Brano: [...] la propria parola sulle sue questioni territoriali: metteva su un piano di parità i due fronti partigiani e attribuiva alle armate e al governo del maresciallo Tito il titolo di alleati del movimento di liberazione italiano.
Il C.L.N.A.I. e il C.V.L. ratificarono
il patto, dandogli valore di atto di governo dello Stato italiano. Da esso presero poi le mosse tutti i successivi accordi, in specie quello della Divisione « Natisone » col IX Korpus, e scaturirono le successive deliberazioni intervenute tra il Comando generale delle Brigate Garibaldi e il suddetto Korpus jugoslavo riguardo all’estensione e alle prerogative delle formazioni partigiane italiane in territorio sloveno, lungo la fascia litoranea. Il C.V.L. diede la sua ratifica (17.7.1944) anche a queste decisioni, con un comunicato a tutti i reparti nel quale esprimeva la soddisfazione per quanto concordato e ne faceva proprio il contenuto, anche in vista di nuovi, analoghi patti tra formazioni italiane e unità dell’Esercito di liberazione nazionale jugoslavo.
Piemonte
Dettati da analoghi moventi politici e militari furono i contatti intrapresi nella primavera del 1944 dalle bande « Itali[...]
[...]zioni si svolsero con una delegazione francese capeggiata dal comandante del SudEst delle F.F.I. (Forces Frangaises de l’Intérieur) Lecuyer e sfociarono in un accordo di massima per là collaborazione politicomilitare tra i due fronti. Furono così gettate le basi del patto che venne poi sottoscritto il 30 maggio successivo a Saretto, in valle Maira, tra una delegazione di partigiani con alla testa Dante Livio Bianco in veste di delegato del C.L.N.R.P.
e del Comitato militare regionale piemontese, e una delegazione di dirigenti della Resistenza francese guidati da Max Juvenal, comandante della II Regione.
Gli accordi di Saretto, divisi in un protocollo politico e in uno militare, riconoscevano l'inesistenza di motivi di rancore tra i due popoli per i fatti del recente passato (la cui responsabilità era attribuita, paritariamente, ai rispettivi governi del tempo, definiti entrambi corrotti e oppressori) e proclamavano la piena solidarietà dei movimenti italiano e francese nella lotta comune anche « contro le forze della reazione », con[...]
[...]ra contingenti francesi e formazioni valdostane (comprese quelle permeate di ideali « autonomistici » come le bande « Emile Chanoux », ispirate a un nazionalismo locale). v Sin dal primo momento lo stato maggiore gollista del settore contiguo avanzò la pretesa di ridurre ogni rapporto a un puro fatto di dipendenza militare, ingiungendo al
lo stesso comandante valdostano Arnaud, designato dal C.L.N., di sottostare alle sue direttive. Il C.L.N. R.P. reagì con vigore all’imposizione e altrettanto fece il Comando valdostano, nonostante gli intrighi gollisti orditi nelle file delle formazioni e le difficoltà di chiarire i nodi dei problemi della zona. Anche qui la situazione era esasperata dalle ventennali malefatte del regime fascista, il cui risultato più evidente era stato di creare negli animi delle popolazioni profonda irritazione lasciando spazio al discorso di una « sovranità statale » valdostana (ipotesi alimentata in particolare dal clero più reazionario, sotto il magistero del vescovo di Aosta, monsignor Stevenin), come pure alle [...]