).
Viceversa proprio il mondo socialista che, operando il passaggio dal piano della necessità a quello della libertà, attraverso la risoluzione radicale dei conflitti di classe, si può concedere una concezione possibilistica della scienza. Se in gran parte le regole della libertà sono in una società borghese ben delimitate dalla pressione degli interessi, é nel mondo socialista che può nascere un autentico gioco di interessi diversi per la libertà.
Vediamo, quindi, per la società socialista prospettarsi una possibilità pluralistica, ma non tanto nella tradizionale incarnazione parti[...]

[...]ndicare cose diverse (e, fra parentesi, che v'è di comune fra la nozione di partito in Francia o in Italia e quella in USA o in India?).
Si vuol dire che la società socialista non ha trovato o ha trovato imperfettamente le forme istituzionali per l'espressione dei suoi particolari conflitti? Ne conveniamo. Ma, dopo aver rimproverato lo scarso storicismo del XX Congresso, non pecchiamone noi stessi. L'offerta che un Bevan (e altri da noi) fa all'URSS di sperimentati apparecchi liberali di antica fabbricazione inglese per evitare, ad esempio, gli abusi di potere, potrà magari aver anche successo (Kruscov ha già acquistato in Gran Bretagna alcuni milioni di maniglie per porte), quando siano forniti di voltaggio universale e perciò adatti a tutte le tensioni; ma ci vuol poco a immaginare che la diversità dei conflitti cui dovranno applicarsi non è più una mera diversità storicoetnica, ma una diversità qualitativa, non foss'altro per la presenza del Piano. Il pessimismo machiavellico e humiano sull'uomo è sfiducia nel fondamento obiettivo del[...]

[...]ersissime sulla situazione determinatasi nel '17 in Russia, è difficile pensare che non fosse necessario un punto di trapasso rivoluzionario, una strumentazione dittatoriale per operare il salto, per avviare la macchina, tradizioni storiche russe ed educazione « orientalistica » di Stalin a parte.
della macchina che interessa parlare, e non ci sembra di dover spaventare gli storici dicendo che lo stalinismo fu « una delle vie del socialismo» in URSS, che una serie di circostanze determinò, e non la dialettica assoluta della storia, ma la dialettica appunto, relativa all'Unione Sovietica di allora, con gli uomini di cui disponeva, con le sue condizioni strutturali, con il suo grado di capacità e preparazione scientifica ed ideologica di affrontare i problemi. I veri dubbi che ci assillano (e ci interessano perché li sentiamo suscettibili di sviluppo per noi) sono quelli che derivano dall'aver constatato lo stato di permanenza di un regime di trapasso, quando non solo le prime vittorie furono conseguite, ma le ultime, forse conclusive, qua[...]

[...]a, con le sue condizioni strutturali, con il suo grado di capacità e preparazione scientifica ed ideologica di affrontare i problemi. I veri dubbi che ci assillano (e ci interessano perché li sentiamo suscettibili di sviluppo per noi) sono quelli che derivano dall'aver constatato lo stato di permanenza di un regime di trapasso, quando non solo le prime vittorie furono conseguite, ma le ultime, forse conclusive, quando, cioè, venne a cessare nell'URSS lo stato oggettivo di lotta di classe.
E ciò ci rimanda a quanto accennavamo sopra (ed ancora ci limitiamo ad accennare), alla funzione dei vari istituti agenti nell'URSS e soprattutto dei due assolutamente preminenti: il Partito e lo Stato.
Si ha l'impressione che ancor oggi il Partito sia in perenne gestazione, che il suo sforzo sia una infinita e interminabile crea
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zione dello Stato. Ma che la nascita non abbia o non possa o non debba aver luogo. La Costituzione ci dice il contrario, ma la realtà é evidente. Il Partito indica la politica dello Stato, il Partito stabilisce i termini e i programmi della pianificazione, il Partito svolge la politica interna ed estera, ecc. Non appena lo Stato non realizza, o non realizza second[...]

[...]atosi nel periodo primo e più aspro 'dell'instaurazione dall'alto della pianificazione, non aveva forse sufficientemente avvertita la maturità del cittadino sovietico, non aveva calcolato, o saputo calcolare, o giustamente misurare, il livello di capacità dell'uomo comune che egli stesso aveva portato a questo nuovo stadio. I primi risultati positivi del decentramento ed i primi esperimenti di studio del piano dal basso indicano viceversa che in URSS si è già raggiunto un punto in cui può essere adottato gradualmente il sistema di determinazione democratica della pianificazione. E già ci si sta avviando concretamente in questa direzione (si veda il rapporto Bulganin: pagg. 105110).
3) L'autocontrollo ed il decentramento, oltre alla possibilità di una pianificazione organica, portano con sé' un nuovo rapporto fra piano e autonomia. Anche qui ci si può avvicinare tendenzialmente al rovesciamento del sistema praticato nell'epoca staliniana. La più grande preoccupazione (e la ragione dell'accentramento) era quella di poter determinare per ra[...]

[...]inzione dello Stato ? Di primo passaggio dalla fase inferiore alla superiore ? Dal socialismo
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al comunismo ? La concezione staliniana era, come abbiamo prima accennato, basata su due cardini. Necessità del sistema centralistico della dittatura del proletariato per far fronte alla « latta di classe » prima, all'«accerchiamento capitalistico » poi.
Fin dal 1936 Stalin stesso chiariva essersi estinta ogni lotta di classe nell'URSS (e la Costituzione era la codificazione di questa vittoria), oggi Krusciov afferma: «si é formata sull'arena internazionale una vasta ' zona della pace ' che comprende, oltre i paesi socialisti, gli Stati non socialisti, europei e asiatici, amanti della pace. Questa zona abbraccia vaste estensioni del globo terrestre, sulle quali oggi vive un miliardo e mezzo di persone, vale a dire la maggior parte della popolazione del nostro pianeta » (Krusciov, pag. 30). Se non si può parlare ancora della fine dell'« accerchiamento capitalistico » sostituito da un « accerchiamento socialista », si può tut[...]

[...]tre i paesi socialisti, gli Stati non socialisti, europei e asiatici, amanti della pace. Questa zona abbraccia vaste estensioni del globo terrestre, sulle quali oggi vive un miliardo e mezzo di persone, vale a dire la maggior parte della popolazione del nostro pianeta » (Krusciov, pag. 30). Se non si può parlare ancora della fine dell'« accerchiamento capitalistico » sostituito da un « accerchiamento socialista », si può tuttavia osservare che l'URSS é circondata da paesi socialisti, che la sua influenza anche in molti paesi capitalistici é assai forte, che «la pace é in maggioranza ». Non si vede d'altra parte perché anche l'organizzazione dell'esercito, o un sistema di difesa in genere, non possa essere compatibile con la nuova articolazione dello Stato. L'esercito in un paese socialista non può essere, del resto, che un servizio generale fra gli altri. Ma la condizione essenziale per il rinnovamento democratico dello Stato sovietico sta essenzialmente nella capacità organizzativa generale che esso saprà studiare e concretare; il che si[...]

[...]emocratica della base, é ancora là che il Partito dovrà essere presente.
Il che significa che il superamento dei difetti del Partito é in questo percorso. Se la risoluzione di essi sta in una nuova organizzazione questa non potrà dar luogo ad un'altra operazione autoritaria, storicamente superata, che condurebbe oggi certamente a gravi insuccessi pratici.
Superata la lotta di classe e allentato l'accerchiamento capitalistico, l'evoluzione dell'URSS sta superando anche i modelli classici della lotta con il « nemico ». L'evoluzione potrà essere organizzativa, con il solo parametro esterno competitivo (tenendo conto che ad un certo punto anch'esso sarà superato). La misura dell'URSS tenderà quindi ad essere la sua misura interna, la sua determinazione civile, il consumare con equilibrio la propria vita. In questa dimensione democratica occorrerà che si modelli anche il Partito. E se lo Stato sta prendendo un altro proporzionamento e un'altra essenza, così sarà per il Partito. Da guida della « dittatura del proletariato » a guida della « democratizzazione del proletariato ». Il suo compito volontaristico di pressione dall'alto si esaurisce, e d'altra parte non avrebbe più senso. Il suo ultimo compito rimane quello di creare un'alta capacità organizzativa nello Stato, con [...]

[...]a. La « verità » sul cammino, che ha compiuto e sta compiendo, tutto il popolo sovietico é ancora costretto a chiarirsela definitivamente, a trovarla oggettivata sulle « edizioni straordinarie » della notte. D'altra parte, però, il colpo di scena consiste, a nostro avviso, solo nell'enunciazione della verità, non nella verità in quanto tale. Da molti sintomi, e ormai più che da sintomi, dai fatti, era chiaro il processo che andava svolgendosi in URSS. Tutta la macchina sovietica era in stato di revisione. Lo annunciavano a gola spiegata i congressi degli scrittori, degli economisti, degli architetti, dei giuristi, ecc. Lo indicavano tutta una serie di provvedimenti che via via venivano presi per sottoporre a critica istituzioni e modi di lavoro del passato.
Tutto questo processo critico (che arrivava, ad es., nella richiesta di revisione del codice penale, a proporre nuove forme di « legalità socialista ») non poteva non comportare un « processo storico » verso chi aveva creato, sostenuto, edificato precisamente quelle forme e quegli ist[...]

[...]ora un modo in certo senso « staliniano » come si può pensare che lo superi di fatto ? Occorre ricordare che una verità che cerca
di esprimersi d'un tratto, per la prima volta, tende a manifestarsi con il linguaggio della vecchia, e perciò non è ancora interamente la nuova verità, ma l'esplicazione della sua potenzialità, il suo
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primo passo, l'antitesi, la negazione. Se i discorsi del XX Congresso ed i dialoghi in corso in URSS non sono l'espressione di una forma, seppur diversa, di stalinismo, ma una prima codificazione di una realtà di fatto, oggettiva, di una nuova impostazione sociale e di civiltà, Krusciov non ne è ancora il Platone, sebbene per qualche aspetto tenda ad esserlo, perché il nuovo assestamento della società sovietica deve passare oltre Krusciov ed il Comitato Centrale, ed essere una « costituzione collettiva » che si formuli dalla collaborazione generale degli operai, dei contadini, dei tecnici e dei filosofi dell'Unione Sovietica.
Allora anche i modi e il linguaggio della nuova verità socialista[...]

[...]il linguaggio della nuova verità socialista saranno diversi e sarà stato un diverso costume a nutrirli, a coltivarli.
L'ipotesi della posizione del XX Congresso codificatrice di una nuova realtà in movimento positivo scarta sia l'ipotesi del perdurare sotto altra veste dello stalinismo, sia quella secondo la quale il XX Congresso rivelerebbe bruscamente ed esprimerebbe la presenza di una situazione conflittuale di fondo fra varie forze che nell'URSS si contenderebbero il potere. Siamo persuasi che nell'URSS sia veramente cessata la latta di classe e che quindi non esista materia economica per conflitti strutturali (le cause «oggettive» di cui parlava Stalin, nella citazione sopra riportata, riponendo le cause delle deficienze e degli errori « in noi stessi »). Ora proprio la scomparsa delle cause oggettive rende oggettiva la possibilità di una evoluzione lineare nell'URSS, cioè di una evoluzione storica che superi via via le difficoltà organizzativamente, e non per la pressione delle cose. Tuttavia, se l'adeguamento organizzativo per qualche ragione non avviene, se le necessità non vengono rilevate e risolte, é possibile che si ricreino le condizioni conflittuali oggettive anche se, per così dire, trasposte sul piano del potere politico e non su quello direttamente economico. Il cittadino sovietico, insomma, che ha dato prova di perfetta adesione allo sforzo collettivo con sacrifici enormi, sia nella costruzione industriale ed agricola, sia nella guerra, sia n[...]

[...]are comporta una radicale realizzazione di una struttura sociale democratica non basata certamente su una generica liberalità, ma su una completa, cosciente e responsabile tecnica organizzativa. Ê il traguardo della democrazia come scientificità generale.
7) Sul dogmatismo e sui processi.
Può servire come « reattivo » di partenza per qualche successiva osservazione anche sui legami fra politica del Partito comunista sovietico (e di conseguenza URSS) e politica delle democrazie popolari e dei partiti comunisti occidentali la domanda,
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che spesso si va facendo in questi ultimi tempi: «a cosa si attribuisce il fatto che i comunisti di tutto il mondo abbiano creduto alla versione staliniana ufficiale sui processi e le cospirazioni ».
Il curioso della domanda è che non si chiede « se » i comunisti di tutto il mondo abbiano creduto alla versione ufficiale sovietica delle epurazioni, ma, dato per scontato che i comunisti vi abbiano creduto, ci si meraviglia e si chiede il come mai, il perché.
Ebbene, noi non cr[...]

[...], noi non crediamo assolutamente che i comunisti abbiano creduto alla versione ufficiale dei processi epurativi. E ciò per la ragione, apparentemente semplicissima, in realtà la più seria e la più sostanziale, che non potevano crederci pena il vanificare, dentro di sé e fuori di sé, il loro stesso lavoro, i loro stessi sacrifici, il loro stesso operare e lottare per un mondo diverso. Se i « mostri del genere umano » fossero realmente esistiti in URSS, se il sistema socialista li avesse veramente prodotti o sopportati ai più alti posti di responsabilità negli anni della Rivoluzione e in quelli della costruzione successiva, se « spie del nemico e agenti del capitalismo » avessero potuto per semplice gioco professionale elaborare teorie marxiste anche originali o comunque tecnicamente elaborate, ci sarebbe stato da disperare nell'uomo in quanto tale e nel socialismo anche.
Magari fosse stata possibile una spiegazione razionale dei fatti in questo senso! Viceversa non lo era e l'altra ipotesi si affacciò subito: divergenze politiche, errori [...]

[...] Stato » (Relaz. Krusciov, pag. 16465), né, in ogni caso, che la sua eliminazione ed il modo di essa sia « una grande vittoria del Partito, una vittoria della sua direzione collegiale ». Al contrario. Pensiamo che Beria può aver commesso determinati errori politici, od anche colpe, ma dubitiamo di quella per cui sarebbe stato da sempre agente dell'imperialismo se, per tutta la guerra mondiale, egli fu il responsabile della sicurezza interna dell'URSS e, nell'URSS, finora nessuno aveva rilevato di non aver goduto pienamente di questa sicurezza. Pensiamo che i metodi epurativi di Stalin, che oggi gli si rimproverano, non possano essere riscattati sostituendo, all'arbitrio dell'uno, un non docu
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mentato operare di una direzione collegiale, sia pure teso ad abolire precisamente gli arbitrii passati. E un'altra considerazione ci sembra utile fare sul problema generale. I riabilitati in URSS non solo sono stati riconosciuti innocenti degli addebiti penali a suo tempo loro attribuiti, ma addirittura non responsabili neppure [...]

[...]ssuno aveva rilevato di non aver goduto pienamente di questa sicurezza. Pensiamo che i metodi epurativi di Stalin, che oggi gli si rimproverano, non possano essere riscattati sostituendo, all'arbitrio dell'uno, un non docu
78
9 DOMANDE SULLO STALINISMO
mentato operare di una direzione collegiale, sia pure teso ad abolire precisamente gli arbitrii passati. E un'altra considerazione ci sembra utile fare sul problema generale. I riabilitati in URSS non solo sono stati riconosciuti innocenti degli addebiti penali a suo tempo loro attribuiti, ma addirittura non responsabili neppure di errori politici che, anche se commessi, avrebbero potuto comportare come pena non certo la morte o una lunga detenzione, ma la semplice perdita delle cariche o la diminuzione del grado.
Da questi fatti si può concludere che anche la loro «politica », poiché una ne conducevano e non staliniana, é stata riconosciuta come una possibilità positiva. Il che ci chiarisce ancora una volta come la corn presenza di diverse teorie, autenticamente basate e documentate,[...]

[...]alismo.
La compresenza di ipotesi e di sforzi può, in un razionale coordinamento e in una unitarietà di intenti, cooperare ed anche accelerare il processo cui si vuol tendere, anche piú di una unitarietà forzata e costretta. È quanto, dopotutto, accadde nella « politica estera » del periodo staliniano in cui, pur essendo preminente la linea della conservazione e dell'irrobustimento della « politica interna » (« socialismo in un solo paese »), l'URSS concorse e cooperò alla conservazione della democrazia e alla estensione delle rivoluzioni comuniste negli altri paesi, anche se questo le poté costare di fatto la « guerra mondiale » prima e la « guerra fredda » poi. E la « ricerca della sicurezza », che rimase il carattere saliente di tutta la politica estera staliniana, non si può far ricadere, come fa ad es. volentieri il Deutscher, in una forma di « egoismo » russo via via sacrificante ogni rivoluzione altrui per la con
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servazione della propria. Anche il pur riservatissimo Beloff ammette che « i capi sovietici... ma[...]

[...]vietici... mai hanno operato durante tali periodi di collaborazione con potenze non sovietiche in maniera tale da sacrificare vantaggi a lunga scadenza. La lavagna ideologica é stata mantenuta incontaminata, e non é stata abbandonata la costruzione dei quadri per l'azione internazionale » (« La politica estera della Russia sovietica » Vallecchi, vol. II, pag. 774, 1955). Certo che occorre veder chiaro e senza timori nell'atteggiamento preso dall'URSS verso il partito comunista cinese nel 192527, verso i partiti comunisti francese e spagnolo nel 193639, verso la Germania nel 193941, ed il duplice rapporto tenuto nel primo dopoguerra verso gli « Alleati » da una parte e verso le attuali democrazie popolari, la Grecia, la Cina, la Jugoslavia, ecc., dall'altra. La politica estera staliniana del primo dopoguerra fu certamente, per così dire, un « doppio gioco », apparentemente favorevole al mantenimento dello « status quo » e sfavorevole allo sviluppo di altre rivoluzioni. Ma occorre anche vedere quanto, ricostruendo e consolidando se stessa, [...]

[...]porto tenuto nel primo dopoguerra verso gli « Alleati » da una parte e verso le attuali democrazie popolari, la Grecia, la Cina, la Jugoslavia, ecc., dall'altra. La politica estera staliniana del primo dopoguerra fu certamente, per così dire, un « doppio gioco », apparentemente favorevole al mantenimento dello « status quo » e sfavorevole allo sviluppo di altre rivoluzioni. Ma occorre anche vedere quanto, ricostruendo e consolidando se stessa, l'URSS costruiva e consolidava le possibilità concrete degli altri paesi comunisti, evitando anche che essi risolvessero in una avventura, con perdita generale, i loro slanci. È forse chiaro oggi che la politica staliniana, prevalentemente introversa, e tesa alla propria stabilizzazione fino a raggiungere il livello produttivo « sommato » dei paesi capitalistici, fu molto, probabilmente troppo, prudente verso i movimenti altrui. Ma quando questi giocarono le loro carte vincendo la partita (come la Cina), l'URSS diede loro aiuto anche sacrificando gravi interessi diplomatici con l'Occidente.
È stato[...]

[...]ltri paesi comunisti, evitando anche che essi risolvessero in una avventura, con perdita generale, i loro slanci. È forse chiaro oggi che la politica staliniana, prevalentemente introversa, e tesa alla propria stabilizzazione fino a raggiungere il livello produttivo « sommato » dei paesi capitalistici, fu molto, probabilmente troppo, prudente verso i movimenti altrui. Ma quando questi giocarono le loro carte vincendo la partita (come la Cina), l'URSS diede loro aiuto anche sacrificando gravi interessi diplomatici con l'Occidente.
È stato un destino dell'URSS di essere stata, nonostante tutto, costretta a dare in anticipo quello che sarebbe stata disposta ad offrire spontaneamente ad un certo traguardo di potenza economica interna pienamente conseguita. Malgrado la prudenza staliniana, un'imprudenza rivoluzionaria di fatto accompagnò la politica estera dell'URSS. Tale imprudenza oggi si ribalta in sicurezza e se il più diretto « accerchiamento socialista », la zona « neutrale », l'alleanza pacifica della « maggioranza » mondiale
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sono un fatto compiuto dalle rivoluzioni negli altri paesi, ciò giova all'URSS più che un maggior livello economico ed una maggiore facilità diplomatica. E la politica delle « vie nazionali » al socialismo e lo scioglimento « tattico » del « Cominform », che, per un certo aspetto, la liberano di fronte all'Occidente da dirette responsabilità nelle rivoluzioni altrui, ancora una volta la vincolano ad una « internazionale socialista », oggettivamente reale e paritetica, dalla quale non avrebbe senso che si esentasse, perché tale esenzione sarebbe anche la negazione della sua forza interna e della sua stessa natura.
10) Critica e autocritica.
Per questo dobbiamo risponde[...]

[...]cora una volta la vincolano ad una « internazionale socialista », oggettivamente reale e paritetica, dalla quale non avrebbe senso che si esentasse, perché tale esenzione sarebbe anche la negazione della sua forza interna e della sua stessa natura.
10) Critica e autocritica.
Per questo dobbiamo rispondere ad una decima domanda non prevista, una domanda supplementare. « A che titolo parliamo noi oggi, critichiamo, verifichiamo la posizione dell'URSS ? Con quali doveri ? Con quali diritti ? ».
La risposta è breve. Non potremmo criticare e verificare l'URSS senza cadere, qualunque sia il grado della nostra buona féde, in una posizione ad essa antitetica, cioè nelle vesti dei suoi avversari, se non ne parlassimo nel campo socialista, se non pensassimo che tutto questo sia un lavoro comune, un collaborare allo sviluppo del socialismo.
I « consigli » all'URSS non hanno senso, se non sono sempre anche « consigli » per noi, e così pure le critiche, se non sono sempre anche critiche alle responsabilità che ci assumiamo solidarmente all'oggetto del nostro discorso. Parlare dell'URSS senza cadere in una posizione ad essa ostile od anche indirettamente opposta e nociva, é parlare non di un'URSS in sé, ma di un'URSS in noi, a cui siamo nettamente e senza residui legati nel quadro di un internazionalismo socialista. Di qui anche, e solo di qui, íl nostro diritto: ci è lecita la critica, perché é anche un'autocritica, ci sono lecite le richieste costruttive, perché sono anche la nostra partecipazione alla costruzione, il nostro pretendere uno sviluppo positivo. Così siamo pronti a rigettare insieme, sia l'accusa che alcuni ci possono muovere di essere antidemocratici perché non
ROBERTO GUIDUCCI 81
ammettiamo che una « libera cultura » possa criticare con « neutralità » l'operato dell'Unione Sovietica, si[...]

[...]zione alla costruzione, il nostro pretendere uno sviluppo positivo. Così siamo pronti a rigettare insieme, sia l'accusa che alcuni ci possono muovere di essere antidemocratici perché non
ROBERTO GUIDUCCI 81
ammettiamo che una « libera cultura » possa criticare con « neutralità » l'operato dell'Unione Sovietica, sia l'altra di non essere « autorizzati » al discorso, perché, pur appartenendo di fatto al « blocco storico » marxista, critichiamo l'URSS senza essere iscritti ad alcun partito di sinistrá (e forse per questo ci interessa tanto la posizione delle centinaia di milioni di cittadini sovietici o delle democrazie popolari, che sono senza partito pur essendo all'interno del socialismo).
Ai primi ci permettiamo ricordare che é ormai verificabile scientificamente nella storia che se la cultura non è necessariamente partitaria, essa é sempre politica e quindi impegnata; ai secondi che, se la cultura é sempre politica, il marxismo non é e non deve essere necessariamente partitario.
Per i secondi aggiungiamo, per quanto riguarda il cont[...]

[...] della figura degli zar.
5. Dubito che i comunisti di tutto il mondo (od almeno gli intellettuali comunisti) abbiano veramente creduto alla versione ufficiale staliniana sui processi e le cospirazioni, abbiano potuto credere alle autoaccuse.
Penso piuttosto ad una terribile disciplina impostasi, alla necessità per loro di non screditare lo Statoguida.
6. Non so se la critica al culto della personalità porterà ad un mutamento di rapporti tra l'URSS e le cosiddette democrazie popolari. Ciò dipenderà soprattutto dal dato se si accompagni o
84 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
meno a questa critica l'abbandono della idea dello Statoguida, la accettazione di una sostanziale parità di posizione di tutti i partiti comunisti.
7. Penso comunque che non recherà di per sé alcun sensibile mutamento nei rapporti con l'occidente.
Questi rapporti sono segnati: da uno spirito di proselitismo che indubbiamente il comunismo ha e contro cui l'occidente non comunista è deciso a difendersi con ogni mezzo; dalla profonda fede che l'America nutre nella iniziati[...]



da Romano Ledda (a cura di), Dossier NATO in KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 5 - 9 - numero 19

Brano: [...]el trattato aveva, in effetti, solennemente affermato che esso intendeva « istaurare un ordine internazionale diverso, un nuovo modello di relazioni tra gli Stati che superano le regole e i metodi della politica di potenza ». Ma immediatamente dopo aggiungeva che essendo impossibile affrontare le pendenze internazionali con i sovietici attraverso normali trattative diplomatiche, era necessario « un adeguato apparato di potenza » che contenesse l'URSS.
In realtà, gli articoli che costituiscono la struttura portante del Trattato sono quelli centrali (4, 5, 6) in cui viene definita la natura di una mutua difesa in caso di minaccia dell'« integrità territoriale », dell'« indipendenza politica » e della « sicurezza » di una delle parti, e in caso di
attacco armato » contro una o più di esse. La vaghezza delle definizioni (cos'è un attacco armato? un incidente di frontiera o una invasione? cosa si intende per minaccia alla sicurezza? un mutamento di regime interno vi rientra?) conferma il carattere militare del Trattato. « Proprio per la pres[...]

[...]po socialista.
Ne derivava una visione politica che tendeva a disinnescare il meccanismo della guerra fredda, per varare un processo distensivo le cui caratteristiche dovevano però essere: 1) status quo internazionale, con un equilibrio statico tra i due sistemi, di cui si riconosceva finalmente la esistenza; e quindi smobilitazione della crociata antisovietica dullesiana; 2) garanzia dell'equilibrio attraverso un accordo « bipolare » tra USA e URSS, da potenza a potenza, e quindi tenendo intatto il potenziale di blocco che stava loro dietro; 3) i mutamenti in qualsiasi area del mondo dovevano essere contrastati, se necessario con l'intervento armato.
Questo il quadro politico della risposta flessibile e delle guerre limitate, contenenti la spirale della scalata. Dietro la reale crisi che questa visione conteneva della guerra fredda, appariva però chiaro che vi era in essa il germe di quel « globalismo » dell'intervento imperialista nel mondo, che negli ultimi mesi della presidenza Kennedy, e successivamente con Johnson, arriverà al del[...]

[...]ione nucleare della « risposta » conferiva già una sua universalità oggettiva a ogni alleanza americana, compresa la NATO.
Ma vi era un secondo elemento che venne allora in piena luce: quello del carattere apertamente aggressivo della NATO, proprio in virtù della totale accettazione della « rappresaglia massiccia ». Il 13 giugno 1957 il generale Norstad, nel rapporto presentato alla commissione difesa del Senato americano, aveva affermato che l'URSS era completamente e saldamente accerchiata e l'Occidente era in grado di lanciare contro di essa un attacco atomico dai cieli, da un perimetro di 360 gradi costellato di oltre 250 basi della NATO. Anche se i sovietici, aggiungeva Norstad, « disponessero del 200% delle capacità di fuoco degli allea
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Dossier NATO 9 maggio 1969


la sicurezza è nella neutralità
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Manifesto della sezione propaganda d el PCI
L'Europa
[...]

[...]altà non vi furono equivoci. Il taglio dato fu uno e univoco: l'identificazione degli interessi della NATO, e quindi quelli dell'Europa occidentale, con gli interessi e le rivendicazioni della Repubblica federale tedesca. Ciò era voluto dagli Stati Uniti ed era nella logica naturale della politica di contenimento, costruita su quelle che George Kennan chiamava le « situazioni di forza » per imporre, « dispiegando tutta la potenza militare », all'URSS e ai paesi socialisti determinate soluzioni.
Non vi fu perciò rivendicazione revanchista della Germania federale che non fosse fatta propria dalla NATO, e posta alla base di tutta la sua strategia politica e militare verso i paesi socialisti. Questi avvertivano in profondità, e con fondati motivi, il nodo della questione tedesca, e su questa base avanzarono una serie di proposte assai significative.
Vale pena di ricordarne
due cha, se accolte, avrebbero improntato diversamente la vita europea. Nel 1952 l'URSS avanzò un progetto di riunificazione della Germania per mezzo « di elezioni sotto[...]

[...]rivendicazione revanchista della Germania federale che non fosse fatta propria dalla NATO, e posta alla base di tutta la sua strategia politica e militare verso i paesi socialisti. Questi avvertivano in profondità, e con fondati motivi, il nodo della questione tedesca, e su questa base avanzarono una serie di proposte assai significative.
Vale pena di ricordarne
due cha, se accolte, avrebbero improntato diversamente la vita europea. Nel 1952 l'URSS avanzò un progetto di riunificazione della Germania per mezzo « di elezioni sottoposte a controllo internazionale » e di ritiro di tutte le truppe (sovietiche, francesi, inglesi e americane) chiedendo in cambio la garanzia che la Germania riunificata non sarebbe stata inserita in nessuna alleanza militare. James Warburg in un suo importante libro sulla Germania, ha osservato come la proposta sovietica fosse decisiva per tutta l'Europa e offrisse persino la prospettiva di « una Germania democratica e unita nel senso occidentale del termine ». La linea adottata dalla RFT, diretta allora da Aden[...]

[...]ata dalla RFT, diretta allora da Adenauer, e fatta subito propria dalla NATO perchè coincidente con quella statunitense, fu quella di « evitare ogni negoziato in attesa che l'occidente potesse opporre a Mosca, come fait accompli, una Germania riarmata nel quadro di una Europa organizzata ». Il secondo momento cruciale fu dato quando nel 1954 il Consiglio atlantico di Parigi, fallita la CED, decise l'ingresso della Germania federale nella NATO. L'URSS avanzò allora una nuova proposta per la neutralizzazione e riunificazione della Germania, e per una conferenza sulla sicurezza europea. André Fontaine — in un recente articolo sulla rivista Affari Esteri — riconosce «la volontà dei sovietici di fare agli occidentali concessioni suscettibili di rovesciare la situazione ».
Eisenhower rispose che « una Germania riunificata deve avere la possibilità di esercitare il suo inerente diritto all'autodifesa collettiva » il che significava una Germania unita nella NATO. Con tardiva resipiscenza George Kennan commentava che così si cacciava l'URSS in « [...]

[...]ré Fontaine — in un recente articolo sulla rivista Affari Esteri — riconosce «la volontà dei sovietici di fare agli occidentali concessioni suscettibili di rovesciare la situazione ».
Eisenhower rispose che « una Germania riunificata deve avere la possibilità di esercitare il suo inerente diritto all'autodifesa collettiva » il che significava una Germania unita nella NATO. Con tardiva resipiscenza George Kennan commentava che così si cacciava l'URSS in « una porta chiusa ». Pochi mesi dopo infatti nasceva il Patto di Varsavia. Il fatto era che la politica del contenimento, coincidente con quella di Adenauer, puntava sulla presunta possibilità di ottenere — attraverso un duro confronto di forza — lo sgretolamento e lo assorbimento della Repubblica democratica tedesca, come primo passo della disgregazione del campo socialista.
Nel quadro di questa politica era naturale che la Germania federale divenisse il mo.. tore _trainante della NATO, e si stabilisse tra NATO e Germania un gioco di influenze e di ricatti reciproci densi di tragiché co[...]

[...]nquista economica (da parte degli USA) dell'Europa, senza il Piano Marshall
e il Patto Atlantico, senza la politica di forza, il roll back
e la teoria della liberazione dei paesi dell'Europa orientale, il fanatismo anticomunista
e antisovietico di Adenauer sarebbe rimasto isolato ». Ne venne invece l'esaltazione di un ruolo primario e preminente della Germania federale. Al punto che quando si delinearono — alla luce della potenza atomica dell'URSS — nuove ipotesi che liquidassero le tesi della rappresaglia massiccia; la Germania potè assumere all'interno della NATO un ruolo di punta oltranzista, preoccupata soltanto di un abbandono da parte degli alleati della « vecchia frontiera » e quindi della svalutazione della « posizione di avamposto della Repubblica federale» (Collotti). L'eredità di questa politica pesa ancora oggi, nonostante il suo artefice sia scomparso da lun go tempo. E non è un caso che gli accenni a una politica nuova della RFT passino oggi per una radicale liquidazione di quella eredità, investendo la stessa NATO e la l[...]

[...]les,
e quindi come eliminazione delle vecchie aristocrazie feudali, matrici del fascismo balcanico. La formula della « de mocrazia popolare » non era in questo senso una invenzione propagandistica. Fu con la guerra fredda e col rapido mutamento della situazione internazionale che cominciò a mancare lo spazio per questa politica e lo spazio anche all'interno dei singoli paesi per quelle forze che avevano puntato su una politica di amicizia con l'URSS su una base di neutralità. Tuttavia è solo col 1948 — un anno dopo la dottrina Truman — che la via obbligata divenne da un lato quella di una serie di accordi bilaterali con l'URSS
e dall'altro quella dell'accesso al potere in modo pieno delle forze rivoluzionarie, bruciando ogni transizione.
Ma neanche questi due passi prefiguravano ancora una politica di blocco. Fu solo con la spirale della guerra fredda
e al momento culminante dei riarmo tedesco (1955) che venne enucleandosi il blocco militare dei paesi socialisti. Ed è anche da questo insieme di processi, profondamente condizionati dalla reale situazione internazionale, che vennero una serie di difficoltà e di impacci, anche aspri, al rinnovamento e al pieno dispiegamento delle società socialiste. La vera cortina[...]

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[...]— da Alastair Buchan a Henry Kissinger — tre sono gli elementi che appaiono in maggiore evidenza: 1) gli Stati Uniti potrebbero essere anche disposti a rive dere il meccanismo interno dell'Alleanza, pronti a fare « realistiche » concessioni agli alleati europei, a condizione che non venga meno il loro sostanziale predominio sugli affari europei; 2) il blocco della NATO dovrebbe essere rinsaldato in funzione di un dialogo bipolare — Stati Uniti e URSS — su tutti gli affari mondiali; 3) l'Europa occidentale dovrebbe partecipare più attivamente alla politica repressiva degli Stati Uniti in tutte le altre aree del mondo.
Ciò che in realtà si vuole non è un'autonomia dell'Europa occidentale, ma una sua diretta corresponsabilizzazione alla politica mondiale de gli USA. Nelle sue diverse sfumature, questa è la linea che emerge. Citiamo testualmente da uno dei testi più significativi di questi ultimi tempi espressi da un autorevole artefice della politica estera americana. Il punto da cui si parte è il seguente: « La collaborazione con l'Europa [...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Gabriele Pepe in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...] lettore alle prime pagine del mio libro su Carlomagno).
In una società organizzata socialisticamente e in vista di una organizzazione comunistica il mito agiografico della personalità creatrice di storia si giustifica assai difficilmente sia sul piano storiografico che su quello politicoideologico. E un luogo comune, ripugnante però al buon senso, quello di dire che socialismo e comunismo sono fenomeni religiosi: resta soltanto il fatto che in URSS si era creata quasi una agiografia politica assolutamente incompatibile col carattere tutto terrestre del marxismo. Ma prima di condannare questa mitizzazione, bisogna cercare di capirne le ragioni: l'esigenza di onestà storiografica ci impone di capire perché lo stesso ambiente che ieri adorò oggi condanna.
Non si tratta di una contraddizione o di una ingratitudine verso i morti. Il culto della personalità é connesso alle tragiche esperienze di un trentennio di storia della rivoluzione russa: la gigantesca lotta contro uomini e natura non ha potuto svolgersi attraverso una idillica democraz[...]

[...]ressante rievocare ciò che dissero i giornali borghesi quando Lenin inaugurò la NEP per rendersi conto come sia tendenziosa ogni interpretazione dei grandi eventi politici sovietici.
Sgombrato l'animo nostro da ogni sentimento di preconcetta ostilità, ci sembra che la causa prima della condanna del culto della personalità sia da ricercare in un cambiamento di politica estera. Se Parigi valse bene una messa per Enrico IV, il riavvicinamento dell'URSS alla Jugoslavia e per il suo tramite alla grande fascia di stati neutrali, vale bene una condanna di Stalin. Se si riflette che gli ultimi due scritti di Stalin per il problema del linguaggio e quello sulle questioni del socialismo indicavano chiaramente nell'ultimo Stalin una impostazione aperta verso uno storicismo meno rigido e consequenziale del suo tradizionale, si deve concludere che della damnatio siano stati esclusivi i motivi politici. Non si nega la dittatura del proletariato, ma si attenua la diffidenza che ebbe la Russia di Stalin per il mondo occidentale. La politica e la propaga[...]

[...]a damnatio siano stati esclusivi i motivi politici. Non si nega la dittatura del proletariato, ma si attenua la diffidenza che ebbe la Russia di Stalin per il mondo occidentale. La politica e la propaganda staliniana erano state troppo potenti per
GABRIELE PEPE 103
ché altrettanto potente e sbalorditiva non ne dovesse essere la condanna.
Al secondo quesito non saprei cosa rispondere perché non sono troppo informato sulle correnti esistenti in URSS circa le istituzioni che regolano la grande federazione di Stati in URSS.
Al terzo quesito occorrerebbe una risposta troppo più impegnativa di quanto non lo siano le mie capacità, come quello che concerne la fonte della legittimità del potere. Per me la legittimità coincide con l'esercizio stesso del potere che legalizza le sue origini. Comunque la volontà popolare é stata sottoposta a tante critiche che ne hanno svelato il carattere spesso puramente ideologico e opportunistico. Si pensi che per alcuni studiosi il mito della «volontà popolare» si riporta all'esperienze religiose di gruppi di pionieri americani. Bisogna tener conto anche del carattere farisaico ch[...]

[...]un problema di carattere ideologico. La consultazione popolare concerne solo la politica: un voto solo di maggioranza obbliga a una data politica; ma anche il 99% di voti non serve a definire o a mutare un problema di carattere culturale come quello del culto della personalità.
GABRIELE PEPE 105
Quesito nono. Non solo la critica del culto della personalità, ma tutto il nuovo corso della politica russa porterà a un cambiamento di rapporti tra l'URSS e le democrazie popolari e forse tra il P. C. russo e gli altri partiti comunisti. Credo che meno sensibile sarà il mutamento dei rapporti tra l'URSS e il movimento operaio internazionale: l'URSS può rinnegare, anche se non l'ha fatto esplicitamente, l'opera tutta dell'ultimo Stalin, ma non può rinunziare alla direzione del movimento operaio internazionale.
GABRIELE PEPE



da Massimo Robersi, Il "buon vicinato" fra URSS e Turchia. [sopratitolo: Obiettivi della visita di Gromiko a Ankara] [sottotitolo: La presenza del ministro degli Esteri sovietico ad Ankara ha costituito una prova tanto dell'erosione del prestigio americano quanto dell'interesse che i paesi che intendono sganciarsi dalla opprimente ingerenza della NATO attribuiscono sempre più al miglioramento dei rapporti con l'URSS] in KBD-Periodici: Rinascita 1965 - 6 - 5 - numero 23

Brano: Obiettivi de a visita di Gromiko a Ankara
Il "buon
vicinato
fra URSS
e Turchia
La presenza del ministro degli Esteri sovietico ad Ankara ha costituito una prova tanto dell'erosione del prestigio americano quanto dell'interesse che i paesi. che intendono sganciarsi dalla opprimente ingerenza della NATO attribuiscono sempre più al miglioramento dei rapporti eon l'URSS
Gromiko a colloquio con Ii premier turco
Urguplu
La visita compiuta in Turchia dal 17 al 22 maggio dal ministro degli Esteri sovietico Gromiko si pub dire avesse due obiettivi — l'uno di minore, l'altro di maggiore portata — i quali, stando al contenuto del documento ufficiale pubblicato al termine delle conversazioni, paiono essere stati ambedue nel complesso raggiunti. Da un punto di vista generale la missione del ministro sovietico s'inquadra indubbiamente nello sforzo avviato dall'URSS per salvare la pace, messa a grave repentaglio dalle iniziative di guerra americane: cosi, mentre a M[...]

[...]Urguplu
La visita compiuta in Turchia dal 17 al 22 maggio dal ministro degli Esteri sovietico Gromiko si pub dire avesse due obiettivi — l'uno di minore, l'altro di maggiore portata — i quali, stando al contenuto del documento ufficiale pubblicato al termine delle conversazioni, paiono essere stati ambedue nel complesso raggiunti. Da un punto di vista generale la missione del ministro sovietico s'inquadra indubbiamente nello sforzo avviato dall'URSS per salvare la pace, messa a grave repentaglio dalle iniziative di guerra americane: cosi, mentre a Mosca, veniva solennemente accolto il primo ministro indiano Shastri che Johnson aveva rifiutato di ricevere per le critiche formulate alla politica asiatica degli Stati Uniti, e mentre non viene tralasciata alcuna misura (dalle pressioni diplomatiche all'ONU, ai precisi moniti pubblicati sulla stampa o pronunziati nei discorsi, all'aiuto concreto) per fermare la mano dell'aggressore, è proseguita, con il viaggio ad Ankara, la tipica politica della coesistenza pacifica, l'azione per consolidare[...]

[...]er consolidare il buon vicinato con uno Stato conf inante a regime diverso e l'opera per migliorare gradualmente la situazione nei Balcani.
Di conseguenza la presenza dí Gromiko nella repubblica turca in un momento di tensione come l'attuale, ha costituito una dimostrazione tangibile sia dell'erosione che il prestigio americano va subendo all'interno dell'alleanza atlantica, sia dell'inevitabile interesse per un miglioramento dei rapporti con l'URSS che hanno i paesi che vogliano sganciarsi in qualche modo dalle opprimenti ingerenze della NATO.
Per quanto concerne più specificatamente '.e relazioni turcosovietiche gli incontri tra Gromiko ed i dirigenti del paese ospite erano attesi da tutti gli osservatori con grande curiosità, E' vero che dal punto di vista protocollare non si è trattato che della risposta alla visita in URSS del ministro degli Esteri turco del novembre '64; è vero che in seguito ha soggiornato in Turchia, nel gennaio di quest'anno, una delegazione molto qualificata del Soviet supremo capeggiata da Nicolai Podgorni. Ma va subito precisato che nel febbraio scorso una grossa crisi politica ha travagliato il paese, crisi che ha , portato all'allontanamento dalla carica di primo ministro Ismet Inonu, sostituito alla presidenza del Consiglio dall'indipendente Suat Hayri Urguplu, del quale il giudizio più benevolo che si potesse dare era che si ignorava in quale direzione si sarebbe mosso.
O meglio, da[...]

[...]dosi nella lotta politica. I giornali più influenti della Turchia dichiarano: il risultato delle prossime votazioni sancirà o la possibilità di discutere liberamente la nostra realtà nazionale o il ritorno d'una brutale repressione di stile fascista. E precisano: per il partito della Giustizia ed i suoi alleati tutti coloro che domandano una nazionalizzazione sono comunisti, chi critica l'America è comunista, chi vuole aumentare gli scambi con l'URSS è comunista; si tratta invece d'avere ben chiaro che la democrazia esiste o non esiste.
Ci paiono, questi, discorsi coraggiosi, che indicano un maturare delle coscienze, un prendere consapevolezza dei problemi di fondo del paese, ed è fin troppo facile, a questo punto, rammentare la delicatezza d'una situazione che sempre più si tingerà dei colori assunti o dalla vicenda dell'Iran nel 1953 o da quella egiziana del 1956. La Turchia si muove, dunque; anche per questo il buon vicinato con l'URSS costituisce e costituirà un fattore positivo per il suo futuro.
Massimo Robersi
Libri di testo
Si[...]

[...]iaro che la democrazia esiste o non esiste.
Ci paiono, questi, discorsi coraggiosi, che indicano un maturare delle coscienze, un prendere consapevolezza dei problemi di fondo del paese, ed è fin troppo facile, a questo punto, rammentare la delicatezza d'una situazione che sempre più si tingerà dei colori assunti o dalla vicenda dell'Iran nel 1953 o da quella egiziana del 1956. La Turchia si muove, dunque; anche per questo il buon vicinato con l'URSS costituisce e costituirà un fattore positivo per il suo futuro.
Massimo Robersi
Libri di testo
Si dice, ad esempio, che " Hitler era il capo della Germania e il solo che si era mostrato amico dell'Italia" e che " il fascismo era una dittatura, ma ha compiuto bonifiche, ha conquistato t'impero e l'Abissinia e ha fatto la Conciliazione" (dal Giorno).



da (Nove domande sullo stalinismo) Giuseppe Chiarante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]ne staliniana: così sul piano politico come su quello teorico e metodologico.
Stalin fondò infatti la sua politica — mi pare sia legittimo affermarlo — su di un giudizio del tutto nuovo e arrovesciato rispetto alla situazione dei sistemi sociali dell'occidente capitalistico. In quei paesi — egli sostenne — non era dato ancora ravvisare (allora e probabilmente per lungo tempo) le condizioni necessarie ad una rivoluzione socialista. In tal modo l'URSS non era più semplicemente il punto di avvio di un processo che subito avrebbe trovato al di fuori delle sue frontiere il proprio principale sostegno, ma rappresentava un'esperienza rivoluzionaria autonoma, il naturale punto di applicazione delle forze proletarie al livello da esse raggiunto nel 1917, il sicuro fondamento di ogni nuovo, futuro tentativo. Diveniva perciò necessario disporsi a costituire fino in fondo il socialismo poggiando sulle sole energie locali, senza cioè poter « giovare dell'aiuto economico del proletariato occidentale al potere » (Trotski) e sotto la pressione di uno sc[...]

[...]atuale, era chiamato a sollecitare la rottura dell'egemonia liberalborghese e insieme a correggere la logica catastrofica del processo capitalistico.
Da quanto sono venuto fin qui esponendo penso si possa, ragionevolmente, dedurre una spiegazione e una giustificazione storica delle stesse forme di direzione politica staliniana.
Quali erano, infatti, sul piano dei concreti problemi di politica
(6) Stalin, I problemi economici del socialismo in URSS, pag. 9.
GIUSEPPE CHIARANTE
26 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
interna le dirette, gravissime conseguenze che derivano dalla necessità di edificare, con le sole forze sovietiche, una integrale società socialista ? Analizziamole cercando di seguire a grandi linee lo sviluppo cronologico della politica di Stalin.
In primo luogo la rinuncia alla rivoluzione mondiale comportava necessariamente una fiera lotta all'interno del partito bolscevico. Non dobbiamo infatti dimenticare, da un lato, quanto quella tesi suonasse nuova alla sensibilità ideologica dei quadri leninisti e, dall'altro, come il par[...]

[...] nessun contributo neppure indiretto poteva venire all'edificazione del socialismo in Occidente. Dopo il grande concorso portato dalla Russia alla guerra antifascista e le vicende internazionali degli ultimi anni, una simile posizione é divenuta invece difficilmente sostenibile: e così oggi la socialdemocrazia di sinistra (si pensi, ad esempio, ad un Bevan o al gruppo francese di France Observateur) é stata portata ad assumere nei confronti dell'URSS un atteggiamento che appare, almeno in superficie, meno frettoloso e meglio criticamente fondato. Da parte di tale corrente, infatti, si tende ora a riconoscere che l'Unione Sovietica può svolgere, a determinate condizioni, un ruolo positivo sul piano internazionale, e che anche talune esperienze di politica economica interna possono essere vantaggiosamente utilizzate da parte di altri paesi; rimane però immutato il giudizio di fondo, e quindi l'affermazione della decisa inferiorità, dovuta all'estrema arretratezza delle condizioni di partenza del processo rivoluzionario, dello Stato stalinis[...]

[...]ale dottrina rappresenti non già il frutto.di una scelta empirica, per ciò stesso teoricamente non più valida di altre possibili scelte, ma sia il logico punto d'arrivo della costruzione di una teoria politica scientificamente determinata (e quindi non più genericamente ideologica) sulla rivoluzione socialista e sulle sue condizioni obiettive in una particolare fase storica. E si è pure visto come, fra le concrete condizioni che hanno portato in URSS nell'era staliniana all'adozione di metodi di governo di
30 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
accentuata repressione, quella rappresentata dall'arretratezza del sistema economicosociale russo non abbia avuto, in sede logica, che un valore secondario (così che da essa si può far dipendere solamente un'accentuazione quantitativa e non una variazione qualitativa del processo); mentre tutte le condizioni decisive — resistenza delle vecchie classi dominanti, accerchiamento capitalistico e pressione della borghesia internazionale sino alla minaccia di guerra, isolamento dal mercato mondiale, realizzazio[...]

[...]ai ripudiata, non sta proprio a rappresentare, pur con i suoi evidenti limiti di sapore anarchicheggiante, come la meta cui necessariamente tende quel processo rivoluzionario che ha la dittatura del proletario come suo momento, sia proprio la crescita della libertà ?
D'altra parte, il decisivo significato che ha avuto, anche sul piano mondiale (nel senso di render possibile l'uscita dall'assetto borghese), la rottura rivoluzionaria operatasi in URSS attraverso la dittatura del proletariato, mi pare sia pure dimostrata, in linea indiretta ma non confutabile, dall'inevitabile fallimento della via socialdemocratica. Non va infatti c:. nenticato che il tentativo socialdemocratico di portare al massimo la pressione politica e sociale del proletariato, senza la capacità e la possibilità di operare quella radicale rottura compiutasi in Russia nel '17, ha portato nel primo dopoguerra, in quei paesi in cui piú vigorosi erano i partiti socialisti e cioè in Italia e in Germania, alla tragedia fascista; mentre ha
(9) Lenin, Opere, vol. XXXII pag. 3[...]

[...]la direzione collegiale, possano essere,
40 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
senza una maggiore circolazione di libertà, una sufficiente via di superamento delle forme staliniane di gestione del potere; e in tal caso si può agevolmente rispondere che ulteriori passi avanti sono evidentemente necessari. Così pure si può senza troppo azzardo ipotizzare che anche dei cambiamenti istituzionali si renderanno, in un futuro più o meno lontano, necessari in URSS.
Ma quando da queste indicazioni tendenziali si cerca di passare a fomulazioni più precise e concrete, non si possono dimenticare due avvertimenti che sono — io credo — fondamentali. Innanzitutto un processo di sviluppo quale quello che si vorrebbe delineare non può realizzarsi positivamente attraverso clamorosi e azzardati rovesciamenti di scena, ma richiede approfonditi ripensamenti e responsabile cautela: il che significa che sarebbe errato richiedere miracolistiche ed improvvise soluzioni agli attualidirigenti moscoviti. In secondo luogo — ed é questa l'avvertenza decisiva — una seria re[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Alberto Moravia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]no a cambiamenti istituzionali o meno. Logicamente, dovrebbero. Nella storia, dopo dittature del genere di quella di Stalin, si ebbero spesso cambiamenti profondi o restaurazioni. Basta pensare a ciò che avvenne in Inghilterra dopo la dittatura di Cromwell, in Francia dopo quella di Robespierre. Se non vi saranno cambiamenti istituzionali, é chiaro che la porta resterà aperta per una nuova dittatura, appena le condizioni interne ed esterne dell' URSS la renderanno possibile. Ma é probabile che i nuovi dirigenti dell'Unione Sovietica cerchino di garantirsi con appositi istituti e leggi contro il ritorno della dittatura.
3. — Penso che effettivamente nessun potere sia legittimo, oggi, se non è fondato sulla volontà popolare. E che la volontà popolare non possa farsi strada se non attraverso la dialettica di governo ed opposizione. Sinora nei paesi occidentali tale dialettica si é espressa nella pluralità dei partiti. Non sembra che l'Unione Sovietica sia avviata a creare una simile dialettica. In realtà, almeno sinora, la legittimità del p[...]

[...]la dittatura.
3. — Penso che effettivamente nessun potere sia legittimo, oggi, se non è fondato sulla volontà popolare. E che la volontà popolare non possa farsi strada se non attraverso la dialettica di governo ed opposizione. Sinora nei paesi occidentali tale dialettica si é espressa nella pluralità dei partiti. Non sembra che l'Unione Sovietica sia avviata a creare una simile dialettica. In realtà, almeno sinora, la legittimità del potere in URSS é stata fondata sopra il corpo dell'ideologia marxista la quale a sua volta é considerata come depositaria, una volta per sempre, della volontà popolare. Si tratterebbe, insomma, di un potere la cui legittimità é filosofica e non elettorale ossia giustificato da un'ideologia e non dal consenso diretto di una maggioranza. Questo é già avvenuto nella storia; tutti i poteri teocratici vantavano una simile legittimità. Ma il fatto nuovo é che esso si verifica nei tempi moderni, in concomitanza con l'avvento della civiltà della produzione in serie e dunque delle masse, in un tempo in cui il crisma[...]

[...]a maggioranza. Questo é già avvenuto nella storia; tutti i poteri teocratici vantavano una simile legittimità. Ma il fatto nuovo é che esso si verifica nei tempi moderni, in concomitanza con l'avvento della civiltà della produzione in serie e dunque delle masse, in un tempo in cui il crisma dell'infallibilità si è trasferito dalla religione alla scienza. Penso dunque che in simili condizioni é molto difficile se non impossibile che si crei nell' URSS una dialettica di opposizione e governo simile a quella dei paesi occidentali. Tutt'al più tale dialettica sarà sostituita, in maniera però tutta empirica, da quella delle varie correnti interne del partito comunista e della società sovietica.
98 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
4. — È vero, non c'é comunità di linguaggio tra occidente e oriente. E questo si è potuto vedere anche recentemente in occasione del crollo del mito di Stalin. La formula « critiche al culta della personalità » è un eufemismo bello e buono o, se si preferisce, un esempio di più della riluttanza estrema dei capi sovietici [...]

[...]lo del mito di Stalin. La formula « critiche al culta della personalità » è un eufemismo bello e buono o, se si preferisce, un esempio di più della riluttanza estrema dei capi sovietici ad adottare il linguaggio tradizionale, anche quando, come è il caso, la sostanza della formula non sia in contraddizione con il pensiero politico occidentale. Ma che cosa sta ad indicare questo divario di linguaggio? Secondo me, esso denota che la rivoluzione in URSS è ancora in corso o per lo meno non ha ancora trovato la sua forma definitiva. Tutte le rivoluzioni e le religioni aspirano a creare un linguaggio nuovo, loro proprio, originale. Quest'aspirazione é naturale: il cambiamento del linguaggio è la controprova di un cambiamento della realtà; un linguaggio immutato pa trebbe far pensare che anche la realtà sia rimasta immutata.
5. Indubbiamente, come è stato già detto, Stalin é stato. il più «russo» dei capi della rivoluzione comunista. Per molti aspetti, la sua figura e la sua opera rassomigliano alla figura e all'opera del primo innovatore dell[...]

[...] Credo che lo stalinismo sia morto, benché la critica al culto della personalità sia stata formulata dall'alto, senza previa consultazione popolare. Lo stalinismo è morto perché era una dittatura personale, un'interpretazione personale del potere. Ma la dittatura del proletariato continua. In altri termini il fatto che la critica al culto della personalità sia stata pronunziata dall'alto dimostra ancora una volta che la legittimità del potere in URSS deriva dall'ideologia. Il culto della personalità, infatti, è stato condannato in base all'ideologia di cui esso sarebbe stato una deviazione e un'infrazione.
9. — E troppo presto per dire quali cambiamenti la critica del culto della personalità porterà nei rapporti dell' URSS con le de
mocrazie popolari, i partiti comunisti di tutto il mondo e il movimento operaio internazionale. Si può per) affermare che se lo stalinismo stava ad indicare una ferrea concentrazione, subordinazione e unità, la critica al culto della personalità potrà dar luogo ad una maggiore fluidità, autonomia, e indipendenza.
ALBERTO Molt vrA



da Roberto Guiducci, Pamphlet sul disgelo e sulla cultura di sinistra in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...]eficienze, inseriti nuovi criteri tecnici.
La vera cultura di sinistra in Italia é stata nella quasi totalità quella elaborata da Togliatti, Nenni, Longo, Morandi, ecc.; quella degli storici, degli scienziati, dei filosofi marxisti é stata prevalentemente cultura alleata, cultura di sinistra verso la cultura borghese di destra, battaglia delle idee, non idee per la battaglia in corso.
Del resto lo schema non era diverso da quello adottato nell'URSS durante il periodo staliniano. I veri filosofi, gli uomini di cultura com pleti, erano considerati Lenin e Stalin. Il contributo dell'Accademia delle Scienze non era nelle sue linee generali che il contributo di un'alleanza, spesso era semplicemente un autorevole appoggio. Il lustro che veniva concesso agli intellettuali ritornava spesso come conferma, e non si traduceva in potere critico, in proposta inedita. I premi Stalin erano in. ultima analisi dei premi a Stalin.
A questo punto occorre decidere: se la cultura di Lenin, di Stalin, di Togliatti ecc., anche valutandola, senza dubbio alcun[...]

[...]tiche. In questi ultimi dieci anni abbiamo tutti perfettamente capito che la politica internazionale non é che una parte di quella parte della politica che é la strategia. Quel che le é dovuto è in proporzione.
Un amico, che é stato recentemente in Unione Sovietica, fece una domanda di estrema acutezza ad un gruppo di giovani_ intellettuali :
PAMPHLET SUL DISGELO E SULLA CULTURA DI SINISTRA 99'
Voi credete ancora alle mete finali? Si crede in URSS al raggiungimento delle mete finali? ». Ci credevano, credevano ogni giorno ai loro sogni.
Anche noi crediamo ai nostri sogni, al raggiungimento della societa. socialista e, in essa, della libertà di pensiero, della democrazia diretta, della fine della burocrazia, dell'estinzione dello Stato, del suo tradursi in comportamento responsabile dei cittadini, del fare ciascuno secondo le proprie possibilità e del ricevere secondo i propri bisogni, della liberazione dall'alienazione dell'uomo, della costruzione di rapporti umani liberi e organici.
E se nell'Unione Sovietica la previsione e le pros[...]

[...]la desolazione spagnola, la quiete greca, l'impossibiità del riscatto tedesco?
È difficile che non sia così. Non ci sono grandi probabilità che l'America sopporti la perdita dell'Europa, senza rovesciare nuovamente la direzione della sua politica. Ancora una volta siamo legati al ricatto della pace, della sopravvivenza biologica. Ma i rapporti di disgelo fra sinistra europea e Unione Sovietica hanno una prospettiva diversa, aprono una porta.
L'URSS non ha più, in certo senso, bisogno della sinistra europea in senso strategico. Ha solo bisogno di amicizie, e quanto più alto sarà il livello del partito amico, tanto piú alto potrà essere il suo prestigio. La richiesta di fedeltà quantitativa può spostarsi in richiesta di appoggio qualitativo. Ciò corrisponderebbe per la prima volta anche ai nostri interessi più diretti.
Ma non c'è da sperare in una libera corsa. Il limite delle nostre possibilità rimane: la pace americana conta sulla nostra immobilità.
Per questo rientrano nell'ideologia reazionaria la facile euforia autonomistica, le pr[...]

[...]possibilità rimane: la pace americana conta sulla nostra immobilità.
Per questo rientrano nell'ideologia reazionaria la facile euforia autonomistica, le prime voci sullo scioglimento del Cominform, l'allegria turistica dell'eventualità di una facile estensione del passaporto ai paesi
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orientali. Se c'è un vantaggio per noi é di poter essere oggettivamente, per la prima volta, in grado di stabilire rapporti paritetici con l'URSS, di poter non sciogliere, ma fare una Internazionale a tavola rotonda (7), di abituarci a rapporti di rispetto, di scambio, di attenzione e non di potenza.
L'esenzione da un legame militare (e quindi gerarchico) sublima i vincoli. La media ponderale può farsi aritmetica. Ognuno sul piano della civiltà acquista lo stesso peso. La democrazia é possibile.
La cultura riguadagna terreno. I libri valgono per il loro rigore e non perché sono libri di guarnigione. Possiamo a cuor leggero perder tempo a leggere romanzi, oltre che la « Dialettica della natura ». Ci vestiamo da civili e ci sembra di v[...]

[...]nostante tutto una nuova.
Per questo la questione dello sviluppo ideologico si fa in prima fila, diventa vicino ripensamento di una più gramsciana politica operaia. E ciò si innesta oggi in una situazione oggettiva più facile e rispondente. E si rendono attuali, come abbiamo visto, la distinzione fra politica tattica e politica operaia classista, l'articolazione fra politica nazionale e internazionale, il radicale modificarsi dei rapporti fra l'URSS e i partiti di sinistra occidentali verso un piano di pariteticità, il riconoscimento che l'avversario capitalistico ha raffinato i propri strumenti e che per controbatterlo ne occorrono nuovi e più approfonditi.
Matrice e garanzia di questo gioco più complesso: la dialettica fra politica e cultura all'interno del « blocco storico di sinistra n.
Tiriamo dunque pure le somme, annodiamo i capi del discorso. Se le prospettive sopra esposte hanno una qualche esattezza, la sinistra occidentale, nuovamente giocata sul piano della politica internazionale, ha una possibilità di guadagno nel capovol[...]



da Paolo Alatri, La goccia di Sakharov in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]o tenuto la carica di Segretario Generale dell'Associazione, negli anni seguenti in cui ho fatto parte della sua Presidenza e poi del suo Comitato Direttivo, mi sono sempre battuto come ho potuto, sia pure con spirito di moderazione, per far trionfare quel rispetto dei valori di libertà che è inseparabile da ogni beninteso rapporto culturale.
Ti prego di dare comunicazione di questa mia lettera ai membri della Presidenza dell'Associazione ItaliauRss, nonché, alla prima occasione, agli stessi colleghi del Comitato Direttivo.
Molto cordialmente
PAOLO ALATRI
Vorrei innanzi tutto spiegare una frase della mia lettera che a prima vista può sembrare strana o poco comprensibile: la frase, cioè, in cui dico che a determinarmi nella mia decisione non hanno agito tanto le misure sovietiche attinenti alla politica estera, con l'invasione dell'Afghanistan, quanto cuelle di repressione interna nei confronti degli intellettuali. Ciò significa forse che io considero di
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poco conto iniziative di politica estera quali l'inv[...]

[...] 1936 e abbiamo in comune l'attività clandestina antifascista. Parlo quindi con la schiettezza di un vecchio amico e compagno. Alatri ha sottoscritto un appello di protesta per i provvedimenti repressivi adottati nei confronti di Sakharov insieme ad altri intellettuali, anche comunisti, fra cui membri del Comitato Centrale (del PcI) come Guttuso e Zangheri. Ha fatto bene. Ma non condivido le sue dimissioni. Infatti che cos'è l'Associazione ItaliauRss? Non certo un'organizzazione partitica, tant'è vero che nei suoi organismi dirigenti vi sono esponenti del PcI, del PSI, del PSDI, della Dc, del PRI, del PLI e indipendenti. Il suo scopo è quello di organizzare e sviluppare i rapporti culturali, economici e commerciali con il popolo sovietico. Quindi se tutti ci dimettessimo significherebbe voler rompere i rapporti culturali ed economici con l'URSS. Ora, questo non è giusto. Non è la linea di Schmidt, né di Giscard, di Indira Gandhi, dello stesso pontefice, delle socialdemocrazie europee. È la linea della signora Thatcher ».
Troppo onore, caro amico e compagno Bufalini, paragonarmi niente di meno che al Primo Ministro della Gran Bretagna! Ma, a parte ogni scherzo, un paio di osservazioni. Innanzi tutto non credo si possa dire che scopo dell'Associazione ItaliauRss è di « organizzare e sviluppare » (oltre che i rapporti culturali) « i rapporti economici e commerciali con l'URSS ». Ci mancherebbe altro! La denominazione completa e precisa dell'ItaliauRss è: Associazione italiana per i rapporti culturali con l'Unione Sovietica. Ciò che riguarda i rapporti economici e commerciali tra i due Paesi può anche cadere sotto l'attenzione dell'Associazione ItaliauRss, ma soltanto sotto il profilo culturale: come studio, cioè, delle condizioni nelle quali si verificano e possono svilupparsi i rapporti economici e commerciali, come raccolta di dati statistici e scientifici; ma non oltre. È alquanto pretestuoso sostenere che una presa di posizione dell'Associazione ItaliauRss sul « caso Sahkarov » e sul modo in cui sono trattati gli intellettuali sovietici minaccerebbe i rapporti economici e commerciali tra l'Italia e l'Unione Sovietica! Lasciamo che ognuno faccia il suo mestiere: i governi, la Fiat, la Montecatini si occupino di affari, l'Associazione ItaliauRs s si occupi della cultura e degli intellettuali.
Ma ho un'altra osservazione da fare alla dichiarazione di Bufalini. Ed è che una presa di posizione dell'Associazione ItaliauRss, in quanto tale, su ciò che concerne direttamente il suo campo di attività, che è quello della cultura, non potrebbe che giovare[...]

[...]rov » e sul modo in cui sono trattati gli intellettuali sovietici minaccerebbe i rapporti economici e commerciali tra l'Italia e l'Unione Sovietica! Lasciamo che ognuno faccia il suo mestiere: i governi, la Fiat, la Montecatini si occupino di affari, l'Associazione ItaliauRs s si occupi della cultura e degli intellettuali.
Ma ho un'altra osservazione da fare alla dichiarazione di Bufalini. Ed è che una presa di posizione dell'Associazione ItaliauRss, in quanto tale, su ciò che concerne direttamente il suo campo di attività, che è quello della cultura, non potrebbe che giovare alla chiarezza, alla sincerità e alla lealtà di tali rapporti: i quali, al di fuori della chiarezza, della sincerità e della lealtà, non hanno, in definitiva, molta ragione di essere coltivati. Come può un organismo quale l'ItaliaURS S restare silenzioso e indifferente di fronte a provvedimenti come il confino comminato a Sakharov, una misura che istituzionalmente non credo sia neppure prevista dalla stessa legislazione sovietica, che è certamente contraria agli acc[...]

[...] mio gesto sia giudicato unanimamente, in seno al Pci, nello stesso modo in cui lo giudica Bufalini. Mi pare anzi evidente il contrario.
Non posso non dichiarare, in proposito, che nei nove anni in cui sono stato Segretario Generale dell'Associazione, ho sempre avuto l'appoggio del mio partito nel braccio di ferro che sempre si è esercitato tra italiani e sovietici nel concepire la natura e le funzioni delle due Associazioni consorelle, l'ItaliauRss, e l'uRssItalia. Il braccio di ferro consisteva nel contrasto tra la tendenza sovietica a concepire le Associazioni come casse di risonanza propagandistiche e la tendenza italiana a designarle invece come luoghi deputati per un franco confronto di posizioni e di opinioni. Forse il maggiore attrito fu raggiunto verso il termine del mio mandato di Segretario Generale, al convegno italosovietico su « Il cittadino e la pubblica amministrazione », tenuto a Roma nel dicembre 1968. Poiché si trattava della posizione del cittadino di fronte allo Stato, e cioè, in sostanza, dei diritti civili, è facile immagina[...]

[...]raggiunto verso il termine del mio mandato di Segretario Generale, al convegno italosovietico su « Il cittadino e la pubblica amministrazione », tenuto a Roma nel dicembre 1968. Poiché si trattava della posizione del cittadino di fronte allo Stato, e cioè, in sostanza, dei diritti civili, è facile immaginare come i pur distinti giuristi e storici che componevano la folta delegazione sovietica presentassero un quadro della situazione esistente in URSS tutto proiettato sulle norme che stanno scritte nella legislazione e nei codici, senza però dare minimamente conto dei molti arbitri che, al di là di quelle norme, venivano e vengono compiuti da parte dell'autorità, della mancanza di reali garanzie dei diritti civili, e tanto meno si prestassero a un'analisi accettabile di tutto ciò che di ben piú grave era accaduto durante il lungo periodo del dominio staliniano. L'articolo che, per illustrare lo svolgimento e i risultati di quel convegno, Umberto Cerroni, allora Vice Segretario dell'Associazione ItaliauRs s, pubblicò nel febbraio 1969 sulla[...]

[...]bile da parte della generalità del pubblico, delle « masse », come molto si ama dire in Unione Sovietica. Al nostro ritorno in Italia, dopo che « l'Unità » aveva dato un resoconto molto ampio e dettagliato del vivacissimo dibattito che lo scontro tra le due concezioni della comunicazione culturale aveva provocato in quella occasione, ci trovavamo, in Italia, alla vigilia delle elezioni politiche generali, e il tema della libertà della cultura in URSS era già uno di quelli piú dibattuti nei nostri ambienti politici e culturali. Ebbene, in una conferenza alla stampa estera tenuta da Togliatti, il Segretario Generale del PcI, interrogato in proposito da un giornalista straniero, citò le tesi da me sostenute (pur senza fare il mio nome, ma con un accenno inequivocabile alla mia persona) come quelle che in sostanza corrispondevano alle posizioni del PcI, in contrasto con quelle prevalenti negli ambienti ufficiali dell'Unione Sovietica. E sottolineo che si trattava e si tratta degli ambienti ufficiali: perché dopo il mio intervento polemico al [...]

[...]degli accordi di Helsinki » (e quest'ultimo accenno non è privo di significato), cosí prosegue: « La Presidenza ritiene suo dovere farsi interprete del sentimento, che condivide, di deplorazione e grave turbamento per l'intervento in Afghanistan e, per quanto piú direttamente attiene al campo specifico di attività dell'Associazione, per i provvedimenti repressivi presi nei confronti dell'accademico Sakharov. La Presidenza dell'Associazione ItaliauRss rileva che si è creata cosí una situazione che determina nel paese e tra le forze politiche democratiche, pur nella varietà di opinioni e di atteggiamenti, una comune preoccupazione. L'Associazione, fedele al proprio compito dimostratosi positivo per un trentennio, anche nei momenti piú difficili, di salvaguardare e sviluppare i rapporti culturali, sociali ed economici tra i due paesi, vuole esprimere in tale senso la convinzione che questi atti rendono arduo un lavoro proficuo e si ripercuotono negativamente su larghi strati dell'opinione pubblica italiana, che hanno sempre considerato e con[...]

[...] al proprio compito dimostratosi positivo per un trentennio, anche nei momenti piú difficili, di salvaguardare e sviluppare i rapporti culturali, sociali ed economici tra i due paesi, vuole esprimere in tale senso la convinzione che questi atti rendono arduo un lavoro proficuo e si ripercuotono negativamente su larghi strati dell'opinione pubblica italiana, che hanno sempre considerato e considerano utile l'attività delle due Associazioni (ItaliauRss e URssItalia) ». Infine, la Presidenza ha deciso di diramare questo comunicato alla stampa, di consegnarlo, tramite una delegazione, all'Ambasciatore sovietico a Roma e di comunicarlo all'Associazione uRssItalia.
Da parte mia, un breve commento. Sono molto soddisfatto del testo del comunicato, che condivido sia nella parte costruttiva sia in quella critica. Come risulta da quanto avevo scritto nell'articolo qui sopra pubblicato, è molto di piú di quanto mi aspettassi. E sono contento di avere provocato, con il mio gesto, che ha avuto cosí larga ripercussione, questa presa di posizione.
Due notazioni. La prima è che alla riunione del Consiglio di Presidenza non era presente Paolo Bufalini, che, pur condividendo le ragioni della mia protesta, aveva criticato le mie dimissioni e sostenuto che l'[...]



da (Comunismo e occidente, 3°) Benno Sarel, Proletariato e ordine democratico popolare nella Germania Orientale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]assumersi: invitare i più dotati fra gli operai a salire nella scala sociale ed a integrarsi nell'apparato statale; appoggiarsi su questo apparato di origine operaia per dimostrare a tutti i lavoratori che lo stato é loro e per isolare gli oppositori del regime.
Il problema della produzione agricola ha avuto un posto di rilievo nel rapporto di Ulbricht. Il segretario generale ha fatto suo con questo le preoccupazioni del comitato centrale dell' URSS, seguendo gli esempi dei congressi dei partiti degli altri paesi di democrazia popolare tenutisi negli ultimi mesi. Vi é tuttavia una differenza importante fra la Germania Orientale e, per esempio, la Bulgaria o l'Ungheria. In questi paesi agricoli, a scarsa densità di popolazione, un aumento della produttività nelle campagne é sufficiente per elevare il livello di vita della popolazione. Ma il livello di vita degli abitanti della repubblica democratica tedesca dipende soprattutto dalla possibilità di esportare con profitto : macchine, apparecchi ottici ed elettrici, prodotti chimici. Ora, pe[...]

[...]ue zone di industria pesante: la. Ruhr e la Slesia. Tagliata fuori la Ruhr, perduta ed integrata nell'economia polacca la Slesia, nella impossibilità di importare acciaio e materiale semilavorato dai paesi dell'Est, i quali ne scarseggiano, la Germania Orientale tende all'autarchia, e con immensi sacrifici si procura una industria pesante. Ulbricht é semplicemente il rappresentante di questa necessità, la stessa necessità che si era imposta all' URSS e della quale Stalin aveva fatto una virtù. Perciò Ulbricht annuncia come una vittoria al Congresso che il numero degli altiforni del Kombinat di Calbe é di 10 e sarà portato a 20. È da notare che questi altiforni sono i soli in tutto il mondo che funzionano a lignite (la Germania Orientale non produce antracite) il che rappresenta un successo tecnico. Ma,. fatto tipico in una economia ripiegata su se stessa, il reddito di questa impresa non sembra essere preso in considerazione. Cosi Ulbricht poteva annunziare al Congresso che l'insieme della produzione industriale ha raggiunto nel 1953 il 1[...]

[...]e delle macchine è al 215%, senza che con ciò il livello di vita della popolazione sia aumentato di altrettanto. Significa ciò che il nuovo corso é definitivamente condannato ? No. Ulbricht annuncia che nel 1954 verrà stanziato un miliardo di marchi di crediti fuori piano per l'agricoltura e per l'industria leggera. L'economia della Germania Orientale sembra disporre di un certo margine, costituito dall'annullamento delle riparazioni dovute all' URSS e forse anche dal rallentamento degli investimenti nell'industria pesante annunciati, senza che ne vengono forniti dettagli, dallo stesso Ulbricht.
La soluzione dei problemi della Germania Orientale risiederebbe
BENNO SAREL PROLETARIATO E ORDINE DEMOCRATICO POPOLARE 191
nella ripresa degli scambi internazionali. Da notare a questo proposito che una esposizione dei prodotti industriali della R.D.A. si é aperta in marzo al Cairo. Vi sono però due elementi che si oppongono alla larga ripresa degli scambi commerciali del paese : anzitutto la situazione internazionale; in secondo luogo la qual[...]

[...]e ed in cattive condizioni. Nel migliore dei casi, occorrerà ancora qualche anno perché la situazione del paese si normalizzi. Tracciando le grandi linee del secondo piano quinquennale, destinato a svolgersi fino al 1960, Ulbricht rinviava al compimento di esso quel superfluo e quel lusso che era stato promesso per il 1955.
Ulbricht ha raccolto grandi applausi quando ha menzionato la concessione dei diritti di sovranità accordati al paese dell' URSS. È forse questa la ragione principale del tono di sicurezza e di ottimismo del suo discorso? No, nonostante che la dichiarazione sovietica rappresenti, a parte i motivi di politica internazionale, una specie di riconoscimento di maturità rivolto ai dirigenti della Germania Orientale. Non vi é dubbio che l'ottimismo di Ulbricht era in buona parte un ripiego politico, e tendeva a nascondere l'ostilità della classe operaia e, come riflesso di questa, i profondi dissensi sorti fra i capi stessi. Ma il tono di Ulbricht corrisponde anche ad un incontestabile dinamismo di quella giovane classe dirig[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Domande in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: NUOVI ARGOMENTI
N. 20 MaggioGiugno 1956
9 DOMANDE SULLO STALINISMO
1) Che cosa significa, secondo voi, la condanna del culto della personalità in URSS? Quali ne sono i motivi interni, esterni, politici, sociali, economici, psicologici, storici?
2) Credete che le critiche al culto della personalità in URSS debbano portare a cambiamenti istituzionali? Se sì, quali?
3) La legittimità del potere è il grande problema del diritto pubblico; e il pensiero politico moderno tende ad indicare la fonte della legittimità nella volontà popolare.
Le democrazie parlamentari di tipo occidentale ritengono che la volontà popolare abbia bisogno, per esprimersi, della pluralità dei partiti.
Ritenete che il potere in regime di partito unico con elezioni senza scelta fra governo e opposizione sia legittimo? Se sì, perché? Se no, perché?'
4) È stato già osservato che tra Occidente e Oriente non c'è cornunità di l[...]

[...]to che i comunisti di tutto il mondo abb ano creduto alla versione staliniana ufficiale sui processi e le cospirazioni?
8) La critica del culto della personalità è stata formulata dall'alto, senza previa consultazione popolare, d'autorità.
Considerate ciò una prova che lo stalinismo non è morto, come molti affermano? Se sì, perché? Se no, perché?
9) Credete che la critica al culto della personalità porterà ad un camb:'amento di rapporti tra l'URSS e le democrazie popolari, tra il partito cómunista russo e i partiti comunisti degli altri paesi, e in genere tra l'URSS e il movimento operai internaz: onale?
Se sì, quale?
Abbiamo rivolto queste nove domande a un certo numero di scrittori e studiosi di problemi politici. Pubblichiamo qui di seguito le loro risposte.


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine URSS, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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