Brano: [...] ss. (questo studio presenta ed analizza interessanti testimonianze sul destino postumo di Lahontan).
LAHONTAN E GLI ARGOMENTI DEL SELVAGGIO 127
Brucker, semper enim succumbit Hontanus, triumphat Adario. E come trionfa? In primo luogo, egli si mostra sempre o quasi sempre insoddisfatto delle risposte o delle spiegazioni che riceve: « C'est quelque chose d'étrange que depuis que nous parlons ensemble, tu ne me répondes que superficiellement sur toutes les objections que je t'ay fait; je voi que tu cherches des détours, et que tu t'éloignes toujours du sujet de mes questions » (DL, 179). Non si appaga né del ricorso all'autorità né della soggettività dell'opinione, ma richiede — naturalmente seguito, nella sua dianoia, dal lettore — prove e dimostrazioni. Le sue obiezioni non nascono dal pregiudizio, ma da tutta una serie di osservazioni e di ragionamenti coerenti. Adario ha confrontato la diversità dei costumi e quindi diverse immagini dell'uomo. Non è, in quanto selvaggio, mero oggetto della curiosità o delle ricerche dell'uomo civile... [...]
[...]ani non ne traggono conseguenze pratiche... Di fronte a queste critiche e ad altre simili, il Lahontan dialogante fa qualche concessione. Ma le critiche contengono, e non solo potenzialmente, l'idea di una rivolta e di una sovversione. Si può forse ricordare il passo famoso di Montaigne, che riferisce e tratta della sorpresa dei selvaggi davanti all'ineguaglianza:
[...] ils avoyent aperçeu qu'il y avoit parmy nous des hommes pleins et gorgez de toutes sortes de commoditez, et que leurs moitiez estoient mendians à leurs portes, décharnez de faim et de pauvreté; et trouvoient estrange comme ces moitiez icy necessiteuses pouvoient souffrir une telle injustice, qu'ils ne prinsent les autres à la gorge, ou missent le feu à leurs maisons (Essais, i, xxxi)
L'immagine del mendicante, che reca sul volto i segni strazianti dell'inedia, è del tutto estranea al quadro esemplare dell'umanità primitiva. La nudità del mendicante non è quella del selvaggio! Ma Adario non si è lasciato ingannare dalle apparenze, dalle conoscenze, dai lumi. Non ha creduto [...]
[...]na sua libera traduzione di Tommaso Moro 17, additerà nello spazio ideale dell'Utopia la soppressione dell'ingiustizia: « On ne voit point en Utopie cette quantité prodigieuse d'Infortunez, qui, bien loin de goûter les douceurs de la vie, trouvent à peine de quoi ne pas mourir ». Nel mondo dell'Utopia (solo in esso?) vi sarà compassione per i malati e per i deboli, rispetto e venerazione per i vecchi. Sarebbe questa la perfezione dell'Umanità! « Toutes les Sciences, tous les Arts nourrissent la curiosité de l'Homme: mais pas une ne le tire de la misère et de la souffrance: la seule Etude de l'Humanité, de l'Equité, de la Justice réciproque; oui, cette seule étude a pour objet la Félicité Commune [ ... ] ». Gueudeville è tuttavia convinto che l'Utopia sia impossibile e
la M. LESCARBOT, La Conversion des sauvages qui ont été baptizés en la Nuovelle France [...], Paris, 1610, p. 34. Si noti però che lo stesso Lescarbot, in piú passi della sua Histoire de la Nouvelle France, 3a ediz., Paris, 1617, mette in evidenza l'estrema povertà di certe p[...]
[...]rla a lungo delle operazioni di guerra e non nasconde la crudeltà con cui alcune di quelle popolazioni trattano i loro nemici. I Nouveaux Voyages contengono ad esempio una minuziosa descrizione degli atroci supplizi inflitti dagli Uroni ad un prigioniero irochese (condannato dal governatore francese di Québec ad essere bruciato vivo). È da notare che gli esecutori sono giovanissimi:
On lui rissola la plante des pieds devant deux grosses pierres toutes rouges plus d'un quart d'heure: on fuma le bout de ses doigts dans le fourneau des pipes allumées [...] Ensuite on lui coupa les jointures les unes après les autres: on tordit les nerfs de ses jambes et de ses bras avec une petite verge de fer [...] Enfin après plusieurs autres supplices on leva sa chevelure, de sorte qu'il ne lui restoit que le crane [...] 21
Il narratore sottolinea con forza il comportamento eroico della vittima, piú indifferente di Socrate di fronte alla morte. Ed aggiunge di aver dovuto assistere, durante i suoi viaggi, a molti supplizi consimili (che però non sono prati[...]
[...]e repos des hommes qu'à l'entretenir » (DL, 227). Questo è forse il supremo argomento di Adario (e del Lahontan autore); come se la scrittura, che è simbolo di chimere, fosse nello stesso tempo il simbolo di quella sfera ostile (la società), di cui si avverte la pressione e la persecuzione. Come evaderne, se non ricorrendo ad altre chimere e, in primo luogo, alla scrittura?
ARNALDO PIZZORUSSO
27 DL, 216. Cfr. MM, 96: « Ils prétendent que [...] toutes nos Sciences ne valent pas celle de savoir passer la vie dans une tranquillité parfaite [...] ».