Brano: [...]do da costringere il lettore a dilatare lo sguardo dal caso singolo a una situazione generale di crisi e di sgomento. I due aspetti, quello dell'indagine nel privato e l'altro della dilatazione nel pubblico, sono stati visti talvolta dalla critica come tematiche diverse, anzi come due filoni distinti. Nel primo, che comprende, oltre Tre operai, Prologo alle tenebre (divenuto venticinque anni dopo, con un felice rifacimento, Le radiose giornate), Speranzella (1949), Vesuvio e pane (1952), Era l'anno del sole quieto (1964), Tanto la rivoluzione non scoppierà (1976), prevarrebbe la componente sociopolitica, inserita nella piú larga storia italiana. Nel secondo — la cui sequenza potrebbe essere Siamo tutti bambini (racconti, 1951), Domani e poi domani (1957), Amore amaro e in genere i racconti di Per cause imprecisate (1965) — ciò che conta avrebbe molto a che vedere con il romanzo o la novella psicologica tradizionale con punte di moderno intimismo. Questa distinzione, a nostro avviso, non esiste nell'opera di Bernari, come difficilmente sarebbe di[...]
[...]e di volta del romanzo, forse non sufficientemente chiara a chi segua nel libro solo le vicissitudini dell'antifascismo napoletano. Siffatti innesti andrebbero dunque osservati nel loro insieme, tanto nelle opere a carattere piú specificamente politico
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quanto in quelle di fondo intimista; e porremmo, come esempio di fusione perfettamente raggiunta, il breve romanzo Amore amaro.
Anche nei romanzi di intonazione neorealistica, Speranzella e Vesuvio e pane, si intravedono soluzioni fantastiche e certe atmosfere narrative vicine alla favola. Sono entrambi libri di difficile collocazione, anche se partono da un puntiglio estremamente realistico, qualche volta documentario, per comprendere le vicissitudini e i segreti di Napoli nel dopoguerra. Uscito allo scoperto con il suo moralismo denso e problematico, dopo il turbine degli avvenimenti, Bernari si trovò di fronte alla sua città e volle capirne sino in fondo ogni illusione e tristezza. Perché il popolino dei vicoli e dei bassi restava cosí attaccato agli ideali monarchici, nono[...]
[...] tessuto sociale, in quel mondo stratificato di costumi, di convenzioni e di sentimenti a sé stanti. Da ciò nacque la contaminazione fra lingua nazionale e dialetto, caratteristica di tali romanzi. Va osservato che l'operazione ebbe luogo con alcuni anni di anticipo su Ragazzi di vita di Pasolini e su altri risultati del genere, mentre già in taluni scrittori, come Marotta, l'adesione al neorealismo volgeva al ricalco folcloristico. Bernari, con Speranzella specialmente, balzò piú su del livello mimetico a cui erano giunti tutti gli altri negli anni caldi del neorealismo, dandoci, secondo la bella definizione di Enzo Golino, « un andante narrativo larghissimo, un disteso piglio cantabile ».
Ma ora urge definire il carattere essenziale della narrativa bernariana, al di là di quello che essa debba al tempo e alle sue suggestioni. Basterebbe, a mio avviso, riflettere al « calore » presente quasi in ogni storia dello scrittore napoletano, che lo conduce a toccare con mano il destino dei suoi personaggi, creandogli un « prima » e un « poi », al di f[...]
[...]ica dalle sue assuefazioni », e provocare l'urto fra chi la verità la desidera davvero quale realtà in cammino e chi può e vuole farne a meno, ma finge di non saperlo.
GIACINTO SPAGNOLETTI
OPERE DI CARLO BERNARI. — Tre operai, Milano 1934 (2a ed., 1951; 3a ed., 1965); Quasi un secolo, Milano 1940; Il pedaggio si paga all'altra sponda, Roma 1943; Napoli guerra e pace, Roma 1946; Tre casi sospetti, Milano 1946; Prologo alle tenebre, Milano 1947; Speranzella, Milano 1949; Siamo tutti bambini, Firenze 1951; Vesuvio e pane, Firenze 1952; Domani e poi domani, Firenze 1957 (2a ed. riveduta, Milano 1976); Il gigante Cina, Milano 1957; Amore amaro, Firenze 1958; Bibbia napoletana, Firenze 1961; Era l'anno del sole quieto, Milano 1964; Rapporto su Napoli oggi in Sette piaghe d'Italia, Milano 1964; Per cause imprecisate, Milano 1965; Le radiose giornate, Milano 1969; Alberone eroe e altri racconti non esemplari, Milano 1970; Un foro nel parabrezza, Milano 1971; Non gettate via la scala, saggi, Milano 1973; Tanto la rivoluzione non scoppierà, Milano 1976;[...]
[...]5; S. BATTAGLIA, in Mitografia del personaggio, Milano 1968; W. PEDULLA, in La letteratura del benessere, Napoli 1968; A. BOCELLI, « La Stampa », 25 aprile 1969; E. FALQUI, « Il Tempo », 15 aprile 1969; L. BALDACCI, « Epoca », 13 aprile 1969; G. VIGORELLI, « Tempo », 7 giugno 1969; E. PESCE, Bernari, Firenze 1970; G. AMOROSO, Sull'elaborazione di romanzi contemporanei, Milano 1970; M. RAGO, « l'Unità », 6 novembre 1971; G. SPAGNOLETTI, prefaz. a Speranzella, 1972; « Il Giorno », 10 ottobre 1973 (poi in Scrittori di un secolo, Milano 1974); A. LA TORRE, « l'Unità », 13 novembre 1973; W. PEDULLÀ, « Avanti! », 2 dicembre 1973; I. A. CHIUSANO, « Il Globo », 14 marzo 1974; M. GISTuccl, « Revue des études italiennes », im. 34, 1974; G. MANACORDA, Carlo Bernari, in I Contemporanei, v, Milano 1974; G. SPAGNOLETTI, « Il Giorno », 5 luglio 1976; C. Di BIASE, « Il Mattino », 10 agosto 1977; E. GOLINO, Letteratura e classi sociali, Bari 1977; R. CAPOzzI, « Romances Notes » xvii, 3, 1977; « La Frusta » i, 1978; « Forum italicum », 2, 1979; M. LUNETTA, « Il M[...]