Brano: [...]'Italia, non è del 1931 (cosí a p. 22), ma del 1928; la presunta tesi crociana del « fascismo come parentesi » non ricorre solo nel discorso del 28 gennaio 1944 (p. 96), ma anche in una sede scientificamente piú impegnativa: nell'Avvertenza del marzo 1947 proprio alla nona edizione della Storia d'Italia: « crollato il funesto regime che è stato una triste parentesi nella sua storia ». Come si vede, non fu un unicismo. (ROBERTO PERTICI ).
FRANCO SBARBERI, I comunisti italiani e lo stato. 19291945 [in copertina erroneamente: 1956], Milano, Feltrinelli, 1980, pp. 260. Preponderante attenzione Sbarberi dedica nel suo libro alle diverse implicazioni politiche e teoriche con cui nel comunismo italiano ci si è riferiti al concetto di democrazia, nel periodo che va dall'abbandono dell'ipotesi gramsciana della transizione al socialismo fino all'adozione, negli anni della Resistenza, della parola d'ordine della « democrazia progressiva i>. Nella fase compresa fra il 1929 e il 1945 Sbarberi individua le scelte istituzionali sistematizzate da Togliatti durante e dopo il 1956, scelte coincidenti con talune scadenze cuciali del movimento comunista internazionale. In questa prospettiva egli valuta l'importanza avuta per i comunista italiani dal x Plenum del 1929 al fine di elaborare una linea tatticostrategica alternativa a quella gramsciana. L'analisi non va esente tuttavia da incongruenze e approssimazioni di giudizio, specie quando si mostra preoccupata di recuperare quelli che per Sbarberi sono gli aspetti positivi delle posizioni affermate dal gruppo dirigente del Pcd'I al temp[...]
[...]a Togliatti durante e dopo il 1956, scelte coincidenti con talune scadenze cuciali del movimento comunista internazionale. In questa prospettiva egli valuta l'importanza avuta per i comunista italiani dal x Plenum del 1929 al fine di elaborare una linea tatticostrategica alternativa a quella gramsciana. L'analisi non va esente tuttavia da incongruenze e approssimazioni di giudizio, specie quando si mostra preoccupata di recuperare quelli che per Sbarberi sono gli aspetti positivi delle posizioni affermate dal gruppo dirigente del Pcd'I al tempo della svolta di sinista del 19291930. Sbarberi reputa, anzi, importante « sottolineare, in primo luogo, che nelle analisi compiute dalla dirigenza svoltista sono presenti sia alcuni punti fermi della teoria marxista dello stato sia una serie di punti critici di rilievo sul fascismo e sulle caratteristiche strutturali della lotta di classe in Italia trascurati prima da Terracini e poi in larga misura congelati da tutto il partito dopo l'accettazione della politica dei fronti popolari » (p. 73). La confusione è qui al colmo: per criticare la politica frontista successiva, a Sbarberi sembra necessario utilizzare le indicazioni tattiche degli[...]
[...]e dalla dirigenza svoltista sono presenti sia alcuni punti fermi della teoria marxista dello stato sia una serie di punti critici di rilievo sul fascismo e sulle caratteristiche strutturali della lotta di classe in Italia trascurati prima da Terracini e poi in larga misura congelati da tutto il partito dopo l'accettazione della politica dei fronti popolari » (p. 73). La confusione è qui al colmo: per criticare la politica frontista successiva, a Sbarberi sembra necessario utilizzare le indicazioni tattiche degli svoltisti. Una considerazione onesta delle alterne vicende del comunismo italiano negli anni dello stalinismo imperante rihiede per contro che siano criticate a fondo le contraddizioni teoricopolitiche e le insufficienze d'analisi della svolta di sinistra del 19291930. (GIANCARLO BERGAMI).
SEBASTIANO TIMPANARO, Aspetti e figure della cultura ottocentesca, Pisa, NistriLischi, 1980, pp. xril477.
GIANNI VATTIMO, Le avventure della differenza. Che cosa significa pensare dopo Nietzsche e Heidegger, Milano, Garzanti, 1980, pp. 204.
CARLO[...]