Brano: Mascagni, Pietro
Uomo deI regime
Eletto accademico d’Italia nel 1929, rappresentò l’ala più conservatrice del regime, che sul piano artistico si schierò contro il novecentismo. La sua rozzezza culturale lo indusse a deridere pesantemente e a bollare come « degenerazione » e « ciarlatanismo » ogni nuova manifestazione artistica, dalle esperienze mitteleuropee all’interesse per il jazz, dalla rinascita strumentale italiana al neoclassicismo di A. Casella.
Lungi dall'individuare la componente mistificatrice del modernismo italiano del periodo fascista, Mascagni rifiutò questo movimento culturale come pericoloso sovvertitore dei concetti di bellezza e di modernità.
L'aspra polemica condotta da Casella contro Mascagni nel libro 21 + 26 è indicativa del ruolo rispettivamente svolto dai due compositori durante il ventennio fascista: entrambi convinti assertori e propugnatori degli ideali fascisti, Casella rappresentava l'élite intellettuale del regime di quegli anni, mentre Mascagni era portavoce del più vieto e arretrato provincialismo nazionale. Non era quindi difficile per Casella, nutrito di una fervida e ottimistica fede nell'arte modernista dei tempi nuovi, contestare l'anziano superstite di una concezione musicale ormai superata e soprattutto quando il Mascagni, in un discorso pronunciato al l'inaugurazione del Congresso nazionale delle Arti popolari, lamentava che « l'arte moderna degli ultimi anni sempre più offende gli occhi e offende le orecchie », e che « le giovani generazioni di ogni Paese sono ormai abituate a un sentimento e a una comprensione entrambi contrari alla natura umana ».
L'atteggiamento di Mascagni nei riguardi dei giovani era quello del conservatorismo più ottuso: « La gioventù attuale — continuava nel suo discorso *— non conosce, non visita i musei, ma accorre a tutte le esposizioni di arte novecentista, ma riempie i locali dove risuona la lacerante musica del jazz; non alza gli occhi di fronte ai palazzi che dal '300 al '700 hanno adornato le grandi città europee, ma guarda e forse ammira le casupole sporche e rachitiche di stile modernissimo; ignora che tra le arti più belle c'è anche la danza, magnifica espressione di arte plastica, ma conosce a perfezione i balli moderni che preparano alla degenerazione fisica e spirituale ».
A conclusione del suo discorso Mascagni ricordò come Mussolini aveva creato l'Accademia d’Italia (v.) « per coordinare il movimento intellettuale italiano e conservare puro il carattere nazionale secondo il genio e la tradizione della stirpe ». Parole che Casella dichiarò di sottoscrivere, con ciò confermando di trovarsi, nonostante le apparenze, coinvolto a fianco di Mascagni in un unico processo involutivo che, per più di vent'anni, avrebbe sottratto la musica italiana a quella revisione e a quel rinnovamento del linguaggio in atto negli altri paesi europei (v. Musica e fascismo).
Bibliografia: Alfredo Casella, Lettera aperta a S.E. Pietro Mascagni, in « 21 + 26 », RomaMilano 1931.
R.Fu.
Mascalucia, Rivolta di
Comune di circa 3.000 abitanti in provincia di Catania, sulle pendici dell’Etna, nei giorni dello sbarco alleato in Sicilia (estate 1943) fu teatro di una rivolta popolare contro la soldataglia tedesca.
Il 2 agosto (3 giorni prima della liberazione di Catania) circa 2.000 tedeschi in ritirata dal fronte sul Simeto invasero la zona. Alcuni di essi, imbattutisi in un bersagliere motociclista, lo costrinsero con la forza a consegnare loro la motocicletta. La notizia di questa soperchieria giunse a Mascalucia, tra i numerosi militari italiani che vi stazionavano. L’eco di altre prepotenze e di razzie avvenute nelle frazioni circostanti indusse un gruppo di popolani ad armarsi. Si dice che un artigiano abbia convinto la sentinella tedesca di un deposito di munizioni a consegnare una cassetta con
50 bombe a mano, dandogli a intendere che sarebbero servite alla popolazione per battersi contro gli angloamericani in arrivo.
Quasi contemporaneamente tre tedeschi, penetrati nella villa di Giovanni Amato, un facoltoso armaio
10 locale, aggredirono e uccisero
11 padrone di casa, ferendo inoltre gravemente un suo nipote. Per reazione, i familiari distribuirono tra i compaesani tutte le armi di cui disponevano.
Gli episodi cruenti si susseguirono: un tedesco ubriaco irruppe nella villa di certi Savarese, ferendo a morte il soldato italiano Giuseppe La Marra, postosi a difesa delle donne di casa. Un altro militare italiano, sopraggiunto, ferì a sua volta
il tedesco che fu infine abbattuto presso la chiesa di S. Vito.
Due soldati italiani disarmati che tentavano di fermare un tedesco armato, ne vennero improvvisamente aggrediti a colpi di pistola. Un italiano rimase ucciso, ma il tedesco a sua volta fu finito dalle schioppettate di un civile. Fu questo il segnale della rivolta in massa. Centinaia di armati, appostati nelle case, dietro i muri, agli angoli delle strade e sul campanile della Matrice, cominciarono a sparare su ogni tedesco che osasse mostrarsi in giro. Soldati, vigili del fuoco e carabinieri si unirono ai popolani nella lotta. Quando, a un certo momento, arrivò in piazza una macchina tedesca proveniente da Catania con tre militari a bordo, fu accolta da una grandine di fuoco che abbatté i tre tedeschi. Un’autoblinda armata di 4 mitragliatrici e giunta sul luogo un quarto d’ora più tardi fu rapidamente costretta a ripiegare.
In tutto l’abitato continuò la caccia ai tedeschi. Tre di costoro, che a bordo di una motocarrozzetta attraversavano Mascalucia diretti a Catania, furono uccisi dai soldati italiani. Altri vennero d[...]
[...]’abitato continuò la caccia ai tedeschi. Tre di costoro, che a bordo di una motocarrozzetta attraversavano Mascalucia diretti a Catania, furono uccisi dai soldati italiani. Altri vennero disarmati nel corso dei combattimenti per le strade. Nei pressi del cimitero, tedeschi che avevano sparato con un cannone contro il centro abitato furono messi in fuga.
Nel pomeriggio alcuni ufficiali italiani e tedeschi (compreso un generale) entrarono in paese preceduti da una bandiera bianca. Attorniati dalla folla, cominciarono a discutere sulla piazza.
Testimoni oculari affermano che il generale nazista gridò: « Per ogni tedesco ucciso, dieci italiani!». Ma un ufficiale italiano gli avrebbe risposto: « Per ogni italiano, cento tedeschi! ». Poi tutto finì in un momentaneo accordo.
Negli scontri erano rimasti uccisi
12 tedeschi e 3 italiani. Poi i nazisti si scatenarono ovunque: il 5 agosto, a Vaiverde, uccisero frate Arcangelo; il 7 agosto ferirono gravemente l’ingegnere Guido Cuoco; alcuni giorni dopo massacrarono un giovane contadino d[...]
[...] bandiera bianca. Attorniati dalla folla, cominciarono a discutere sulla piazza.
Testimoni oculari affermano che il generale nazista gridò: « Per ogni tedesco ucciso, dieci italiani!». Ma un ufficiale italiano gli avrebbe risposto: « Per ogni italiano, cento tedeschi! ». Poi tutto finì in un momentaneo accordo.
Negli scontri erano rimasti uccisi
12 tedeschi e 3 italiani. Poi i nazisti si scatenarono ovunque: il 5 agosto, a Vaiverde, uccisero frate Arcangelo; il 7 agosto ferirono gravemente l’ingegnere Guido Cuoco; alcuni giorni dopo massacrarono un giovane contadino di Tremestieri e l’il agosto, a Calatabiano, uccisero il figlio quindicenne del capostazione Quagliata. Ma il peggio si sarebbe avuto il 12 agosto a Castiglione di Sicilia (v.)f dove furono trucidate 16 persone.
Mascetti, Eugenio
N. a Parò (Como) il 19.9.1906; motorista. Per la sua attività antifascista, nel 1931 fu condannato dal Tribunale speciale a 3 anni di reclusione.
Dopo I’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza, commissario politico della Divisione Garibaldi « Bassa Brianza ».
Mascherpa, Luigi
Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. a Genova nel 1893, m. a Parma il 24.5.1944; contrammiraglio.
Uscito dall’Accademia navale di Livorno nel 1911, partecipò alla Prima guerra mondiale come pilota di idrovolanti. Successivamente, promosso capitano di corvetta (1926), comandò il Battaglione « San Marco ». Nel 1931, promosso capitano di fregata, divenne sottocapo di stato maggiore del Comando Marina della base di Pola. Nel 1942 f[...]
[...].
Mascherpa, Luigi
Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. a Genova nel 1893, m. a Parma il 24.5.1944; contrammiraglio.
Uscito dall’Accademia navale di Livorno nel 1911, partecipò alla Prima guerra mondiale come pilota di idrovolanti. Successivamente, promosso capitano di corvetta (1926), comandò il Battaglione « San Marco ». Nel 1931, promosso capitano di fregata, divenne sottocapo di stato maggiore del Comando Marina della base di Pola. Nel 1942 fu nominato governatore e comandante mi
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