Brano: FIAT, Resistenza operaia alla
Tre settimane dopo il crollo del regime di Mussolini, il 17.8.1943, i la‘ voratori della FIAT Grandi Motori iniziarono uno « sciopero per la pace », assumendo decisamente l'iniziativa. Torino era stata sottoposta in quelle settimane a massicci bombardamenti aerei che avevano causato 1.175 morti, migliaia di feriti, danneggiato gravemente più di 50 mila edifici di abitazione privata, per cui l’intera popolazione era stata in un modo o nell’altro gravemente colpita. Nelle fabbriche gli industriali si opponevano a che gli operai eleggessero liberamente le commissioni interne. Nella tarda sera del 16 agosto un nuovo, terribile bombardamento aereo seminò la città di morti e di rovine. L’indomani, gli operai della FIAT Grandi Motori diedero il via allo sciopero generale.
Il 18 agosto una delegazione operaia si fece ricevere dal generale Adami Rossi (v.), comandante della piazza di Torino, per esporgli le rivendicazioni dei lavoratori, prima fra tutte quella della pace.
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[...]ta. Nelle fabbriche gli industriali si opponevano a che gli operai eleggessero liberamente le commissioni interne. Nella tarda sera del 16 agosto un nuovo, terribile bombardamento aereo seminò la città di morti e di rovine. L’indomani, gli operai della FIAT Grandi Motori diedero il via allo sciopero generale.
Il 18 agosto una delegazione operaia si fece ricevere dal generale Adami Rossi (v.), comandante della piazza di Torino, per esporgli le rivendicazioni dei lavoratori, prima fra tutte quella della pace.
« Anche Badoglio vuole la pace », — fu la risposta del militare — « ma ci vuole pazienza e soprattutto non dovete scioperare ».
E mentre invitava gli operai a tornarsene tranquillamente al lavoro, l’infido generale (che già nelle settimane precedenti aveva fatto versare il sangue di inermi cittadini), dispose che reparti armati si portassero davanti alla Grandi Motori. L’ufficiale che comandava quei reparti ordinò di sparare senza esitazione contro chiunque mostrasse di voler abbandonare la fabbrica, e quando alcuni operai si[...]
[...]imenti. Fu inoltre assicurato agli operai che gli arrestati sarebbero stati subito scarcerati e che era intenzione del governo iniziare trattative di pace con gli Alleati.
L’occupazione tedesca
Dopo I’8 settembre la situazione peggiorò ulteriormente: la progressiva mancanza di merci sul mercato e nei negozi, l’insufficienza delle razioni alimentari consentite dal tesseramento, la carenza di abitazioni (per la metà sinistrate e quasi tutte prive di vetri), la mancanza di combustibile per il riscaldamento concorrevano a esasperare il malcontento popolare.
Alla FIAT, come nelle altre aziende, i salari si aggiravano sulle L. 6,60 all’ora per gli operai qualificati e. sulle 5,50 per i manovali. La situazione era aggravata dai licenziamenti, dovuti in certi reparti anche a mancanza di materie prime. Alla Mirafiori lavoravano 1214.000 dipendenti, distribuiti in una ventina di officine, e soltanto in quattro di esse (le n. 17181920) la maggioranza era costituita da operai qualificati o specializzati. Vigeva d’altra parte un sistema di r[...]
[...]ono una delegazione che si presentò alla Direzione chiedendo un acconto sul salario del mese. Accampando mancanza di liquido, la Direzione respinse la richiesta e indirizzò i delegati al Comando tedesco, cui spettava ogni decisione.
I tedeschi furono larghi di promesse, ma si riservarono una risposta per il lunedì 22 novembre. Di fronte alla manovra dilazionatrice gli operai formarono un Comitato di agitazione, decidendo di porre una serie di rivendicazioni, tra cui l’aumento del 100 per cento del salario, più adeguate razioni di pane e di grassi, e il diritto di sospendere il lavoro durante le incursioni aeree (in uno degli ultimi bombardamenti la Direzione aveva ritardato a dare l’allarme e gli operai erano corsi nei rifugi solo dopo che i bombardieri stavano sulla città). Lo sciopero si allargò rapidamente: il 17 alla FIAT Grandi Motori, alle Acciaierie Piemontesi, all’Aeritalia, alla RIV, alla SPA, alle Ferriere FIAT, alla Michelin; e il 18 novembre si estese a tutti i più importanti stabilimenti torinesi.
II 17 novembre il Com[...]
[...]ndicazioni, tra cui l’aumento del 100 per cento del salario, più adeguate razioni di pane e di grassi, e il diritto di sospendere il lavoro durante le incursioni aeree (in uno degli ultimi bombardamenti la Direzione aveva ritardato a dare l’allarme e gli operai erano corsi nei rifugi solo dopo che i bombardieri stavano sulla città). Lo sciopero si allargò rapidamente: il 17 alla FIAT Grandi Motori, alle Acciaierie Piemontesi, all’Aeritalia, alla RIV, alla SPA, alle Ferriere FIAT, alla Michelin; e il 18 novembre si estese a tutti i più importanti stabilimenti torinesi.
II 17 novembre il Comitato provinciale sindacale clandestino lanciò il seguente proclama:
« Operai, operaie torinesi!
Da ieri gli operai della FIAT sono in sciopero. Essi rivendicano la sollecita liquidazione delle paghe del mese di ottobre, l’aumento degli anticipi del mese, l'au
mento della paga base dei cottimi e della razione dei generi tesserati.
Operai, operaie torinesi!
Solidarizzate con i forti operai degli stabilimenti FIAT. Le loro rivendicazioni sono le vostre. Imitateli, scendete in lotta.
I nostri figli hanno fame e freddo, così non può durare. I magnati dell’industria hanno accumulato favolosi profitti di autarchia e di guerra. Bisogna indurli a metterci mano per salvare le famiglie operaie dalla fame, dal freddo, dalla deportazione.
Basta col fascismo! Vogliamo pane e libertà! ».
Alla Mirafiori (l’esempio sarebbe stato seguito dalle altre fabbriche) sorse una Commissione composta da 17 operai e 6 impiegati. Questa si presentò alla Direzione e successivamente formulò un ordine del giorno che, tra l’altro, dicev[...]
[...]tipendio delle maestranze.
7) Donne e allievi L. 350 anziché L. 200.»
II 19 la Commissione si presentò alla Direzione della Mirafiori per trattare, ma anche questa volta si sentì rinviare al Comando tedesco che, a sua volta, dopo aver dichiarato che avrebbe preso in esame tutte le richieste, promise una risposta per la fine del mese.
Cadendo nella trappola e accontentandosi di quella promessa, con l’ordine del giorno n. 3 la Commissione rivolse « appello a tutti i lavoratori perché continuino il lavoro in attesa dei risultati che speriamo per tutti soddisfacenti »; con lo stesso comunicato avvertì che, « ritenendo scaduto il proprio mandato », si considerava dimissionaria, evidentemente sentendosi squalificata dal fatto di aver accettato di far riprendere il lavoro senza alcuna garanzia, sulla base di vaghe promesse.
Per sventare le manovre dilazionatrici dei tedeschi, gli operai nominarono un’altra commissione, nella quale entrarono alcuni elementi più decisi, ma anche questa (come quelle che n.el frattempo erano sorte in al[...]