Brano: [...]edi, un po' in diligenza, per la campagna, per la città, visitando manicomi, caffè affollati, alberghi, teatri, negozi alla moda, case nobili e borghesi, catapecchie. Alla fine il segreto resterà tale: colui che ne possedeva la chiave nel frattempo sarà morto.
Potrebbe trattarsi dell'intreccio di una moderna opera dell'assurdo; è invece l'esile trama attorno a cui è stato costruito il Viaggio di tre giorni, pubblicato anonimo nel 1832 (Firenze, Stamperia Granducale all'Insegna di Pallade). L'autore si può identificare con certezza in Luigi Ciampolini, uno sconosciuto per la critica, o quasi: napoleonico prima, liberale poi, è in Grecia durante la guerra d'Indipendenza contro i Turchi; neoclassicista, che non disdegna però una professionale collaborazione con l'« Antologia », è ai suoi tempi scrittore pressoché ignorato. Eppure conosce Leopardi, Giovan Battista Niccolini, il tragediografo e carbonaro Francesco Benedetti, Giovanni Rosini, il Giordani, Filippo Pananti, ed è noto al Foscolo; anzi, l'incontro con quest'ultimo, come ci confessa in [...]
[...]elano alla fine dei nonviaggi nei turbamenti epidermici di un esasperato narcisismo, ovvero di un quotidiano legalitario dove accade solo il prevedibile. Né tale conservatorismo verrà abbandonato in anni successivi (per esempio, in Un viaggetto alla città di Milano fatto nel mese di Giugno del 1832, di G. S. D. C., Milano, Manini, 1834), a parte il notevole Viaggio sen
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timentale al camposanto colerico di Napoli (Napoli, Stamperia Del Fibreno, 1837), in cui la tragedia delle genti napoletane sembra non dare tregua alla penna dell'autore, Lorenzo Borsini; ma siamo ormai alle soglie degli anni '40.
Tutta questa letteratura, facile e di grande consumo, riconosce nell'autore di A Sentimental Journey Through France and Italy, Laurence Sterne, il suo nume tutelare ed ispiratore: frati mendicanti, già ricchi di spiriti marziali eppure miti, misericordiosi (lo stesso Fra Cristoforo manzoniano si rifà in qualche modo a quell'archetipo), misteriose donne gentili, tabacchiere palpitanti, servitori suscettibilissimi, asini morti,[...]
[...]dilli oltre ad una Venere Italica scolpita da Antonio Canova (in AA.vv., Per la Venere Italica scolpita da Antonio Canova, Pisa, F. Didot, 1812) e all'edizione, curata assieme a Vincenzo Nannucci, delle Rime del Poliziano.
Caduto Napoleone, si trova come molti altri senza impiego; fa allora domanda per insegnare, ma non viene accolta, né gli giova avere scritto Per il faustissimo ritorno di Sua Altezza Imperiale e Reale Ferdinando III (Firenze, Stamperia Granducale, 1814). Ormai è compromesso con il passato regime, e l'intima amicizia con uomini come il Benedetti, i legami con il « Gabinetto letterario e di belle arti all'insegna di Pallade », che oltre a pubblicare opere di classici è occasione di periodiche riunioni patriottiche, non migliorano certo la sua posizione dinanzi al Buongoverno Segreto (si vedano le carte a lui relative presso l'Archivio di Stato di Firenze).
Nel 1816, in un'Anacreontica. Sopra la propria cetra, rimasta fortunatamente inedita, scrive: « Vorrei cantar gli Atridi / Cadmo cantar vorrei. / Ma il plettro a' versi mi[...]
[...]protervia Lira / "Solo risponde Amor". / Armi, battaglie, Eroi, / Dunque per sempre addio; / Ché il facil plettro mio / "Solo risponde Amor" ». Si è, infatti, innamorato di una giovane donna inglese che lo spinge a lasciare Firenze e ad iniziare viaggi che lo porteranno con maggior frequenza a Roma. Pubblica, intanto, nel '17 gli Idilli (Firenze, all'Insegna dell'Ancora) e continua a comporne dei nuovi che vedono la luce nel '22 (sempre Firenze, Stamperia Granducale), quando decide di lasciare l'Italia e partire per la Grecia, abbandonando l'amministrazione della « Libreria all'insegna di Pallade » e rinunciando per il momento ad approfondire i legami con la nascente « Antologia ».
Del suo esilio volontario si sa poco; non partecipa in prima persona alla guerra d'Indipendenza, se ne sta a Corfú, rifiutando comunque — e di lavorare aveva bisogno! — la cattedra che a Zante il governo, nella persona di Lord Guilford, gli aveva proposto; preferisce mettere su, con Vincenzo Nannucci e Scipione Casali, un « negozio di vendita di libri, carte e altr[...]
[...]improverato al traduttore « una troppo solenne dignità classica », mentre avrebbe « potuto fare uso di una dicitura piú piana e meno squisita [...] tenendosi piú vicino al modo comune di favellare ». I tempi che lo vedevano vicino al Biondi, all'Amati, al Sestini, al Betti, al neoclassicismo piú inerte e conservatore, sono definitivamente tramontati.
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Nel 1832 escono La presa di Ravenna (cronaca del sec. VIII), (Firenze, Stamperia Granducale all'Insegna di Pallade), e il Viaggio di tre giorni (Firenze, Stamperia Granducale all'Insegna di Pallade). Poi, con l'acuirsi della crisi politica e culturale, la sua produzione si riduce bruscamente: collabora alle Biografie degli Italiani, curate da Emilio de Timpaldo, fa qualche traduzione, pubblica nel '40 una nuova edizione delle Prose e poesie (Firenze, S. Ricordi, G. Piatti), in cui inserisce una lettura del XIII canto del Purgatorio. Eletto, nel maggio del 1835, a fare parte dell'Accademia della Crusca, si impegna perché si acceleri la pubblicazione del vocabolario (riceverà l'incarico di scrivere la lettera dedicatoria premessa alla prima parte); ma piú[...]