Brano: [...] piú notevole, ha un concetto rigido ed esteriore del romanzo in quanto genere letterario: pensa che il romanzo sia nato e si sia concluso nell'Ottocento e che non possa svincolarsi dalle caratteristiche che gli scrittori di quel secolo gli impressero. Ma il romanzo preesisteva all'Ottocento (i Greci, Petronio, Apuleio, i picareschi, Cervantes). Preesisteva ed esiste oggi. Io sono personalmente convinto che scrittori come Joyce, Lawrence, Kafka, Thomas Mann, Musil, Broch, Fitzgerald, Thomas Wolfe, Mauriac, Pasternak, Tomasi di
* V. le nostre «9 domande sul romanzo » in Nuovi Argomenti, n. 3839, maggioagosto 1959.
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Lampedusa sono scrittori della stessa importanza di un Flaubert o di un Turgenev. Se possiamo ancora accettare per buona l'idea che Henry James aveva del romanzo, cioè una rappresentazione della vita, una concorrenza con la vita, mi pare che gli scrittori che ho citato abbiano tutte le carte in regola.
È ovvio però che la vita cambia continuamente, che cambiano continuamente i rapporti fra l'individuo e il mond[...]
[...]ada di pagina in pagina sono strettamente uniti alle cose che Musil vuol far parlare, vuol rappresentare. (Come debbo vivere, si chiede l'uomo sprovvisto di quella qualità che la società esige da lui; verità non ricercata saggisticamente ma appunto espressa rappresentando direttamente quella società in una serie di episodi centrati nella sua stessa essenza). Forse pensate che sia un romanzo saggistico, come altri lo pensano del Doctor Faustus di Thomas Mann, per lo stile, il linguaggio con cui questo libro è stato scritto? Ebbene, sia Musil che Thomas Mann dimostrano una verità molto semplice: si può attingere a qualsiasi linguaggio, a quello scientifico, burocratico, allo stesso linguaggio della critica musicale per fabbricare un tessuto poeticonarrativo. Il linguaggio di Musil e quello di Thomas Mann fanno parte del loro stile, del loro modo di rappresentare. Chiedete un parere a Hemingway. Sono certo che Mann e Musil avevano pensato a questa obiezione: e se fossero qui con noi chi sa quanto riderebbero delle nostre chiacchiere. Ne riderebbero insieme con Hemingway.
3. — Ho letto i libri di Butor, di RobbeGrillet, di Nathalie Serraute. Ho anche letto un saggio di RobbeGrillet apparso sulla
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« Nouvelle Revue Française » e una serie di articoli programmatici da lui scritti per « FranceObservateur ». Questi articoli potevano essere accettabili: uno scrittore può benis[...]
[...]del principe Andrej con la moglie, il babbo, la sorella, Natascia, Pierre, ecc. ecc.? Che nei Promessi sposi contino più le descrizioni dei tumulti di Milano, della peste che i rapporti fra Renzo e Lucia? Sarebbe come dar ragione a un RobbeGrillet.
9. — Sono molti. Ve ne indicherò soltanto qualcuno: Petronio, Cervantes, Goethe, Hawthorne, Dostoevskij, Melville, SainteBeuve, James, Puskin, Tolstoj, Gogol, Fromentin, Manzoni, Nievo, Verga, Kafka, Thomas Mann, AlainFournier, Musil, Brach, Mauriac, Tomasi di Lampedusa. Essi, sia pure in maniera diversa e con risultati diversi, hanno scritto romanzi che corrispondono a quello che pensa debba essere un romanzo. E lasciatemi citare Cechov, sebbene sia stato tanto avveduto da non scrivere veri e propri romanzi.
P.S. — Scusate la fretta e questo mio ragionare sotto forma di appunti. Noi italiani, nella maggior parte, siamo oggi cattivi teorici, e io sono forse peggiore di tutti.
ROMANO BILENCHI