Brano: Turchia
Repubblica parlamentare dell'Asia Minore (ma con una propaggine europea), confinante con la Grecia, la Bulgaria, l'U.R.S.S., l'Iran, l'Iraq e la Siria, la Turchia ha una superficie di 779.452 kmq e una popolazione di 51.420.000 abitanti. II suo territorio è costituito dalla grande penisola anatolica bagnata dal Mediterraneo, nonché dai mari Egeo, Nero e di Marmara; gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli la separano dalla Tracia turca (23.764 kmq), ultimo residuo dei possedimenti che l'impero ottomano aveva in Europa. Nella parte sudorientale della penisola anatolica si trovano l'Armenia e il Kurdistan (ampia regione geografica ripartita fra Turchia, Siria, Iran e Iraq).
La capitale della Turchia è Ankara (2.316.000 ab.), quasi al centro dell'Anatolia[...]
[...] popolazione di 51.420.000 abitanti. II suo territorio è costituito dalla grande penisola anatolica bagnata dal Mediterraneo, nonché dai mari Egeo, Nero e di Marmara; gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli la separano dalla Tracia turca (23.764 kmq), ultimo residuo dei possedimenti che l'impero ottomano aveva in Europa. Nella parte sudorientale della penisola anatolica si trovano l'Armenia e il Kurdistan (ampia regione geografica ripartita fra Turchia, Siria, Iran e Iraq).
La capitale della Turchia è Ankara (2.316.000 ab.), quasi al centro dell'Anatolia, ma la città economicamente più importante è Istanbul (fino al 1929 si chiamava Costantinopoli) con oltre 3.000.000 di ab.; seguono Smirne (777.000 ab.) e Adana (644.000 ab.) . La popolazione è per oltre il 90% di origine turca, con una consistente minoranza curda, mentre gli armeni (che all'inizio del secolo si contavano a milioni) si sono ridotti a poche decine di migliaia per gli eccidi compiuti dai turchi contro questa nazionalità (v. Genocidio). Vi sono inoltre circa 370.000 arabi, residenti nella provincia già siriana di Hatay, acq[...]
[...]3.000.000 di ab.; seguono Smirne (777.000 ab.) e Adana (644.000 ab.) . La popolazione è per oltre il 90% di origine turca, con una consistente minoranza curda, mentre gli armeni (che all'inizio del secolo si contavano a milioni) si sono ridotti a poche decine di migliaia per gli eccidi compiuti dai turchi contro questa nazionalità (v. Genocidio). Vi sono inoltre circa 370.000 arabi, residenti nella provincia già siriana di Hatay, acquisita dalla Turchia nel 1939 in seguito ad accordi con la Francia, all'epoca potenza mandataria sulla Siria. Oltre il 99% della popolazione è di religione islamica, compresi un 10% circa di sciiti, concentrati nella Turchia sudorientale. Quest'area ha acquistato una particolare importanza dopo la rivoluzione iraniana del 1979, per cui lo Stato turco, aiutato dagli U.S.A., ha qui dato impulso alla costruzione di infrastrutture militari.
La Turchia è membro della N.A.T.O. dal 18.2.1952 ed è anche membro associato della Comunità economica europea. Le sue istituzioni, formalmente democratiche, sono di fatto dominate da una fortissima casta militare, legata alla N.A.T.O. e in particolar modo agli U.S.A. che vedono in questo paese il più agguerrito bastione contro l'espansionismo sovietico e per il controllo dei bacini petroliferi del Medio Oriente.
Dall'Impero ottomano ai Giovani Turchi
Centro del grande impero che, a partire dal secolo XIII, in circa 200 anni era divenuto il più potente Stato islamico, esteso dall'Ungheria alla Crimea e [...]
[...] bastione contro l'espansionismo sovietico e per il controllo dei bacini petroliferi del Medio Oriente.
Dall'Impero ottomano ai Giovani Turchi
Centro del grande impero che, a partire dal secolo XIII, in circa 200 anni era divenuto il più potente Stato islamico, esteso dall'Ungheria alla Crimea e dal Marocco al Golfo Persico, comprendendo da una parte i paesi balcanici, dall'altra il Nordafrica e il Medio Oriente, verso la metà del secolo XIX la Turchia era già stata alquanto ridimensionata dai ripetuti attacchi dell'Austria e della Russia. All'indomani delle rivoluzioni europee del 1848 ebbe origine, all'interno del paese, il movimento detto dei Giovani Turchi che, ispirandosi al liberalismo borghese mutuato dai circoli rivoluzionari dei paesi balcanici, per fermare il disfacimento dell'impero si fece promotore di una modernizzazione in senso occidentale, laico e capitalistico. Nel 1908 i Giovani Turchi, affermatisi come partito degli ufficiali dell'esercito, imposero al sultano Abdul Hamid un assetto formalmente costituzionale. Ma il poter[...]
[...]hmed V ritenuto più fidato. Mehmed V serviva solo da facciata e il potere era completamente nelle mani dei militari.
Alcune potenze europee cercarono di approfittare della temporanea instabilità politica turca per impadronirsi dell'Impero ottomano: nell'ottobre 1908 l'imperatore austroungarico Francesco Giuseppe si annetté la Bosnia e l'Erzegovina, la Bulgaria si proclamò indipendente e l'isola di Creta decise di unirsi alla Grecia, senza che la Turchia potesse impedirlo. Anche il governo italiano decise di sfruttare la favorevole congiuntura: nel settembre 1911 dichiarò guerra alla Turchia, inviò un corpo di spedizione che occupò la Libia (v.) e, nel corso del conflitto seguitone, si annetté anche le isole del Dodecaneso (v.). Dimostratasi tanto palese la debolezza turca, alcuni Stati balcanici appoggiati dalla Russia zarista si unirono (nel marzo 1912 la Bulgaria si alleò alla Serbia, poi alla Grecia e al Montenegro) per dichiarare guerra alla Turchia (18.10.1912). Sconfitti militarmente in Macedonia e in Tracia, i turchi poterono conservare in territorio europeo soltanto una piccola parte della Tracia Orientale (Trattato di Londra del 30.5.1913). Questa serie di tracolli innescò nuovi mutamenti politici interni: il governo che si trovava al potere dal luglio 1912 fu rovesciato nel gennaio 1913 da un colpo di stato capeggiato dal giovane ufficiale Enver Bey (18791922), esponente dell'ala più autoritaria dei Giovani Turchi. I contrasti sorti fra gli Stati balcanici vincitori per spartirsi i territori strappati all'Impero ottomano sfociarono[...]
[...]o composto dal ministro della Guerra Enver Bey, dal ministro degli Interni Talat Pascià e dal governatore militare della capitale Cemal Pascià, mentre restava formalmente in carica il sultano Mehmed V.
Prima guerra mondiale
Allorché, nell'agosto 1914, Francia, Gran Bretagna e Russia entrarono in conflitto con gli Imperi centrali, il governo turco si schierò con questi ultimi, nella speranza di riprendersi quanto aveva perduto. II 31. 10.1914 la Turchia scese in campo contro la Russia zarista e il sultano proclamò la "guerra santa" per mobilitare l'intero mondo arabo contro le potenze colonialiste dell'intesa. I turchi combatterono sul Caucaso, nel mar Nero, a Gallipoli, in Mesopotamia e in Palestina, recando un notevole contributo militare agli Imperi centrali: in Siria e in Palestina l'esercito turco costituì una minaccia per il Canale di Suez e per la presenza britannica in Egitto; il blocco degli Stretti, impedendo il passaggio alle navi russe, non permise che si realizzasse una fattiva collaborazione tra la Russia e i suoi alleati occid[...]
[...]ucaso, nel mar Nero, a Gallipoli, in Mesopotamia e in Palestina, recando un notevole contributo militare agli Imperi centrali: in Siria e in Palestina l'esercito turco costituì una minaccia per il Canale di Suez e per la presenza britannica in Egitto; il blocco degli Stretti, impedendo il passaggio alle navi russe, non permise che si realizzasse una fattiva collaborazione tra la Russia e i suoi alleati occidentali; inoltre il prestigio di cui la Turchia godeva in tutto il mondo arabo creò problemi nelle colonie francesi e britanniche. Nondimeno, nel maggio 1915 le truppe zariste irruppero nell'Anatolia orientale per un centinaio di chilometri fino al lago Van, ma con la pace di BrestLitovsk (marzo 1918) le provincie orientali torneranno sotto sovranità dei turchi (che coglieranno l'occasione per dare il colpo di grazia agli armeni, accusati di connivenza con il nemico).
Nel 1916, ispirata e sostenuta dall'Inghilterra, ebbe inizio sul fronte meridionale la guerriglia araba contro i turchi (la famosa "rivolta del deserto" capeggiata dall'agent[...]
[...]ta dall'agente britannico Thomas Edward Lawrence). Nel 1917 gli inglesi occuparono la Palestina e la Mesopotamia; nell'ottobre 1918 formazioni arabe e truppe britanniche entrarono a Damasco.
Con la definitiva sconfitta militare degli Imperi centrali i turchi persero ogni speranza di riscossa. II triumvirato fuggì all'estero e Mehmed VI (succeduto al fratello morto nel luglio) il 30.10.1918 sottoscrisse l'armistizio. Nei quattro anni di guerra la Turchia aveva mobilitato 2,8 milioni di uomini, dei quali 325.000 erano morti. Altri 2 milioni di vittime si erano avute tra la popolazione civile, ma per la maggior parte si trattava di armeni trucidati dai turchi.
La rivoluzione kemalista
Era nei propositi delle potenze vincitrici smantellare del tutto non solo ciò che restava dell'Impero ottomano, ma la stessa Turchia. Nel 1919 gli inglesi occuparono pertanto Samsun, nel mar Nero, mentre i francesi tenevano Adana, nella parte opposta dell'Anatolia; gli italiani si erano insediati nella Turchia sudoccidentale e i greci nell'area dell'Egeo. II 15.5.1919 i greci occuparono Smirne, ma a questo punto i turchi reagirono: Mustafa Kemal, nel frattempo divenuto generale, si mise alla testa di unità militari che non accettavano la sconfitta e mobilitò anche la popolazione civile in una guerra mirante a salvaguardare l'indipendenza del paese. Lanciando il programma politico di un "movimento nazionale" (che sarà poi chiamato "kemalista"), il generale dichiarò di opporsi al governo capitolardo di Costantinopoli e convocò ad Ankara un'Assemblea nazionale (12. 4.1920) . Questa elesse un "governo [...]
[...]ardare l'indipendenza del paese. Lanciando il programma politico di un "movimento nazionale" (che sarà poi chiamato "kemalista"), il generale dichiarò di opporsi al governo capitolardo di Costantinopoli e convocò ad Ankara un'Assemblea nazionale (12. 4.1920) . Questa elesse un "governo nazionale" e lo stesso Kemal ne prese la guida, iniziando una guerra di liberazione contro gli invasori greci. I successi militari e la vasta adesione raccolta in Turchia valsero al nuovo governo i primi riconoscimenti all'estero: il 4.6.1920 la giovane repubblica dei Soviet, che vedeva nel movimento kemalista un moto di riscossa popolare, fu la prima a riconoscere il suo governo. Giocando poi sui disaccordi esistenti fra le potenze occidentali, Kemal riuscì a concludere con altri governi accordi separati, fino a ottenere l'annullamento del Trattato di Sèvres firmato dal sultano il 10.8. 1920 e a rinegoziare la pace attraverso il Trattato di Losanna (24.7. 1923) che restaurava la sovranità turca sull'intera Anatolia, sulla Tracia orientale e sugli Stretti.
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[...]i Sèvres firmato dal sultano il 10.8. 1920 e a rinegoziare la pace attraverso il Trattato di Losanna (24.7. 1923) che restaurava la sovranità turca sull'intera Anatolia, sulla Tracia orientale e sugli Stretti.
Oltre a ottenere questi successi militari e diplomatici, Kemal avviò un programma di riforme politiche, sociali ed economiche. Fondato il Partito repubblicano del popolo e divenutone il leader incontrastato, puntò sulla laicizzazione della Turchia per trasformarla in un paese moderno: nel 1922 abolì il sultanato; il 29.10. 1923 proclamò la repubblica e ne assunse la presidenza, ponendo a capo del governo il suo fido collaboratore Ismet Pascià; nel 1924 fece approvare dalla Assemblea nazionale una nuova Costituzione che, fra l'altro, aboliva l'istituzione del califfato (cioè dei "successori" di Maometto, carica e dignità religiose riconosciute ai sultani fin dal 1517). Negli anni successivi furono adottati in Turchia il calendario gregoriano (1925), nuovi codici civili e penali basati su modelli europei (1926), l'alfabeto latino al post[...]
[...]un paese moderno: nel 1922 abolì il sultanato; il 29.10. 1923 proclamò la repubblica e ne assunse la presidenza, ponendo a capo del governo il suo fido collaboratore Ismet Pascià; nel 1924 fece approvare dalla Assemblea nazionale una nuova Costituzione che, fra l'altro, aboliva l'istituzione del califfato (cioè dei "successori" di Maometto, carica e dignità religiose riconosciute ai sultani fin dal 1517). Negli anni successivi furono adottati in Turchia il calendario gregoriano (1925), nuovi codici civili e penali basati su modelli europei (1926), l'alfabeto latino al posto dei caratteri arabi (1928). Nel 1928 l'islamismo cessò di essere religione di stato e nel 1934 fu anche concesso il voto alle donne. Nel 1937 fu inserita nella Costituzione turca una legislazione per la pianificazione economica che dava ampio spazio alle nazionalizzazioni e alla proprietà statale, con un particolare potere di intervento diretto delle forze armate nella vita del paese. Tutte queste riforme cambiarono il volto della Turchia, eliminando il potere islamico, m[...]
[...]atino al posto dei caratteri arabi (1928). Nel 1928 l'islamismo cessò di essere religione di stato e nel 1934 fu anche concesso il voto alle donne. Nel 1937 fu inserita nella Costituzione turca una legislazione per la pianificazione economica che dava ampio spazio alle nazionalizzazioni e alla proprietà statale, con un particolare potere di intervento diretto delle forze armate nella vita del paese. Tutte queste riforme cambiarono il volto della Turchia, eliminando il potere islamico, ma sotto altri aspetti la rottura con il passato era più apparente che reale: il nuovo Stato continuava a servirsi degli apparati burocratici e militari ereditati dall'impero ottomano; inoltre sotto l'egida del kemalismo, al sultanato si era sostituita un'autocrazia militare, al sultano era subentrato Kemal, il ruolo della potente chiesa islamica era stato assunto dal partito kemalista, diventato "partito unico", pur con la facoltà riservata a pochi "indipendenti" di presentarsi alle elezioni. Era insomma un regime totalitario.
Presidente della repubblica dal 1[...]
[...]ltà riservata a pochi "indipendenti" di presentarsi alle elezioni. Era insomma un regime totalitario.
Presidente della repubblica dal 1923 al 1938 (regolarmente riconfermato da maggioranze schiaccianti nelle "elezioni" del 1927 e del 1931), nominato "maresciallo" dall'Assemblea nazionale e ghazi ("Che ha combattuto nella guerra santa contro gli infedeli") dalla chiesa islamica, Mustafa Kemal, che nel 1929 assunse il nome di Ataturk ("padre della Turchia" o "grande turco") esercitò la propria dittatura giustificandola con la necessità di applicare le riforme: combatté con durezza l'opposizione dei conservatori islamici e compì sanguinarie repressioni contro i curdi nel 1925, 1930 e 1937. Per por fine alle speranze di un Kurdistan indipendente, strappò dalle loro terre più di un milione e mezzo di curdi che vennero deportati nelle inospitali regioni interne dell'Anatolia, la lingua curda fu proibita e i curdi persero perfino il loro nome che venne ufficialmente cambiato in quello di "turchi della montagna".
Quanto alla politica estera, KemalAt[...]
[...]one e mezzo di curdi che vennero deportati nelle inospitali regioni interne dell'Anatolia, la lingua curda fu proibita e i curdi persero perfino il loro nome che venne ufficialmente cambiato in quello di "turchi della montagna".
Quanto alla politica estera, KemalAtaturk fu molto realistico: ben comprendendo l'impossibilità di coltivare una qualsiasi nostalgia "imperiale", si accontentò di tutelare I confini riconosciuti dalle grandi potenze alla Turchia, stringendo accordi di amicizia e collaborazione con i paesi limitrofi: Unione Sovietica (1925), Italia (1928), Bulgaria (1929), Grecia (1933), Romania, Jugoslavia. Nel 1936 la convenzione di Montreux riconosceva il controllo integrale turco sugli Stretti. Nel 1937 la Turchia concludeva un patto di non aggressione con l'Iran, l'Iraq e l'Afghanistan. Nel 1939, grazie a un patto di non aggressione con la Francia, che esercitava il mandato sulla Siria, veniva riconosciuta la sovranità turca sulla provincia siriana di Hatay. Non ebbero invece successo le rivendicazioni turche su Mossul, ricca area petrolifera curda inglobata nell'Iraq e passata sotto protettorato britannico. Alla morte di KemalAtaturk (10.11. 1938) e in mancanza di suoi eredi (si era sposato nel 1923, ma aveva ripudiato la moglie nel 1925), gli subentrò alla presidenza della repubblica il primo minist[...]
[...]he su Mossul, ricca area petrolifera curda inglobata nell'Iraq e passata sotto protettorato britannico. Alla morte di KemalAtaturk (10.11. 1938) e in mancanza di suoi eredi (si era sposato nel 1923, ma aveva ripudiato la moglie nel 1925), gli subentrò alla presidenza della repubblica il primo ministro Ismet Pascià (che a sua volta aveva assunto il nuovo nome di Ismet Inonu), il quale ne continuò poi l'opera fino al 1950. Inonu riuscì a tenere la Turchia fuori dalla Seconda guerra mondiale giostrando abilmente fra il Terzo Reich, l'Unione Sovietica e le potenze occidentali, finché il 23.2.1945 dichiarò guerra alla Germania, sì da partecipare con pieno diritto alla Conferenza di San Francisco, ponendosi fra le nazioni che avrebbero dato vita all'O.N.U..
Secondo dopoguerra
Data la sua particolare situazione geografica (590 km di frontiera con l'U.R.S.S.), all'indomani della Seconda guerra mondiale la Turchia dovette fare i conti con il potente vicino sovietico che rivendicava la revisione del Trattato sugli Stretti e alcune cessioni territoria[...]
[...]i dalla Seconda guerra mondiale giostrando abilmente fra il Terzo Reich, l'Unione Sovietica e le potenze occidentali, finché il 23.2.1945 dichiarò guerra alla Germania, sì da partecipare con pieno diritto alla Conferenza di San Francisco, ponendosi fra le nazioni che avrebbero dato vita all'O.N.U..
Secondo dopoguerra
Data la sua particolare situazione geografica (590 km di frontiera con l'U.R.S.S.), all'indomani della Seconda guerra mondiale la Turchia dovette fare i conti con il potente vicino sovietico che rivendicava la revisione del Trattato sugli Stretti e alcune cessioni territoriali sul Caucaso; ma, saldamente fiancheggiata dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e dalla Francia che miravano a inglobare l'Anatolia nel sistema militare dell'Occidente, poté sottrarsi alle richieste russe.
Nel luglio 1947 Inonu firmerà con gli U.S.A. il primo accordo per la fornitura di aiuti, accettando poi un'ingerenza economica e militare sempre più diretta degli U.S.A. nella vita del paese.
Nel 1945 cominciò a essere riveduta, anche per adattarne il [...]
[...]imo accordo per la fornitura di aiuti, accettando poi un'ingerenza economica e militare sempre più diretta degli U.S.A. nella vita del paese.
Nel 1945 cominciò a essere riveduta, anche per adattarne il testo alla nuova forma linguistica, la Costituzione varata da Ataturk nel 1924 (poi aggiornata nel 1928 in senso laicista e nel 1937 in senso totalitario kemalista). Ferma restando la rigorosa messa al bando del Partito comunista (mai accettato in Turchia) , fu consentita la nascita di qualche formazione politica, ponendo fine al sistema di "partito unico" kemalista: nacque così, alla fine del 1945, la prima forza di opposizione costituzionale, rappresentata dal Partito democratico diretto da Celal Bayar e Adman Menderes. Il primo era stato già nel 19371939 presidente del Consiglio con Ataturk e poi con lo stesso Inonu; il secondo era assai più giovane, ma entrambi godevano di larga popolarità. Nelle elezioni del 1946 infatti il Partito democratico ottenne 1/6 dei deputati, dando avvio all'interno del regime a una certa dialettica che favorì u[...]
[...]diretto da Inonu, con Gursel presidente della repubblica e sempre sotto la tutela del Comitato presidenziale militare.
Inonu poté governare fino al 1965, quando fu costretto a dare le dimissioni non disponendo assolutamente di una maggioranza parlamentare. Le elezioni dell'ottobre 1965 portarono alla formazione di un governo retto dal Partito della giustizia, guidato dal conservatore Demirel. Ma intanto si erano fatte sempre più insostenibili in Turchia le tensioni sociali per le perduranti condizioni di miseria popolare, per le proteste dei movimenti giovanili di destra e di sinistra che si scontravano nelle università, per la fuga dalle campagne di milioni di contadini che si venivano poi a trovare senza lavoro e senza mezzi di sussistenza nei centri urbani, o costretti a emigrare con vincoli di dipendenza semischiavistica nei confronti delle autorità di emigrazione turche. Tutto ciò alimentava una anarchia sociale con fenomeni diffusi di terrorismo e di estremismo politico, spesso provocati ad arte da quanti miravano a una completa milita[...]
[...]ità, per la fuga dalle campagne di milioni di contadini che si venivano poi a trovare senza lavoro e senza mezzi di sussistenza nei centri urbani, o costretti a emigrare con vincoli di dipendenza semischiavistica nei confronti delle autorità di emigrazione turche. Tutto ciò alimentava una anarchia sociale con fenomeni diffusi di terrorismo e di estremismo politico, spesso provocati ad arte da quanti miravano a una completa militarizzazione della Turchia, nel quadro della N.A.T.O., cui il paese era sempre legato dal 1952.
In effetti, nella metà degli anni Sessanta, esplosero in Turchia tutte le tragiche conseguenze di una politica ventennale del tutto estranea agli interessi e alle esigenze vitali della popolazione: divenuta essenzialmente una base che doveva proteggere in funzione antisovietica il fronte Sud dell'Alleanza Atlantica, con un esercito di oltre 600.000 uomini enormemente al di sopra delle possibilità finanziarie dello Stato, quindi con una casta militare potentissima ma nello stesso tempo dipendente in modo assoluto, tramite la N.A.T.O., dall'imperialismo nordamericano, la Turchia subiva tutte le conseguenze di quella impossibile situazione per un paese delle [...]
[...]tutto estranea agli interessi e alle esigenze vitali della popolazione: divenuta essenzialmente una base che doveva proteggere in funzione antisovietica il fronte Sud dell'Alleanza Atlantica, con un esercito di oltre 600.000 uomini enormemente al di sopra delle possibilità finanziarie dello Stato, quindi con una casta militare potentissima ma nello stesso tempo dipendente in modo assoluto, tramite la N.A.T.O., dall'imperialismo nordamericano, la Turchia subiva tutte le conseguenze di quella impossibile situazione per un paese delle sue dimensioni: uno sviluppo industriale accelerato ma unilaterale perché rivolto esclusivamente al potenziamento di infrastrutture di interesse militare (industria pesante peraltro mal gestita, armamenti, vie di comunicazione predisposte solo secondo programmazioni belliche ecc.), naturalmente a scapito dei servizi di interesse pubblico e dell'agricoltura; urbanizzazione caotica in pochi centri (Istanbul, Ankara, Smirne) senza alcuna predisposizione urbanistica e di servizi; totale abbandono delle campagne, lasci[...]
[...]nico e ligio al governo o a chi per esso, sotto il costante controllo di una polizia capace di svolgere le proprie mansioni soltanto attraverso arresti indiscriminati, repressioni cruente, tortura e deportazione degli oppositori politici di qualsiasi fatta.
Una peculiarità del regime turco, generalmente passata sotto silenzio e tuttavia fondamentale per capire la natura del potere esercitato dai militari, consisteva (e consiste) nel fatto che In Turchia le forze armate, oltre a detenere le armi, erano direttamente proprietarie delle risorse economiche decisive del paese: la grande industria, le banche, l'organizzazione dei trasporti pubblici ecc.. Alle corporazioni di ufficiali dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica appartenevano, sotto varie forme, non solo le principali imprese, ma anche le risorse naturali della Turchia, come le miniere (fra cui quelle importantissime di cromo), i pozzi petroliferi, gli impianti idroelettrici ecc., così come negli altri paesi capitalistici queste risorse appartengono alle rispettive holding private. Per tale motivo gli ufficiali turchi (diversamente da quanto accade con frequenza in certe dittature militari del Sudamerica) potevano presentarsi come una forza operante "al di sopra" e "al di fuori" del quadro politico chiamato formalmente ad amministrare lo Stato. Seguendo l'esempio dei potentati economici dei paesi capitalistici più avanzati, i militari turchi usavano le isti[...]
[...]i più avanzati, i militari turchi usavano le istituzioni e i governi come "comitati d'affari" necessari per l'amministrazione pubblica e per il funzionamento dell'economia nazionale, avendo però come obiettivo primario non certo il soddisfacimento delle esigenze della popolazione, bensì quello delle strutture militari ed economiche cui erano più direttamente interessati. Da qui le pesanti storture dello sviluppo in senso economico generale della Turchia e, nello stesso tempo, la saldezza del regime militare, s'intende a spese dei lavoratori turchi. Questo fenomeno, nato con le prime nazionalizzazioni kemaliste, aveva avuto ulteriore sviluppo nel secondo dopoguerra, generando quella inestricabile commistione fra potere militare e potere economico, di fronte alla quale le istituzioni politiche e i partiti potevano svolgere soltanto un ruolo subalterno, di facciata e transeunte, facilmente controllabile e ricambiabile, senza peraltro che la dittatura militare apparisse troppo scopertamente per ciò che esse era. I militari non avevano bisogno di[...]
[...]Questi costituì un governo di "centrosinistra", ma la situazione continuò a inasprirsi, alimentata da una opposizione extraparlamentare di destra e di sinistra che diede luogo a una ondata più che mai cruenta di estremismo: 82 morti nel 1976; 231 nel 1977; 832 nel 1978; 1.200 nel 1979. Cominciarono anche a emergere movimenti di estrema destra, come quello detto dei "Lupi grigi", oscuramente mossi da centrali straniere per azioni terroristiche in Turchia e all'estero.
In tale situazione cadde anche il governo di Ecevit e salì un governo di minoranza, espresso dal Partito della giustizia guidato da Suleiman Demirel con l'appoggio del Partito islamico della salvezza nazionale che, in realtà, fece poi di tutto per sabotarlo. Alla presidenza della repubblica si trovava (a interim) Caglayangil.
Con Ecevit e il Partito repubblicano del popolo passati all'opposizione, fu ben presto bloccata l'attività legislativa e governativa per il sabotaggio opposto dagli islamici; furono congelate le riforme che pure erano state promesse dallo stesso Ecevit e fu[...]
[...] e la proclamazione unilaterale dello Stato Federale Turco di Cipro. Non riconosciuta dall'O.N.U. e duramente osteggiata dalla Grecia, che da parte sua rivendica la piena indipendenza dell'isola con una gestione comune dello Stato assicurata da entrambi i ceppi etnici (grecocipriota e turcocipriota), la soluzione di forza imposta dai turchi rimane come uno dei problemi più inquietanti nel Mediterraneo. Va notato infine che tanto la Grecia che la Turchia sono membri della N.A.T.O., una collocazione che, lungi dal rendere conciliabili i loro problemi, li perpetua.