Il segmento testuale Rivista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 189Analitici , di cui in selezione 8 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici) |
da a.n.[Anna Nozzoli], scheda sintetica di «Rivista di letterature moderne comparate» in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34
Brano: Rivista di letterature moderne e comparate
Rivista trimestrale diretta da Carlo Pellegrini,
con la cooperazione di: D. Alonso, A. Croce, C. Dédéyan,
J. W. Draper, A. B. Duff, A. H. Gilbert, W. Kohlschmidt,
R. Lebègue, A. Nicoll, M. Praz, C. Tagliavini,
G. Weise, H. de Ziegler.
Casa editrice Sansoni, Firenze, formato: cm. 24x17.
Periodico trimestrale di cultura letteraria, nacque a Firenze nel 1946 come Rivista di letterature moderne, sotto la direzione di Carlo Pellegrini e Vittorio Santoli (condirettori Ada Croce, Arturo Croma, Carlo Tagliavini). Dal 1961 in poi ha assunto il titolo di Rivista di letterature moderne e comparate ed è attualmente diretta da Carlo Pellegrini con la cooperazione di numerosi studiosi italiani e stranieri (D. Alonso, A. Croce, C. Dédéyan, J. W. Draper, A. B. Duff, A. H. Gilbert, W. Kohlschmidt, R. Lebègue, A. Nicoll, M. Praz, C. Tagliavini, G. Weise, H. de Ziegler). Stampata inizialmente ad Asti presso la casa editrice Arethusa, la rivista viene oggi edita dalla Sansoni di Firenze. Nato nell'immediato dopoguerra, il periodico venne, sin dall'inizio affermando la necessità di liquidare le barriere che il provincialismo fascista aveva frapposto tra la cultura italiana e il resto del mondo, impostando una rassegna di studi letterari a carattere internazionale, con la precisa volontà di « vedere la letteratura italiana insieme con le altre sul vasto orizzonte mondiale ». Così in una programmatica apertura alle letterature moderne di tutti i paesi, senza alcun pregiudizio di natura ideologica, si è venuto affiancando agli studi di i[...] [...]pertura alle letterature moderne di tutti i paesi, senza alcun pregiudizio di natura ideologica, si è venuto affiancando agli studi di italianistica un panorama di ricerche nutrite alle principali letterature straniere, dalla francese all'anglosassone, dall'iberica alla tedesca, alla scandinava, alla slava, sollecitando caldamente l'intervento di autorevoli studiosi stranieri. A suggellare maggiormente questo « spirito » extranazionale, a cui la Rivista si è costantemente ispirata, i lavori dei collaboratori stranieri vengono spesso pubblicati nella lingua originale. Accanto agli studi dedicati a singoli autori italiani o stranieri, il sommario della rivista rivolge la massima attenzione all'in
dagine di tipo comparatistico, pubblicando ricerche e recensioni sull'argomento. (Basterà qui ricordare, fra i tanti, lo studio di C. Pellegrini sul « Petrarca 'e la cultura francese », mar. 1946, quelli di A. Guarnieri Ortolani su « Dostoewskij e Svevo », giu. 1946, di M. Praz sui rapperti fra « Foscolo e Byron », giu. 1961, di G. Mombello su « Valery Larbaud e il canto dantesco degli Ignavi », set. '61). Fra i collaboratori più assidui della Rivista figurano i nomi di F. Simone, M. Praz, A. Pizzorusso, C. Cordié, E. Aragone, e fra gli stranieri di A. Re[...] [...]
dagine di tipo comparatistico, pubblicando ricerche e recensioni sull'argomento. (Basterà qui ricordare, fra i tanti, lo studio di C. Pellegrini sul « Petrarca 'e la cultura francese », mar. 1946, quelli di A. Guarnieri Ortolani su « Dostoewskij e Svevo », giu. 1946, di M. Praz sui rapperti fra « Foscolo e Byron », giu. 1961, di G. Mombello su « Valery Larbaud e il canto dantesco degli Ignavi », set. '61). Fra i collaboratori più assidui della Rivista figurano i nomi di F. Simone, M. Praz, A. Pizzorusso, C. Cordié, E. Aragone, e fra gli stranieri di A. Renaudet, H. L. Wagner, R. Dumas, oltre naturalmente al direttore e ai numerosi redattori. (a. n.)
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da Benno Sarel, Intellettuali e classe operaia nella Germania orientale durante la crisi del '56 in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30
Brano: [...]l cosiddetto corso « direttorialista », cioè di una tendenza che sottolineava, nell'impresa, l'importanza dei quadri dirigenti — prende posizione contro i metodi dei direttori d'impresa e nello stesso tempo contro il centralismo burocratico della pianificazione. I partigiani del regime, in seno all'Istituto delle Scienze Economiche diretto dal Behrens, sono visibilmente sulla difensiva. In aprile Behrens constata, in un articolo pubblicato nella rivista di teoria economica « Wirtschaftssenschaft », che le speranze poste in un modernizzamento della tecnica non sono fondate. « Man
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chiamo di carbone, di acciaio... Non potremmo modernizzare la tecnica con la rapidità che desideriamo anche se sfruttassimo tutte le possibilità, ciò che è ben lungi dall'essere il caso nostro ». Secondo F. Behrens, l'unico modo per elevare l'economia del paese è di utilizzare completamente nelle imprese la giornata lavorativa: cosa che — come egli dimostra — dipende dalla organizzazione del lavoro, cioè i[...] [...]losofia, che aveva precedentemente insegnato a Lipsia, Wolfang Harich, organizza un gruppo clandestino di opposizione. Fin dall'aprile 1956 Harich si era espresso, nell'organo della Lega Culturale « Sontag », per la libertà di discussione e contro il dogmatismo. Affermava che per poter affermare il carattere erroneo di una opposizione é necessario osservarla da una prospettiva piú elevata, in una fase sucessiva del pensiero. Harich dirigeva la « Rivista Tedesca di filosofia » e nello stesso tempo era membro della direzione di « Aufbau », casa editrice della Lega Culturale. In tal modo la casa editrice, la « Rivista di Filosofia » e la rivista « Sontag » diventarono le roccheforti della opposizione intellettuale berlinese. Nelle sue note — pubblicate in seguito frammentariamente — Harich definisce la sua attività « azione rivoluzionaria di classe » e prende come esempio la rivolta operaia del 1953. Harich e i suoi compagni, tutti membri del S.E.D., intendevano, come gli oppositori polacchi, di agire all'interno del Partito. Ma nello stesso tempo essi erano convinti che una azione condotta nella sola zona sovietica di occupazione sarebbe stata votata all'insuccesso e che era necessario assicurarsi delle allean ze al di là delle fron[...] [...]ovietica di occupazione sarebbe stata votata all'insuccesso e che era necessario assicurarsi delle allean ze al di là delle frontiere, approfittare insomma della peculiare situazione del paese, posto tra la Polonia e la Germania Occidentale.
Harich aveva organizzato un gruppo centrale di cinque membri che si riuniva clandestinamente e di cui facevano parte la sua segretaria, il direttore della casa editrice « Aufbau », uno dei redattori della « Rivista di Filosofia » e un giovane economista, con l'incarico particolare di prendere contatti nelle imprese. Questo gruppo ristretto aveva lo scopo di elaborare il progetto di programma che do. veva essere poi sottoposto all'esame del Comitato Centrale, dei Comitati Regionali e della redazione della rivista teorica del Partito. Nello stesso tempo era preso in esame il problema di organizzare una conferenza per discutervi i problemi ideologici. Come dimostrano i contatti presi con alcuni ambienti intellettuali polacchi e con un giornale neutralista di sinistra della Germania Occidentale (« Die Andere Zeitung »), Harich intendeva diffondere il suo programma
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nella Repubblica Democratica Tedesca muovendo dalle sue frontiere orientali e occidentali.
Harich non ha avuto il tempo di elaborare dei programmi politici. Gli appunti che ha lasc[...] [...]tanza. Il fatto é che le direttive ufficiali sono spesso ben lungi dall'essere nette. Ogni volta che si inaugura un nuovo corso, si lascia, all'interno della nuova politica, un posticino per la vecchia. Si chiede adesso ai comitati d'impresa del Partito e del sindacato di non limitarsi più alla sola collaborazione con i quadri tecnici e di piazzare una
parte dei propri effettivi presso i comitati delle varie sezioni di una impresa. Ma subito la rivista a Die Arbeit » (dicembre 1956) rileva
che gli effettivi sindacali sono raramente degli operai qualificati e che tuttavia si comportano in modo arrogante con gli operai semplici:
(6) « Neue Deutschland s, art. del 2 agosto 56.
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essi credono che « per risolvere i problemi sindacali delle imprese sia sufficiente di aver studiato, alla scuola dei quadri, i principt del marxismo leninismo » (7).
Nei confronti degli operai il regime si sforza di tornare alla politica di appello alla cooperazione, che aveva seguita nel 1954. A par tire [...] [...]centi appassionati. « Si pub migliorare la tecnica, dichiara uno dei dirigenti sindacalisti, ma la forza produttiva principale resta l'uomo » (8). L'organo teorico del Partito, « Einheit », basandosi su alcune pubblicazioni sovietiche, constata che i pianificatori, definid una « casta » ingannano l'operaio. I pianificatori affermano che l'operaio non pub partecipare alla elaborazione del piano, dáto il suo orizzonte ristretto. Invece, ribatte la rivista, la difficoltà fondamentale consiste nella mancanza di partecipazione operaia alla gestione delle imprese. Lo stesso fascicolo di « Einheit » (agosto 1956) stabilisce la seguente graduatoria nei fattori della produttività del lavoro: 1) la coscienza degli operai, « cioè la volontà di utilizzare in modo completo i mezzi di produzione esistenti »; 2) la salute degli operai; 3) la loro qualificazione; 4) l'organizzazione del lavoro; 5) il livello tecnico dell'impresa e i metodi di lavoro. Solo un anno prima la tecnica e l'interesse materiale erano stati posti in primo piano.
Verso l'autunno del[...] [...]147
dell'eco che hanno nella Germania Orientale i fatti di Polonia e di Ungheria. « Fra gli intellettuali progressivi delle nostre università » lamenta il Giornale degli studenti comunisti «é quasi una moda adesso di portare la Polonia come un esempio da seguire » (11). E ancora: « Si dimentica (dal XX Congresso) che nessun paese può vivere di sole discussioni D. La stampa polacca é letta, tradotta ed é imi possibile impedirne la diffusione. La rivista teorica del Partita é costretta a rispondere ad un articolo polacco che, criticando il regime di Berlino Est, afferma, parafrasando Marx: «Uno spettro perseguita anche i paesi dell'oriente europeo, e spaventa non solo i capitalisti ma anche gli stalinisti: lo spettro del socialismo umanista ».
Influenzati dall'esperimento polacco e resi ormai sensibili a quello di data più antica della Jugoslavia, gli intellettuali, a partire dallo autunno, lanciano la formola dell'autogestione operaia. Alcuni studenti che si trovano in periodo di lavoro nelle fabbriche domandano: « Che fine ha fatto il ruol[...]
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da Vittorio Lanternari, Religione, società, politica nell'Africa Nera avanti e dopo l'indipendenza in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69
Brano: [...]ions s, Chicago II. 1962, 5272.
LANTERNARI V., La religione della libertà dei popoli del Congo, « Ulisse », VI, 39. 1961, 6069. LANTERNARI V., La chiesa e le religioni dissidenti d'Africa, d'Asia, Oceania e America, «Ulisse» XV. 1962. 7, 127143.
LANTERNARI V., Razionalità, irrazionalità e scienze religiose, « Nuovi Argomenti », 5960. 1963, 6273.
LANTERNARI V., Convegno Internazionale di Bouaké sui sincretismi e messianismi dell'Africa Nera, « Rivista di Antropologia », 50. 1963, 213230.
LANTERNARI V., Dinamica culturale e nuove religioni dei popoli arretrati, « Atti del I Congresso di Scienze antropologiche, etnologiche e di folklore, Torino 1923 Sett. 1961 s, Torino 1964, pp. 289293.
LANTERNARI V., Il comparativismo storicodialettico nell'etnologia religiosa, « Actes du VI Congrès
Intern. des Sciences Anthropologiques et Ethnologiques, Paris 1960 », Paris 1964, 419420. LANTERNARI V., L'acculturazione dei popoli excoloniali, « Sapere» Apr. 1964, n. 652,
pp. 201207.
LANTERNARI V., I movimenti millenaristi e il comparativismo storicor[...] [...] etnologiche e di folklore, Torino 1923 Sett. 1961 s, Torino 1964, pp. 289293.
LANTERNARI V., Il comparativismo storicodialettico nell'etnologia religiosa, « Actes du VI Congrès
Intern. des Sciences Anthropologiques et Ethnologiques, Paris 1960 », Paris 1964, 419420. LANTERNARI V., L'acculturazione dei popoli excoloniali, « Sapere» Apr. 1964, n. 652,
pp. 201207.
LANTERNARI V., I movimenti millenaristi e il comparativismo storicoreligioso, « Rivista Storica Italiana », 1964, III.
LEMARCHAND R., The basis of nationalism among the Bakongo, « Africa », 31.4.1961, pp. 344354. LIENHARDT G., Divinity and experience. The religion of the Dinka, Oxford 1961, pp. 7381. MARGULL H. J., Aufbruch zur Zukunft. Chiliastische and messianische Bewegungen in Afrika and Südostasien, Gütersloh 1962.
190 VITTORIO LANTERNARI
MARWICK M. G., Another modern antiwitchcraft movement in Eastcentral Africa, « Africa », 20.2.1950, 100112.
MASSON (R. P.) J., Simples reflexions sur des chants kimbangistes, « Devant les sectes nonchrétiennes », Louvain 1961, 8290.
M[...]
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da g.c.[G. Castellani], scheda sintetica di «Letterature moderne» (1950-1962) in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34
Brano: Letterature moderne (19501962)
Rivista bimestrale di varia umanità, fondata e diretta
da Francesco Flora.
Casa editrice Cappelli, Bologna,
formato: cm. 24,5x17.
Letterature moderne fu fondata nel 1950 (n. 1, giugno) da Francesco Flora, che la diresse fino alla fine del 1962, l'anno stesso della sua morte. Il sottotitolo « Rivista di varia umanità » riprendeva, come dichiarò F. Flora, quello del Saggiatore, da lui fondato nel 1943.
Pubblicata a cura dell'Università Bocconi, la rivista fu inizialmente edita a Milano da Malfasi e successivamente a Bologna da Cappelli, passando ben presto, dagli iniziali quattro numeri annuali, ad una regolare periodicità bimestrale.
La guida di F. Flora conferì a Letterature moderne un chiaro indirizzo umanistico, equidistante « fra i puri negatori e i conformisti delle nuove retoriche », dichiaratamente contrario sia alla retorica del decadentismo sia alla presunta libertà di troppe avanguardie. Il programma della rivista di inserirsi in un contesto letterario non solo italiano ma internazionale, fu realizzato includendo in ogni fascicolo [...] [...]a Milano da Malfasi e successivamente a Bologna da Cappelli, passando ben presto, dagli iniziali quattro numeri annuali, ad una regolare periodicità bimestrale.
La guida di F. Flora conferì a Letterature moderne un chiaro indirizzo umanistico, equidistante « fra i puri negatori e i conformisti delle nuove retoriche », dichiaratamente contrario sia alla retorica del decadentismo sia alla presunta libertà di troppe avanguardie. Il programma della rivista di inserirsi in un contesto letterario non solo italiano ma internazionale, fu realizzato includendo in ogni fascicolo i contributi originali di numerosi studiosi e autori sia italiani che stranieri. Gli interventi riguardavano gli aspetti della poesia, della narrativa e della critica di ogni paese, con l'attenzione rivolta alle esperienze contemporanee e generalmente « moderne ».
Oltre agli ampi saggi di F. Flora, che di volta in volta si occupò di Leopardi, Manzoni, Di Giacomo, Montale, Quasimodo, Moravia, e di altri, collaborarono alla rivista nomi di grande rilievo, come Benedetto Croce [...] [...]endo in ogni fascicolo i contributi originali di numerosi studiosi e autori sia italiani che stranieri. Gli interventi riguardavano gli aspetti della poesia, della narrativa e della critica di ogni paese, con l'attenzione rivolta alle esperienze contemporanee e generalmente « moderne ».
Oltre agli ampi saggi di F. Flora, che di volta in volta si occupò di Leopardi, Manzoni, Di Giacomo, Montale, Quasimodo, Moravia, e di altri, collaborarono alla rivista nomi di grande rilievo, come Benedetto Croce (a cui fu dedicato per intero il fascicolo speciale del 1953), C. Cordié, M. Praz, M. Fubini, E. De Michelis, L. Caretti, R. Bacchelli, F. Ulivi, G. Getto. Tra gli stranieri T. Mann, E. Pound, C. Dédéyan, E. Zolla, H. Martineau, H. Rosenfeld, E. Gugenheim. Tutti i testi venivano pubblicati in lingua originale, e, a conclusione di ogni numero, brevi riassunti in francese, inglese o italiano illustravano le singole trattazioni. (g. c.)
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da Roberto Pertici, Giovanni Amendola: l'esperienza socialista e teosofica (1898-1905) in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2
Brano: [...]o' solo a Roma, negli anni dopo il '95 — ambiente che s'era formato intorno ad uomini come Guglielmo (sic) Salvadori, don Brizio Casciola, Raffaele Salustri, ed altri. Sul fondo, discretamente calcato dal cristianesimo, si avvicendavano e si incontravano in esso influssi assai diversi — da quello di Leone Tolstoi a quello di Paul Desjardins; e la risultante, píú o meno precisa, di queste Stimmungen eticoletterarie trovò la sua espressione in una rivista intitolata L'Ora presente. In questo ambiente di « belle anime » e di « volontà buone », fervido di illusioni di rinnovamento cattolico e allucinato alquanto di conciliazioni ideali e pratiche, circolava certamente uno spirito religioso superiore a quello che ordinariamente s'incontra in Italia 4.
Non ci furono, quasi sicuramente, legami diretti fra il giovanissimo Amendola e questi gruppi portatori di interessi religiosi vivaci e di tipo nuovo. Ma egli fu, in qualche modo, assai sensibile alle tematiche di riforma religiosa che in essi si dibatterono, al fascino di una figura come quella di[...] [...] revisionista » napoletano in cui si afferma che « ... il socialismo non è una dottrina, ma è una tendenza, un complesso di sentimenti e di idee che agitano gli animi, mutano i costumi e tendono a mutare in meglio, cioè a rendere piú eque le relazioni fra gli uomini... Niente di ciò che appartiene al perfezionamento vuoi dell'individuo, vuoi della società, è estraneo al socialismo ». Questa definizione è tratta dall'articolo introduttivo della « Rivista critica del socialismo » 9, che il Merlino pubblicò per tutto il 1899; rivista eclettica, in cui il giovane Amendola poteva trovare una concezione di fondo ostile al marxismo cosí nel campo delle teorie economiche come in quello delle idee filosofiche, ferma nella convinzione che il socialismo sia in definitiva il portato di un'idea di giustizia in continua espansione, piú che di stringenti contraddizioni economiche e sociali.
Se si può parlare dunque di un socialismo giovanile di Giovanni Amendola, si trattò certamente di un socialismo lontano da Marx, dalla lotta di classe, dal materialismo; un socialismo inteso come elevazione morale, evoluzione delle coscienze, rif[...] [...]si sente e non vuol essere espressione di una classe, ma diventa speranza, aspirazione di tutta l'umanità. Ciò che preme ad Amendola è di mostrare che un socialismo cosí inteso non è in contrapposizione alle emergenti correnti spiritualistiche. A suo
8 GEORGES SOREL, Prefazione al « Socialismo » di Colajanni, in Saggi di critica del marxismo, pubblicati per cura e con prefazione di Vittorio Racca, MilanoPalermo, Sandron Ed., 1903, p. 383.
9 LA RIVISTA (ma S. Merlino), Un po' di prefazione, «Rivista critica del socialismo », I, fasc. I, 1 gennaio 1899, pp. 34.
VARIETÀ E DOCUMENTI 189
giudizio, non dagli ambienti cattolici, che potrebbero essere in qualche modo sospetti di nostalgie oscurantistiche, scaturiscono quelle correnti: « il misticismo, ... il vero grande movimento spirituale rinascente negli uomini dopo la istaurazione del sistema positivo, ci viene dai socialisti e dagli anarchici », per cui esso « non potrà dire all'Ibsen e al Tolstoi: voi siete dei mistici reazionari », ma dovrà ammettere che « il misticismo non è un frutto della reazione borghese, ma un movimento essenzial[...] [...]a, anche se mostrava di ritenere che essa, « lontana dal nostro carattere fantasioso meri
dionale », avesse poca possibilità di attecchirvi 11. Negli anni successivi, invece, abbastanza grande fu la diffusione della Società Teosofica: la prima loggia italiana fu fondata a Roma il 22 gennaio 1897 (presidente l'ingegner Gualtiero Aureli) alla diretta dipendenza della Società Teosofica di Londra; il 1° gennaio 1898 cominciò ad essere pubblicata la rivista « Teosofia », mentre il 18 marzo dello stesso anno veniva a Roma Annie Besant, che tenne una conferenza all'Associazione della Stampa. Negli ultimi mesi del 1899, grazie all'attività di un'altra teosofessa, Isabella CooperOakley, si fondava una società teosofica a Firenze, mentre nel 1900 si procedeva alla fondazione delle logge milanese e napoletana. Due anni dopo l'adesione di Amendola, il 1° e 2 febbraio 1902, sarebbe stata istituita la sezione italiana della Società Teosofica, che il 17 ottobre 1904 avrebbe inaugurato la sua sede a Roma con un nuovo intervento della Besant. Il discreto su[...] [...]alcuni cominciavano a chiamare « subconscio ». La « ricerca psichica » partiva, per lo piú, da presupposti non scientifici, e pseudoscientifiche erano gran parte delle sue conclusioni, ma essa contribuí a mettere insieme una vasta gamma di osservazioni e di casi clinici, su cui poi lavorarono i maggiori esponenti della psichiatria e della psicanalisi contemporanea.
Amendola affrontò questi temi nella sua collaborazione a « La Nuova Parola », la rivista diretta da Arnaldo Cervesato: pubblicazione teosofica, in cui però — come ebbe a dire poi il Papini — « la teosofia era mascherata da molta letteratura spiritualista » 13. Egli collaborò ad essa con una certa assiduità, dalla fondazione alla scomparsa (1908), talora con lo pseudonimo Reader; nel 1903 curò per alcuni mesi una rubrica, Il problema dell'anima nella vita moderna, assai eterogenea e disuguale, in cui informava delle piú recenti pubblicazioni nel campo della teosofia, della ricerca psichica ecc. Ed ecco, dalla sua penna, analisi spesso ingenue ed entusiastiche di libri dei vari Cha[...]
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da Emilio Franzina, Noterelle e schermaglie. Gli smarrimenti di Clio in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3
Brano: [...] umane, Torino, Einaudi, 1979, p. 65.
7 F. DIAZ, E cosí la Storia finisce in Crusca, in « L'Espresso », n. 6, 10 febbraio 1980.
8 Cfr. l'intervista a C. GINZBURG, La storia con la s minuscola, ivi, n. 31, 5 agosto 1979, e l'intervento, nella stessa sede, di E. GRENDI, In Italia, invece, sono tutti maiuscoli.
9 F. DIAZ, Le stanchezze di Clio. Appunti su metodi e problemi della recente storiografia della fine dell'Ancien Régime in Francia, in « Rivista storica italiana » Lxxxly, settembre 1972, fasc. Iu, pp. 683745.
348 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
anch'esse costituiscono una « spia », un « sintomo », ecc., del profondo malessere che pervade oggi in Italia le strutture della ricerca e quanti, a titolo diverso, le fanno funzionare. Strutture della ricerca e « sacerdoti di Clio » ossia
(anche) cattedre e istituti universitari, case editrici e riviste, finanziamenti pubblici e CNR.
Mettendosi su un terreno di questo genere, come si sa prosaico e « basso », riesce forse piú facile intravedere alcuni motivi marginali del contendere e
risalire da[...] [...]
13 G. MANACORDA, Rivoluzione borghese e socialismo. Studi e saggi, Roma, Editori Riuniti, 1975, p. 391.
350 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
« servita » da strutture editoriali durevoli, dotata di periodici propri e di coperture finanziarie discrete.
Non sono in realtà i panni « curiali » indossati dagli storici della nuova sinistra postsessantottesca che si raccolgono attorno a tribune abbastanza autorevoli come « Italia contemporanea » o come la « Rivista di storia contemporanea » ad assillare uno studioso del peso e dell'influenza di Renzo De Felice (il quale, infatti, dispone a sua volta di fondi e pubblici e privati di tutto riguardo e controlla esiti editoriali in gran copia). Ad allarmare il nostro massimo cultore del fascismo
e della sua storia contribuiscono invece, in pari grado, scoperte ragioni « concorrenziali » e, non ultima, la circostanza che riesce assai difficile sbarazzarsi dei propri piú scomodi contraddittori ove a divulgarne le idee e le acquisizioni di ricerca provvedano organi su cui non è lecito (ancora...) fulminare si[...] [...]loro blasonad nel cui novero devono essere fatte rientrare, oggi, alcune iniziative dalle ambizioni grandi e non sempre dichiarate. Ce ne offre un'idea, di questi tempi, nel Mezzogiorno e nel Veneto, l'attività che hanno cominciato a svolgere, col conforto di solidissimi agganci e sotto l'egida di un autorevole storico come Gabriele De Rosa, le Edizioni di Storia e Letteratura, l'Istituto per le ricerche di storia sociale e religiosa e l'omonima rivista che ne costituisce l'organo.
Al riparo dai rischi che una generale penuria di mezzi comporta e tutelata dal prestigio assai grande del promotore (nonché dai contributi di sicuro rilievo costantemente forniti dai collaboratori stranieri e di altra estrazione), essa rappresenta l'esempio forse meglio riuscito del modo meno adeguato di rispondere al comune bisogno di « senso storico » e alle domande di proficuo rapporto
352 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
fra livelli generali e particolari fra vicende politiche e strutture sociali, mentali ecc.
Sorvoliamo pure sulla labilità delle pretese ideologico[...]
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da Federico Sanguineti, Varietà e documenti. Caterina Sforza nel "mito" Gramsciano in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6
Brano: [...]tere ed arti », gennaiomarzo 1839, pp. 5963; G[IUSEPPE] A[JAzzI], Luigi Ciampolini, « Archivio Storico Italiano », 1846, app. t. III, pp. 7725; PIETRO CONTRUCCI, Cenni sulla vita e sugli scritti del cavaliere Luigi Ciampolini letti nell'I. e R. Accademia Pistoiese di Scienze, Lettere ed Arti il 26 luglio 1846, premessi a LUIGI CIAMPOLINI, Storia del Risorgimento della Grecia, cit., pp. xIxxIV; GIUSEPPE ARCANGELI, Biografia di Luigi Ciampolini, « Rivista di Firenze », 10 febbraio 1847 (poi in Poesie e prose, vol. II, Firenze, Barbéra, Bianche e Comp., 1857, pp. 54353); LUCIANO SCARABELLI, Storia del Risorgimento della Grecia del cavaliere dott. Luigi Ciampolini, Firenze, Piatti, 1846, « Archivio Storico Italiano », 1847, app. t. iv, pp. 99108; GIOVAN BATTISTA PRUNAJ, Luigi Ciampolini e la Storia del Risorgimento della Grecia (appunti di un pronipote), « La Rassegna Nazionale », 1 agosto 1897, pp. 40513; RAFFAELE CIAMPINI, Pagine inedite per una vita del Foscolo, in Studi e ricerche su Niccolò Tommaseo, Roma, Ed. di « Storia e Letteratura », 1[...] [...]ionale 7. Come simbolo dell'Internazionale, Caterina Sforza si contrappone cosí alla figura oleografica dell'Italia come donna con la corona turrita e il peplo classico, di cui gli italiani sono i figli.
Nel « mito » il gesto plebeo è elevato a simbolo del proletariato, secondo
3 P.D. PASOLINI, Caterina Sforza, Loescher, Roma 1893, vol. I, pp. 2345; V. CIAN, Caterina Sforza (A proposito della «Caterina Sforza » di Pier Demetrio Pasolini), in « Rivista storica italiana », a. X, fasc. 4, ottobredicembre 1893, pp. 577610.
4 T. BOCCALINI, Ragguagli di Parnaso, a cura di G. Rua, Laterza, Bari 1910, pp. 1201.
5 E la ricetta soreliana, alla quale Gramsci si richiamerà esplicitamente nella sua interpretazione del Príncipe di Machiavelli come « mito ». Cfr. G. SOREL, L'Opera di Luciano Jean, in « Divenire sociale », 1 giugno 1910, p. 148.
6 La matrice, in Cronache torinesi (19131917), a cura di S. Caprioglio, Einaudi, Torino 1980, pp. 3978.
7 P. TOGLIATTI, Il capo della classe operaia italiana, in Gramsci, a cura di E. Ragionieri, Editori Riuni[...]
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da Franco Fido, Saggi e studi. Giacinta nel paese degli uomini: interpretazioni delle «villeggiature» in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4
Brano: [...] = Goldoniana e Goldoni e la commedia borghese, in Opinioni, Milano, Il Saggiatore, pp. 2437; MARIO BARATTO 1964 = « Mondo » e «Teatro » nella poetica del Goldoni, in Tre studi sul teatro, Venezia, Neri Pozza, pp. 159227; 1970 = Il sistema dei « Rusteghi », « Rassegna lucchese », 50, pp. 12837; 1974 = Per una rilettura degli « Innamorati », in AA.VV., Studi in memoria di Luigi Russo, Pisa, Nistri Lischi, pp. 7599; 1977 = Lettura del «Todero », « Rivista italiana di drammaturgia », 3/4, pp. 331 dell'estratto; MARINO BERENGO 1962 = Introduzione a Giornali veneziani del Settecento da lui curati, Milano, Feltrinelli, pp. IXLXV; WALTER BINNI 1963 = Interventi goldoniani (al Congresso di Venezia, 1957) in Classicismo e Neoclassicismo nella letteratura del Settecento, Firenze, La Nuova Italia, pp. 293300; 1978 = Settecento maggiore: Goldoni, Parini, Alfieri, Milano, Garzanti; LUIGI FERRANTE 1961 = I comici goldoniani (17211960), Bologna, Cappelli; FRANCO FIDO 1977 = Guida a Goldoni. Teatro e società nel Settecento, Torino, Einaudi; Illuministi ital[...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Rivista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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