Brano: NUOVI ARGOMENTI
N. 1718 Novembre 1955 Febbraio 1956
L'UVA PUTTANELLA
Pubblichiamo qui alcuni dei frammenti inediti del libro l'« Uva puttanella » di Rocco Scotellaro. Il volume è comparso in questi giorni, per i tipi di Laterza. E un avvenimento importante nella nostra letteratura: è certamente una delle opere più ricche di valore e di peso di questi anni, da tutti i punti di vista: come creazione poetica originale, come racconto di fatti e descrizione di condizioni e avvenimenti di vita che sono vicini a tutti noi, come documento meridionalista, come strumento di lotta ed espressione di libertà. È forse la migliore delle opere dello scrittore lucano, morto a trent'anni, quella in cui, con più larghezza che nelle poesie, con più libertà e complessità che [...]
[...]morte, modificato) era assai più ampio: ma della maggior parte del libro progettato non restano che note schematiche, appunti; indici sommari. L'opera avrebbe richiesto molti anni di lavoro, tanto che Rocco, talvolta, se ne scoraggiava, e pensava (quasi per un presagio) che non l'avrebbe mai potuta portare a termine.
Le parti pubblicate del libro hanno avuto, quasi tutte, una stesura continuata (soprattutto la prima parte, e l'ultima, quella
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del carcere). Ma il metodo di lavoro di Rocco presupponeva una continua e minuziosa annotazione, una sorta di meditazione scritta (e scritta nella maniera più estemporanea, su foglietti sparsi, su frammenti di carta, su scatole di sigarette e di cerini, su quanto gli capitava per mano); una mole di materiale, che gli doveva servire poi nella redazione definitiva, che spesso è difficile distin
guere da altre note, ché non avevano rapporto con il libro. E come un diario di appunti, nei quali vediamo rivivere il nostro amico, animati tutti dalla unità della sua persona. Ci pare dunque di estre[...]
[...]ovimento contadino la sua fonte, e che riportava al movimento contadino le immagini che, rappresentandolo, lo facevato reale.
Carlo Levi
FRAMMENTI DELL'« UVA PUTTANELLA »
Io
1.
Questò racconto, ispirato solo in parte a fatti realmente avvenuti e a persone anagrafiche, ha rasentato appena l'autobiografia e l'inchiesta che sono gli strumenti più diretti della comunicazione. Per un'autobiografia mancano altri elogi e altri biasimi, e poi si
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sa bene l'inganno di ogni lettera scritta all'amico ed all'amata; per un'inchiesta occorrevano calcoli che possono benissimo non tornare alla fine come accade nella varia pronunzia dello stesso verso in una poesia. Gli appunti presi sono stati un esercizio qualunque di calligrafia e di pittura del momento. Ripetendoli qui, essi hanno la forza fredda degli ossi, dispersi, nemmeno legati in scheletro. L'ordine che non c'è non lo troverete come appunto è nel grappolo d'uva che gli acini sono di diversa grandezza anche a volere usare la piú accurata sgramolatura. Questi sono acini piccoli, apire[...]
[...]rsonalità animale « Se noi vogliamo, nessuno ci scoprirà » si dicono, anzi, per difendersi.
L'asprezza dei contadini è un carattere individuale inconfondibile; la loro adesione a un movimento è assuefazione incosciente e forzata, la loro speranza è sempre disperata perché gli uomini non vogliono bene agli uomini; per loro le linee di una qualsiasi logica, la più reale e palmare, possono essere sconvolte da un maleficio sempre corrispondente.
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La provvisorietà del mondo orienta il contadino al pieno godimento di una vita, anche misera, stentata e grama; d'altra parte lo induce alla credenza religiosa.
Ma il credo religioso é anch'esso logica costruzione di uomini non c'è niente di veramente credibile.
« Se Dio c'è lo sa lui ». Il Dio è anche il maleficio.
La macchina forse potrebbe urtare contra la loro diffidenza, e vincerla, ma la macchina non é più misteriosa di un serpe. Il giorno di festa è un giorno di dura fatica.
I morti sono l'umiliazione della propria carne ad opera del maleficio.
I vivi sono portatori di maleficio,[...]
[...]r rifuggire all'aiuto di Dio, nel quale tutti i miseri sogliono sperare; perché, sendo la maggior parte di loro incerti a quale Dio dovessero ricorrere, mancando di ogni aiuto e di ogni speranza, miseramente morivano ».
Machiavelli, Istorie Fiorentine.
6.
Uva puttanella sono gli amici miei ed io, ostriche attaccate a un masso, che non vedono e non sanno il segreto delle barche, delle petroliere, delle portaerei e dei cacciatori subacquei.
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Viviamo al coperto delle preoccupazioni degli economisti, anche se riusciamo a capire le loro lotte e perciò ne profetizziamo l'inutilità. Al coperto delle ultime conoscenze fisiche: il peggio é sapere che non avremo dei figli, abbastanza adulti e intelligenti (non li avremo affatto) che potranno spiegarci domani cib che capita sotto i nostri occhi oggi quando loro non sono ancora nati.
7.
Scrivendo un racconto si deve ammettere l'implicita conoscenza dei fatti, che sono quelli e potrebbero essere infiniti altri della realtà; l'aria, invece, del racconto costituisce un'altrettale realtà d[...]
[...] mosto.
12.
L'uva puttanella era in mezzo ai suoni di tromba di tutti i giornali che annunciavano le vittorie delle elezioni amministrative, ognuno giubilava, nessuno aveva perso.
13.
L'analfabetismo di ritorno — che significava cancellate le tracce degli esami universitari, spente le immagini di fisica, di chimica, delle piante e delle loro famiglie — riguardava anche lui: come si legge una via per la prima volta senza che si sappiano
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le vicende passate e presenti che le dànno anima, e lui voleva saperle, così gli pareva a costo di non sprofondare sempre in giù — che la pioggia o il sereno, il corvo e la bucanvillea avevano tutti una ragione e legge conosciute dagli uomini, che era necessario' riapprendere, ripetersi, imparare a memoria.
O sprofondare, si : ma cos'altro aveva fatto in quel tempo se non aderire col suo giornale spiegato intorno alle case e alle famiglie, fasciandone tutto il paese?
Non era contadino, non era un disperato vero, un calzolaio, né un prete, né avvocato, né giudice, per quale legge dunque si[...]
[...]eri sulle pezze di carta assorbente: ai quattro lati, disposte diagonalmente le penne. La scolaresca è pronta, diceva Rocco, dopo aver apparecchiato.
6.
Genzano, prima del consiglio: — Oh, sindaco, stasera c'è la mia terra.
7.
Scardillo. Prima di andartene, toglimi dalle spalle mio cognato disoccupato, cagli il posto di bidello.
8.
Noi chiediamo una cosa giusta : ci hanno denunziati per le terre. Chi sa come andrà. Dio e la fortuna.
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9.
I tavoli in consiglio erano tre: una sfilata di calamai e di penne nei due tavoli tra loro, in fondo la libreria con i volumi di raccolta Leggi e decreti dal 1800 e dispari.
10.
La terra da Miglionico a Grottole, dove c'erano gli ulivi, era grassa nella nebbia.
11.
Dove mangiano quattro, mangiano cinque. Tendenza a ridurre ogni giorno il proprio cibo e il proprio spazio di terra.
12.
Il Prefetto di Matera rimprovera il veterinario Petrillo, che al suo passaggio era rimasto seduto avanti al circolo Unione, senza salutarlo.
— Io stavo qui con la mia Signora, era V.E. che doveva[...]
[...]do così col bicchiere di liquore. La famiglia degli appuntati è dominata dalle due grasse signore che parlano italiano.
I ragazzi salesiani leggono i giornaletti. Le strade sono ancora vuote, il mio grande amico assente è il contadino, sempre in queste feste loro si nascondono nelle case seguendo la regola' e pensando che la segua anch'io. Io prendo un caffè, per ricominciare e il mercurio scende, perché devo camminare, anche se piove, una
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pioggia solitaria che cala su me, sugli alberi, sul mare, sulla pedana, da dove — nei giorni — si governa il transito, e l'anima contadina, operaia, qualunquista è sulle strade e si guarda nelle vetrine e nella terra o sui libri o sui banchi o sulle cucine.
15.
Il Maresciallo si avvicinò con due carabinieri e alcune guardie. Così dice al Sindaco: — Avvocato, che cosa ha combinato? Lei non pub ordinare il dissequestro della pasta.
Al che il Sindaco: — Io sono il capo del servizio sanitario, potevo.
— Lei non può ordinare niente, per gli articoli ecc.
— E lei che non doveva intervenire in[...]
[...]n alto, o forse perché aspettavano anche gli altri o forse perché io scendevo dall'alto dei tre gradini dalla porta di ferro.
20.
La gente che veniva a casa a prendere in prestito padelle, pane e fiammiferi.
21.
Fai male, male fai
fai bene, sempre male fai
dunque fai male.
22.
La ricerca del Sindaco da parte del Questore.
Il telefonista agente di P.S. licenziato perché non riesce a
trovare il sindaco all'altro capo del telefono.
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23.
Fu dopo aver cantato le glorie delle donne nominate da tutti e di Giovannina — Quant'è bella la Giovannina, si mette in moto senza benzina!
Ella abitava a Fuori la Porta in una casa, l'ultima piantata lungo il viale, si vedeva il suo spigolo conficcato nella roccia e poi c'era la villa di quattro acacie e più distante la cabina elettrica, una cassapanca all'impiedi.
24.
Il serpente nero, steso nel 'muro, era mio padre che mi sbarrava il passo.
25.
Tutte queste malattie di oggi sono perché hanno spogliato i boschi perché prima rimanevano soffocate nelle chiome degli alberi.
26.[...]
[...]e strisce rosse dal braccio ai piedi per servire ad appendere le carte moneta in devozione. Precedeva Santa Filomena in una bara dai bordi dorati: si vedeva la capigliatura nera, il suo viso di giovinetta. Era la fidanzata di San Pancrazio, credono i paesani.
Non pioveva : — Poveri a noi! La festa dei pochi colpi sparati si fece sentire nelle campagne, le gelate tenevano dure le terre, la
neve di marzo era arrivata tardi a germogli fatti.
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— Contentati — dicevano a San Pancrazio i contadini, gli agricoltori, se non c'è di più fuoco come meriteresti.
— Morte e corte: come ti puoi aiutare!
— Secondo la cadenza del discorso.
30.
Strada facendo.
La masseria della Serra Alata é lontana 25 chilometri da Laurenzana, il paese più vicino. È situata a mezza costa, solo più a monte cominciano i primi radi alberi di querce: si vede dal torrente la casa del padrone con un primo e un secondo piano, cui seguono i vani bassi per le stalle delle vacche e il ricovero dei pa stori e dei gualani.
Pancrazio é un giovane di 22 anni, pastore. [...]
[...] biglietto del cinema, da quando c'è il cinema. E anche possibile un abbonamento. 200 lire un mese di seguito.
33.
L'altra sera sei napoletani installarono su una balilla e un camioncino una bancarella di vendita. Microfono e altoparlante. Si vendevano quattro paia di pantaloni usati al prezzo di lire mille. Gran vendita dapprima. Subito dopo una contadina voleva indietro il biglietto da mille e restituire i quattro pantaloni inservibili.
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Il venditore: « Non cambio niente a nessuno ».
La contadina : « Ma se i soldi erano falsi? ».
Il gruppo di pubblico si divide tra i sostenitori della compratrice e gli altri ammirati dai gran discorsi del napoletano, che non poté piú vendere niente e terminò dopo giochi di prestigio per attirare tutto il pubblico per sé e vendere, con un vero comizio sull'educazione civile dei paesi. Non vendette più nemmeno i cinque pezzi di pettine con lo specchio, tutto per cento lire. « Andate in chiesa a rubare », disse alla fine, « cento lire, una lira anteguerra ».
Mangiarono a mezzanotte gli spagh[...]
[...] di ossa pare sullo scarrone, un avamposto. Sulla linea di caduta di questo monte, nella parte spezzata c'é il paese in basso e la roccia che lo tiene e i faraglioni i massi staccati dalla montagna originaria per far posto alle case. Da questi faraglioni si buttano i disperati. Anche Calvello ha il colore della pietra morta, sorge in basso alla strada e si presenta guardandolo dalla rotabile come un grosso fiore da cogliere.
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38.
Un monaco andava per la cerca e si fermò vicino a una beccheria.
— Zi mò — lo chiamò il beccaio — la vedete questa bella chianca? Entrate, favorite: ho messo il quadro di San Pasquale
con la lampada per devozione, é accesa notte e giorno.
Il monaco rispose: — Stute a lampa e aggiuste o pise.
39.
Stamane é nebbioso, per la prima volta il cielo é coperto come era da sperarsi per arare meglio. I passeri si beccano sul corpo come se si spulciassero, stanno insieme negl'incavi degli embrici.
I contadini schiamazzavano, dalle cinque, nella via per fare in fretta. Quelli del vicinato [...]
[...] paese.
E Innocenzo che non si perdeva mai la domenica in paese e le feste, stava in casa i giorni del morto, quando indossava l'abito della confraternita di Sant'Antonio, guadagnando trenta soldi per ogni accompagnamento.
Mentre Ninuccio aveva più terra, tutta alla Pantana, e un pezzo di vigna anche, ma vicino al paese, Innocenzo andava una volta alla Trinità, un'altra a Malcanale, e alla quota, che era la terra più lontana, nelle Matine.
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Tutti e due, però, parevano come bestiole, o cani o capre, dietro i loro padri e dietro i muli.
Tentavo, aspettandoli la sera, i vecchi giuochi; dovevo aspettarli troppo perché finivano di mangiare tardi la pasta la sera e poi dovevano subito tornare in casa, chiamati dalle mamme, perché la mattina si alzavano presto. Già loro due, Innocenzo stava a pianterreno e Ninuccio sopra alla casa sulla scala, quasi non si riconoscevano più come gli amici dei giuochi di prima, parlavano di altri loro nuovi conoscenti che abitavano lontani dal vicinato, chi alla Rabata, chi sotto la piazza, chi all[...]
[...]n un vaso come un peperone, composto nell'olio. Mastro Innocenzo era il mio genitore. — Quando vuoi — mi disse — preparo una sedia, ti alzi tu, mi alzo io, gli cantiamo le corna a questi camorristi.
Il paese, dopo la venuta degli alleati, pensò alla raccolta, trasportò il grano, la luna era lucente e gli alberi erano ritornati amici. In piazza c'erano i manifesti di Alexander che parlavano così: Io, Alexander, ordino: ma nessuno li leggeva.
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5.
3 caffè, il più stretto, dai tavolini un po' umidi e seggiole di ferro è frequentato dagli operai, primi ci andarono i muratori, adesso la piccola folla è quella solita degli artigiani, dei braccianti, dei manovali e contadini e disoccupati. Sono le sette, due tavolini già occupati per giocare alla scopa una tazza di caffè a chi deve pagarla, gli altri sono attorno a guardare.
Altri, una quindicina, sono fuori, hanno fatto la ruota: c'è Pancrazio lo zoppo, Tre occhi, il Partigiano, l'extrainiere di Don Gaspare, è stato nell'ospedale, è debole, non ritrova posto, e Fuciletto che parlano [...]
[...]e vomitavo, gli dovevo distruggere le lenzuola.
— Ti hanno accompagnato le guardie ?
— Poveretti, sudavano a fontana. Be, scusa.
— Buon giorno.
— Buon giorno — rispondono tutti.
— Ieri sera mi dettero la quindicina — spiegò Pancrazio —. Fummo a bere da Fagiolo, lo tiene buono, un po' aceto, ma vecchio.
Più tardi, il Partigiano, portava le scale agli elettricisti e saliva con le staffe sui pali, aveva avuto una mezza giornata di lavoro.
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6.
« Nous sommes dans le nihilisme. Peuton sortir du nihilisme? C'est la question qu'on nous inflige. Mai nous n'en sortirons pas en faisant mine d'ignorer le mal de l'époque ou en décidant de le nier. Le seul espoir est de le nommer au contraire et d'en faire l'inventaire pour trouver la guérison au bout de la maladie ».
Da una nota di presentazione di «Espoir, collection dirigée par Albert Camus » dell'editore Gallimard.
Nel 1928, pare, e converrebbe aprire il registro delle deliberazioni comunali per respingere ogni dubbio, ma l'applicato per mostrarlo oggi consulterebbe il sindaco e q[...]
[...]aia di persone viaggiavano o avevano occasione di vederlo vicino dalle terre sul fiume e con le prime automobili e poi con la luce elettra si videro i germogli contorti della nuova generazione e il blocco dei contadini era
sempre più sbigottito e docile, sempre più amaro quando saliva in piazza a sedere sui ferri e le luci si illuminavano.
I contadini dicevano ai figli: — Prima si campava meglio — e, vicino al fuoco, raccontavano i fatti.
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7.
Dal ballatoio, così pub chiamarsi il largo della chiesa, si vede la città naufragata al piano, specie quando piove. I pendii delle montagne, per metà coperte di nebbia, paiono gradini di verde e il primo grano che spunta e le cime di rape gialle.
Quando venne Nicola non ci badai a ciò che fu detto: a Questa è la casa del buon Gesù, chi esce non entra più ».
Ho trovato oggi due donne con le borse di paglia e un vecchietto, rossiccio alla barba, ma con tali grosse labbra.
— Si che ci sono ancora i monacelli, ma a quest'ora sono a refettorio, non danno retta a. nessuno.
— E voi che fate[...]
[...]i vuoi fare ? — disse uno della mia zona — Mettiti sulla mia branda finché ti portano la tua.
Fui contento di andare a stendermi, le mani sotto il capo, i piedi uno sull'altro, ma non mi venne di pensare o a me o ai miei o ai fatti: c'era la tavola sui miei occhi, marrone, unta; non dormii, non pensavo, steso così, con le mani pestate sotto il capo, con i piedi che non si indolenzivano.
— Hai mangiato? Mangia, cammina — venne a dirmi uno e
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ritornò a camminare e disse agli altri: — Diteglielo che si ammala —.
Egli mi aveva scosso, dopo tutto quel tempo. Mi levai a sedere con il dorso al ferro della spalliera e guardavo avanti a me e sentivo lo stesso rumore indistinto di prima delle voci dei compagni, di quelli seduti e di quelli che in mezzo al camerone erano un pugno di mosche ronzanti.
Mi accorsi che alle finestre il colore dell'aria cambiava: era rosa a quella in fondo, era violetto a quella di fronte al cancello. Il sole aveva sorvolato la cupola del nostro camerone da parte a parte.
11.
— Ecco come é andato il gior[...]
[...]i é ?
— Questa è una poesia a indovinello. La cosa, che é, fa rima. con l'ultima parola della poesia. Per te si lotta... Alto paterno, chi può essere ? Se avessi studiato come te, io lo saprei. Forza, che cosa é? — Che può essere! — feci desolato.
Giappone sopra un pezzettino di carta grande quanta una ricetta medica, dove a matita era scritta la poesia, teneva le quattro dita per nascondere la parola dell'indovinello; le sollevò e disse:
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— Governo. Per te si lotta alto paterno tu giudichi e mandi E noi nell'inferno... Governo.
Dopo l'indovinello mi disse: — Non metterti d'accordo con gli sbirri, hai capito ?
— Non ti preoccupare. — E quasi volai da lui felice di volerlo sempre servire.
Arrivò il maresciallo, sbilenco con la sua persona a sinistra, come se avesse avuta una mazzata o la bestemmia di un carcerato che l'aveva torto in quel modo. Aveva una faccia bianca di pesce e la bocca larga; i capelli grigi avvolti a destra. Veniva sempre ragionando tra sé col capo basso, tanto che io pensai fosse molto preoccupato dell[...]
[...]rivanello, il medico, la bicchierata serale. La casa e sua moglie, governatrice del reparto donne. La richiesta d'impiego al Comune: quando uscite, mi farete econo mo del Municipio, sono ragioniere.
Giudizio nettamente positivo sul maresciallo Olivoso.
Era il prototipo dell'impiegato italiano, per quanto riguarda
(1) Notare gli scatti del discorso, una volta freddo, altre caldo, altre indifferente, appena da maresciallo. (N. dell'Autore).
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inettitudine, cattiva volontà, lava.tivismo. Ma — questo é ciò che vale — in animo suo non si sentiva un maresciallo, non alzava ogni volta la bandiera della funzione. Alzava quella, mdlto umile e rappezzata, dei figli e del costo della vita.
13.
— Dovevo pagare fino all'ultimo quadrante. Ho pagato — dissi al reverendo amico, che, meravigliato, mi fissava per dirmi il suo dispiacere e la sua gioia, che tutti gli uomini sensibili dicono di fronte agli sfortunati la cui sfortuna pare finita. — Ho pagato — gli ripetei. E lui mi guardò strano e pauroso. Io avevo lo sguardo un po' più forte del[...]
[...] tuo avversario, mentre sei con lui per istrada affinché per disgrazia il tuo avversario non ti ponga in mano del giudice: e il giudice in mano del ministero: e tu venga cacciato in prigione. Ti dico in. verità: non uscirai di li prima di aver pagato sino all'ultimo quadrante ». Però non mi sono accordato. Perciò mi faranno pagare ancora e tu perderai l'abitudine di venirti a congratulare per la riacquistata libertà, perché intanto predicherai.
Rocco SCOTELLARO