Brano: [...]babilmente il maggiore sforzo compiuto da Goldoni per esporre sulla scena le contraddizioni di quella società veneziana che egli era sul punto di abbandonare. Proprio l'ambizione di tale progetto e la complessità della sua esecuzione sembrano aver dissuaso i goldonisti italiani da un lavoro esegetico sulla trilogia paragonabile per estensione e qualità a quello compiuto sugli altri capolavori del veneziano, dalla Locandiera e dagli Innamorati ai Rusteghi, Sior Todero, La casa nova, Le baruffe chiozzotte.
Anche fra le commedie appena ricordate ce ne sono di profondamente nuove nella struttura e nella concezione dei personaggi, come Le baruffe: ma a una lettura, se non altro, in chiave festosa e « corale » delle Baruffe poteva preparare il filone popolare e carnevalesco delle tabernariae (Il campiello!); mentre, nonostante il tema familiare a Goldoni e ai suoi spettatori, niente prepara veramente alle Villeggiature. È significativo che si sia fatto talvolta a proposito della trilogia il nome di Cecov (Banti 1961, pp. 25, 37): confronto con un [...]
[...]Cosí una percezione adeguata della straordinaria novità delle Smanie, delle Avventure e del Ritorno richiede un esame preliminare dei loro molteplici legami con la « tradizione » goldoniana anche piú minuto di quanto sia necessario alla comprensione delle altre commedie.
1. Il primo contesto nel quale vanno considerate le tre Villeggiature è quello della stagione creativa 17591762, anzi del momento esatto in cui cade la loro composizione, tra I rusteghi e La casa nova da una parte, Sior Todero e Le baruffe dall'altra.
L'accostamento che si impone subito è quello agli Innamorati del 1759; sia, in termini piú generali e ovvi, per l'intrecciarsi delle passioni — amore, gelosia, rabbia — e del raziocinio che cerca di canalizzarle; sia per analogie piú specifiche: padroni che « recitano » a piena voce il loro patema e servi che li osservano, li compatiscono o li criticano; clima di angustie economiche e di piccole umiliazioni che si riflette sui rapporti personali e sugli affetti'. C'è il fatto infine che, quasi a salvaguardare l'organismo comic[...]
[...]est'ultimo caso l'anagrafe dei personaggi ne predetermini il destino scenico: Vittoria essendo sorella di Leonardo, la sola doppia conclusione matrimoniale possibile resta quella indicata.
Altrettanto evidenti sono i punti di contatto della trilogia con le grandi commedie borghesi che la precedono e la seguono immediatamente, tutte variamente dominate dalla discussione di un costume di vita interpretato di volta in volta in modo troppo angusto (Rusteghi, Todero) o con spirito troppo liberale (Casa nova, Villeggiature) 3. $ stato anzi notato che la trilogia non fa che articolare in tre successive azioni i tre atti della Casa nova: 1) sogno di un trasferimento « altrove » per scimmiottare la nobiltà; 2) vita
1 Per questa osservazione sugli Innamorati v. BARATTO 1964, pp. 21316.
2 Per il riconoscimento di un canovaccio dell'Arte negli Innamorati seguo (con una lieve modifica: Clorinda al posto di Flamminia) ZORZI 1972, pp. 1015.
3 Cfr. BARATTO 1964: « Goldoni è costretto via via a mutare i criteri del giudizio ... Appare innovatore nelle vec[...]
[...]la malinconica conclusione della trilogia è assai piú significativa delle loro somiglianze. Resta comunque il fatto che in tutte queste commedie il malessere di un ceto culturalmente immaturo davanti alla storia si traduce nel falso — e pur tormentoso — dilemma di una scelta nello spazio: « in casa »/« fuori », « casa vecchia »/« casa nuova », « città »/« campagna », come alibi da una motivata scelta nel tempo, del presente contro il passato dei rusteghi, o contro il futuro assurdamente prolungato e pianificato dal vecchio Todero, incautamente ipotecato da Giacinta 4.
In parecchie di tali commedie l'interesse dell'autore per una situazione ricca di sfumature e suscettibile di interpretazioni contrastanti provoca un impegno e una sperimentazione tecnica senza precedenti: nei Rusteghi lo studio dello stesso vizio in quattro personaggi, nel Todero l'analisi di tre (o quattro) vizi in un personaggio solo, nella trilogia la rappresentazione di un « disordine » in tre commedie, e di conseguenza la « continuazione di caratteri sostenuti in tre differenti azioni »5.
Questo ci porta al secondo contesto in cui è opportuno inquadrare le Villeggiature, e cioè a quella struttura ciclica di cui l'autore sottolinea la peculiarità fin dalla prefazione delle Smanie (« Ho concepita nel medesimo tempo l'idea di tre commedie consecutive... » Opere, vii 1007), ma che non è unica nella stori[...]
[...]volontari, cioè dei gruppi di commedie perfettamente indipendenti quanto alla trama e ai personaggi, ma di argomento e di ambiente affine. Si pensi alle tragicommedie sull'innocenza primitiva (La bella selvaggia e La peruviana), alle commedie sulla guerra e sui militari (L'amante militare, L'impostore e La guerra), sul mondo dello spettacolo (Il teatro comico,
4 « Al di d'ancuo no ghe ne xe piú de quei zoveni del nostro tempo. V'arecordeu? » (I rusteghi, ii, 5, Simon). « Se nascerà dei fioi ... i vegnirà grandi, i me servirà. I manderò fora in tei mi loghi... » (Sior Todero, I, 7). « Prevedendo ch'ei possa un giorno essere mio marito, vo' avvezzarlo per tempo a non esser geloso » (Smanie, i, 11).
Sui Rusteghi, cfr. Mémoires, II, 34 (Opere, i, 392). Per il Todero la prefazione: « Todero ... non è brontolon solamente, ma avaro e superbo » (Opere, vili, 51) e quanto dice di lui Marcolina: « El xe un vecchio che gh'ha ste tre piccole qualità: avaro, superbo e ostinà » (II, 14). Per le Villeggiature la prefazione alle Smanie (Opere, vii, 1008).
376 FRANCO FIDO
L'impresario delle Smirne, La scuola di ballo), sulle donne del popolo a Venezia (Le massere, Le donne de casa soa, Il campiello), e cosí via.
Accanto a queste costellazioni tematiche ci sono i cicli veri e propri: le due commedie di Bettina ([...]
[...] noi donne il fuso, l'uomo impugnò la spada.
Ci mandino alla scuola, mettanci un ferro a lato:
Arrossirà un Dottore, arrossirà un soldato.
Oppresse ed avvilite, sta il valor nostro accolto
Nell'arti d'un bel core, nell'armi d'un bel volto [...] (II, 1)II
Non che nelle commedie borghesi di Goldoni manchino confronti fra i due sessi e vittorie dei personaggi femminili — da quella di Mirandolina sul Cavaliere e quelle di Felice e Marcolina sui rusteghi e Todero. Ma all'interno di una struttura piú ampia (la trilogia), e di un genere meno vincolato alla misura del quotidiano (la tragicommedia) sia la passione che l'antagonismo crescono in proporzione, e salgono a un diapason mai toccato prima. Conseguentemente, le armi « femminili » tradizionali, civetteria, pazienza, astuzia, sono abbandonate come altrettanti segni di debolezza e di compromesso, o meglio come vestigia d'una ancestrale condizione servile.
Dal fantasma della schiavitú femminile sarà letteralmente ossessionata Giacinta nelle Villeggiature: « Se principia ora a pretendere, a c[...]
[...]a rappresentazione pubblica, o dei contadini, per i quali solidarietà comunitaria ed elementare collettivismo costituivano una prima difesa dalla miseria, i borghesi non potevano rinunciare senza traumi a quella privatezza che era una loro peculiare condizione, anzi in sostanza una loro invenzione, sacrificare senza rimpianti sicurezza e intimità domestica sull'altare di una « libertà » che certo non era piú esorcizzabile (si ricordi Lunardo dei Rusteghi: « E tutto xe causa la libertà »: II, 5), ma sul cui contenuto, come abbiamo visto nei Malcontenti, essi erano incapaci di accordarsi.
Il dilemma di accedere alla dimensione della « conversazione » senza disgregare irreparabilmente il privato si accentua nell'isolamento spaesante della villeggiatura. E per una specie di « ritorno del rimosso », la precaria soluzione che Filippo e Leonardo, Giacinta e Vittoria sembrano aver trovato a tale problema, è quella di aggrapparsi disperatamente al codice delle convenienze.
Is In questo senso Zelinda rappresenta l'opposto di Giacinta: « Ero disperata[...]
[...] siècle, Paris, Union générale d'éditions, 1964, pp. 15981.
400 FRANCO FIDO
NOTA BIBLIOGRAFICA
PHILIPPE ARIÈS 1960 = L'enfant et la vie familiale sous l'ancien régime, Paris, Plon; ANNA BANTI 1961 = Goldoniana e Goldoni e la commedia borghese, in Opinioni, Milano, Il Saggiatore, pp. 2437; MARIO BARATTO 1964 = « Mondo » e «Teatro » nella poetica del Goldoni, in Tre studi sul teatro, Venezia, Neri Pozza, pp. 159227; 1970 = Il sistema dei « Rusteghi », « Rassegna lucchese », 50, pp. 12837; 1974 = Per una rilettura degli « Innamorati », in AA.VV., Studi in memoria di Luigi Russo, Pisa, Nistri Lischi, pp. 7599; 1977 = Lettura del «Todero », « Rivista italiana di drammaturgia », 3/4, pp. 331 dell'estratto; MARINO BERENGO 1962 = Introduzione a Giornali veneziani del Settecento da lui curati, Milano, Feltrinelli, pp. IXLXV; WALTER BINNI 1963 = Interventi goldoniani (al Congresso di Venezia, 1957) in Classicismo e Neoclassicismo nella letteratura del Settecento, Firenze, La Nuova Italia, pp. 293300; 1978 = Settecento maggiore: Goldoni, Parini,[...]