Brano: NOTE SULL'IRAN
Lo Scià dell'Iran dichiarava recentemente, a Londra, ad un gruppo di giornalisti, che una rivolta nel suo paese era assolutamente impossibile. Ma lo scetticismo generale che accolse questa affermazione mostrava chiaramente che la diagnosi degli osservatori professionali era diversa da quella del Capo del paese.
Vero é che a Teheran non si nota, oggi, atmosfera di crisi. Nonostante gli attacchi delle stazioni radio sovietiche contro i dirigenti iraniani, e nonostante le voci che corrono a proposito di una oscura macchinazione diretta a provocare un sollevamento dei Kurdi, si nota oggi, dopo i recenti[...]
[...]ttavia, ha cessato di essere esatta quando i primi sputnik hanno incominciato a girare intorno alla terra. La formula aritmetica che l'ha sostituita era meno rassicurante: la potenza occidentale (soprattutto americana) di là dagli oceani, meno la distanza, e meno l'esercito angloindiano, non era più uguale alla potenza russa più la propaganda comunista alla frontiera.'
L'effetto immediato di questo cambiamento è stata una fase di esitazione. Lo Scià è stato in Unione Sovietica, e ne è ritornato impressionato. Ancora al principio di quest'anno, egli sentiva fortemente la tentazione di addivenire ad un accordo col suo colossale vicino. Poi, tutt'a un tratto, è intervenuto un nuovo cambiamento. La potenza occidentale (cioè americana) di là dagli oceani, meno la distanza e meno l'esercito angloindiano, ma piú i missili americani nell'Iran o nei dintorni, è tornata ad essere uguale, per un certo tempo, alla potenza russa più la propaganda comunista alla frontiera.
Quest'ultima formula aritmetica, naturalmente, non può essere che provvisoria.[...]
[...]rgente ed essenziale. Tuttavia, l'idea non va mai oltre la fase della discussione accademica. Vi sono dei progetti, si pubblicano degli articoli nei giornali; corrono voci su enormi profitti realizzati dalla speculazione immobiliare; ma atti, nulla. Di tanto in tanto si torna ad annunciare che la parcellazione delle terre dello Stato sta per incominciare. Si pubblicano fotografie di cerimonie nel corso delle
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quali si vede lo Scià consegnare i titoli di proprietà a dei contadini che, a pagamento, entrano in possesso di vecchie terre della Corona. I membri del Governo parlano del gesto del loro sovrano con commovente entusiasmo. Ma queste cerimonie, che ormai si ripetono dal 1951, non hanno trasferito finora più di un terzo delle terre della Corona.
Se l'Iran ha ricevuto dal cielo una delle classi dirigenti più spietate e più intransigenti del mondo, ne ha ricevuto anche inesauribili ricchezze naturali sotto forma di una grossa porzione della più desiderata fra le materie prime.
Nell'aprile 1951, l'avvento alle funzio[...]
[...]ne generalizzata e un sistema di spreco quasi incredibile, che queste piaght tendono ad essere considerate come caratteristiche permanenti della vita pubblica. Superando queste scoraggianti costanti della vita quotidiana, i piani settennali dovevano introdurre una nota di speranza e lanciare il mito del progresso.
Il primo piano settennale era stato inaugurato nel 1949, ma venne sepolto senza cerimonie nel corso della crisi petrolifera, senza lasciare tracce visibili della propria esistenza. Il piano attuale, il secondo, ha avuto inizio nel 1955: ad esso é destinato il 60% dei cospicui redditi petroliferi dell'Iran. I suoi progetti sono grandiosi. Fino al momento attuale, tuttavia, la parte più spettacolosa della sua realizzazione consiste nell'immenso e suntuoso edificio che i servizi del piano hanno fatto costruire per la propria sede. E costato tre miliardi di franchi, e ospita una buona aliquota dei trecento mila
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funzionari iraniani (i cui salari assorbono i quattro quinti del bilancio statale).
L'organizzazione[...]
[...]ne dell'organizzazione mondiale di Sanità, é stata iniziata una campagna contro la malaria destinata a migliorare la salute dei contadini e ad accrescere il valore della terra in vaste zone lungo il Mar Caspio.
Anche se lungi dall'essere sufficienti, questi sforzi rappresentano pur tuttavia un principio di attività in confronto all'immobilismo del passato. L'uomo al quale gli iraniani attribuiscono i meriti di questo leggero miglioramento, é lo Scià in persona.
Dicono che, dopo il suo breve esilio a Roma nel 1953, lo Scià é diventato un altro uomo. Dopo il suo ritorno, egli ha avuto un ruolo sempre più diretto nell'amministrazione del paese. Fatto é che si ha l'impressione che egli sia la sola persona, a Teheran, che si rende perfettamente conto che l'ultima formula aritmetica sulla
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quale si fonda la politica attuale della Persia non dispone che di un breve termine. Lo Scià, dicono, cerca di approfittare per il meglio di questo termine.
Si ritiene generalmente che sia lo Scià che fa funzionare le poche valvole di sicurezza che esistono nell'attuale regime di polizia. Ma il suo zelo di riformatore é ancora esitante, ed egli ha ben pochi collaboratori dei quali fidarsi. Le sincere ma piuttosto inefficaci esercitazioni regali ad eliminare la corruzione non convincono nessuno. Le leggi che vietano ai membri del Parlamento, o perfino ai membri della famiglia reale, di fare speculazioni commerciali, non sono applicabili. Il costo dei grandi lavori in corso serve a far crescere ancora i conti bancari degli intermediari che non sono di alcuna utilità nella loro realizzazi[...]
[...]effettivo progresso, e con una situazione internazionale che tien lontana qualsiasi minaccia di invasione, l'Iran dovrebbe trovarsi in una situazione invidiabile agli occhi di qualsiasi paese sottosviluppato. Quel che gli rimane da fare, é di utilizzare il limitato lasso di tempo di cui ancora dispone per risolvere i suoi problemi fondamentali.
La classe dirigente, costituita da qualche centinaio di famiglie proprietarie terriere, dipende dallo Scià per il mantenimento dei propri privilegi. I contadini, che costituiscono l'immensa maggioranza della popolazione, attendono dallo stesso Sciá la propria protezione, ma, per l'appunto, contro quegli stessi proprietari sui quali, attualmente, si fonda il potere dello Scià. Tra queste due classi si sta sviluppando una nuova piccola classe media colta, che chiede soltanto una cosa: che le venga data la possibilità di rendersi utile e di porsi al. servizio della riforma e della modernizzazione.
Operare una scelta, allargare la base del proprio sostegno, questo é il problema che si pone oggi davanti al giovane Scià.
E alle frontiere con l'Unione Sovietica che l'equilibrio di potenza mondiale cambia più rapidamente. Al medesimo tempo, quello stesso miscuglio che ha già mostrato in tutta l'Asia la propria forza esplosiva, un contadiname senza speranza ed una intelligentsia delusa e disoccupata, diventa ogni giorno più infiammabile.
Nel corso di una recente intervista, lo Scià chiedeva una quindicina di anni. Nel contesto attuale, nella situazione quale essa é all'interno del paese e alle sue frontiere, non é facile che lo Sciá disponga di un termine così lungo.
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