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Il segmento testuale Saggio è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 90Analitici , di cui in selezione 4 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] F. Alderisio, Riflessioni di A. Gramsci sul concetto della finalità nella filosofia della prassi in Studi gramsciani

Brano: [...]minato « è stata una scoperta di valore anche gnoseologico », ed « implica appunto una nuova concezione della necessità e della libertà» 2); e infine — ancora piú determinatamente — ha scritto che « la filosofia della prassi è una riforma e uno 'sviluppo dello hegelismo, è una filosofia liberata (o che cerca di liberarsi) da ogni elemento ideologico unilaterale e fanatico ». In altri termini, ritenendo egli che la proposizione di Engels del « passaggio dal regno della necessità al regno della libertà » debba essere analizzata ed elaborata « con molta finezza e delicatezza », è quindi — ciò che è ancora piú significativo — pervenuto alla franca ammissione di un'etica o moralità del materialismo storico, cosí scrivendo:
1 M. S., p. 90.E da aggiungere che G. ha anche rilevato la diffusa opinione che la filosofia della prassi è una pura filosofia, cioè « la scienza della dialettica » , ed ha altre due parti, che sono « l'economia e la politica »; e che essa con tali tre parti « rappresenta il coronamento e il superamento del grado piú alto che[...]

[...] che una tale interpretazione storicista delle verità supreme del mondo e della vita « è valida anche per la stessa filosofia della prassi, senza scuotere quei convincimenti che sono necessari per l'azione » , e senza perciò dedurre dallo storicismo « lo scetticismo morale e la depravazione ». Insomma Gramsci qui riassume nella concettosa riflessione già riferita la sua veduta circa la filosofia della prassi: « Ecco perché la proposizione del passaggio dal regno della necessità a quello della libertà deve essere analizzata ed elaborata con molta finezza e delicatezza » 1.
Altra considerazione di Gramsci che a me sembra pure orientata o convergente verso il nostro tema è quella sul concetto di regolarità e necessità nello sviluppo storico, a cui giunse il « fondatore della filosofia della prassi » (Marx); ma non proprio per « una derivazione dalle scienze naturali », bensí con « una elaborazione di concetti nati nel terreno dell'economia politica, specialmente nella forma e nella metodologia che la scienza economica ricevette da Davide Rica[...]

[...]nch'essa sia rimasta alla fase di una semplice obiezione polemica e di una vaga e generica presa di posizione teoretica. E un'annotazione avente per titolo « La teleologia » 1 e fa parte delle molteplici critiche che Gramsci scrisse contro il Manuale popolare di sociologia marxista di Bukharin. Egli fra l'altro lamentava che tale libro proprio « nella questione della teleologia » apparisse piú vistosamente difettoso, poiché a tale proposito quel saggio popolare presentava « le dottrine filosofiche passate su uno stesso piano di trivialità e banalità, cosí che al lettore pare che tutta la cultura passata sia stata una fantasmagoria di baccanti in delirio... Cosí il Saggio presenta la quistione della teleologia nelle sue manifestazioni piú infantili, mentre dimentica la soluzione data da Kant. Si potrebbe forse dimostrare che nel Saggio c'è molta teleologia inconscia, che riproduce senza saperlo il punto di vista di Kant: per esempio il capitolo sull'Equilibrio tra la natura e la società» 2. Ed a questo proposito, tanto del vieto finalismo teologico o trascendente ed intrinseco (degenerante spesso ad un livello volgare ed infantile), quanto di una teleologia razionale e scientifica (che ben poteva meritare di essere adoperata anche
M.S., pp. 1645.
2 La critica qui fatta da Gramsci a Bukharin è tanto piú seria e degna di meditazione in quanto egli vi denunziava un metodo riprovevole di esporre le dottrine storiche, poiché, [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] N. Bobbio, Nota sulla dialettica in Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]) da ogni elemento ideologico unilaterale e fanatico, è la coscienza piena delle contraddizioni, in cui lo stesso filosofo, inteso individualmente
o inteso come intiero gruppo sociale, non solo comprende le contraddizioni ma pone se stesso come elemento della contraddizione, eleva questo elemento a principio di conoscenze e quindi di azione » 1.
Non manca, infine, in Gramsci il riferimento del termine « dialettica » al principio o legge del passaggio dalla quantità alla qualità. Ne parla ripetutamente nella critica al materialismo volgare di Bukharin. In un passo, lamenta che il Saggio popolare non sciolga uno dei nodi teorici del marxismo, vale a dire, appunto « come la filosofia della prassi abbia " concretato " la legge hegeliana della quantità che diventa qualità » 2. Altrove si vale del principio in funzione polemica contro l'evoluzionismo volgare « che non può conoscere il principio dialettico col passaggio della quantità alla qualità » 3; altrove, ancora, contro la teoria della previsione nella storia, che parte dal presupposto che le forze contrastanti siano riducibili a quantità fisse, mentre cid non accade perché « la quantità diventa continuamente qualità » 4.
1 M. S., pp. 9394. Il corsivo è mio.
2 M. S., p. 163.
3M.S.,p.125.
4 M. S., p. 135.
80 I documenti del convegno
4. La funzione del concetto di dialettica nel pensiero gramsciano è centralissima, ed è legata quasi esclusivamente al secondo significato sopra illustrato che è, come si è detto, il significato genuino hegelianomarxis[...]

[...]ani il fronte materialistico è rappresentato da Bukharin, quello idealistico da Croce. Nei rispetti di Bukharin e di Croce, Gramsci rinnova le critiche che Marx ed Engels avevano mosso rispettivamente al materialismo meccanicistico e alla filosofia di Hegel. Quale rimprovero muove, fra gli altri, Gramsci a Bukharin? Uno dei rimproveri è proprio di aver trascurato la dialettica:
1 M. S., pp. 9394 e 87.
2 M. S., p. 87.
Norberto Bobbio 81
« Nel Saggio manca una trattazione qualsiasi della dialettica. La dialettica viene presupposta, molto superficialmente, non esposta, cosa assurda in un manuale che dovrebbe contenere gli elementi essenziali della dottrina trattata... » 1. Questa mancanza si può spiegare, secondo Gramsci, con due motivi, uno di carattere teorico, l'incomprensione da parte di Bukharin della funzione della dialettica, e l'altro di carattere psicologico, la difficoltà del pensiero dialettico che va contro il senso comune, di fronte al quale Bukharin ha capitolato. La mancanza dunque non è casuale: in realtà il vizio principal[...]

[...]ssere piú volte ripetuta e per il fatto di involgere insieme con Croce una piú ampia tradizione di pensiero,
1 M. S., pp. 190, 230.
2 M. S., pp. 190191.
3 M. S., p. 191.
4 M. S., p. 217.
Norberto Bobbio 83
ritengo sia uno dei punti nodali per l'interpretazione della filosofia gramsciana. Non si tratta piú dell'antitesi di dialettica speculativa e dialettica reale, ma del contrasto nel modo stesso di concepire i momenti del processo e il passaggio dall'uno all'altro; non piú, si potrebbe dire, di una divergenza nel modo di usare la dialettica, ma nel modo di intenderne il meccanismo. Questo punto, che ci accingiamo ad esporre, dà infine la piena misura della parte primaria che il concetto di dialettica rappresenta nel pensiero gramsciano.
Gramsci muove al Croce, come è noto, il rimprovero di essere un ideologo della restaurazione, ovvero un liberale conservatore ricollegantesi alla tradizione dei moderati; e cerca d'inserire la posizione crociana in un vasto disegno storico che dovrebbe risalire sino al neoguelfismo del Gioberti e val[...]

[...]nuina hegelianomarxistica, anzi rappresenta « una... mutilazione dell'hegelismo e della dialettica » J. È lo stesso errore che Marx rimprovera a Proudhon in un celebre passo della Miseria della filosofia, cosí spesso citato da Gramsci nei momenti cruciali da farcelo annoverare fra le fonti piú importanti della sua riflessione sul marxismo 2. Marx accusava Proudhon di aver frainteso il significato della dialettica, che è movimento di opposti o passaggio dall'affermazione alla negazione e alla negazione della negazione, dal momento che aveva preteso di distinguere in ogni evento storico il lato buono e il lato cattivo, e conservare il primo eliminando il secondo. E spiegava: « Ciò che costituisce il movimento dialettico è la coesistenza dei due lati contraddittori, la loro lotta e la loro confusione in una nuova categoria. Basta in realtà porsi il problema di eliminare il lato cattivo, per liquidare di colpo il
1 M. S., p. 185.
2 M. S., pp. 104, 185, 221; Mach., p. 31, n. 71. «La Miseria della filosofia è un momento essenziale della formazi[...]



da [Gli interventi] Gilbert Moget in Studi gramsciani

Brano: [...]ltà e dell’unità di essa, per comprendere il reale e esser capaci di modificarlo. Per chi vuol studiare l’importante contributo di Gramsci al concetto stesso di cultura, è necessario capire il valore gnoseologico della dialettica, la quale non può essere dialettica pura di concetti come nell’idealismo d’ispirazione hegeliana, ma non deve neppure diventare « capitolo di logica formale » aggiunto a un materialismo tradizionale. La critica fatta al Saggio di Bukharin, acuta e spietata, talvolta severa e appassionata, testimonia della necessità urgente per Gramsci che la filosofia della prassi superi il materialismo tradizionale (volgare), sia pur questo rinnovato da una dialettica formale./Cosi, la cultura non si potrà definire se non attraverso rapporti dialettici, fra i quali il rapporto fondamentale è quello496

Gli interventi

di teoriapratica, che può assumere forme diverse: filosofiapolitica, intellettualimassa, dirigentidiretti ecc...

In questa concezione della cultura inscindibile da un metodo dialettico, la cultura stessa assu[...]

[...]all’uomo, identica nel tempo e nello spazio, ma è il « folklore » della filosofia. Concezione disgregata, incoerente, inconseguente, conforme alla posizione sociale e culturale delle moltitudini di cui esso, cioè il senso comune, è la filosofia. È proprio da questa base che deve partire la filosofia della prassi, e prima grave critica fatta da Gramsci a Bukharin è appunto che l’autore non abbia ritenuta necessaria tale critica all’inizio del suo Saggio popolare.

A questa critica del senso comune sono legate due necessità che a Gramsci premono e che il partito come organizzatore della cultura deve tener presenti, se vuol realizzare l’unità di una massa per portarla a nuove conquiste, se vuol sostituire alle vecchie concezioni del mondo, concezioni nuove:

1) « di non stancarsi mai dal ripetere i propri argomenti (variandone letterariamente la forma): la ripetizione è il mezzo didattico più efficace per operare sulla mentalità popolare».

2) «di lavorare incessantemente per elevare intellettualmente sempre più vasti strati popolari, ci[...]



da Franco Fido, Saggi e studi. Giacinta nel paese degli uomini: interpretazioni delle «villeggiature» in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...] casi una distribuzione dei ruoli e una griglia di relazioni derivate da quelle consunte ma sempre buone della Commedia dell'arte 2: due vecchi (Innamorati: Fabrizio e Ridolfo; trilogia: Filippo e Fulgenzio), un paio di cameriericonfidenti (Inn.: Lisetta e Tognino; tril.: Brigida e Paolo), due coppie di giovani (Eugenia e Fulgenzio, Clorinda e Roberto negli Innamorati; Giacinta e Leonardo, Vittoria e Guglielmo nella trilogia). E si osservi di passaggio come in quest'ultimo caso l'anagrafe dei personaggi ne predetermini il destino scenico: Vittoria essendo sorella di Leonardo, la sola doppia conclusione matrimoniale possibile resta quella indicata.
Altrettanto evidenti sono i punti di contatto della trilogia con le grandi commedie borghesi che la precedono e la seguono immediatamente, tutte variamente dominate dalla discussione di un costume di vita interpretato di volta in volta in modo troppo angusto (Rusteghi, Todero) o con spirito troppo liberale (Casa nova, Villeggiature) 3. $ stato anzi notato che la trilogia non fa che articolare in [...]

[...]lla fine alla sua portata, non implicherebbe affatto la perdita dell'onore o della reputazione 18, ma la farebbe semplicemente « rientrare nei ranghi » di un comportamento femminile medio, rassicurante, paternalisticamente teorizzato dai borghesi che la circondano: piú precisamente, la pubblica ammissione che la vicinanza
e le attenzioni di un bellimbusto le hanno fatto mutar sentimenti e pensiero varrebbe quanto dar clamorosamente ragione al « saggio » Fulgenzio, assertore della debolezza delle donne e vero antagonista di Giacinta nelle tre commedie. Fin dalle Smanie egli ammonisce Filippo: « Non si lasciano praticar le figlie. Capite? Non si lasciano praticare ... È donna. Oh, oh! mi dicevate: è prudente. Ed io vi diceva: è donna » (III, 10); e nel Ritorno riasserisce a beneficio di Leonardo la sua convinzione che le donne sono esseri infantili e fragili, bisognosi di guida e dell'autorità maschile: « Quando non vi siano maggiori obbietti per concludere le vostre nozze, ella, o per amore
o per forza, sarà obbligata a venir con voi ... V[...]

[...]aliani 1975, pp. 61542. Sul libro di Thomas si veda anche la recensione di DIDEROT per la « Correspondance littéraire » di Grimm, in Oeuvres a cura di André Billy, Paris, Gallimard, 1951, pp. 97788. Fra il cinismo di Galiani e il lirismo di Diderot spicca l'equilibrata posizione di GIUSEPPE MARIA GALANTI nelle Osservazioni sopra la nuova legge abolitiva de' delitti di stupro (appendice alla III ed. delle Osservazioni intorno a' romanzi... con un Saggio sulla condizione delle donne e sulle leggi coniugali, del 1786), in Illuministi italiani, 1962, pp. 102430: « Quale condizione piú misera delle donne! Esse non tanto sono da compiangere, per non poter vivere senza guardiani e protettori; per non aver altra regola che la volontà degli uomini, che per lo piú sono insolenti, brutali e ingiusti; quanto per dover soffrire la tirannia della decenza e dell'opinione, da che è piaciuto a cotesti padroni di riporre l'onor delle famiglie nella loro condotta, volendo essi nulladimeno ritenere i propri vizi » (p. 1024).
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: I[...]

[...]rivola grazia torna nelle pagine della « Gazzetta veneta » (176061) e dell'« Osservatore » (176162) 21: mentre nel sermone a Pietro Fabri sulle villeggiature la moglie borghese smaniosa di imitare la nobiltà è paragonata a « ... debil rozza, che sdegnosa / L'animoso corsier andarsi avanti / Vede, ne sbuffa, e trottar vuole anch'essa / Spallata e bolsa; e tu che la cavalchi, / Ti rompi intanto il codrione e il dosso » zz
Si potrà osservare di passaggio che nei vagheggiamenti e nelle idiosincrasie di Gozzi si rifletteva piú da lontano il devoto rispetto, veramente da « scudiero dei classici » per dirla col Carducci, di una tradizione letteraria
2D Lettere diverse, Parte II, al signor Giovanni Marsili, in Scritti scelti, a cura di Nicola Mangini, Torino, UTET, 1967, pp. 9199. A titolo di curiosità, ma anche come indice della persistenza di certi luoghi comuni in un determinato ambiente (la piccola nobiltà cattolica veneta), val la pena di ricordare un passo del Daniele Cortis di Fogazzaro: « ... disprezzare il mondo ed unirsi, lei, la piú be[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Saggio, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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