Brano: [...]Per commerciante di provincia, mio padre era un uomo tutt'altro che incolto (come vedremo): senza di che non avrebbe potuto neppur concepire e comporre la sua «narrazione » (come la chiama). Sui lontanissimi rudimenti di una terza elementare interrotta al secondo mese di scuola in Italia e di un «certificat d'instruction primaire », conseguito di volo in Fran cia a tredici anni, si erano accumulate nella maturità decennali letture di tre e anche quattro quotidiani. Abbastanza per fargli scrivere correttamente «riparazione, disperazione, informa zione, soddisfazione », salvo a sbagliare nella pagina prima o nelle pagine dopo narrazzione, a f f ezzionato, eccezzionalmente. Molte di queste disattenzioni son da addebitare più alla sua foga che alla sua ignoranza: tipico, (( le mie gioviale trovati ». Altre volte invece non si trattava né di scorsi di penna né di forme influenzate dalla pronuncia. Epperò, quando avevano tutta l'aria di una sorta di ipercorrettismi, li ho lasciati intatti: fabrica (e derivati), bichieri, satolammo, nelleggiamm[...]
[...]gli acquisti per l'Ente Autonomo Consumi, riscuote l'elogio del prefetto perché non fa mancare mai gli ap
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provvigionamenti alla provincia (o la notte per me non esisteva, la passavo in treno, sui carretti, e pur di fare bella figura, e in parentesi anche redditizia »). Il provvidenzialismo tradizionale ¿ naturalmente la base amplissima sulla quale il nostro borghese edifica la sua esistenza. Ma poiché non vive tra il Tre e il Quat cento, ma sei secoli dopo, é l'ideologia del progresso a confifigurargli lo schema costruttivo più solido che egli possa pensare. L'immagine della piramide DioPatriaFamiglia (dove la famiglia e i suoi interessi e il suo capo si collocano, naturalmente, al vertice) segna il termine ideale concretissimo di questa narrazione che si svolge all'incirca per un trentennio, dagli anni 90 in giù. Gli eventi storici son visti accadere ai margini, se non a pro' del cc particulare» di questo molto positivo eroe, che narra (come dice) la sua a ascesa a gradazione ». E' un epos domestico; pure non vi manca[...]
[...]le il racconto delle vicende sono le molte « trovate » che egli escogita con infallibile successo e che sono sempre « gioviali » sempre circonfuse di questo candore di buona stella che riluce in ogni circostanza. Sia quella di un tragico natale di fame, risolto con un furto di verdure; sia la recita delle canzonette improvvisate agli emigranti, nel buffet di zio Sabino, quando con la complicità di allegri amici ferrovieri spilla ancora un po' di quattrini agli avventori, « ricchi (ma sempre cafoni però) » .
Quest'uomo che non ha conosciuto i giochi dell'infanzia (noterete il suo sguardo distaccato sui « piccoli ragazzi, che rotolando nella polvere facevano a gomiti » in una festa di batteSimo, per raccogliere i soldini lanciati dal compare) si porta con Sé una deliziosa verve bouffonne, un piacere di dar spettacolo, di far convergere gli occhi su di lui, fino a quando sarà vecchio (Spirito Santo a parte, somigliava tanto a papa Giovanni). E ne é consapevole abbastanza da controllarsi con misura di attore, si da non abbandonarcisi con la [...]
[...] e nel futuro della sua famiglia,
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della sua azienda, e di se stesso. Aveva cento acciacchi da cui non riuscivano a proteggerlo, non dico i santuari più accorsati (che
nel dopoguerra egli apprezzava tanto, come aziende prospere e in espansione) ma nemmeno il suo valentissimo medico che lo curava con affetto più che filiale, l'ultimo amico conquistato per forza di «simpatia ». A lui rispondeva, spesso, ripetendo il motto che a quattrocchi aveva pronto durante il fascismo, quando gli affari andavano male, e il suo contraddittorio atteggiamento nei confronti del regime era passato dal cauto consenso all'aperta preoccupazione: « Come va, Cavaliere? » « Meglio, molto meglio dell'anno venturo ».
Sopravviveva con grande stento e tenuto su con cento farmaci grazie alle cure della povera figlia Vincenzina, essa stessa immagine di pene immedicabili, e tanto più crudeli, quanto più un uomo é forte, com'era mio padre.
Capii meglio la sua tempra quando lo vidi l'ultima volta sul letto funebre, prima che lo tumulassero nella « cap[...]