Brano: [...]tta u Borgo », tutta di casupole raggruppate attorno a stretti vicoli e a piazzuole, ed abitata da gente povera del luogo. V'erano pescatori, carrettieri, lavoratori dei campi, manovali, e qualche artigiano che aveva la bottega sul posto. Qua e là si apriva la porta di qualche cantina frequentata pure da popolani di altra parte del paese.
La pulizia, purtroppo, difettava alquanto, e non era difficile vedere animali d'allevamento passeggiare tranquillamente, malgrado il divieto comunale, per le contorte stradette: si sentiva allora il porco gridare, nell'attesa del cibo, che pareva lo scannassero, la capra chiamare la padrona, mentre allegramente saltava dalla porta di casa fin sul letto a due piazze, e le galline annunziare l'uovo, dopo essersi nascoste per farlo : si perdeva l'uovo e gravi litigi nascevano talora tra le donne sospettose che si accusavano l'una con l'altra.
Ma più spesso la pace regnava nel borgo, tra le famiglie che si conoscevano fin dall'infanzia e si trattavano come parenti. Sotto alle pergole, davanti alle case, n[...]
[...]buono per lui e la casa nuova che si costruiva . s'aggiungeva a quelle del paese, belle e grandi, allineate lungo la strada del mare.
Giuseppe Cantilo era l'unico calzolaio del «Borgo» dopo che alcuni anni fa vi era venuto da un paese di montagna vicino, in seguito al suo matrimonio : Rosaria, la moglie, aveva avuto in dote una casa di due stanze in quel luogo, e per questo egli, che più volte era stato in dubbio, l'aveva sposata, trasferendosi quivi. In una stanza aveva aperto bottega, e tutto il giorno Giuseppe, con un ragazzo che l'aiutava; seduto davanti al deschetto, con un grembiule azzurro sulle ginocchia, batteva i chiodi col martello o tirava lo spago, colle mani e coi denti, o tagliava col trincetto la suola, secondo l'arte che aveva imparato.
Era un uomo ancora giovane, con un po' di pancetta per la sua vita sedentaria, piccolo di statura, cogli occhi vivi e mobili; le sue mani, ingrossate dal lavoro, erano tanto nere che non si schiarivano nemmeno quando si lavava. Aveva i capelli neri e fitti, spesso impolverati verso la s[...]
[...]lle scarpe della povera gente. La moglie, della stessa eta, sembrava più vecchia per una banda di capelli bianchi sulla fronte, ed egli per questo, tanti anni prima, aveva tentennato prima di sposarla.
Dalla porta di mezzo che introduceva nella camera del letto, dove vi era pure quello della bambina maggiore, mentre la più piccola dormiva ancora coi genitori, entrava la moglie Rosaria : spesso i due coniugi stavano insieme: la loro vita era tranquilla, se non felice, poiché la felicita é difficile su questa terra, e ora parlavano di una cosa ora di un'altra, talvolta, ma per poco, bisticciandosi.
9U MARIO LA CAVA
Diceva Rosaria : « Hai visto che Maria del povero Carmine non può vestirsi di chiaro, dopo tanti anni che teneva il lutto, nemmeno ora che si era sposata? ».
«Perché? Cosa le é successo? ».
« È morta la cognata! E non era quindici giorni che si era sposata! Va nel paese del marito e deve di nuovo vestirsi a nero... ».
« Sempre con questo lutto Maria! Ma chi é che é morto? ».
«Non the l'ho detto? La cognata, la sorella del marito, una ragazza di vent'anni bella come un fiore, che tanti la volevano... ».
«Pazienza! Il Signore non vuole nessuno troppo contento... ».
Compariva un cliente, un manovale del luogo che diceva di dover partire per trovare lavoro, e chiedeva delle scarpe che aveva dato per accomodare. «No, non l'ho ancora fatte! Ho dovuto fare altro lavoro d'urgenza. Domani! ».
« Ma se é una settimana c[...]
[...]ché stavano vicini; e Giuseppe domandò: « Non é tornato Luigi dal mare? ».
Credo di no » rispose Rosaria.
S'accorse questa che il fico piantato davanti alla sua casa, e di cui un ramo arrivava fino alla porta, dalla parte di sopra, ondeggiava. « Debbono essere i ragazzi! » — pensò — e s'affacciò per scacciarli, se fossero saliti col pericolo di rompere i rami.
Era solo Felicetto, il figlio di Luigi il pescatore, che si dondolava; e poiché era quieto abbastanza, Rosaria non lo scacciò. «Sta attento a non rompere i rami! » gli disse; e poi: «Tuo padre é ritornato dal mare? ».
«No, ancora no! » rispose il bambino.
Comare Carmela della famiglia Crispini che abitava dirimpetto nello stretto vicolo, chiuso poco più in là da una siepe di fichidindia che davano sulla campagna alberata, la chiamò a voce alta, colla sua caratteristica pronunzia strascicata : le due famiglie più volte erano state in lite per delle piccolezze, malgrado la cagione principale fosse nella naturale malignità della famiglia Crispini, per cui nessuno poteva vederla. [...]
[...] e le comodità della casa : ed era strano come si fossero dimenticati delle condizioni e delle abitudini della famiglia e del luogo, inviando oggetti non facilmente adoperabili, come cuscini di cuoio dipinti, boccette di profumo, ninnoli di vetro o d'altro che non potevano servire a niente. Recentemente avevano mandato ad Ernesta una cucinetta in lamiera per la bambola che sembrava potesse servire anche per la casa, tanto era grande.
Si parlava quindi spesso dei fratelli lontani, le loro fotografie in abito nero con le mogli a braccetto erano attaccate alla parete del muro, e le bambine li avevano in mente come se l'avessero visti il giorno prima. Ancora Ernesta non aveva imparato bene a scrivere; ma quando avesse imparato, avrebbe scritto delle lunghe lettere affettuose, piene di saluti e di baci agli zii.
Una sera di primavera, dopo il treno delle cinque — questo accadde qualche tempo dopo la notizia data ai genitori dell'aborto della
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moglie di Filippo — il postino, che raramente passava di là, entrò nella bottega [...]
[...] leggere: i volti di tutt'e due erano pieni di allegria. 11 ragazzo aiutante aveva smesso di lavorare par la curiosità di sentire.
Dopo aver parlato lungamente della malattia della moglie, e come era stato sfortunato, e poi di varie vicende di lavoro, e del fratello che avrebbe scritto la prossima volta, concludeva, passando però ad altro ragionamento: « Perciò ti dico che fai male a non pensare a tempo alla tua famiglia, ora che sei giovane, e qui si sta bene e si guadagna, nonché mia moglie vi vuole conoscere tutti, tanto é innamorata delle bambine, e anch'io che non le ho potuto avere per me, e un matrimonio senza figli non é matrimonio. Parla quindi a Rosaria e convincila che ti lasci partire, qui l'Egitto é grande, figurati che il Cairo è una città che non finisce mai, e c'é posto per tutti. Tu potresti venire prima e poi potresti ritirare Rosaria con le bambine, tanto più che le donne si possono impiegare, e io ho mia moglie che guadagna quasi più di me. Pochi anni di sacrifizio e poi potresti ritornare in Italia a fare il proprietario... ».
« Dice di andare al Cairo, ci vuole li a tutti i costi... » spiegò Giuseppe, ridendo.
« Ah! » esclamò semplicemente Rosaria.
« Prima vuole che vada io a vedere come si sta; e poi ti manderei l'atto di richiamo perché mi raggiungessi... ».
t~ [...]
[...]ontani.
Il padre, invece, non pareva rammaricarsi al pensiero che avrebbe potuto perdere la figlia maggiore: pensava egli, ch'era tanto vecchio, che avrebbe fatto sempre a tempo a rivederla, al ritorno? Disse semplicemente: «Quando io ero giovane, non si facevano tanti viaggi, nessuno si muoveva; dopo, hanno incominciato a partire, hanno fatto ricchezze, ma molti hanno perduto la pace nella casa ».
Chi sa! » ammise Rosaria. « Per ora resteremo qui; Giuseppe ha tanto lavoro; non gli conviene lasciare la clientela; lo scriveremo a Filippo. In seguito si vedrà.. ».
«Aspettate prima ad invecchiare, come siamo invecchiate noi! » commentò amaramente Agata. E poi: «Ma io glielo dirò a Giuseppe che sbaglia, sbaglia davvero!... ».
Entrarono le bambine ch'erano fuori con altre a giocare a righetta e parvero, così come cinguettavano, folate di uccelli al tramonto. « Lo zio Filippo vi vuole in Egitto! » disse la madre.
Poi ritornarono tutte a casa loro; Giuseppe aveva già finito di lavorare, e si lavava le mani e il viso; quella sera voleva usc[...]
[...]ccola folla di gente s'era raccolta nel vicoletto; i vecchi genitori non s'erano mossi dalle porte della loro casa e guardavano. Giuseppe chiuse la porta di casa con un colpo che si ripercosse lugubremente nel suo cuore; frenò la commozione e consegnò la chiave ad Agata. Poi si mosse per abbracciare i suoceri, che diedero la loro benedizione. Rosaria baciò più volte con le lagrime agli occhi i genitori, promettendo fra un anno o due il ritorno.
Quindi si mossero per andare alla stazione, accompagnati da Aga
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ta e Peppina e da molti vicinii; Luigi il pescatore teneva tra le mani una valigia di Giuseppe, Peppina portava un sacchetto di biancheria; l'altra valigia la portava il ragazzo che aveva aiutato fino allora Giuseppe nel lavoro. Le bambine andavano avanti sole.
Non si dovette aspettare a lungo il treno per il porto d'imbarco: il campanello d'avviso già squillava. S'intese il rumoreggiare del ponte vicino, al passaggio, dietro la curva. Rosaria si butte. tra le braccia delle sorelle e delle vicine. Commare Carmela dei Crispini piangeva più delle altre, ricambiata in tutto da Rosaria. Le bambine, strette tra le braccia delle zie, stavano per soffocare. Giuseppe, col cuore commosso, salutava tutti, fingendo un'allegria che non aveva.
Infine, senza saper come, aiutati all'ultimo momento per miracolo dagli amici e dal conduttore, si trovarono sul treno che si moveva; il paese sempre più fuggiva lontano dai loro occhi.
Postosi a sedere, Giuseppe dis[...]
[...] bambina? » Non vedendo la piccina, chiama: «Giuseppe! Giuseppe! ». Mentre il padre, con tutte le due valigie, fermatosi di colpo, grida con voce angosciata: «Lidia! Lidia! Lidia! ».
«Abbiamo perduta la bambina! Disgrazia mia! Sventura! » in voca la donna, piangendo. Giuseppe, nel volto pallido più della morte, dice: «Aspetta... Vediamo... ». Ma Rosaria non si calma, non tace. La folla si arresta. Un marinaio interviene. « La bambina or ora era qui, e poi l'abbiamo smarrita ».
Rosaria piange, disperandosi; e una donna, col cappellino, vestita di nero s'avvicina: « Non ti disperare — le dice, toccandole colla mano le guancie. — Si troverà. E qui, in mezzo alla folla! ».
« Sarà caduta in mare! Sarà annegata! » grida la madre. «Lidia! Lidia! » chiama il padre.
Il movimento dei viaggiatori viene arrestato sulla nave; col megafono il capitano dà gli ordini di ricerca ai marinai. Varie persone si avvicinano per confortare i poveri genitori.
E alfine un marinaio, pochi passi più in là ritorna colla bambina, tenuta in braccio, e piangente. « Eccola, madre! » disse a Rosaria. «Dov'era? Dov'era? »
« Era dietro quel fascio di corde, seduta per terra, mentre piangeva silenziosamente. Doveva sentire le vostre parole, quando la chiamavate, e [...]
[...] alfine un marinaio, pochi passi più in là ritorna colla bambina, tenuta in braccio, e piangente. « Eccola, madre! » disse a Rosaria. «Dov'era? Dov'era? »
« Era dietro quel fascio di corde, seduta per terra, mentre piangeva silenziosamente. Doveva sentire le vostre parole, quando la chiamavate, e non rispondeva per paura! ».
«Siano rese grazie a Dio! » disse il padre; mentre Rosaria ancora piangeva, senza saper cosa dire.
«Ora puoi essere tranquilla! » le disse la donna vestita di nero.
« Siano rese grazie a Dio! » ripeteva Giuseppe, esaltato; e avrebbe voluto tenere lui la bambina per mano, non fidandosi più della moglie, se non fosse stato per via delle valigie. « Sta' attenta! » le disse, riprendendo il cammino verso la cabina fissata, e voltandosi ogni momento a guardare.
Ma la povera Rosaria non aveva più la mente che le reggeva; arrive, al luogo stabilito, e non resisté più; si mise per terra, seduta sul sacco, mentre gocciole di sudore le scorrevano sulla faccia pallida. La piccola era ora tranquilla, e la madre la stringeva [...]
[...]tenere lui la bambina per mano, non fidandosi più della moglie, se non fosse stato per via delle valigie. « Sta' attenta! » le disse, riprendendo il cammino verso la cabina fissata, e voltandosi ogni momento a guardare.
Ma la povera Rosaria non aveva più la mente che le reggeva; arrive, al luogo stabilito, e non resisté più; si mise per terra, seduta sul sacco, mentre gocciole di sudore le scorrevano sulla faccia pallida. La piccola era ora tranquilla, e la madre la stringeva al seno, non credendo quasi ai suoi occhi.
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E passando così, un giorno e una notte, senza mangiare, poiché il viaggio le fece male; confortata ogni tanto da qualcuno che sapeva della paura che aveva sofferto. Mentre il marito pensava pensava, e non si sentiva più l'animo sereno come prima.
Anche Ernesta soffriva per il mare, addormentandosi ogni tanto agitata e poi svegliandosi di soprassalto; il viaggio sembrava non dovesse finire piú.
Al mattino uscirono tutti sopracoperta; il sole illuminava tutta la nave; e il vento fresco allietava i volti[...]
[...]uarda che fiume! Sembra il mare! » diceva Giuseppe; aggiungendo per scherzo: «Uguale al nostro Buonamico!...» ch'era un torrente che si asciugava quasi d'estate.
« Che c'entra! — rispondeva Rosaria. — Quello é un'altra cosa! ».
«Le campagne a che sono coltivate? » domandava Giuseppe a se stesso, senza sapersi dare una risposta precisa; e poi soggiungeva : «Non sono belle alberate come le nostre! ».
« Quante palme ci sono! » diceva Rosaria.
« Qui non si uscirebbe pazzi di Pasqua per trovare la foglia da benedire! continuava Giuseppe. E poi : Quelle altre debbono essere le piantagioni delle banane, banane saranno! ».
Ma Rosaria badava ora alla piccola Lidia che seduta in grembo
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alla madre sembrava volesse appisolarsi. La guardava e temeva che le potesse pigliare la febbre. Il suo viso rotondo di bimba era infuocato, più della sorella abitualmente rosea.
«Ci pensi che questa qui me la piglia la febbre? » disse la madre.
«Un po' di stanchezza! » rispose il padre. E diventò pensieroso com'era quando si trovava s[...]
[...]rebbe pazzi di Pasqua per trovare la foglia da benedire! continuava Giuseppe. E poi : Quelle altre debbono essere le piantagioni delle banane, banane saranno! ».
Ma Rosaria badava ora alla piccola Lidia che seduta in grembo
IL GRANDE VIAGGIO 105
alla madre sembrava volesse appisolarsi. La guardava e temeva che le potesse pigliare la febbre. Il suo viso rotondo di bimba era infuocato, più della sorella abitualmente rosea.
«Ci pensi che questa qui me la piglia la febbre? » disse la madre.
«Un po' di stanchezza! » rispose il padre. E diventò pensieroso com'era quando si trovava sul vapore. Passarono nel corridoio uomini in tunica bianca e turbante rosso, ed egli quasi sembrò non li notasse.
Era che considerava di aver perduto il primo treno che avrebbe dovuto prendere e col quale sarebbe stato aspettato dai cognati aI Cairo; sarebbe invece arrivato con ritardo; probabilmente non avrebbe visto nessuno alla stazione; ed egli, spratico della città, come avrebbe fatto a trovare la casa dei parenti?
Domandò a un signore, vestito in nero, [...]
[...]o dove si trovava e si buttò tra le braccia della sorella. Antonio abbracciava Giuseppe, ridendo, mentre le mogli stavano indietro.
« Io sono Matilde! » disse la moglie di Filippo. « E io Vanda! ». « Cosa si dice in Italia ? » domandò Antonio.
« Eh! al solito » rispose Giuseppe.
« Come sta il padre? E la madre? E Agata? E Peppina ? » domandarono tutti in una volta i fratelli.
Poi Antonio disse a Filippo: « Va' a chiamare una carrozza. Stiamo qui? ».
« E papà come sta ? » domandava Matilde a Rosaria. Questa non capiva bene. Dopo, disse: «Che volete! Ormai é vecchiarello! Non lavora più! ».
« Oh! » rispose Matilde, come se l'avesse sentito per la prima volta. Le due cognate misero in mezzo Rosaria, ch'era la più magra di tutte. 11 suo vestito scuro, con la veste lunga delle donne del popolo alquanto evolute, né stretta né larga, con la camicetta dalle ma
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niche lunghe, il fazzoletto celeste al capo, contrastava con gli abiti cittadini di Matilde e Vanda, tutte d'un pezzo e di taglio corto fin sotto al ginocchio.
S[...]
[...]di là, senza sapersi orientare: temeva di recare disturbo, si confondeva, poiché non era abituata a tante comodità e tante raffinatezze.
« Quando sarete pratica della vita di città, allora vi potrete impiegare pure voi » progettò Matilde.
« Oh no! io non saprò mai imparare! ».
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Entrò, poco dopo, Vanda con un piatto di lenticchie che portava in regalo a tutti.
Matilde spiegò : « Ci soliamo scambiare i cibi, a volte ».
« Qui bisogna lavorare! » disse Vanda a Rosaria. « Dovrete rendervi utile! ». E rise scherzando : « Da domattina andremo a fare la spesa insieme, e poi andrete sola, poiché noi dobbiamo correre al lavoro... ». Rosaria tremò di timidezza.
« E alla sera vogliamo divertirci! » esclamò Matilde. E poi, rivolta al marito: « Abbiamo diritto o no, Filippo, dopo avere lavorato ? ».
« Certamente! » rispose l'uomo.
« Anche Rosaria verrà con noi al cinematografo e al passeggio » dichiarò Matilde.
« Io? » chiese Rosaria.
« Anche tu diventerai cittadina! » affermò sorridendo Giuseppe.
Ma Rosaria non era po[...]
[...] e di zia Peppina e del nonno e della nonna? E tu Ernestina mia, vai a scuola? Ti porti bene? Mi scriverai una lettera lunga lunga? ».
Giuseppe notò che di tutti quelli ai quale aveva scritto, o a nome
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suo o della moglie, solo alcuni avevano risposto. Fra gli altri aveva taciuto pure Luigi, il pescatore, col quale sempre era stato tanto amico. Se la cosa avesse potuto succedere quando egli era al paese, si sarebbe offeso. Ma qui veramente, con tante miglia di mare, tutto era diverso, una dolce fantasticheria avvolgeva nella lontananza amici e conoscenti. Sentiva dispiacere, si, Giuseppe a vedersi dimenticato, ma non lo dava a vedere, e di quanti aveva conosciuto, lungamente parlava con Filippo e con Antonio che gliene domandavano.
La vita del paese risorgeva nella sua mente e in quella di coloro che lo ascoltavano, mentre il grammofono nella bella stanza da pranzo di Filippo suonava per conto suo, e i cambiamenti avvenuti erano descritti con minuzia e calore.
«Non ti dico niente di quello che fu dopo che voi siete [...]
[...]ndo rimandare tanto che poi non faccia a tempo, e mi succeda come per la mamma che non l'ho potuta abbracciare piú... ».
Rosaria piangeva a queste parole; e allora Giuseppe le prometteva che fra pochi mesi, col lavoro straordinario che avrebbe fatto, sarebbe stato in condizione di partire.
«Partiremo dunque nell'inverno, quando non si soffre piú? » domandava Rosaria, che non calcolava come il marito e i fratelli le necessità della vita.
« Tranquillizzatevi Rosaria — dicevano allora le cognate. — Un altro po' di sacrifizio e poi avrete il piacere di ritornare a casa vostra... ».
Matilde da sola continuava : « E non ci vedremo più qui al Cairo ? Giacché io verrò di tanto in tanto al vostro paese... ».
« Verremo, verremo! » prometteva Vanda.
Rosaria non rispondeva, ma sorrideva, perduta nel sogno del suo paese natale.
« Ella non si é mai adattata alla vita del Cairo! » dichiarava Antonio.
« Non so perché non ti è mai piaciuto. l'Egitto » continuava Filippo. « Eppure non sei stata ammalata, altro che un po' agli occhi, e la bambina ha avuto qualche febbre... ».
« Febbre me la chiami? Stava per morire, povera piccina mia! » rispondeva Rosaria.
« Si, ormai é stabilito. Col lavoro straordinario che farò, sarò in grado di [...]
[...]agli occhi, e la bambina ha avuto qualche febbre... ».
« Febbre me la chiami? Stava per morire, povera piccina mia! » rispondeva Rosaria.
« Si, ormai é stabilito. Col lavoro straordinario che farò, sarò in grado di raggranellare presto i soldi che ci vogliono per le cinquemila lire! » assicurava Giuseppe.
Rientrava in quel momento dalla casa di una compagna di scuola, Ernesta; e quasi prima della sua aggraziata persona si avverti la sua voce squillante di bambina felice.
« E questa qui non ce la lasciate ancora per qualche po' di tempo, dopo che sarete partiti? » chiese Matilde, anche a nome della cognata e degli altri.
Rosaria non rispose, mostrando dal volto che la cosa non era per niente possibile. « E tu non vuoi restare con noi ? » continuò Matilde,
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rivolgendosi alla figliuola. Ernestina arrossi, senza saper cosa dire. Ed il padre fu che disse: «Rispondi che vi rivedrete ogni tanto o che loro vengano da noi o che tu faccia qualche viaggio per qui, quando sarai grande, e se la fortuna ci aiuterà, come speriamo... ».
Nessuno più parlò della proposta[...]
[...]di tempo, dopo che sarete partiti? » chiese Matilde, anche a nome della cognata e degli altri.
Rosaria non rispose, mostrando dal volto che la cosa non era per niente possibile. « E tu non vuoi restare con noi ? » continuò Matilde,
116 MARIO LA CAVA
rivolgendosi alla figliuola. Ernestina arrossi, senza saper cosa dire. Ed il padre fu che disse: «Rispondi che vi rivedrete ogni tanto o che loro vengano da noi o che tu faccia qualche viaggio per qui, quando sarai grande, e se la fortuna ci aiuterà, come speriamo... ».
Nessuno più parlò della proposta, e solo i preparativi per la partenza da fare fra molti mesi furono discussi, come se si dovesse farla tra poco. Giuseppe chiese ed ottenne di lavorare due ore di più, per avere maggiore guadagno. Per la prima volta si assoggettò ad un'estenuante fatica, con un ardore di cui nessuno forse l'avrebbe creduto capace. Si stancava, nei mesi terribili dell'estate che sopravvenne, e pure resisteva.
Anche lui sognava il paese natio, gli amici, i parenti, la vita semplice di una volta; non aveva pi[...]
[...] forse non si erano dimenticati, ma lo davano a vedere, se non volevano ritornare.
«Sono le mogli che li trattengono» diceva Giuseppe alla moglie per spiegare la cosa.
«No, nemmeno questo — ormai hanno fatto dell'Egitto un altro loro paese ».
E nessuno dei due sospettava che tanto Antonio che Filippo, che del resto sembrava tanto impulsivo ed entusiasta, calcolassero meglio di loro le possibilià di vita nell'Egitto e quelle del loro paese.
« Qui spendono molto. E anche noi, accanto a loro, abbiamo speso tanto » diceva Giuseppe.
« Pazienza! Ma tu lo hai voluto, accettando di fare in tutto vita in comune con loro... ».
« Volevi anche tu allora... ».
IL GRANDE VIAGGIO 117
« Non é vero. Io l'avevo capito, e tu non l'hai voluto. E siamo rimasti tanto tempo lontani da casa! » concludeva Rosaria.
«"In questi mesi in cui non si va in nessun posto, si può risparmiare parecchio... » diceva Giuseppe.
Rosaria allora non si frenava dal criticare : « Sanno che i mariti sono in lutto e vanno lo stesso a divertirsi. E non hanno messo le vesti [...]
[...]e erano le ingenuità delle sue bambine, che dopo il ritorno dall'Egitto avevano continuato sempre a star bene; e più sere si diverti a sentirle cantare e a vederle passeggiare insieme nel vicoletto davanti alla casa, colle braccia congiunte, la più piccola che arrivava all'altezza degli omeri la più grande, mentre sul capo s'erano messe mazzetti di fiori e attorno al collo coroncine intrecciate.
Passeggiavano cantando, e le loro voci argentine squillavano nel cielo sereno. S'avvicinava il padre, e rivolgendosi a Lidia diceva: « Vieni, che t'ho portato le caramelle per te ed Ernestina! ». Lidia si avvicinava e le prendeva, donando la sua parte alla sorella; e poi soggiungeva : « No, questa non la voglio, questa é al sapore della menta! ».
« Dalla a me, allora! » rispondeva il padre; e poiché aveva altre nella tasca, gliela cambiava.
Lidia si rallegrava, e dopo scappava dalla madre o dalle zie o dalle vicine; e tutto pareva che dovesse andare secondo il solito, nell'attesa di un futuro che non avrebbe dovuto essere cattivo.
Ma una sera[...]
[...]sero le donne nella speranza di poter commuovere il medico e la guardia. L'ordine venne rispettato.
Ritirate nella loro casa, accanto al vecchio padre che pur nella sua tarda età capiva e risentiva la gravità della sventura che stava abbattendosi sulla famiglia della figlia, esse affannosamente immaginavano la tragedia che si stava svolgendo nell'interno della casa colpita. Pregavano la Madonna, e speravano.
Passa un giorno, e poi due, tre. La quiete sembrava regnasse lá dove la bambina agonizzava. Si stava in ascolto e non si sentiva nulla. Ma all'improvviso grida atroci, nella tarda sera, penetrarono attra
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verso la porta sbarrata; una vampata di dolore si abbatté su quanti erano attorno e vicino, ad attendere.
La fine era venuta; e il popolo spaventato non ardiva forzare la porta per salutare la bambina. Zia Agata e zia Peppina colle lagrime agli occhi la chiamavano invano.
Venne il carro del comune, durante la stessa notte, e il cadavere fu messo a posto: senza accompagnamento e senza cerimonie fu portato a[...]
[...]tu non hai fatto niente nella casal... Sempre a pensare, a pensare... ».
« Si, si... » rispondeva Rosaria vagamente; e dal posto dove si tro
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vaya, non si moveva nemmeno per dare il cibo ad Ernestina che lo chiedeva.
« Vedi come faccio io che con tanto lavoro mi svago; poi penso, e dopo mi riposo, e poi penso di nuovo; e così passo la giornata, al contrario di te... ».
Io non posso, non posso... ».
Giuseppe la guardava, e quindi chiedeva : « Sono venute le sorelle? Ti hanno tenuto compagnia? ». Vedeva che Rosaria non gli rispondeva, e insisteva : « È venuto qualche altro? ».
Allora pareva che Rosaria si svegliasse dalla sua sonnolenza: «No, non è venuto nessuno! ».
E veramente solo le vicine, stanche del loro dovere, erano mancate nella visita alla madre sventurata; le sorelle, trascurando le occupazioni della casa e Agata in particolare quelle del lavoro di cucito, si erano fatte vedere più volte. E come suol accadere, invano avevano cercato di consolare la madre con i discorsi e i ragionamenti. Poi avevano inv[...]
[...] del lutto, accompagnata da Ernestina spaurita, ella era là, nel vicoletto angusto del borgo, mentre le sorelle accorrevano e commare Carmela, vinta dalla curiosità, saltava gli scalini della sua casa.
«No, commare Rosaria, cosa fate! », esclamó la vicina con voce sorpresa. «Non reggerete al dolore! Io lo so, da quando mi son morti i miei due figliuoletti maschi, che Dio li abbia in gloria! Non la fate andare, Agata, trattenetela, fatela stare qui con noi ancora un poco!... ».
Ma le sorelle avevano capito che Rosaria avrebbe trovato conforto nella visita che si preparava a fare, e non ardirono impedirle il cammino. Si offersero di andare a tenerle compagnia. Ma Agata aveva da cucire d'urgenza un abito da sposa che, malgrado la diminuita clientela, aveva trascurato; e Peppina era ancora stanca del viaggio che aveva fatto in campagna.
«Vado con Ernestina! Non c'è bisogno di voi! Andremo con voi qualche altra volta! », rispose Rosaria.
Si allontanava da loro e presto si dirigeva verso la strada che portava al camposanto. Il sole era[...]
[...]nta in vista della collina dei cipressi, trascinava quasi per la mano Ernestina che s'era stancata. Nei suoi occhi tremanti splendeva la visione di chi attende qualcuno ad un convegno da lungo tempo sognato.
I cancelli del camposanto erano aperti. Rosaria restò un momento confusa e spaventata. Poi, guidata dal guardiano, si precipitò correndo sulla tomba adornata di marmo che le veniva additata.
«Lidia! Lidia! », accoratamente chiamava. «Vieni qui presso di me, Lidia mia! Vieni che ti voglio accarezzare i tuoi capelli inanellati! Vieni che ti voglio guardare negli occhi innocenti! Lidia! Oh figliuola mia perduta! ».
Le lagrime, di cui pareva che si fosse inaridita la fonte, nuovamente sgorgarono dai suoi occhi. Piangeva, febbrilmente parlava, e ora l'immagine della bambina morta col suo corpicino boccheggiante e il collo che pareva si volesse staccare, si presentava alla sua fantasia, ora si allontanava.
«Figliuola mia lontana dove ti trovi? In quale cielo sperduta? Chi ti ha rapita? Chi ti ha nascosta? E perché non ritorni più su qu[...]
[...]dele morte, che strappi i figli dai genitori e non hai vergogna di squarciare un povero cuore insanguinato! ».
Dopo essersi sfogata alquanto, scostava Ernestina che s'era messa a sedere sul marmo e piangeva alla vista della madre, e si dava a pulire la tomba della polvere che si era depositata e delle foglie che vi erano cadute. Accendeva la lampada, toglieva qualche moscerino annegato nell'olio, disponeva i fiori in un vaso che vi era accanto. Quindi, dopo aver meditato, si chinava sul marmo e lo baciava come fosse il volto freddo della figliuola uscita di vita, e mestamente si ritirava. Per più giorni ne rimaneva consolata; e poi di nuovo sentiva il bisogno di ritornare al luogo del suo dolore e dei suoi sogni.
«Fate male a continuare casi!... Vi rovinate, morrete dal dolore! Pensate a chi lascerete! Non vi preme la loro sorte? », diceva la gente quando l'incontrava. sommare Carmela s'affaccendava colle sorelle Agata e Peppina, insisteva presso di loro. La moglie di Luigi, il pesca tore, rimbrottava : « La vostra é un'esagerazione! T[...]
[...] pareva venir sempre meno.
Il piccolo appaltatore Artù non aveva mantenuto fede ai suoi impegni verso Giuseppe. Era accaduto che alcuni lavori di arginatura del fiume Buonamico erano stati rotti dalle acque avanzanti. Il proprietario del fondo che aveva ordinato i lavori non aveva pagato, adducendo a scusa la cattiva qualità dei materiali adoperati e l'indugio eccessivo nel lavoro. Intervenuto il tribunale, solo una porzione del credito venne liquidata a favore dell'appaltatore. Questi allora ridusse lo stipendio che aveva stabilito per Giuseppe.
In seguito vennero fatti lavori di riparazione su un muro pericolante della chiesa; i denari, raccolti dai fedeli, erano pochi. Se l'appaltatore stesso affermava di non poter ricavare da quella somma nessun utile, come poteva Giuseppe pretendere un buon compenso ?
Si aggiunga che in famiglia Rosaria per niente pensava a tempo alle riserve da fare sui cibi, che tutto per incuria o ignoranza si comprava a prezzo maggiore della media, che le sorelle Agata e Peppina nella diminuzione dei guadagni[...]
[...]e la moglie e la figlia.
Certamente egli in Egitto non sarebbe più ritornato; aveva fatto una volta l'esperienza dell'Egitto, e non voleva ripeterla. L'America sarebbe stato il paese del suo avvenire; e poiché nel nord non si poteva andare o bisognava aspettare lungamente per ottenere il permesso, egli avrebbe potuto andare nel sud, in Argentina, dove vi erano tanti paesani. Li avrebbe trovato la fortuna che in Egitto gli era sfuggita di mano e qui in Italia era completamente scomparsa.
IL GRANDE VIAGGIO 133
Ma come fare per andare? E chi avrebbe convinto Rosaria? E come avrebbe confortato se stesso che per la prima volta si sarebbe dovuto separare dai suoi?
Pensava a Rosaria, dimagrita dopo la disgrazia, con tante rughe in faccia da non riconoscersi piú. Ecco, la sua gioventù era per sempre finita. Non più il suo cuore palpitava di amore, non più si rivolgeva al marito come al suo uomo.
E pure Giuseppe, con un dente di sopra mancante, stanco per i dispiaceri e le preoccupazioni, cos'era più del giovane uomo di un tempo? La vita ave[...]
[...]rerlo per il bene stesso di lei. Dall'America Giuseppe avrebbe portato l'occorrente per vivere e la dote della figliuola. Con mezzi maggiori, una nuova vita sarebbe sorta nel paese, e gli errori di prima non si sarebbero ripetuti.
Parlò a Rosaria dei suoi progetti. « No, no, meglio restare qua. Non sarei capace di partire dalla terra dove so che dorme la mia bambina! », rispose la moglie che aveva creduto di doverlo accompagnare.
« Tu resterai qui con la bambina. E io in pochi anni farò fortuna. Poi ritornerò. Vedi come ogni cosa mi va male, vedi come è stato un errore ritornare troppo presto dall'Egitto! ».
« E perché non vuoi ritornare al Cairo, dove i fratelli potrebbero aiutarti? ».
« So che in America si possono fare guadagni maggiori coi quali ritornerei più presto a casa... ».
« Io non so... Ma ho paura di restare sola! Vedi come sono ammalata e stanca...».
134 MARIO LA CAVA
«Se tu stessa ti rivolgessi alla famiglia Chirico che sempre ti ha voluto bene, potresti ottenere un prestito per il viaggio con poco interesse, o senz[...]
[...]a rivivere le sue fantasie e i suoi sogni.
Uscendo dal cancello ebbero davanti la vista del golfo con il mare che si perdeva in lontananza. Al di lá v'era l'America, la terra della speranza. Giuseppe e Rosaria ebbero un solo pensiero.
Ma Rosaria, poggiando il capo invecchiato sulla spalla del marito, nella solitudine dell'ora, mentre le ombre della sera cadevano, disse, bisbigliando appena : « Te ne andrai per sempre; e piú non potrai rivedere qui la nostra figliuolal... ».
«Perdonami, Rosaria! — rispose Giuseppe — se non sono stato capace di mantenerti, stando accanto al tuo cuore!... ». Ebbe un moto irresistibile di pianto. Insieme, nella notte sopravvenuta, scesero al paese, si rifugiarono nella casa, passarono l'ultima notte della loro vita.
MARIO LA CAVA