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Il segmento testuale Quale è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 1161Analitici , di cui in selezione 32 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte prima: Orgosolo antica [e appunti di Ernesto De Martino sul pianto rituale sardo] in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]olomitiche bianche e scoscese — il monte di Oliéna — primo segnale di una lunga catena di monti uguali, e da esso nascosti, che per circa 40 km. si stende sino al mare.

In contrasto con la pianura biancogrigia e tutta uguale che si attraversa — che è una gigantesca piattaforma di granito sollevatasi tutta insieme sul mare qualche milione di anni fa — quel grande monte, con la catena retrostante, si impone subito come una montagna mitologica — quale può essere, ad esempio, il Kilimangiaro in Africa — e, scomparendo di tratto in tratto e sempre ricomparendo per la camionabile, dà l’impressione, sempre più intensa, di un immobile, tetragono nume del luogo.

Dietro quella montagna sta il paese di Orgosolo. Chi volesse raggiungerlo direttamente dalle coste del Tirreno incontrerebbe l’ostacolo di scoscesi e 'quasi invalicabili monti a strapiombo sul mare. La via più facile per accedere ad Orgosolo è quella che passa per la città di Nuoro ed è l’accesso storico seguito dalla preistoria.

La strada che, superato ai piedi il monte di Oliena,[...]

[...], conoscere la storia antica e moderna del paese.

Per la scarsezza di fonti ufficiali, e non avendoli raccolti il Comune, i miei dati sono stati raccolti da pastori, in inchiesta privata.

Orgosolo ha, attualmente, una popolazione di circa 4312 abitanti, con una percentuale di uomini poco superiore alle donne, e 330 famiglie (2).

(2) TABELLA DELLA POPOLAZIONE DI ORGOSOLO

SECONDO ICENSIMENTI UFFICIALI DAL 1676 AL 1951

Stato sotto il quale si è evolto il censimento

S ®

5 8P

3 g«

£ fi

Totale delle famiglie

3 5 " £

0 CU

Regne de Sardeyna (Corona di Castiglia ed Aragona)

»

Regm/di Sardegna

Regno d’Italia

Repubblica Italiana

1688

1698

1728

1751

1839

1842

1848

1861

1871

1881

1901

1911

1921

1931

1936

1951

1188

1528

722

1256

2058

2077

2110

2009

1943

2174

2845

2988

2896

3062

3146

4251

599

750

897

1077

1010

1468

1466

589

778

859

1000

999

1594

1688

1830

2629
[...]

[...]rrosu Antonio, di Orgosolo.

« Mai uscito da Orgosolo. Il paese lo conosce. È da 17 anni senza andare al paese. Non va al paese da 17 anni. Prima andava ogni tanto, ogni 3 o 4 anni. Al paese? Che ci ha da farci? Sta meglio qui. Non ha mai fatto il soldato. A Nuoro ci è andato, per la leva. Ma non lo hanno voluto perché era basso. E un’altra volta

(3)

TABELLA DEL BESTIAME DI ORGOSOLO SECONDO I 2 SOLI CENSIMENTI UFFICIALI

Stato sotto il quale si è svolto il censimento

Regno d’Italia

o

Ss 81 <s

1908

1930

rt

P «

16.313

15.892

O

102

177

Asini

21

37

Muli

Bovini

1809

1235

Suini

4156

1935

Ovini

6424

9891

c

a,

rt

o

3801

2617

N.B. — I dati dei due censimenti sono riportati dalle relative pubblicazioni ufficiali del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio e dell’istituto Centrale di Statistica. Sono da ritenersi molto al di sotto del numero effettivo di bestiame esistente in Orgosolo se si tiene presente che qui è abitudine generale evit[...]

[...]’anno prima di quest’inchiesta, assente dal paese — a quanto mi dicono — da 30 anni. La vita nelle campagne è, in Orgosolo, una vita a sé, staccata in certo senso dal paese: si svolge, a volte, quasi come su un altro pianeta, in un universo chiuso.

Ma nessuno, in Orgosolo, può completamente sottrarvisi.

Si può pensare che i casi da me citati siano unilaterali: che riguardano solo 3 o 4 vecchi e uomini che vivono in condizioni di eccezione. Quale è la vita dei pastori comuni, dei più giovani, dei pastori che vivono in condizioni medie? Quale è la vita di questi pastori di Orgosolo nelle campagne?

Chi non conosce, ad esempio, la classica montagna di Orgosolo — il Supramonte — nella quale ogni orgolese che eserciti la pastorizia più di una volta nella vita è costretto a soggiornare, a fare un’esperienza che non ha paragoni con il pastore di altri paesi, non può dire, in verità, di conoscere bene il paese di Orgosolo.

E conoscere a fondo il paesaggio, il territorio — conoscere, cioè, le condizioni naturali in cui si svolge la vita del pastore — è, in Orgosolo più che ovunque, condizione indispensabile per conoscere i pastori, per comprendere il paese.

Con la guida del pastore Salvatore Marotto, del barbiere Alberto Goddi, dello studente Domenichino Muscau, di Orgosolo, da[...]

[...] Orgosolo: a sud, si vede una immensa distesa di grosse quercie verdi, come sospesa in un’amosfera immobile, senza segno di vita; e, lontano, i monti dalla strana forma di buccina, per cui si chiamano il Corno di bue. A nord, si vede uno sterminato territorio deserto, pietroso, tormentato, con al centro la punta a cono del monte di Gonàri; accanto la precipite montagna di Oliena, con ai piedi la larga foresta, quasi vergine, di Murgugliai, nella quale il 1899, si scontrarono le più grandi bande dei latitanti di Sardegna (di Lovicu di Orgosolo) contro 200 carabinieri, poliziotti, soldati.

Ancora un poco e si sarà sulla tettoia dell’altopiano (quale sorpresa vi aspetta?).

A chi lo guardi la prima volta affacciandosi e quasi all’improvviso — l’altopiano si presenta sotto gli occhi come una catastrofica, una paurosa visione. È un mondo lunare, un mondo non umano.

Una lunga e stretta pianura, lunga circa 2030 km., colore di ossa, si stende sotto gli occhi con un paesaggio di asprezza, di drammaticità certo rara. Non vi è terra, probabilmente, che riesca a conservare così evidenti, così chiari, i segni della sua antica storia minerale, della sua millenaria vita geologica.

Certamente, come si è detto, in primo tempo era il fondo di u[...]

[...]endo in Orgosolo anche un aspetto più moderno, che la mitiga e la nobilita (come vedremo) : una lotta culturale e politica; ma, in generale, si deve ritenere che essa si svolge quasi tutta, ancora, con i metodi primitivi o « barbari » che sono propri della struttura e tradizione locale.

Parrebbe, a questo punto, che l’esistenza di Orgosolo si sviluppi per intero in un « ciclo culturale » di pastori, chiuso in una organizzazione famigliare, la quale nell’interno è divisa in individui isolati, quasi zoologici, nell’insieme in due grandi e rudimentali42

FRANCO CAGNETTA

gruppi di classe. È questo il mondo patriarcale, straordinariamente antico e sorprendente, di quasi tutti i paesi della Barbagia. Ma il paese di Orgosolo gode fama particolare ed eccezionale di paese che si distingue tra tutti questi : in Sardegna è considerato il paese della « vindicada » o « vindicau » (vendetta) e della « bardana » (razzia), un paese di cupi assassini e di terribili ladri di pecore. Sin dall’inizio dell’800 esiste una letteratura giornalistica che [...]

[...]tre non riguarda quelli taciuti per paura, per compromesso ecc.

Il paese di Orgosolo si distingue per questo, oggi, da tutti i paesi di Barbagia. Ieri, quasi tutti i paesi di Barbagia avevano una analoga situazione. Per esempio Fonni nel 1800 o Olzai o Orane in questo secolo hanno eguagliato, a volte, questi indici statistici. La struttura sociale e la cultura di questi paesi sembra però essere ancora uguale, o quasi, a quella di Orgosolo.

Quale è dunque la ragione del sopravvivere in Orgosolo di una situazione sì particolare e, soprattutto, di istituti sociali come la « vendetta » e la « bardana » che in tutti gli altri sono quasi scomparsi? Quale è la ragione strutturale, e culturale, della turbolenza continua di Orgosolo?

Il problema è tra i più difficili e complessi che imponga una storia delle montagne di Sardegna ma, al tempo stesso, è tra i più importanti e decisivi per chiarire le basi ultime ed essenziali della storia di queste società.

10 non credo che il problema possa essere mai risolto dallo studioso che lo guardi da un punto di vista statico della «odierna» economia. Poiché la spiegazione si può trovare solo, a mio parere, in una economia (struttura e cultura) che c’è stata e non si vede in Orgosolo se non in numeros[...]

[...]ere degli orgolesi (le soprastrutture sono le più lente a trasformarsi), dal soccorso di notizie archeologiche e storiche sul paese, e dallo studio di ancor esistenti, fondamentali ma apparentemente secondari istituti locali.

11 pastore di Orgosolo, se lo si osserva attentamente, è certa44

FRANCO CAGNETTA

mente diverso da quello di tutti i vicini paesi. Il pastore di questi o il pastore tradizionale e proprio della « grande famiglia » (quale

lo Huntington, ad esempio, ha individuato nei suoi lineamenti generali) è, in generale, un individuo isolato, gregario, conservatore, falso, pavido, di intelligenza tarda e mansueto. Il pastore orgolese invece, in generale, è un individuo più associativo, più individuale, fondamentalmente guerriero ed aggressivo, insofferente, coraggioso, di intelligenza astuta e crudele. Questi caratteri lo fanno assomigliare, certamente, ai popoli di un « ciclo » precedente a quello pastorale (al più antico che si conosca in tutta la storia dell’Europa), il « ciclo culturale » che l’etnologia classica ch[...]

[...]ca palude, ho rinvenuto i resti di un abitato del neolitico (epoca della pietra levigata), costituito da una officina litica con frammenti di pugnali e punte di frecce; resti calcificati di ossa di animali, tra cui un teschio ben conservato di scimmia antropoide, bacini di bue e frammenti di animali da individuare; e numerosi residui di abbozzi statuari, tra cui, ben conservati, una testa di cinghiale e due di bue. Su questo ritrovamento (per il quale mi riservo, effettuati gli studi, di dare una comunicazione integrale) mi limito qui ad osservare

IINCHIESTA SU ORGOSOLO

45

come possa darci un elemento per congetturare la esistenza in Orgosolo, nel neolitico, di un popolo di cacciatori. L’etimologia stessa del nome del paese, secondo il più autorevole studioso di lingua sarda, Max Leopold Wagner, significa «guado, terreno acquitrinoso » palude (5). Ciò, presumibilmente, fa pensare ad un abitato di cacciatori.

Notizie storiche sugli abitanti di Orgosolo quali cacciàtori sono numerose ma di tradizione soltanto orale. Allo stato a[...]

[...]ione nella società dei pastori, discende il carattere alquanto sanguinario, l’abitudine frequente al sangue.

Poiché il ciclo culturale dei « cacciatori » si accompagna sempre, o quasi sempre, con una attività specifica di « raccoglitori » vale qui citare un importante ed ancor esistente istituto che ha una forte sopravvivenza in Orgosolo (già diffuso in tutta la Sardegna) che è, esattamente, quello dell’« Ademprivio ».

L’« Ademprivio », il quale è un uso civico locale così diffuso e tenace che dai tempi della legislazione aragonese (1325) sino alle leggi italiane di abolizione (186577) era stato codificato come « diritto », è l’abitudine di tutto il paese di riunirsi per andare nei boschi, gratuitamente e senza ostacolo (ora soltanto per uno o due48

FRANCO CAGNETTA

periodi dell’anno) a fare legna, pietre, ghiande ed altri frutti che si trovino. L’ademprivio come « diritto » è rimasto sino ad oggi solo in Orgosolo.

In esso è da individuarsi il più antico e primitivo istituto agrario locale e, tenuto conto lo scarso sviluppo [...]

[...]pria e singola sentono la necessità di intervenire con un atto che in qualche modo tenga lontano ed elimini il pericolo e, al tempo stesso, protegga e reintegri la propria comune unità e, con ciò, la propria e singola esistenza. In generale questo atto di « vendetta » si configura con un altro atto uguale a quello ricevuto: spargimento di sangue contro spargimento di sangue, offesa contro offesa.

L’etnologia ha cercato lungamente di ritrovare quale è la necessità culturale che spinge alla « vendetta » e sino ad ora sono state avanzate sempre ragioni generali, ragioni che prescindendo da una particolare economia, si limitano ad una spiegazione religiosa, ad una « ideologia » staccata da ogni particolare società. Il problema è rimasto « astratto » : si fa ricorso a un « uomo » uguale

o valido per ogni società, a un uomo « eterno ».

Io credo che la soluzione del problema della « origine » o « necessità » della vendetta si possa invece collegare ad una particolare società economica e ad un particolare periodo storico dell’umanità: al [...]

[...]ori».

È nota in etnologia la importanza decisiva che in tutte le società primitive ha la estensione o generalizzazione dell’« esperienza fondamentale », del lavoro principale in una singola e delimitata unità economica e sociale.50

FRANCO CAGNETTA

Il momento fondamentale per il ciclo dei « cacciatori e raccoglitori » è la caccia, la lotta tra l’uomo e la bestia; una lotta fondamentale che coincide, altrettanto, con un momento generale, quale il momento del rischio della esistenza, della vita di fronte alla morte.

La connessione ideologica tra la caccia e la « vendetta » potrebbe, probabilmente, essersi generata in questo modo:

Il cacciatore vedendo in tutto il suo mondo che se si perde sangue, di uomo o di bestia, si perde la vita, ritiene, in modo primitivo, che il sangue è l’elemento fondamentale della vita, del mondo. Nel corso della sua esistenza il cacciatore trova, altrettanto, che lui e un suo « fratello » sono uniti nel sangue, per l’elemento fondamentale del mondo e della vita. Se un suo fratello è ferito, perde sa[...]

[...]« vendetta ».

La « vendetta », nasce e non può nascere che da una società di cacciatori; la sua estensione può avvenire solo quando questa attività sia preminente: cioè in un «ciclo culturale» di cacciatori che è, appunto, noto all’etnologia come « ciclo dei cacciatori e raccoglitori ».

Rimane il problema della sua persistenza in un qualsiasi ciclo che gli si sostituisca, e, per esempio, nel ciclo dei pastori della « grande famiglia », nel quale l’« esperienza fondamentale », il lavoro principale non è più, certamente, la caccia ma la domesticazione e l’allevamento.INCHIESTA SU ORGOSOLO

51

Secondo gli studi del Mòdlig, Schmidt, Montandon, Menghin, è nota la tendenza, suffragata da numeroso materiale, a far discendere il ciclo dei pastori della « grande famiglia » da un precedente ciclo di « cacciatori e raccoglitori ».

Con la cattura dell’animale (un momento fondamentale della caccia oltre l’uccisione), nel ciclo dei « cacciatori e raccoglitori » si viene ad introdurre gradualmente un’altra esperienza importante: ila domest[...]

[...]mpi primitivi, poiché nelle forme proprie che ha oggi nel paese si possono ritrovare usi e consuetudini di giure che risultano incorporati e codificati nella prima raccolta di leggi sarde, la « Carta de Logu » di Eleonora Giudichessa di Arborea (XIV secolo) — il più antico ed importante documento scritto che ci permette di far luce sulla storia popolare sarda dell’alto medioevo (78).

Ho domandato, innanzitutto, a diecine e diecine di orgolesi quale credono che possa essere la ragione che rende necessario lo esercizio della « vendetta » nel paese. Quasi tutti mi hanno risposto che questa è « sa justissia » (la giustizia) — non la « sola », aggiungeva qualcuno, ma quella « vera » —; e « su conno tu » (la tradizione, il fatto che si è sempre fatto così). Nel corso di queste domande mi è occorso di ritrovare anche alcune altre spiegazioni più specificamente culturali, che si possono inquadrare in un ciclo di mentalità o cultura precedente, propriamente « primitiva », perché legata a un mondo magico; e in un ciclo più moderno che generalment[...]

[...]ortante in Orgosolo nelle « paghes » (paci) che di tanto in tanto si realizzano.

Ogni volta che si sia verificato un eccesso di delitti (omicidi, ecatombi di bestiame ecc.) rovinoso per le famiglie e le proprietà di ambo i gruppi in contesa si può addivenire, in generale tramite «pacificatori» (che sono sempre uomini del paese e mai autorità statali, vescovi ecc., come si dice), ad ima serie di abboccamenti e, poi, ad un concilio generale, al quale intervengono tutti i responsabili (assassini), e i padri e membri importanti delle parti, al fine di discutere e di cercare un qualche accordo che, generalmente oggi, si svolge su un terreno di interesse, di compensazioni pecuniarie. È questo il caso, per es. delle celebri « paghes » tra i Cossu e i Cornine, dopo 22 anni di lotta accanita e sanguinosa, che riuscirono a conciliarsi ed a por termine alla grande « disamistade ».

La composizione in danaro, propria ancora del medioevo, trova però il suo fondamento e la sua possibilità in una composizione « simbolica » della vendetta. Questo asp[...]

[...]iche popolazioni locali, che si può far risalire al 5000 a C., sino ai nostri giorni, non parlano che di popoli locali che, riuniti in piccoli gruppi, discendevano nei vicini territori a rapinare bestiame e prodotti agricoli, a devastare abitati, ad attaccare e spogliare le truppe colà inviate o più raramente stanziate, disparendo, quasi sempre irraggiungibili, tra le foreste e nelle montagne.

Per il periodo « preistorico » o Nuragico, per il quale non esistono notizie scritte, si può dedurre dai monumenti archeologici, e specialmente dai « bronzetti sardi » ritrovati in Barbagia, che questi popoli dovevano essere organizzati in società di guerrieri, cacciatori e pastori. Per il periodo cartaginese (VIIV sec. a. C.) Pausania e Diodoro ci parlano di predoni che, continuamente turbolenti, ave62

FRANCO CAGNETTA

vano impedito la occupazione del loro territorio. Per il periodo romano (231 a. C. IV sec. d. C.) Zonara, Diodoro, Livio, Floro. Varrone, Cicerone, Tacito, Procopio, Giustiniano e qualche iscrizione epigrafica ci parlano di [...]

[...]rebbe con tanta frequenza manifestarsi in orribili fatti » (12). Poiché per compiere la « bardana » occorre sempre qualcuno che conosca le persone da rapinare, le sue abitudini, i luoghi, in generale si deve ritenere che partecipano soprattutto ad essa i « servi », servi pastori o servi di casa.

Per quanto riguarda i rapporti generali interni dei componenti una « bardana », se si esclude il caso di quelle, e specialmente dei « poveri », nella quale tra tutti i membri esiste una uguaglianza, si deve ritenere che abitualmente esiste un capo con potere, qualche volta, di vita o di morte sui dipendenti. L’organizzazione, in generale, è strettamente gerarchica, quasi militare: in alcune «bardane » i componenti son indicati, persino, da un numero progressivo.

L’armamento della « bardana », sia quello rudimentale e improvvisato della « bardana » dei poveri, sia quello organizzato della « bardana » dei ricchi, è composto non solo di armi di fortuna (pugnali, schioppi, rivoltelle, fucili) ma di tutte le armi più moderne ed oggi, in generale, [...]

[...]ntrecci di rima e calore d’affetti e robustezza d’immagini, sceltezza di frasi e voli di fantasia rapidissimi : termina ogni strofa in un guaio doloroso, gridando ahi, ahi, ahi, e tutto il coro delle altre donne, rinnovellando il pianto ripetono a guisa d’eco: ahi, ahi, ahi».

Il non veder il morto per quanto possa sembrare un comportamento strano trova la sua spiegazione nel quadro della ideologia funeraria arcaica. Il morto è una potenza dal quale occorre difendersi, una energia malefica che bisogna placare: la più elementare difesa è appunto il non veder il morto, il non accorgersi di lui, almeno fin quando non si entra nel rito, che ha appunto fra le sue molteplici valenze anche quella di placare il morto. Un’altra tecnica è quella di non farsi vedere dal morto, di celarsi al suo sguardo, il che si fa sia chiudendogli gli occhi, sia mascherandosi e dissimulan74

FRANCO CAGNETTA

dosi: che è una delle valenze più arcaiche dell’abbigliamento di lutto.

Oltre alle determinazioni del lamento funebre sardo stabilite da Padre Bresci[...]

[...]l verbo pranghere per atti tare : prova evidente che nella coscienza comune non si fa nessuna differenza fra il cordoglio in generale e quella forma rituale di cordoglio che é il lamento.

Una seconda manifestazione di estremo interesse e così diffusa da costituire la forma tipica ed il principale mezzo di formazione e di colloquio culturale tra gli orgolesi, è costituita dalla produzione di poesie cantate, « poesia sarda » o « su tenore » nel quale è rintracciabile il carattere arcaico e classico di identità tra parole e suoni di tutta la poesia e musica propriamente popolare.

Nel corso della mia inchiesta ho avuto modo di effettuare numerose registrazioni di questa forma su apparecchio a nastro magnetico, integrate da piccole riprese cinematografiche. I testi e le notizie da me raccolte sono state qui cortesemente elaborati dall’amico prof. Diego Carpitella del Centro Studi di musica popolare, dell’Accademia di S. Cecilia, e ne dò qui la sua relazione:

« Improvvisando queste poesie gli Orgolesi sogliono (come, d’altronde, in quas[...]

[...]solista, ma fondono il loro blocco ritmico sulla scansione di alcune sillabe tradizionali : Barillà, Bimbarà, Bimborò; ecc. Conclusosi questo inciso ritmico la voce solista riprende il canto, per essere poi nuovamente interrotta dalle tre voci, e così via di seguito. Questo insieme di voci rintracciabile anche in qualche altra zona musicale italiana si differenzia però essenzialmente da queste, soprattutto nella impostazione della voce bassa, la quale ha caratteri analoghi nella musica primitiva di Oceania e di Africa. Nel centro di quest’ultimo continente si possono infatti trovare forme ed esecuzioni affini a Su tenore. Non si può dimenticare, inoltre, che ad Orgosolo questi canti servivano quale eccitazione ed incitamento alla « bardana », come tuttora, servono larINCHIESTA SU ORGOSOLO

?9

gamente a popolazioni dell’Africa per intraprendere la guerra. Le voci di Su tenore sono caratterizzate da sedimentazioni e imitazioni naturalistiche: è rintracciabile infatti una affinità tra i comandi che

i pastori usano per gli armenti e la dimensione dei loro canti : la identità sia di forma che di struttura (voce strozzata e singhiozzata; in più, qualche volta, urla, fischi, strappi di voce o « glissando » che interrompono Su tenore). Un’altra identità può trovarsi nella imitazione di[...]

[...]t Lincei, ecc.; 1932, voi. Vili f., pp. 52836.INCHIESTA SU ORGOSOLO 83

V \ ....

Storia medioevale. (Epoca dei Giudicati e spagnola)

Il primo documento scritto in cui si ricordi Orgosolo — ed il solo per tutto il periodo del regno dei Giudici sardi, nell’alto medioevo, è l’atto di pace stipulato tra Eleonora, Giudichessa di Arborea e Don Giovanni, Re di Aragona, il 24 gennaio 1388, pubblicato nel « Codice Diplomatico di Sardegna » di Pasquale Tola. In questo documento, firmato da tutti i Comuni del Giudicato di Arborea, tra i firmatari risultano per la «villa» di Orgosolo tali Mariano Murgia, « Majore » (e cioè capo della polizia); Petto de Cori, Joanne de Ferrari, Petro Merguis, Mariano Pina « jurati » (suoi aiutanti); Petro de Oscheri, Oguitto de Martis, Petto Seche, Arcocho Lafra e Joanne Sio « habitantes » (abitanti), convenuti tutti in Orani il 12 gennaio 1388 davanti alla chiesa di San Pietro ed al notaio Arcocho Salari fu Nicolaus per accettare (16).

Le notizie su Orgosolo, nel medioevo, sono formali e concernono la sua [...]

[...]feudale Orgosolo appare dapprima nella Curatoria Dorè.

Dal 1430 fa parte del Marchesato di Orani. « In questo Marchesato pagavasi il diritto fisso di feudo e, dopo questo, vari altri diritti per quello che seminavasi, per branchi che pascolavano e per

i formaggi che si estraevano » (17).

Altra notizia di questo periodo si deduce da una Transazione del 23 settembre 1726 pervenuta dal Municipio di Orgosolo all’Archivio di Cagliari, con la quale si annette « il salto della villa spogliata di Locoe » a quello di Orgosolo (18).

(16) Codice diplomatico di Sardegna con altri documenti storici raccolti, ordinati ed illustrati dal cav. Pasquale Tola. Chirio e Mina, Torino, 1845, pp. 128 sg. e ristampato in: Historiae patriae monumenta edita iussu Regis Caroli Alberti. Tomus X. Codex diplomaticus Sardiniae. Tomus I. Codice diplomatico di Sardegna con altri documenti raccolto ordinato ed illustrato dal cav. P. Tola ecc. Augustae Taurinorum e Regio Typographeo. MDCCCLXI. Diplomi e carte del sec. XIV. CL. L’originale è conservato nell’Archivio di Stato di Cagliari. Voi. F, fol. 43 (5).

(17) Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna compilato per cura del prof. Goffredo Casalis ècc. Pr[...]

[...] per Orgosolo, una prestazione per i formaggi, il diritto del vino e un canone per gli ademprivi di Locoe » (19).

Soccorso alle notizie di storia medioevale ci viene da documenti ecclesiastici:

Anticamente Orgosolo faceva parte, di nome, della Diocesi di Suelli.

Il primo documento in cui si citi Orgosolo è una lettera scritta da papa Giulio III in data 22 agosto 1551 indirizzata al canonico Nicolaus Crinvellas residente in Suelli con la quale gli si concedeva « la prebenda di Orgosolo » (80 ducati) in quanto suo « famigliare » (20). Come si vede, il papa si ricorda di Orgosolo solo per cavargli denari!

La penetrazione della Chiesa in Orgosolo, ma formale, avviene verso il XVII sec. In questo secolo i capi della Diocesi creano la leggenda di due cristiani, i SS. Anania ed Egidio, orgolesi, che sarebbero stati trucidati dagli idolatri loro paesani nell’introdurre la fede di Cristo. La Chiesa edifica la prima cappella in Orgosolo a loro nome il 160032; il 1620 la cappella di S. Antonio da Padova; il 1633 POratorio di S. Croce; il [...]

[...]iri di autore anonimo e dei PP. Ant. Galloniu e Villegas (23), oltre che di « canzoni manoscritte » andate « perdute » (24).

Da quella traduzione si può supporre anche un certo lavorio di adeguamento della Chiesa al dialetto locale, secondo i principi prescritti nel Concilio di Trento per una maggiore penetrazione tra le plebi rustiche.

Il 1799 Orgosolo compare citata nella Bolla del papa Pio VI: « Eam inter ceteras » del 21 luglio, con la quale si istituiva la nuova Diocesi di NuoroGaltelly, di cui il paese faceva parte come Rettoria (25).

Dal padre BrescianiBorsa S.J., nella celebre opera « Dei costumi dell’isola di Sardegna » si ha notizia su Orgosolo che : « I Gesuiti che avevan stanza in Oliena visitarono quel popolo in sullo scorcio del sec. XVII e con la santa parola il mansuefecero; ma, cessati i Padri, tornò all’antica rustichezza. Lasciaron essi tuttavia di sé orma indelebile, poiché, introdotti per opera loro i gelsi e i bachi da seta, in quella grossa terra le donne del villaggio vi tesson drappi » (26).

(23) Legend[...]

[...]rincipio del secolo scorso cominciano ad aversi su Orgosolo notizie meno estrinseche.

11 primo scrittore su cose del paese è il generale Alberto Fer rero della Marmora che, nel suo Itinéraire de l’tle de Sardaigne. cita un episodio avvenuto in Orgosolo, in data imprecisata — che può comprendersi tra il 1831 ed il 1844 :

« Sul Monte Novo si trova la cappella di San Giovanni e non lontano, ai suoi piedi, una regione detta Fontana bona, nella quale vi è qualche capanna di pastori quasi tutti banditi del villaggio di Orgosolo : così per raggiungerla bisogna prendere certe precauzioni e, soprattutto, avere guide che conoscano questi uomini. Ciò che

io feci e, malgrado ciò, fui ricevuto da loro con più di dodici fucili puntati sulla mia persona, con ingiunzione di non fare un passo verso tali uomini disposti in atteggiamento così poco ospitale e, ancor meno, bendisposto; infine, dopo molti discorsi ed una infinità di questioni sul vero scopo del mio viaggio tra di loro — che era solo quello di portarmi sulla cima del Monte Novo con i mi[...]

[...]ggio sulla rivista « Società ».

Esistono anche nel Museo storico dell’Arma dei Carabinieri in Roma (piazza Risorgimento) «verbali» di conflitto a fuoco, nell’Archivio, ed « Armi ed oggetti sequestrati a banditi » di Orgosolo, nelle vetrine. Sono un soccorso alla storia di Orgosolo.

Per l’intensissimo periodo di banditismo 18821899 si conserva

il Verbale del conflitto a fuoco avvenuto nella foresta di Murgugliai

il 10 luglio 1899, nel quale caddero i famosi fratelli Elias e Giacomo SerraSanna di Nuoro, e riuscì ad evadere il famoso Giuseppe Lovicu di Orgosolo.

Per il periodo della « disamistade » ho pubblicato nel cit. saggio il Verbale del conflitto avvenuto in loc. « sas Fossas », il 29 marzo 1927, nel quale cadde il celebre Onorato Succu.

Altri Verbali sono quello del conflitto avvenuto il 13 maggio 1928 in Orgosolo, nel quale cadde Succu Salvatore; e quello del 21 dicembre 1928 avvenuto in Orgosolo nel quale cadde Succu Santino (Santineddu).

Tra armi e oggetti (moschetti, cartuccere, bandoliere, coltelli, binocoli) si conservano quelli di Onorato e Giovanni Antonio Succu, Egidio Salis, Pietro Liandru, Salvatore Succu, Giuseppe Gangas (32).

* * #

Per dare un quadro vivo, immediato, dell’antica Orgosolo dò qui di seguito due biografie di vecchi viventi: ziu Marrosu Gangas

(32) A completare questi dati generali sulla storia del paese di Orgosolo si può qui, ancora, riportare l’indicazione di tutte le carte geografiche (mi limito a quelle classiche) in cui compare il toponimo: « Orgosolo [...]



da Saverio Montalto, Memoriale dal carcere in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 7 - 1 - numero 3

Brano: [...]litudine della sua cameretta in una modesta casa di affitto. Uno scrittore che lo conosce gli offre la sua amicizia, incoraggiandolo; e Saverio Montalto incomincia a leggere e aMEMORIALE DAL CARCERE

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Incomincio coll’anno 1927. Nella mia casa nativa di M... mio zio Arciprete era morto da due anni, le mie due sorelle maggiori erano sposate per i fatti loro una a M... stesso e l’altra a R.« e perciò in famiglia erano rimasti mio padre, il quale ancora abbastanza vegeto accudiva ai lavori della piccolissima proprietà che avevamo, e mia sorella Anna ventiquattrenne che accudiva alle faccende domestiche. Io, dato che ormai avevo il posto di applicato comunale definitivo a N..., andavo e venivo soffermandomi di quando in quando anche la notte a M... Io, è notorio, ho voluto sempre bene ai miei parenti facendo nei limiti del possibile non lievi sacrifici per loro, ma per questa mia sorella poi nutrivo, fin d’allora, un affetto speciale. Me la ricordavo piccina piccina di quando la mamma ci aveva abbandonati morendo e quel che contava di [...]

[...]i tenevo a collocar bene questa mia sorella innalzandola se mi fosse stato possibile, fino alle stelle. C’erano state già diverse ambasciate di matrimonio, ma quando per una ragione e quando per un’altra ancora non si era potuto stringere definitivamente con nessuno.

Un bel giorno venni a sapere da una donna fidata che frequentava la nostra casa a M... che c’era un giovanotto che gestiva a T... un negozietto di tessuti per conto del padre, il quale aveva un altro negozio di tessuti a N... e che questo giovanotto recandosi spesso a M... per ragione del suo commercio vedendo mia sorella se n’era innamorato. Mia sorella a sua volta se n’era innamorata di lui pazzamente e inoltre ora si corrispondevano per mezzo di lettere. Mi disse anche che mia sorella aveva timore di dirlo a me, ma che presto il giovanotto a nome don Giacomo Armoni si sarebbe accostato a me per chiedere la sua mano; Io rimasi assai addolorato e perplesso come mai mia sorella aveva fatto ciò senza farmi sapere nulla e pregai pel momento la donna di sorvegliarla e di non d[...]

[...]voluto acconsentire presto al matrimonio, lei avrebbe atteso finché lui non si fosse emancipato e reso libero ed indipendente da loro. Per il fatto della differenza d’età aggiunse che lei era sicura del fatto suo. Mi disse anche che l’affetto di fratello era un conto e l’affetto di fidanzato era un altro e che era inutile insistere perché lei ormai non poteva ritornare più sui suoi passi. Io rimasi costernato ed appresi solamente in quel momento quale forza e potenza adopera la natura per poter perpetuare la specie. Non sapevo più che fare e che combinare ed intanto pensavo che se quell’individuo aveva soggiogato fino a quel punto mia sorella doveva essere effettivamente un essere temibile e straordinario. Mi chiusi nella mia stanza, mi vidi avvilito ed annichilito mentre sentivo che un freddo caratteristico di paura m’invadeva per tutte le membra. Quell’individuo, attraverso l’immaginazione, dato che ancora neanche lo conoscevo, aveva soggiogato anche me!

All’indomani mattina mentre scendevo verso N... mi vedo avvicinare a metà strada [...]

[...]a quel punto mia sorella doveva essere effettivamente un essere temibile e straordinario. Mi chiusi nella mia stanza, mi vidi avvilito ed annichilito mentre sentivo che un freddo caratteristico di paura m’invadeva per tutte le membra. Quell’individuo, attraverso l’immaginazione, dato che ancora neanche lo conoscevo, aveva soggiogato anche me!

All’indomani mattina mentre scendevo verso N... mi vedo avvicinare a metà strada da un giovanotto, il quale, tenendo la testa bassa ed un comportamento più da maffioso che da persona perbene, mi disse : « Io sono il fidanzato di vostra sorella! ».

Io intesi che il solito fremito di paura , mi agghiacciò, ma mi dominai con un grande sforzo di volontà e risposi : « Ah sì ? E che cosa volete? ».

« Voglio chiedervi la sua mano! ».

«A me? Prima di me c’è mio padre! Io non conto! ».

«No! So che voi contate tutto!».

«Ma vi sembra regolare chiedermi voi la mano direttamente, così in mezzo alla strada? Anzitutto voi siete figlio di famiglia senza128

SAVERIO MONTALTO

nessuna posizione e[...]

[...]hé cercassi di rimanere persuaso al contrario, l’amavo sempre ed ora più di prima giacché la sapevo maggiormente in pericolo. Mi recai a M... dal mio amico Avv. Giulio Sacerdote, lo misi al corrente di tutto e

10 pregai d’intromettersi lui nella faccenda e di aggiustare ogni cosa al più presto possibile. L’amico Sacerdote si prestò fraternamente ad accomodare tutto e difatti dopo alcuni giorni mi vidi arrivare in casa

11 Giacomo Armoni, il quale senza tanti preamboli mi disse : « Se volete che sposi vostra sorella mi dovete dare cinquemila lire! ».

« Sta bene! » dico io. « Sposatela immediatamente che l’avrete ».

« Ma io li voglio subito! ».

«Subito, subito, non ve le posso dare. Ma non dubitate che non appena sarete sposati ve le darò ».

Per quel giorno se ne andò; ma dopo pochi giorni ritornò per dirmi che non poteva sposare subito anche perché non aveva trovato casa e che in casa sua non c’era spazio sufficiente per alloggiare una nuova famiglia. Io gli risposi che poteva sposare subito lo stesso giacché pel momento lu[...]

[...]rmi con mia sorella. Difatti all’indomani mattina andammo a M..., ci riabbracciammo con mia sorella piangendo entrambi lungamente senza poterci dire una parola e ritornammo ad amarci c volerci bene come un tempo. Quel giorno fu uno dei giorni più felici della mia vita.

Il matrimonio si celebrò verso gli ultimi giorni di dicembre di quel 1930. Mia sorella conservava ancora duemila lire che consegnò132

SAVERIO MONTALTO

al suo Giacomo, il quale parte diede a suo padre e parte tenne per sé per recarsi a Palermo insieme a mia sorella per qualche giorno in viaggio di nozze. Dopo alcuni giorni ritornarono e così vennero a stabilirsi presso di me nella casa che abitavo anche ultimamente.

Questa la vera storia ed i fatti che mi costrinsero a mettermi in relazione con la famiglia Armoni, la quale mi portò in seguito nel baratro profondo in cui mi trovo.

I primi a frequentare allo spesso la mia casa furono i genitori e la sorella Aurora di mio cognato di qualche anno maggiore di lui e cioè ventiquattrenne. I due gemelli allora undicenni venivano per fare qualche servizietto e per trasportare Pacqtia dal vicino pozzo o dalla vicina fontana, il fratello Lorenzo l’attuale insegnante si trovava volontario a fare il, corso di allievo sergente, il fratello Giovanni c’era ma faceva solo qualche apparizione improvvisa e poi scappava via e le altre due sorelle Elena ed Iva l’attuale mia mogl[...]

[...], cercavo di evitarla il più che mi fosse possibile, perché avevo un certo timore che si potesse accorgere di qualche cosa mio cognato ed un matrimonio tra me e lei, per un complesso di circostanze, specie economiche come ognuno può immaginare, non era mai possibile e particolarmente in quel momento. Una sera infatti, che mio cognato ci trovò soli nella stanza da lavoro, dato che mia sorella si era allontanata momentaneamente non ricordo più per quale motivo, io rimasi assai male e cambiai colore. Ma lui trovò la cosa semplice e naturale come se nulla fosse, o per lo meno credè opportuno di trovarla, e così io, come Dio volle, dopo un po’ ripigliai l’aspetto normale di prima. Seppi in seguito da mia sorella, forse a questo proposito, che mio cognato un giorno aveva chiamato la madre e le aveva detto: «Oh mamma! Non credi che fra mio cognato ed Aurora ci sia qualche cosa? Tu lo sai che lui non la può sposare! ».

«Oh figlio mio bello! E tu sai che tua madre è donna di permettere certe cose? Tu ormai capisci e puoi sapere da te stesso l’on[...]

[...] poi, non solo che è la perla fra le perle di N... e di tutto il mondo, ma data la sua intelligenza e la sua accortezza, può stare anche in mezzo ad un reggimento di soldati ».

Mio cognato si tranquillizzò e così non se ne parlò più.

Siamo arrivati così verso la fine di agosto del 1931. E mentre mi trovavo a M... ove mi recavo ogni anno per stare un po’ di tempo con mio padre, m’incontrai colla nostra parente ed amica certa donna Maria, la quale mi domandò : « È vero che Anna ha un bambino maschio di tre mesi? ».

Io mi mortificai e risposi che veramente sapevo che doveva sgravare nel mese di ottobre. Donna Maria rimase anche lei male e conMEMORIALE DAL CARCERE

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tinuò : « Scusate, io non sapevo. Così avevo sentito. La gente ne dice di tutti i colori! ».

Ritornato da M... appresi dopo qualche mese a N... che nel paese, non si sa come, si era sparsa la voce che io ero fidanzato ufficialmente con Aurora. E difatti dopo qualche giorno incontrandomi col podestà Angelo Spurio mi domandò : « È vero che sei fidanzato colla fig[...]

[...] Armoni? Stai attento che se tu la sposi, sarò io il primo a non guardarti più in faccia! ». Distaccatomi da lui mi rammentai come diversi anni prima e quando ancora non conoscevo di fatto la famiglia Armoni, una sera al circolo alcuni amici miei compagni di giuoco, parte dei quali ora si trovano al mondo dell’aldilà, parlando sardonicamente di Aurora dissero che anche la madre una volta si era messa in testa che doveva sposare Iginio Milano, il quale rappresentava allora il più ricco signore di N..., e che perciò la figlia non poteva fare a meno a non seguire le orme della madre e ciò per un’altra fissazione che, a quell’epoca, sembra avesse avuta l’Aurora per un giovane figlio di signori di N... Intesi fare il nome poi di un altro individuo col quale si malignava che l’Aurora avesse avuto dei rapporti piuttosto intimi, ma io in quel momento m’interessavo così poco di certi fatti, che ci ridevo anch’io sopra e mi divertivo ad ascoltarli. Seppi più tardi che la ragione vera per cui la madre di mio cognato era nemica col fratello dimorante a N... era ben diversa di come l’aveva raccontata lei. Pare che un tempo mentre il geometra Anguria era fidanzato coll’Aurora preferiva corteggiare più la madre che la figlia; ed allora venuta la cosa all’orecchio del fratello, questi chiamò il cognato don Cesare Armoni per metterlo in guardia di ciò che s[...]

[...]tra Anguria era il servo delle donne.

Ad ottobre sgravò mia sorella ed io dovetti pensare a tutto compreso all’onorario della levatrice ed ai viaggi dell’automobile di andata e ritorno dalla Marina di C..., considerato che la levatrice condotta138

SAVERIO MONTALTO

di N... non si era potuta chiamare perché era nemica colla madre di mio cognato. Fu verso questo periodo se non mi sbaglio che pregai il podestà di prestarmi duemila lire, il quale gentilmente me le diede e di ciò gli sono stato sempre grato, non solo perché altri non me le avrebbe date sicuramente, ma per quanto le avevo di grande ed urgente necessità. Non ricordo bene neanche se in questo frattempo dovetti vendere la macchina o poco dopo dato che ormai non la potevo più tenere.

Guarita mia sorella decisi di fidanzarmi e così un giorno le dissi:

« Anna, ormai intendo sposarmi, non solo perché così voialtri vi metterete subito a posto, ma anche per sfatare ciò che si dice per il mio fidanzamento con Aurora. Io vorrei sapere chi è stato che ha potuto mettere in gir[...]

[...]almeno da quel che potevo udire e sentire con le mie orecchie, e son certo che se i facMEMORIALE DAL CARCERE

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chini delPImmacolatella del porto di Napoli così rinomati ovunque per il loro frasario, avessero potuto udire e sentire anche loro, ne sarebbero rimasti quanto mai ammirati per non dire anche loro sconcertati. E non dimenticherò mai il fatto di quando una volta mia suocera ultimamente, non so più se in seguito ad una rissa alla quale sembra abbia preso parte anche il figlio Giacomo, giacché le risse in casa Armoni, di cui solo i vicini potrebbero dire qualcosa, erano all’ordine del giorno, ebbe a dichiarare: «Quando non c’è altro da fare,

io e le mie figlie, dato che ancora tutti ci vogliono perché siamo belle, ci metteremo sulla strada a chiamare chi passa e così staremo meglio d’ora...». Rifacendomi un po’ indietro debbo dire che dopo il mio primo fidanzamento, l’Aurora smise di frequentare la mia casa dimostrandosi con me indifferente e sprezzante; ma io, per far capire a tutti che li avevo trattati sempre come pare[...]

[...]co piacevoli riguardanti le donne della famiglia Armoni, come del resto sarò costretto ancora nel seguito di questa esposizione, non l’ho fatto, né lo farò, per mia giustificazione, perché io ormai non ho nulla più da sperare dalla vita, ma l’ho fatto e lo farò perché mio cognato Giacomo impari a conoscere, e sempre che Iddio, o presto o tardi, gli voglia togliere dagli occhi il fitto velo dell’attuale sua perversa cecità, la gente in mezzo alla quale è vissuto ed a cui sono affidate ora le sorti delle sue tre figlie femmine.

Mi sovviene a questo punto che una volta e prima che il fratello Giovanni di mio cognato fosse partito per soldato fui chiamato d’urgenza dagli Armoni. Recatomi in casa loro vi trovai l’Elena con una mano spaccata in due da una larga ferita lacero contusa. Mi pregarono di medicargliela io alla meglio, perché, secondo affermavano loro,

il medico era assente. Io, dato che tenevo sempre in casa i medicinali, più urgenti, glie la medicai come meglio potei e seppi poi, più tardi, che la ferita all’Elena l’aveva prodo[...]

[...]dato il momento che attraversava e che tutti dovevano mangiare senza che alcuno producesse affatto compreso il padre che era ancora in Francia e che dopo un certo tempo rientrò. E giacché dalla Marina di N... non si poteva andare e venire a piedi tutti i giorni pensai di comprare per l’occasione una bicicletta e la misi a sua disposizione. Mentre mio cognato si trovava alla Marina di N... conobbe un certo De Angelis anche questo capostazione, il quale aveva un fratello a Palermo grossista di calzature e così consigliò mio cognato d’impiantarsi a N... un piccolo negozio provvisoriamente, ciò che poteva fare con poca spesa, giacché per essere presentato dal fratello grossista ci pensava lui e lui era sicuro che col tempo avrebbe fatto fortuna giacché il tipo di calzature che trattava il fratello, dato che costava pochissimo andava sicuramente per un paese piccolo e rurale come N... Fu deciso e fu fatto. Io stesso feci comprare per tremila lire metà del locale di don Cesare dall’autista Miche Pannunzio

il quale me ne aveva parlato poco tem[...]

[...]ozio provvisoriamente, ciò che poteva fare con poca spesa, giacché per essere presentato dal fratello grossista ci pensava lui e lui era sicuro che col tempo avrebbe fatto fortuna giacché il tipo di calzature che trattava il fratello, dato che costava pochissimo andava sicuramente per un paese piccolo e rurale come N... Fu deciso e fu fatto. Io stesso feci comprare per tremila lire metà del locale di don Cesare dall’autista Miche Pannunzio

il quale me ne aveva parlato poco tempo prima e così mio cognato Giacomo andò a Palermo, portò le scarpe e verso l’estate del 1933, così mi sembra, il negozio s’impiantò coll’aggiunta di altra poca merceria che rimaneva dal negozio antico. Io stesso gli trovai il locale, che hanno tuttavia, sotto la casa di Angelo Chiarenza, col quale feci

il contratto e gli pagai pel momento il fitto e poiché il locale era molto grande fu stabilito di dividerlo a metà mediante un tramezzo e così provvisoriamente la metà anteriore fu adattata a magazzino e la metà posteriore per dormire mio cognato e mia sorella considerato che andare e venire da me non era possibile perché abbastanza lontano ed anche perché ormai ognuno di noi voleva rendersi libero per i fatti suoi.

Intanto la Iva aveva smesso anche lei di venire a casa mia, però

io avevo continuato lo stesso ad andare da loro, ma ora sia la madre che il resto della famiglia, be[...]

[...]chi sa che diranno! » e si mosse per andarsene.

10 rimasi sulla via per guardarla. Lei prima di scomparire nella discesa si girò, ma senza avere ormai la forza di dirmi più nulla. Poi reprimendo ancora le lagrime, scomparve. Quella faccia sconfortata e di dolore ancora mi attraversa l’anima da parte a parte e la porterò con me fino alla tomba.

Rimasto solo mi diedi allo studio. Veniva spesso da me il mio carissimo amico Giuseppe Larussa il quale si era dedicato agli studi letterari e mi consigliò molti libri utili che mi servirono in seguito di molto aiuto e conforto specie nei momenti difficili della mia vita. Ebbi anche in alcuni momenti la velleità di scrivere, ma scrivevo per me e non per gli altri e quando non avevo voglia di fare altro. Dapprincipio dormì per alcun tempo nella mia casa l’Ottavio il fratello minore di mio cognato, ma poi accortomi che riferiva tutte le mie cose ai suoi non lo feci venire più e mi feci fare tutto dal padre della persona di servizio che avevo ultimamente, dato che per trasportarmi l’acqua, giacché[...]

[...] dire a suo marito di cercare di allontanare il Romeo con le buone maniere, perché non era regolare che la famiglia coltivasse una così stretta amicizia mentre tra me e il Romeo non correvano buoni rapporti dopo uno sgarbo che alcuni mesi prima avevo ricevuto nel suo salone. Mia sorella trovò che il pretesto per non insospettire il marito era buono e così glie ne parlò. Ma né mio cognato, né sua madre vollero sentire ragione e specie la madre la quale intuì il vero motivo per cui bisognava allontanare

il Romeo e perciò inveì contro mia sorella e per poco non se la mangiò dicendole tutto quello che sapeva mettere fuori lei dalla sua bocca concludendo infine che nessuno doveva permettersi un’altra volta di muovere verbo sulla sua famiglia, perché la sua famiglia era la più onorata del paese di N... ecc. ecc. E perché mio cognato e famiglia non vollero allontanare il Romeo? Perché il Romeo passava per pezzo grosso dell’onorata società. E sia mio cognato che la sua famiglia avevano un sacro rispetto per tutti coloro che appartenevano all’on[...]

[...]odo, mi sembra, che finii di pagare per conto di mio cognato al signor Marano Luigi la somma di lire seicento per legname che il Marano aveva consegnato ai fratelli Fontana al momento che sposò mio cognato per la costruzione della sua stanza da letto e per cui il Marano prima di consegnarla aveva voluto la mia garanzia. E fu qualche anno prima anche, almeno così mi pare, che un giorno mi vidi arrivare in casa tutta trafelata mia sorella Anna, la quale mi disse:

« Questa volta siamo rovinati! ».

Io spaventato domandai: «Che cosa è successo?».

«Che cosa? È successo che a Giacomo, mentre andava a Palermo per comprare la merce, gli hanno preso il portafoglio con mille lire ed anche col libretto dell’abbonamento » — mio cognato aveva l’abbonamento che io stesso avevo consigliato per potere sostituire volta per volta, poiché i capitali non c’erano, gli articoli che venivano a mancare nel magazzino — « Capirai che a noi mille lire ci fanno assai per quanto lui se la sente più per la figura che ha fatto che per altro. Difatti è nel letto [...]

[...] l’avrebbero tanto tormentata. Difatti, anche con me, si mostrarono alquanto affabili i signori Armoni per qualche tempo.

Verso l’estate del 1935, mi sembra, vidi di nuovo arrivare mia sorella trafelata e confusa : « Questa volta — mi disse — non vengo per me; ma vengo perché penso che conviene anche a te. Il suocero deve pagare ancora una cambiale di mille lire e più alla banca e sono avallanti lo zio della suocera don Bruno Zito e Audino Pasquale il marito di commare Vincenza, quelli che hanno la bettola di fronte al negozio che aveva una volta il suocero. Ora la cambiale ce l’ha l'avvi Spagna il quale si è rivolto allo Zito ed all’Audino — perché sa che

il suocero non può pagare. — Ieri sono andati in casa della suocera i figli di Audino, Giorgio e Paolo, che tu stesso sai che cosa sono, e li Ijanno minacciati che se non pagano e fanno avere dei grattacapi al loro padre, si finisce a coltellate. Ora sia la suocera che gli altri stanno tremando e non sanno come debbono fare perché vogliono pagare. Il suocero ha ancora quell’altra metà del locale vicino a Michele Pannunzio, perché come sai la casa l’hanno ipotecata per Aurora, quando hanno venduto la terra ch’era sua al Feudo e perciò il [...]

[...]on ero capace di sopportarlo. Vedevo che soffriva per avere troppo amato, vedevo ch’era vittima dell’ingratitudine e che soffriva perdavvero, perché le persone molto sensibili soffrono per davvero, e non sapevo darmi pace. Cercai di dominarmi per poterla confortare; poi rimasi ancora un po’ nel negozio e me ne andai.

Per quella notte non dormii, né per altre notti appresso. Non sapevo mettermi assolutamente il cuore in pace, né sapevo intanto quale risoluzione prendere. Volevo chiamare mio cognato, ma avevo paura, non tanto per me, quanto per mia sorella e rimanevo indeciso. Ed ora non solamente avevo paura di lui, ma di tutti i presenti della famiglia, perché proprio sapevo che tutti potevano fare del male a mia sorella. Dopo qualche tempo m’incoraggiai e chiamai mio cognato. Lui dap154

SAVERIO MONTALTO

prima si sorprese, poi si addolorò, poi disse sarcasticamente che credeva di potere correggere sua moglie perché pensava che appartenesse a lui e che fosse cosa sua, ma che ora che sapeva che non era cosa sua, non si sarebbe più [...]

[...]re era il primo negoziante di questi contorni e non a torto i miei figli mi chiamano la padrona di sette paesi. E sulla onestà e serietà mia e delle mie figlie non si è mai permesso nessuno di dire il minimo che, perché io non sono una di quelle bagascione vecchie come vostra sorella che se non la sposava mio figlio non l’avrebbe sposata più nessuno. Capite? Non perché vostra sorella trovò mio figlio per coprire le corna a lei ed a voi?! Capite? Quale dote ha portato? E voi che cosa siete di fronte a me e mia figlia? E non perché ho accettato allora! Credete che ho dimenticato che avete preteso che io non assistessi al matrimonio? Per questa volta a voi vi lascio stare, ma vostra sorella d’ora in avanti ha a che fare con me. E sappiatelo una buona voltaMEMORIALE DAL CARCERE

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per sempre che se mia figlia deve avere ancora il minimo dolor di testa, prima di tutto vado da vostra sorella e la squarto a quattro pezzi e poi per voi se ne parlerà; e, se non basto io, ho quattro giovani di figli ed un marito che non hanno cosa pensare! »[...]

[...]il colpo principale l’ebbi alla regione temporale destra con conseguente edema e periostite di cui ancora ne rimane qualche traccia. Rimasi nella cunetta per un periodo che non ho saputo mai precisare e quando rinvenni e mi vidi di nuovo in mezzo alla strada non sapevo più orizzontarmi dove mi trovassi. Le prime cure me l’apprestarono pietosamente e cortesemente i signori Muratore e poi venni curato definitivamente dal dottor Giulio Castagna, il quale in quel tempo lo credevo amico e benché stesse allora nella borgata S. Giuseppe, alquanto distante dal paese, ormai era divenuto medico di famiglia di mia suocera e di mia sorella dietro mio suggerimento dato che cogli altri medici del centro mia suocera non era in buoni rapporti. Anzi dopo che incominciammo a chiamarlo noi acquistò una certa clientela pure nel centro, tanto vero che intese la necessità di stabilirsi quivi. E ciò lo fece anche per suggerimento di mia suocera, giacché dopo un po’ di tempo era diventato l’idolo della famiglia. Il Castagna da parte sua, per sdebitarsi da tanta i[...]

[...] andare, perché mi trovavo in lutto stretto dato che mio padre era morto il marzo precedente. Ma lei insistè ed io, sempre per evitare conseguenze disastrose verso mia sorella dovetti acconsentire. Al ritorno da S. Rocco, un giorno rientrando dal mio ufficio verso mezzogiorno trovai mia moglie inviperita e la persona di servizio certa Grazia Marina tutta graffiata e malmenata pronta per andarsene via perché il mio cognato Giacomo, non so più per quale ragione, l’aveva accompagnata a schiaffi ed a calci dal negozio fino alla piazza della stazione. La poveretta mi disse che per me sarebbe rimasta per sempre, ma per loro, ora che si erano permessi a tanto, non poteva stare più. Io ingoiai la pillola, la pagai e la mandai e dopo un po’ di tempo presi la persona di servizio che ebbi poi fino all’ultimo.

Dopo la caduta il mio fondo trepido e pauroso aumentò sempre più e dovetti fare grandi sforzi per potermi assicurare di nuovo sulla motocicletta.

Dopo qualche tempo, mi sembra, ritornò il fratello di mia moglie Lorenzo, il quale si era ria[...]

[...]ebbe rimasta per sempre, ma per loro, ora che si erano permessi a tanto, non poteva stare più. Io ingoiai la pillola, la pagai e la mandai e dopo un po’ di tempo presi la persona di servizio che ebbi poi fino all’ultimo.

Dopo la caduta il mio fondo trepido e pauroso aumentò sempre più e dovetti fare grandi sforzi per potermi assicurare di nuovo sulla motocicletta.

Dopo qualche tempo, mi sembra, ritornò il fratello di mia moglie Lorenzo, il quale si era riabilitato in Africa divenendo S. Tenente di complemento e per cui io ebbi molto piacere. Quando aveva appreso del mio matrimonio aveva scritto una lettera a mia moglie dicendole ,della grande fortuna che aveva avuto a sposare me ed a me chiedendo scusa pel fatto dell’incidente colla figlia di P anetta giustificandosi che allora si era trattato di una vile calunnia.

Quel Natale andai a passarlo cogli Armoni, come buona parte .delle feste successive, benché a malincuore e sempre per accontentare mia sorella, la quale ogni volta mi diceva: «Se non vieni, se la pigliano con me e son s[...]

[...] ebbi molto piacere. Quando aveva appreso del mio matrimonio aveva scritto una lettera a mia moglie dicendole ,della grande fortuna che aveva avuto a sposare me ed a me chiedendo scusa pel fatto dell’incidente colla figlia di P anetta giustificandosi che allora si era trattato di una vile calunnia.

Quel Natale andai a passarlo cogli Armoni, come buona parte .delle feste successive, benché a malincuore e sempre per accontentare mia sorella, la quale ogni volta mi diceva: «Se non vieni, se la pigliano con me e son sicura che non mi lasciano venire più da te. E poi se non vieni tu con chi vuoi che io passi le feste? Con loro? Con loro e cogli estranei è tutt’uno! E poi, dato che tu non devi pensare più per le spese del pranzo, come una volta, in verità, ce ne hanno molto piacere, specie Giacomo, perché a te son sicura che ti voglionoMEMORIALE DAL CARCERE

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bene ed anche per dimostrarti che ora che spendono loro ti desiderano più di prima ».

La sera di quel Natale dopo cena venne un certo mastro muratore Pierino Lombardia con la[...]

[...]ste? Con loro? Con loro e cogli estranei è tutt’uno! E poi, dato che tu non devi pensare più per le spese del pranzo, come una volta, in verità, ce ne hanno molto piacere, specie Giacomo, perché a te son sicura che ti voglionoMEMORIALE DAL CARCERE

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bene ed anche per dimostrarti che ora che spendono loro ti desiderano più di prima ».

La sera di quel Natale dopo cena venne un certo mastro muratore Pierino Lombardia con la famiglia, il quale stava riadattando la casa degli Armoni e così ci mettemmo a giocare a nocciole tutti quanti, tranne dei fratelli maggiori di mia moglie che si trovavano già fuori per i fatti loro. Ad un certo punto mia sorella aveva perduto tutte le nocciole e disse di non volere giocare più. Mia suocera allora adirata se ne uscì con queste parole : « Giuoca, pezzentona scostumata! ». Io a queste parole rimasi interdetto anche perché c’era la famiglia del Lombardia ed alzandomi dissi di non volere giocare più neanche io. I Lombardia anche loro sconcertati si alzarono e se ne andarono. Come loro se ne furono [...]

[...]o di volere morire e senza rispondere alle preghiere e lamenti di nessuno compresi i miei, giacché nei momenti difficili o che avevano bisogno di prestiti ricorrevano a me per mezzo di mia sorella innalzandoci momentaneamente più o meno alle stelle secondo i loro bisogni più o meno urgenti, e per farla rinvenire il figlio Giacomo, quando dopo diversi giorni si preoccupò che forse voleva morire per davvero, dovette ricorrere al dott. Castagna, il quale a stento riuscì a farla rinvenire consumando una buona dose di ammoniaca. E se non mi venisse da piangere potrei descrivere le mosse bizzarre che mia suocera fece nel letto all’odore penetrante dell’ammoniaca prima di aprire gli occhi definitivamente. Faccio presente a questo punto che il bene di mia suocera era sterminato ed immenso come il mare per i suoi familiari che sapeva che gli potevano dare da mangiare e da bere, ed infatti il marito dopo che fallì e che non fu più in condizione di darle pranzi suntuosi, divertimenti ecc. non lo potè più né vedere e né sentire. In questa occasione me[...]

[...]roprio le mie disgraziate condizioni di famiglia. E non ricordo più neanche se fu verso quest’epoca che incominciai a sfogarmi cogli amici, raccontando loro delle mie sventure, specie coll’amico Avv. Giulio Sacerdote, coll’amico oculista Dott. Francesco Polichemi e coll’amico Ing. Filippo Giusti.170

SAVERIO MONTALTO

Intanto fra alti e bassi si era arrivati al 1939. Io in questo frattempo aveva dovuto cambiare casa a causa di mia moglie la quale si era messa a litigare inimicandosi coi vicini come soleva fare sua madre e fra l’altro pretendeva che anch’io mi fossi messo a tu per tu con gente alquanto turbolenta e che non aveva che pensare, quando una sera dei primi di febbraio mi mandò a chiamare d’urgenza mio cognato Giacomo. Io pensai in un primo istante a mia sorella poi raggiunta la casa degli Armoni vidi mio cognato Lorenzo moribondo perché mentre scendeva dal villaggio di S... in bicicletta era caduto fracassandosi il cranio. Senza perdere tempo lo portammo all’ospedale ed io per ben quindici giorni e quindici notti vegliai sol[...]

[...]’ospedale ed io per ben quindici giorni e quindici notti vegliai solo al suo capezzale, per poterlo strappare alla morte coll’aiuto del mio amico chirurgo dott. Antonio Spataro. In ultimo, sempre a causa di mia suocera e di mio cognato Giacomo, giacché mi riempirono la testa che non era stato curato bene e che avevano preteso molto compenso, mi dovetti bisticciare col segretario dell’ospedale ed intaccare alquanto l’amicizia col caro Spataro, il quale, cosa rara per un medico, si era prestato per me in quell’occasione più di un fratello. E quando verso maggio mi sembra, mio cognato Lorenzo volle andare a Bologna ed a Milano per farsi visitare e curare quivi perché di Spataro non avevano più fiducia, né dei miei consigli, dato che io ormai ero diventato come prima una pezza da piedi, dovetti prestare ancora altre L 2500, per le quali, assommate ad altre L. 1000 che avevo speso per l’ospedale, ricevetti una cambiale di L. 3500 più tardi, benché a malincuore, da mio cognato Giacomo; cambiale che conservo tuttavia insieme ad un’altra di L. 150[...]

[...]iere Armando Romeo, son sicuro che anche a me mi avrebbe restituito le cinquemila lire e mi avrebbe dato credito nel suo negozio.

Faccio presente che molte cose atroci e dolorose e se vogliamo anche ridicole della famiglia Armoni non le ricordo più in questo momento, però sto certo che la Giustizia intuisce da sé, anche attraverso i pochi saggi che sto dando di scorcio e molto alla rinfusa.

Ritornando ora alla piaga che mi brucia, dico che quale ricompensa verso mia sorella della famiglia Armoni,. dato che lei si era adoperata premurosamente presso di me perché dessi le L. 2500 per l’andata di Bologna e Milano, dopo partiti i due fratelli, giacché ora bisognava fare economia per tutte le spese sostenute per la disgrazia della caduta di Lorenzo, la lasciavano morire di fame e non solo che mia sorella doveva morire di fame, ma doveva star zitta, benché lei non dicesse mai niente a nessuno, compreso me; ma loro sospettvano che dicesse perché si sentivano l’anima macchiata. E difatti io lo seppi in seguito quando un giorno mi disse: «Gua[...]

[...]ma loro sospettvano che dicesse perché si sentivano l’anima macchiata. E difatti io lo seppi in seguito quando un giorno mi disse: «Guarda, ora dicono che bisogna fare economia ed io approvo; però l’economia la debbo fare solamente io, perché loro mangiano e bevono meglio di prima ed io la sera debbo accontentarmi con pane ed olio se lo voglio; altrimenti172

SAVERIO MONTALTO

nessuno si preoccupa se mangio e se bevo compreso mio marito, il quale non mi domanda mai se son viva o morta. Sì sì; la sera mi ritiro e trovo solamente una goccia d’olio nella bottiglia ed un pezzo di pane che mi porto io stessa dal negozio. Tanto per dirti una, l’altro giorno hanno comprato un pesce di circa due chili: hanno mangiato tutti a mezzogiorno ed alla sera ed inoltre la madre ha conservato un po’ per la figlia più piccola, perché sennò si sciupa la bellezza, per il giorno appresso ed a me non mi hanno fatto sapere niente. L’ho saputo poi da Rosa, perché come sai Rosa ora è grande e capisce tutto. L’altra sera sai che cosa mi ha spiattellato il profe[...]

[...]o cognato Giovanni dicendomi che mi doveva parlare di cose molto serie. Era sceso il crepuscolo ed andammo al Parco della Rimembranza. Quivi giunti mi disse con aria truculenta e minacciosa:

«Vostra sorella la deve finire! Diversamente voi lo sapete come la penso io! ».

Io fremevo non so più se in quel momento per la rabbia o per la paura. Gli domandai con voce tremante mentre sentivo che il respiro ed il cuore mi venivano meno:

«Ma per quale; motivo?».

« Perché lei si deve mettere in testa una buona volta per sempre che la mia famiglia lei non è degna di nominarla e che nessuno mai si è permesso di criticarla e di parlar male tranne che lei. Io non ho che pensare e sapete anche chi sono io! ».

«E che cosa vuoi da me? ». Faccio noto che io davo a futti del tu tranne dei genitori di Aurora e di mio cognato Giacomo. A me davano tutti del voi compresa mia moglie che non era stata capace di abituarsi al tu.

« Voglio che vi educhiate vostra sorella, sennò l’educo io! ».

Mi veniva da piangere, ma mi feci forza e per quella v[...]

[...] a prendere il caffè; non solo, ma avendoli invitati di venire da me quando c’ero io, mi promisero di sì, ma poi non vennero. Io siccome conoscevo bene la moralità di mio cognato Lorenzo, tacevo e mi rodevo dentro. Un giorno che feci presente a mia moglie che ciò non istava bene, lei negò dicendo che durante la mia assenza non era venuto mai nessuno. Io allora tacqui, perché ormai avevo paura non solo di loro, ma principalmente di mia moglie, la quale ormai aveva presa l’abitudine di minacciarmi coi fratelli e col padre, abitudine che mantenne fino alla fine.

In questo frattempo il dott. Castagna smise di frequentare la casa degli Armoni, ma conoscendo chi fossero loro, io rimasi amico. Penso che mia suocera sapendo che Gennaro Grandi aveva una qualche idea per l’Aurora, dato che era rimasto vedovo con vari figli e senza donna di casa, credè prudente allontanarlo e non certo perché faceva la corte a mia moglie, giacché quando una volta il Castagna a proposito di mia moglie le aveva detto che aveva per figlia una bambolina fatta col penn[...]

[...]rimi di N... perché figli della migliore famiglia di N... e non come te che sei figlia di quello ubbriacone miserabile pezzente di tuo padre! Se parli ancora un’altra parola ti metto sotto i piedi e non ti metto ora, perché non ti metto! ». Mia sorella si mise a piangere e non so se accorsero tutti i vicini del negozio, ma se non accorsero sentirono assai bene. Dopo questo fatto feci sapere al mio suocero che avrei venduto l’orto, col frutto del quale lui si ubbriacava, per mezzo della persona di servizio alla quale rispose: «Se quel miserabile del tuo padrone vende l’orto io ammazzo sua sorella! ».

Verso i primi di marzo, arrivato al colmo dell’esasperazione per la continua presenza del professore, un giorno chiamai mia moglie eMEMORIALE DAL CARCERE

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le feci capire che io intendevo studiare ed occuparmi dei fatti miei e che data la continua presenza del fratello non lo potevo fare.

Lei allora mi rispose che l’aveva capito bene, però, dato che il fratello era ammalato non aveva il coraggio di dirgli d’andare da mia sorella oppure in casa dell’Aurora. Poi concluse che se io avessi voluto, [...]

[...]he non aveva piacere che si andasse a trovarla. E se i vicini volevano parlare con lei o qualche amica voleva andare a trovarla, dovevano farlo quasi di nascosto. Anch’io ora ci andavo raramente perché avevo paura d’incontrarmi con quelle facce torve ed ogni volta che salivo da lei sentivo che il respiro mi veniva a mancare. Una sera che passavo colla motocicletta mi fermai e salii da mia sorella. Vi trovai il marito stravolto al solito suo e Pasquale il figlio maggiore di mio cognato Gennaro Grandi seduto vicino a mia sorella. Dopo un po’ mio cognato Giacomo scacciò bruscamente Pasquale che sapeva che andava di quando in quando da mia sorella per portarle un po’ di conforto, dicendo che dato che lui era nemico con suo padre non voleva che andasse in casa sua. Pasquale scornato e mortificato se ne andò. Allontanatosi, mio cognato si mise ad urlare contro mia sorella e per poco non le scaraventò in testa un boccale d’acqua di terra cotta che per quella volta mandò in frantumi sul pavimento. Dopo un po’ disse: «E se proibisco anche tuo fratello di venire in questa casa, son padrone e neanche lui ci deve venire!MEMORIALE DAL CARCERE

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Hai capito? » e detto ciò se ne andò. Verso gli ultimi tempi mio cognato aveva ridotta mia sorella a fare lei anche il bucato in casa, né io potevo mandare la servetta o la madre di costei ad aiutarla, magari pagando io [...]

[...]giunta, alle mie parole piuttosto cordiali dato che lo sapevo assente rispose con semplici monosillabi. Mi disse invece andando difilato verso lo studio : «Sentite cognato, debbo dirvi una parola! ». Io lo seguii e giunti nello studio ci sedemmo l’uno di fronte all’altro. Senza tanti preamboli mi chiese gesticolando colla mano:

« Fuori la lettera! ».

Io intesi che la parola mi veniva meno come un tempo, ma mi dominai subito e risposi:

« Quale lettera? ».

«Andiamo! Voi mi conoscete chi sono io! Se non me la date colle buone me la darete colle cattive! ».

«Ma vi dico che non vi capisco? ».190

SAVERIO MONTALTO

« Voi mi capite anche bene! E vi dico che me la dovete dare, perché io per questa sorella ci tengo al suo onore».

A questa sua affermazione volevo sorridere, ma non fui capace. Poi risposi:

« Io non so di lettera, ma ammesso che sapessi, son cose che riguardano esclusivamente la mia onorabilità e non voi! ».

«No, son cose che riguardano me! E vi dico, ancora una volta che me la dovete dare immediatamente! [...]

[...]in questo momento incontrarmi ancora una volta coi signori Armoni. Né penso che mio cognato Giacomo si sarebbe avventurato per la seconda volta, giacché lui se li sa guardare i mali passi, di ritornare in casa mia quel maledetto giorno del 17 novembre per strapparmi la lettera, se avesseMEMORIALE DAL CARCERE

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anche lontanamente previsto che io non ero più io, ma già sotto il dominio della stretta della morsa di cui ho parlato dianzi la quale ormai non mi lasciava più agire e pensare come un tempo quando io ero io. Ma lui era sicuro del fatto suo giacché mi aveva esperimentato ancora una volta verso l’una quand’era venuto inerme e colla sola arroganza ed ecco perché osò ritornare per la seconda volta. E non solo che osò ritornare, ma per quanto cercò d’introdurre nella mia casa l’usanza dei gangster americani di cui lui era tanto ammiratore, se non altro attraverso il cinematografo, sicuro che facendo al modo dei gangsters avrei consegnato ora anche la lettera, dato che la borsa l’avevo consegnata già da tanto tempo; e, non certo [...]



da Angelo Muscetta, Memorie del cavaliere Angelo Muscetta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]e compere di certi articoli per il mio lavoro, passando per il corso della strada principale che da Marsiglia portava a Aix, lessi nella vetrina di un grande negozio di scarpe (non potevo uscire dalle scarpe) due cartellini uno in italiano e l'altro in francese: « Cercasi ragazzo, per commissioni dai dieciquindici anni ». Entrai nel negozio, ma di francese non conoscevo che buon giorno, buona sera; grazie, arrivederci. Chiesi del proprietario il quale era oriundo genovese, e capiva e parlava bene l'italiano, perché come ho detto innanzi, quel rione era abitato da migliaia d'Italiani: un simpatico uomo sulla trentina, al quale riuscii molto simpatico. Ma mi fece comprendere che non poteva assumermi in servizio, senza il libretto di lavoro, e che per avere questo era necessario il certificato di terza classe elementare francese, però poteva, in via provvisoria, assumermi in qualità di apprendista, naturalmente senza stipendio. Io accettai per le sole ore del mattino, e si rimase cosí di accordo, ed il lunedì successivo alle otto del mattino, [andai] a prendere servizio.
La domenica alle ore diciassette ricordo pioveva dirottamente, ed io non avevo ombrello, mi rincresceva sciupare il vestito nuovo e bello che avevo[...]

[...]esto fu tutto venduto. Questa residua di mobilia la rimanemmo a Saviano, quando partimmo per Marsiglia,
e finalmente mia madre fu sodisfatta per questo trasloco e che tu l'ultimo.
Fuori i Platani, e propriamente di fronte al nuovo Ospedale, vi era una fabbrica di vetro soffiato, ossia vetro ordinario chiamato comunemente niretti e carrafoni. Questa fabrica [era] gestita da Luigi
68 ANGELO MUSCETTA
Masullo, vecchia conoscenza di mio padre, il quale ci accordò un credito che non doveva superare le lire 100, credito che veniva estinto appena venduta la merce, ripigliando l'altro. Il lavoro procedeva benino, e si arrivava fino alla provincia di Foggia. Io mi sentivo umiliato guidare quel carretto, ché quando era carico mi toccavo seguirlo a piedi. Non solo. Ma per le salite mi toccavo a tirare, perché il povero somarello non ce la faceva. Eppure ero felice. Per le discese, salivo a cavallo e cantavo sempre, specie quando si avvicinava l'ora del pasto alla sera. In quell'epoca in tutte le taverne si mangiava a pasto, il mezzogiorno e la ser[...]

[...]va a pasto, il mezzogiorno e la sera, e si aveva per ogni pasto insalata verde, maccheroni, o pasta e fagioli, baccalà o carne, formaggio, pane e vino senza limiti. Ogni pasto costava soltanto soldi 13. Però io e mio padre, non consumavamo che solo il pasto della sera, saltando quello di mezzogiorno, perché il bilancio non consentiva, e mio padre si era prefisso di farsi qualche capitaluccio proprio, e non essere schiavo di un solo fornitore, il quale ne incominciava a profittare. Si tirò avanti cosí per due anni e piú, lavorando notte e giorno, e il mio compagno di lavoro era Sabino Venezia, il di cui padre era il nostro padrone di casa, e usciva una sera si e una sera no, col carretto carico di verdura che portava a vendere sui mercati, camminando tutte le notti per fare arrivare fresca la verdura sui mercati. Quello che era insopportabile era il sabato sera che si doveva partire, per trovarci a Mirabella Eclano, un mercato piú importante di Atripalda. Si era arrivato al 1892 e al principio del 1893 mori Venezia padre, nostro padrone di [...]

[...] Eravamo amici intimi, acquistammo il mulo per lire 75 (un bel mulo),
e il carretto 70 lire, pagando metà anticipato e l'altra metà alla fine del 1893. Per me fu di grande sollievo, perché non ne potevo piú: quel somaretto andava cosí lento, da non fare neanche un chilometro all'ora. Col mulo andavamo benino, facevano diversi paesi in un giorno,
e gli affari progredivano sensibilmente. Mi ritiravo a casa, mi lavavo,
e andavo da zio Sabino, il quale gestiva una bella trattoria, con sala da pranzo e giardino, e molti clienti ferrovieri, che venivano da Napoli a mangiare. E facevo il cameriere insieme ad una serva, ed avevo cosí a tavola con loro una buona cena.
Mio padre aveva restituito al compare Fusco le lire quaranta ed aveva messo da parte qualche cosa. Vi era in quell'epoca il nonno dell'attuale Acone, il quale aveva il negozio, dov'è attualmente la Rustica, e i depositi nel portone di Lanzara, di terraglie, porcellane e cristalli, e cosí accoppiato al commercio di vetri ordinaria, aggiungemmo
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i generi piú fini, terraglie, porcellane e cristalli, e poco per volta, con questi nuovi articoli gli affari andavano molto bene. Diventammo importantucci, s'incominciava a girare per .i paesi grandi: Ariano, S. Angelo dei Lombardi. Fittavamo un basso, facendo bella esposizione di tutto, e le migliori famiglie acquistavano dei servizii completi. Io andavo in giro, con un g[...]

[...] DEL CAV. ANGELO MUSCETTA 75
sua moglie la signora Luisella Recine, sorella al padre del Capotreno Recine, donna di rare virtú domestiche. Questa si avvicinò a mia ma
dre, ed all'orecchio gli disse: — Eppure, è cosí abile e simpatico tuo figlio, che gli dobbiamo far sposare una nostra nipote. — Vi era un
gran negoziante di articoli svariati e bene assortiti di merceria, confezioni dell'epoca per signore, signorine e contadine, molto ricco, il quale avanzò con mio padre proposte di matrimonio di una sua figlia. Ed un altra proposta del genere [fu quella] di un forte negoziante in tessuti di Monteforte Irpino. E quando fu la sera mia madre a tavola ne parlò, tutti ci mettemmo a ridere, perché avrei dovuto sposarmi con quattro. Solamente dopo seppi che la sorella del Capotreno Recine e la nipote di Don Ciccio Bocchino era la stessa cosa. Finí la cosa cosí, imballammo quel poco di residuo della merce, e tornammo ad Avellino, soddisfatto anche quell'anno del risultato.
Ricominciavo la mia vita di cameriere, gestore, sguattero, padrone del b[...]

[...]droni, e tra un atto e l'altro, la pregavo di farmelo tenere qualche minuto. Ebbe inizio il primo atto, e solo allora compresi come si vivesse in un grande centro, con tutto quel paradiso terrestre, e con le ricchezze in mostra, della prima e seconda fila dei palchi, dove si ammiravano i gioielli piú fini, accoppiato ai decolté della noblès napoletana. Quei zoticoni dei miei amici caddero in braccia a Morfeo per tutta la durata dello spettacolo. Quale fu il mio stupore, quando incominciò il Ballo Escelsior, che si componeva di 500 coppie. Avevo la visione esatta di essere nel mondo della Luna: non potetti fare a meno, con un forte spintone, svegliare quella gente che osava dormire in tanta esagerata Bellezza.
Rientrato ad Avellino, consegnai esattamente a mio zio Sabino l'esazione fatta, con una nota di morosi, che non dovevano piú mangiare, a meno che non avessero pagato per contanti. La cosa non era di gradimento a mio zio, ma poco per volta con le buone maniere fini per convincersi, e la baracca incominciò, con altre direttive piú o me[...]

[...]a perché bisognava dar conto allo zio Canonico, allo zio Francischiello e al fratello Capotreno di residenza a Napoli. Quindi lo zio Bocchino si riservò dare una risposta entro quindiciventi giorni. Ci offrirono del vino perché s'era fatto tardi, per quanto il compare Fusco ripetute volte fece comprendere che eravamo digiuni, e su questo fecero orecchie da mercanti, e per questo fatto rimase un detto, fino alla morte del povero compare Fusco, il quale diceva: — Alla richiesta della mano della signorina Recine a Montefusco, bevetti a digiuno tre bichieri di vino.
Rimasti cosí d'accordo ci salutammo, e verso la fine del paese comprai del pane, prosciutto e vino, e facemmo ritorno a casa, ove i famigliari domandarono l'impressione ricevuta della sposa e dei parenti. E cosí si doveva aspettare la risposta.
Io intanto impaziente per l'attesa di una risposta, e facendomi forte della buona impressione suscitata sulla sposa, a cui l'occhio mio indagatore non era sfuggito, scrissi a lei, ringraziando, per la gentile accoglienza ricevuta, e della [...]

[...]n sostanza erano ottime, tranne naturalmente quelle finanziarie, lo zio Bocchino ci invitò di nuovo a Montefusco per vedere eventualmente superare qualche difficoltà incontrata nel consiglio di famiglia. Un giorno che non ricordo, partimmo con la stessa carrozza chiusa, però munita di un cesto con polli salame formaggio e vino (tutta questa roba rimase nella carrozza, e che avremmo dovuto mangiare dopo). Ci recammo in casa dello zio Bocchino, il quale ci riferí del consiglio di famiglia da lui
MEMORIE DEL CAV. ANGELO MUSCETTA 79
presieduto, in qualità di tutore, e che tutti erano rimasti soddisfatti per le buone informazioni morali sui mio conto, ma non si trovavano d'ac
dordo per la posizione finanziaria. E non avevano tutti i torti: io non
possedevo nulla, la sposa portava in dote circa 6 mila lire, in contanti 3.800 e 2.200 una casa e terra, ancora in comune col fratello Carlo
Capotreno. Però mio zio Sabina e mia zia Angelarosa mi donavano lire 1.000 ciascuno alla rispettiva loro morte, e ,il contante della sposa veniva ipotecata s[...]

[...]er l'abbondante neve caduta, e quando mi ritirai all'ora solita, le ventuno circa, mi aspettavano raccolti lo zio Giacomino e la zia vicino ad un grande camino ben acceso, con delle frittelle calde e del vino speciale, e malgrado da poco avessi cenato, non potetti esimermi a fare loro compagnia. Dopo mi disse la zia: — Angelo, si vede che hai sonno, tu sai la camera dove sta, puoi andare senza complimenti —. Diedi la buona sera, e mi ritirai, ma quale fu la mia sorpresa, quando vidi che il posto mio era occupato da uno che dormiva. Ritornai, e dissi allo zio Giacomino, che il posto mio era occupato, e lui, di rimando: — Sciocco, vai a dormire: quello è il monaco —. Allora dissi: — Ma quel monaco, è un altro parente? — Allora marito e moglie non si potevano contenere dalle risa e così loro chiarirono, che quello era uno scaldaletto di legno piú lungo di una sedia, con dentro due recipienti che contenevano il fuoco, e questo apparecchio lo chiamavano il monaco.
Al. mattino vicino al caffè, vi era un pacchetto di sigarette: insomma io non sp[...]

[...] valigetta, che feci scendere, e gli dissi: — Qualche fazzoletto, e qualche camicia da notte (a quell'epoca non si usava il pigiama). Mi domandò che denaro avevo, allora incominciai a comprendere, che qualcuno lo aveva insinuato. Mi spogliai nudo, rivoltando tutte le tasche, e non uscirono che lire: 1,15, — dico ventitrè soldi, ed un pacchetto di sigarette, e una scatola di cerini. Io rimasi male, ma piú male e umiliato rimase mio zio Sabino, il quale mi disse queste testuali parole: —Dapo il tuo fidanzamento, ti sei circondato di invidia e gelosia, però questo risultato negativo non ha fatto altro che cementare il mio bene e la mia fiducia, per quanto quest'ultima, mai perduta —. Voleva darmi
MEMORIE DEL CAV. ANGELO MUSCETTA 81
del danaro, ma rifiutai energicamente, dicendogli: — Non mi serve, perché a Montefusco non mi fanno mancare neanche le sigarette. — Mi vestii in fretta, presi la mia piccola valigetta, presi pasto nella carrozza, facendo le mie scuse ai miei compagni di viaggio, chè per un contrattempo li avevo fatti attendere ve[...]

[...]o questo avevano inizio i fuochi artificiali. Non posso descrivervi l'impressione che tutti provarono, nel vedermi arrivare a quell'ora a piedi dalla stazione di Prata, e alquanto sudato. Bevetti due birre, ci godemmo i fuochi artificiaili, ed a casa ci aspettava una bella cena, residuo di un pranzo cucinato dalla zia Angelarosa, provettissima, ed espertissima nell'arte culinaria; gnocchi, carne, polli insalata, ecct., inaffiata con ottimo vino. Quale gioia fu per noi fidanzati, può descri
84 ANGELO MUSCETTA
verlo solo chi ha sofferto di simili mali: con grande soddisfazione dei parenti tutti, e specie dello zio Canonico, che vedevano dissipate quelle voci messe in giro da invidiosi, i. quali avrebbero visto con piacere andare in fumo questo matrimonio. La cena fini alle tre e mezzo del mattino, e dopo di aver bevuto due tazze di caffè miscelato con la cicoria (surrogato in voga e che costava due soldi il pacchetto, e il caffè puro costava, bello e tostato, 4 soldi l'oncia: come dire 3 lire e centesimi il chilo), presi commiato dal mio t[...]

[...]gli Amato e Sabino, lavoravo come non avevo mai lavorato in vita mia, notte e giorno, coadiuvato da mia moglie Vinoenzina, che era animata di tanta volontà, e spesse volte per forza maggiore in cucina toccava lavare anche i piatti (perché delle volte in poche ore dovevano essere servite centinaia di persone). Io che servivo a tavola insieme ad una cameriera col sudare che mi colava sulla fronte, guardavo con umiliazione mia moglie Vincenzina, la quale, poveretta, a prescindere di essere di buona famiglia, non aveva in casa sua mai mossa una sedia da un punto all'altro, ed ora la vedevo lavare i piatti. Credetemi, non esagero, correvo nella latrina della ferrovia, e sfocavo a pianto tutta l'umiliazione: avrei voluto centuplicare il mio lavoro, pur di non assistere ad un simile spettacolo, eppure credetemi eravamo felici.
San costretto ripetere ancora una volta, che per il cuore di mio zio, le cose finanziarie andavano da male in peggio, si era arrivato al punto che tutti i fornitori non volevano farci più credito, centinaia di ferrovieri m[...]

[...]sse pagata in tre annualità. Mio zio Sabino e mia zia Angelarosa si stabilirono nel nuovo fabricato, e segnatamente nella camera attuale n. 8 col balcone prospiciente sul piazzale della stazione, ed il resto delle camere per uso di albergo. Io, Vincenzina mia moglie e i due bambini Amato e Sabino ci trasferimmo al palazzo di Ciro Alvino al primo piano. Si lavorava, e s'intravedeva un futuro miglioramento finanziario.
In quell'epoca, non so per quale ragione, ci fu una grande immigrazione, e tutte le sere arrivavano con i due ultimi treni da Napoli ventitrentaquaranta immigranti della nostra provincia, che dovevano ripartire l'indomani, e quindi costretti a mangiare, e pernottare alla stazione di Avellino. Io avvalendomi del buffet, internamente mi rimorchiavo a fila indiana quest'immigrarti, (come un facchino accaparratore) e con una
MEMORIE DEL CAV. ANGELO MUSCETTA 91
valigia pesante li precedevo, e tutti mi seguivano attraversando la sala da pranzo del buffet, dove erano raccolti amici ferrovieri. Ed a proposito, quando mi vedevano p[...]

[...]sa fabricata di recente alla ferrovia, naturalmente con una deliberazione del Tribunale, trattandosi di ipoteca dotale.
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Dopo numerose e difficili pratiche, ottenni tale deliberazione: fu ceduta questa casa, dando a contanti la differenza, e con sollievo mio e dello zio Sabino ci liberammo dei parenti parassiti brasiliani, i quali pensarono a vivere per conto loro. Un figlio era barbiere, una figlia sarta, la quale si sposò un sarto di Pianodardine, e dopo poco tempo uno dopo l'altro emigrarono nell'America del Nord.
I1 1906 mio Zio Sabino ebbe un forte attacco di gotta, e i medici gli consigliarono la cura di bagni caldi e stufe a Casamicciola, e per la prima volta mio zio e mia zia affidarono a me casa, albergo, e buffet, partendo entrambi per Casamicciola [il...], restando ventidue giorni fuori.
Debbo la mia fortuna ad una circostanza. La stazione di Avellino e tutto il piazzale, era sfornito di luce elettrica (malgrado che la nostra città fosse stata la prima dopo Napoli avere la luce elettrica), [...]

[...]mortale nemico!
Cercai allontanare i miei figli inviandoli a Montefusco, ma dopo pochi giorni ritornarono, volevano almeno rinfrancarsi dell'affetto paterno dopo di aver perduto quello materno. Sabino si lasciò convincere andare a Solofra da un nostro compare, che eravamo legati come fratelli, ma dopo pochi giorni si ammalò di scarlattina, dibattendosi fra la vita e la morte, tenendomi nascosto ogni cosa. Una domenica volli andare a trovarlo, e quale fu la mia sorpresa vederlo seguire scalzo, con un cero acceso, ad una processione, perché era una festa e la commare di Solofra gli aveva fatto fare un voto se si sarebbe salvato, e came infatti si salvò.
Così si chiuse il primo episodio della mia vita travagliata che non conobbe altro che lavoro sacrificii, privazioni, e che avrebbe dovuto godere qualche poco di felicità. Rimanere privo di un padre che mi coadiuvava, e la moglie che mi seguiva nel lavoro fino all'eroismo! E giuro che al momento che scrivo questi tristi ricordi, e che son passati 36 anni, mi si chiude la gola come se volessi[...]

[...]esponsabilità si aggravarono su di me. Tirai avanti alla meglio per tredici mesi lavorando con maggior lena, sia materialmente, sia moralmente, ritirandomi a notte alta, cercando riposare due tre ore. Ma era un riposo, senza conforto, senza una persona cara che mi comprendesse, aumentando così il mio morale abbattuto, che non trovava pace. Ed un giorno del mese di agosto di quell'anno venne per quattro giorni da Montefusco zio Franceschiello, il quale voleva molto bene a me ed alla buonanima di Vincenzina sua nipote carnale. E nel trattenersi con me, un giorno mi chiamò in disparte e mi disse: Caro Angiolino, tu sei giovane, dato la tua azienda, con due piccoli figli, difficilmente potrai rimanere solo, e al solo pensiero che un giorno i miei nipoti dovrebbero
98 ANGELO MUSCETTA
passare sotto la guida di un matrigna, e questa dovesse maltrattarli, io ne morrei di dolore. Tu devi sposare mia nipote Amelia, se lei acconsente, e se il padre Cariuccio non trovasse difficoltà. — Infatti ne parlò a lei ed al padre, e dopo avere avuto da lei i[...]

[...]mmo con passione il nostro lavoro. Zia Angelarosa e Amelia erano in poco tempo diventate maestre nel loro compito, ed io facevo il mio giro per gli acquisti. Come tutte le iniziative mie, anche questa fu coronata con molto successo, e gli affari andavano a gonfie vele. Il lavoro intenso era la pasta, e quasi tutte le sere si dovevano vuotare e selezionare quindiciventi casse, ed i tre artefici ero io, la mia povera Amelia e mio figlio Sabino, il quale fin da piccolo aveva una passione per il commercio, e di scuola era poco appassionato; figlio che in questo momento benedico e lo addito ai fratelli tutti, ai figli, ai nipoti, come esempio di lavoratore, onesto ed obbediente, mai un dispiacere, mai un rifiuto ai suoi doveri. Con questo non voglio menomare l'affetto
r
loo ANGELO MUSCETTA
per gli altri figli, che per un buon padre rimane sempre uguale per tutti, anche se in momento di narrazione se ne voglia tessere qualche elogio.
Dal principio del secondo matrimonio non fu il solo negozio che fu causa della mia ascesa a gradazione, ma fu[...]

[...]lto grati se ci visitaste al più presto: tanto la visita è inutile, perché se ci fondete tutti nove non riuscireste fare un soldato. — Facendo dello spirito, risultato: tutti abili.
MEMORIE DEL CAV. ANGELO MUSCETTA 103
Comunque ebbi l'esonero, fui subito incaricato per gli acquisti. Da un mese la città era senz'olio, e in due giorni comprai ad Andria q.li 450 olio, dalla Sardegna 250 q.li di formaggio, tanto che ebbi un elogio dal Prefetto, il quale mise a mia disposizione fondi e personale. Ero soddisfatto, sia per l'esonero, che mi dava l'agio di guardare la mia azienda. La notte per me non esisteva, la passavo in treno, sui carretti, e pur di fare bella figura e in parentesi anche redditizia.
Come se non bastassero tutte le occupazioni, non tralasciavo coltivare le altre che si presentavano.
Una sera fioccava la neve a. larghe falde, si presentò un signore sulla cinquantina chiedendomi in francese una camera, e fu molto soddisfatto quando gli risposi anche in francese che potevo ospitarlo. Presi le sue generalità, e gli domandai che[...]

[...]. Presi le sue generalità, e gli domandai che cosa fosse venuto a fare,
e con tutta la franchezza mi disse che doveva acquistare 45 mila q.li di vino. Allora gli risposi che ero mediatore di vino (cosa che non avevo mai esercitato) e lui tutto contento di essersi imbattuto in me che gli faceva da mediatore, e da interprete, perché non conosceva neanche una parola di italiano. Dal suo vestire dimesso non gli si attribuiva l'aria di un milionario quale effettivamente era, e mi raccontò tutta una storia. Nativo di un paese di confino con la Germania (Epinal) dove aveva due stabilimenti vinicoli, e un altro in Svizzera era stato espulso dalla Francia per tre anni (non gli domandai per delicatezza il motivo) e durante la guerra '14'18 Epinal fu occupato dalla Barbaria Tedesca, che invase i due stabilimenti, saccheggiando centinaia di migliaia bottiglie di champagne, e centinaia di migliaia [di] ettolitri di vino. Due figli in guerra, e una sola signorina figlia, che ebbe l'astuzia di murare in uno scantinato denaro gioie
e titoli che possedev[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] P. Togliatti, Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]rivela però che attraverso l'azione, nel contrasto tra le classi, nella lotta dei gruppi egemonici per mantenere la propria dittatura e delle classi rivoluzionarie per conquistare il potere, cioè per giungere a conquistarlo attraverso un sistema di alleanze politiche di cui sono le premesse nella struttura e nella storia di ogni società e per mantenerlo e consolidarlo attraverso la costruzione di una società nuova. La conoscenza scientifica alla quale l'opera di Gramsci ci richiama non è dunque quella di una scienza verso la quale si possa evadere, abbandonando o rinviando o guardando dall'alto in basso i compiti della lotta immediata, ma è integrazione e continuazione di un impegno politico che investe tutta la persona, le sue capacità, la sua libertà, la sua esistenza stessa.
Negli scritti carcerari non vi è dunque soltanto la eco delle lotte degli anni precedenti, o la riflessione distaccata sopra di esse, come a prima vista potrebbe sembrare, ma vi è una continuazione di queste lotte, con l'approfondimento di tutti i loro temi e con uno sviluppo di essi che tende a adeguarsi alle condizioni nuove. In questo modo i[...]

[...]ri non vi è dunque soltanto la eco delle lotte degli anni precedenti, o la riflessione distaccata sopra di esse, come a prima vista potrebbe sembrare, ma vi è una continuazione di queste lotte, con l'approfondimento di tutti i loro temi e con uno sviluppo di essi che tende a adeguarsi alle condizioni nuove. In questo modo il pensiero politico di Gramsci dà la prova della sua vitalità e verità. Non è legato a una piattaforma politica determinata, quale poteva essere quella su cui venne fondato, nel 1921, il partito comunista; non è legato nemmeno a una determinata serie di movimenti strategici e tattici, dettati da una situazione particolare. La sua verità sta nel metodo
Palmiro Togliatti 19
e il metodo è unito inseparabilmente al contenuto, perché è metodo marxista e leninista, cioè guida all'azione rivoluzionaria nelle condizioni in cui si compie il passaggio dal mondo borghese al mondo socialista. Di qui discende il suo legame col leninismo, che è la dottrina rivoluzionaria di questo passaggio.
2. — La ricerca filologica sulla conosce[...]

[...]o, però,
e per un paio di anni dopo, non si ha notizia di scritti di Lenin tradotti o anche solo pervenuti in Italia nella loro integrità. Cominciarono invece a essere conosciuti estratti di suoi scritti nei corso del 1917, soprattutto per il tramite di riviste e giornali in lingua francese e di una rivista americana (il Liberator, diretto da Max Eastman). Da questa venne tratto e pubblicato nel 1919, a cura di Gramsci, un ampio studio su Lenin quale « Statista dell'ordine nuovo ». Il profilo di Lenin quale pensatore e uomo politico, che risulta da questo studio, è però parziale. I momenti piú importanti del pensiero, relativi all'analisi dell'imperialismo e quindi alla definizione del periodo storico e delle sue prospettive, sono trascurati, mentre l'attenzione è concentrata sulle caratteristiche originali del sistema sovietico e sul fondamento che esso ha nella sfera della produzione. Lo scritto infatti non è altro che riproduzione e commento di alcuni lavori di Lenin dedicati, dopo la rivoluzione e nei primi anni del potere sovietico, a sottolineare la decisiva importanza della costruzione ec[...]

[...] venivano da. Trotzki e che, trascurando il rapporto con le classi non proletarie, mettevano in forse le basi stesse della dittatura del proletariato.
A partire da quegli anni il contrasto tra il partito bolscevico e Trotzki si fece via via sempre piú profondo. Si venne infatti precisando,. a partire dal 192324, il tentativo, che già era in germe nelle precedenti discussioni, di scardinare tutta la formazione ideale e organizzativa del partito, quale era stata storicamente creata nelle lotte contro le correnti non leniniste. È quindi certo che in quel momento Gramsci acquistò una conoscenza piú profonda di queste lotte, facilitata dalla pubblicazione della prima edizione degli scritti di Lenin, avvenuta in quegli anni, e dalla conoscenza della lingua russa. Nella corrente agitazione politica, subito dopo la rivoluzione, i nomi di Lenin e di Trotzki erano stati sempre uniti, ignorandosi la differenza e distanza enormeche li aveva sempre separati, sia nel pensiero che nell'azione. Piero Gobetti, che aveva cercato di stabilire una distinzion[...]

[...]le Note critiche a un «Saggio popolare di sociologia », credo sia da escludere che G. abbia avuto conoscenza tanto delle note vivacemente critiche di Lenin allo scritto bukhariniano sulla Economia del periodo di transizione quanto dei Quaderni filosofici (pubblicati solo nel 1936), molti spunti dei quali sarebbero stati di grande aiuto per lo sviluppo di tutte le sue ricerche filosofiche. Non gli era invece certamente ignota la insistenza con la quale Lenin accusava Bukharin di non conoscere i1 ragionamento dialettico, ma soltanto la logica astratta.
Nel carcere non ci risulta che G. avesse a sua disposizione alcuna opera di Lenin, mentre era riuscito a procurarsi parecchi scritti di Marx e di Engels. I riferimenti alle opere di Lenin che si trovano nei Quaderni sono quindi fatti a memoria, oppure sono di seconda mano, tratti da citazioni di scritti leninisti in riviste e libri vari. L'acquisto di libri di Lenin non gli venne mai consentito dalla direzione carceraria.
3. — Da Gramsci venne immediatamente colto il primo, fondamentale elem[...]

[...]nto alla ricerca e lotta che può e deve essere condotta per inserire nelle contraddizioni del regime borghese la lotta della classe operaia, in modo tale che apra una via rivoluzionaria, una via al socialismo, aderente alle condizioni di ogni paese. Lenin stesso ha parlato delle necessarie variazioni del corso della storia nei singoli paesi, nel quadro di una linea generale di sviluppo della storia mondiale, e ha lasciato prevedere, tra l'altro, quale ricchezza di nuove creazioni rivoluzionarie si sarebbe avuta quando fossero entrati nel corso della rivoluzione le grandi popolazioni del Continente asiatico. Questa è la scena politica mondiale del giorno d'oggi, in sostanza. Ciò non vuol dire, però, che anche al giorno d'oggi la pedanteria del riformismo e del feticismo economista non continui a manifestarsi. Essa alimenta, anzi, una parte considerevole della pole
s.
24 I documenti del convegno
mica politica e della lotta di tendenze nel movimento operaio. Si può sostenere che ne faccia parte anche la attesa di una « rivoluzione » che do[...]

[...], (essa è permanente in tutti i Quaderni), dall'altro lato la complessa indagine che fa scaturire le prospettive politiche e rivoluzionarie dalla analisi della struttura economica e dei reciproci suoi rapporti con la sovrastruttura ideale, sociale, politica. La guida delle conclusioni leniniste sulla natura dell'imperialismo fa superare a Gramsci il panto morto cui era giunta, all'inizio del secolo, l'indagine politica di Antonio Labriola e alla quale aveva corrisposto, in sostanza, la impossibilità del movimento operaio italiano di liberarsi sia dal riformismo che dall'estremismo verbale. La concezione leninista della rivoluzione e la successiva, sempre piú profonda, esperienza della strategia e della tattica leniniste lo illumina sempre meglio nella ricerca delle condizioni di sviluppo della rivoluzione in Italia. È questo il punto di partenza, tanto direttamente (negli scritti del 191926), quanto per via indiretta e per analogia (ricerche storiche dei Quaderni, nuove interpretazioni dei diversi periodi della storia italiana), di tutte l[...]

[...]ampo del metodo, strettamente collegate con tutto il contenuto delle ricerche e delle conclusioni, mi sembra debbano essere qui sottolineate alcune grandi conquiste positive. La struttura economica, prima di tutto, non è mai considerata come quella misteriosa forza nascosta da cui dovrebbe meccanicamente scaturire tutto lo sviluppo delle situazioni. È considerata come una sfera dove agiscono forze naturali, ma agiscono anche forze umane, e sulla quale si esercita pure una efficacia delle sovrastrutture. Già in questa sfera, quindi, ha luogo uno sviluppo storico, che deve essere oggetto di una indagine scientifica la quale non può prescindere dai momenti sovrastrutturali. Analogamente le sovrastrutture politiche e ideali non sono un blocco, ma si distinguono per gradi diversi di reciproca autonomia, cosí come si distinguono momenti diversi della struttura. Indicazioni preziose di Lenin, che dovevano spingere alla ricerca metodologica in questa direzione, non si trovano soltanto nella grande polemica leninista circa la natura dello Stato, ma anche negli scritti ultimi, contemporanei o posteriori al passaggio alla Nuova politica economica, e relativi ai compiti della costruzione socialista, ai problemi, ai contra[...]

[...]uttura borghese del mondo (capitalismo, imperialismo, colonialismo), la fase del passaggio a una nuova struttura e a un nuovo ordinamento sociale. La classe operaia diventa classe nazionale, perché esistono le condizioni di un nuovo blocco storico, cioè di un nuovo rapporto tra la struttura e le sovrastrutture. Questo nuovo rapporto è reso necessario dallo sviluppo delle forze stesse della produzione e ha quindi inizio un movimento attraverso il quale la nuova classe viene organizzando la propria egemonia e il proprio avvento al potere.
Quale relazione si stabilisce, quindi, tra la situazione internazionale e i rapporti nazionali? Di grande importanza è la nota Internazionalismo
e politica nazionale'. Lo sviluppo è verso l'internazionalismo, ma il punto di partenza è nazionale ed è da questo punto di partenza che occorre prendere le mosse. La prospettiva è internazionale e non può essere che tale, ma « il rapporto " nazionale " è il risultato di una combinazione " originale " unica (in un certo senso) che in questa originalità
e unicità deve essere compresa e concepita se si vuole dominarla e dirigerla ». La classe operaia diven[...]

[...]sendo capace di fare questa analisi e queste distinzioni, pub diventare una vera scienza dello sviluppo storico delle società umane in tutti gli aspetti della loro vita.
L'analisi di Gramsci non riduce dunque la funzione degli intellettuali a una strumentalità o a un servizio, la studia nella sua realtà effettiva, facendo dell'impegno degli intellettuali un fatto della storia che l'azione umana tende a trasformare. Il terreno della cultura, sul quale sono attivi i gruppi intelleetuali, è teatro di una lotta continua, tra il vecchio e il nuovo, tra la conservazione e la rivoluzione. Gli intellettuali fanno parte di un blocco storico, sono fattore di unità della struttura e della sovrastruttura. Le crisi rivoluzionarie spezzano questo blocco storico. Anche la cultura, quindi, ha le sue crisi totali e l'avanzata, sulla base di una nuova struttura organica, di una nuova classe dirigente, postula una profonda riforma intellettuale e morale. La filosofia marxista è condizione e premessa di questa riforma. Essa dà agli intellettuali la consapevo[...]

[...]nuova società, mettono capo tutte le sue ricerche storiche, politiche, filosofiche. La grande sua originalità è di avere dato a questa dottrina una forma che la inserisce nella realtà italiana, ne fa im momento dello sviluppo delle dottrine politiche nel nostro paese, la collega ai punti cruciali della nostra storia, e di qui ricava una dimostrazione della sua verità che è di impressionante efficacia.
Questo non può però non essere il punto sul quale tutte le critiche, tutti gli attacchi, tutte le negazioni degli avversari concentrano i loro colpi, non rifuggendo, spesso, dalla volgarità di una agitazione non piú argomentata se non sulla base di contraffazioni evidenti. Ma di questo
non ci occuperemo. storia assai vecchia che alla concezione marxista della storia si può anche aprire uno spiraglio, accettarla come un metodo, una indagine sociologica sulla lotta delle classi, o simili, ma la si respinge quando si presenta o vuole essere riconosciuta come dottrina politica completa, cioè guida della azione rivoluzionaria. Dottrina del parti[...]

[...]onsapevolezza della propria funzione storica, trasformatrice del mondo e creatrice di libertà, tocca infatti nella classe operaia il punto piú alto, perché, col possesso della dottrina marxista, essa giunge a conoscere esattamente che cosa vi è, nelle creazioni dei precedenti rivolgimenti storici, di permanente e degno di essere conservato e che cosa invece è caduco, come puro strumento di un dominio di classe.
Vi è per Gramsci una differenza e quale, nello sviluppo di questi concetti, tra il termine di egemonia e quello di dittatura? Una differenza vi è, ma non di sostanza. Si può dire che il primo termine si riferisca in prevalenza ai rapporti che si stabiliscono nella società civile e quindi sia piú ampio del primo. Ma è da tenere presente che per lo stesso Gramsci la differenza tra società civile e società politica è soltanto metodologica, non organica. Ogni Stato è una dittatura, e ogni dittatura presuppone non solo il potere di una classe, ma un sistema di alleanze e di mediazioni, attraverso le quali si giunge al dominio di tutto i[...]

[...]onquista del potere e la creazione dello Stato socialista non portano alla risoluzione di tutte le contraddizioni. Anche al di fuori di quelle che sono legate al carattere parziale delle prime vittorie, altre ne sorgono e devono essere risolte. Uno dei cavalli di battaglia contro la concezione marxista del mondo e della storia era di chiedere come si concilia la nostra visione dialettica della realtà con la nostra lotta per una società regolata. Quale sviluppo dialettico ci potrà dunque essere in siffatta società? Al che Gramsci ci insegna a rispondere che il marxismo non è dottrina di profezie, ma dottrina della realtà. Noi conosciamo le contraddizioni del nostro mondo, che è il mondo diviso in classi e lottiamo per superare queste contraddizioni. Profezie sugli sviluppi delle società future, prive di classi, non spetta a noi farne. Ci spetta invece conoscere e lavorare per risolvere, con metodi nuovi, le contraddizioni che anche in questa prima fase delle società socialiste continuano a esistere. Non poteva essere compito di Gramsci adde[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] N. Bobbio, Nota sulla dialettica in Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]or fonte di confusione e d'inutili dispute.
Gramsci è uno scrittore marxista. Usa egli il termine « dialettica » e come lo usa? Ha il termine « dialettica » nel suo linguaggio un significato univoco? Quali sono i diversi significati del termine nel linguaggio gramsciano? Tra i diversi significati, quali sono i prevalenti? Ha il concetto di dialettica rilievo nel pensiero di Gramsci? È un concetto centrale o marginale nel suo sistema dottrinale? Quale uso egli ne fa e per risolvere quali problemi? Non mi pare che il tema della dialettica in Gramsci sia stato sinora affrontato con l'attenzione che l'importanza del concetto richiede. Eppure per comprendere la filosofia di uno scrittore marxista è utile cominciare dal concetto ch'egli ha della dialettica e dall'ufficio che gli assegna.
Non pretendo con questa nota di rispondere esaurientemente a
74 I documenti del convegno
tutte le domande che mi son poste, bensí, soltanto, di avviare una ricerca che potrà servire da contributo a quello studio minuto e organico sulla filosofia di Gramsci, [...]

[...]o
tutte le domande che mi son poste, bensí, soltanto, di avviare una ricerca che potrà servire da contributo a quello studio minuto e organico sulla filosofia di Gramsci, che, se non sbaglio, dopo i primi studi esplorativi e alcuni saggi parziali, non è ancora stato scritto. Questa nota consiste semplicemente nella raccolta di passi sulla dialettica, tratti dai Quaderni — raccolta che non presumo completa —, ordinata intorno a tre problemi: 1°. quale importanza Gramsci assegna al concetto di dialettica; 2°. quali diversi significati il termine assume nel discorso gramsciano; 3°. quale funzione il concetto di dialettica esplica nella parte distruttiva e costruttiva del suo pensiero.
2. Si può dire senza esitazione che Gramsci assegna alla dialettica un'importanza fondamentale. Il passo piú significativo si trova là dove, discutendo la svalutazione della tecnica compiuta dal Croce nel campo dell'arte e della logica, esce in questa osservazione: « Anche per la dialettica si presenta lo stesso problema; essa è un nuovo modo di pensare, una nuova filosofia, ma è anche perciò una nuova tecnica » 1. Non ci interessa qui la questione della tecnica; ci interessa l'affermazione che[...]

[...]epita come una filosofia integrale e originale che inizia una nuova fase nella storia e nello sviluppo mondiale del pensiero in quanto supera (e superando ne include in sé gli elementi vitali) sia l'idealismo che il materialismo tradizionali, espressioni delle vecchie società » 2. Questa « fondamentalità » della funzione e del significato della dialettica diventa uno degli argomenti principali, come vedremo meglio in seguito, contro Bukharin, il quale, nella sua presentazione del
1 M. S., p. 61. Il corsivo è mio.
2 M. S., p. 132. Il corsivo è mio.
Norberto Bobbio 75
materialismo storico, distinguendo la filosofia, come scienza della dialettica, dalla dottrina della storia e della politica, avrebbe, secondo Gramsci, sottovalutato l'importanza della dialettica, facendone una sottospecie della logica formale, mentre essa è una nuova logica, anzi una nuova teoria della conoscenza: « Posta cosí la quistione [come la pone Bukharin), non si capisce piú l'importanza e il significato della dialettica che, da dottrina della conoscenza e sostanza[...]

[...]rminologica, che la dialettica come concezione della storia (e della natura) è legata strettamente all'idea che la realtà storica (e, secondo le interpretazioni del marxismo, anche quella naturale) sia contraddittoria,
e che la dialettica sia lo strumento adeguato per comprenderla, e, cornprendendola, superarne le contraddizioni. Ora, il rapporto fra filosofia
e consapevolezza delle contraddizioni è sempre presente nel pensiero di Gramsci, nel quale il marxismo è, in quanto filosofia, superiore alle filosofie precedenti, e quindi anche allo hegelismo, solo nella misura in cui ha acquistato piú piena consapevolezza delle contraddizioni, e si pone, anzi, da se stesso came un elemento della contraddittorietà della storia. « In un certo senso, pertanto, la filosofia della prassi è una riforma
e uno sviluppo dello hegelismo, è una filosofia liberata (o che cerca liberarsi) da ogni elemento ideologico unilaterale e fanatico, è la coscienza piena delle contraddizioni, in cui lo stesso filosofo, inteso individualmente
o inteso come intiero gru[...]

[...] fronti continua, e spetta ad una ripresa genuina della filosofia della prassi (è il compito che Gramsci si pone) di ricostruire l'unità dialettica perduta.
Com'è noto, nei frammenti gramsciani il fronte materialistico è rappresentato da Bukharin, quello idealistico da Croce. Nei rispetti di Bukharin e di Croce, Gramsci rinnova le critiche che Marx ed Engels avevano mosso rispettivamente al materialismo meccanicistico e alla filosofia di Hegel. Quale rimprovero muove, fra gli altri, Gramsci a Bukharin? Uno dei rimproveri è proprio di aver trascurato la dialettica:
1 M. S., pp. 9394 e 87.
2 M. S., p. 87.
Norberto Bobbio 81
« Nel Saggio manca una trattazione qualsiasi della dialettica. La dialettica viene presupposta, molto superficialmente, non esposta, cosa assurda in un manuale che dovrebbe contenere gli elementi essenziali della dottrina trattata... » 1. Questa mancanza si può spiegare, secondo Gramsci, con due motivi, uno di carattere teorico, l'incomprensione da parte di Bukharin della funzione della dialettica, e l'altro di carat[...]

[...]ettica viene presupposta, molto superficialmente, non esposta, cosa assurda in un manuale che dovrebbe contenere gli elementi essenziali della dottrina trattata... » 1. Questa mancanza si può spiegare, secondo Gramsci, con due motivi, uno di carattere teorico, l'incomprensione da parte di Bukharin della funzione della dialettica, e l'altro di carattere psicologico, la difficoltà del pensiero dialettico che va contro il senso comune, di fronte al quale Bukharin ha capitolato. La mancanza dunque non è casuale: in realtà il vizio principale del pensiero di Bukharin ,è, per Gramsci, di non essere un pensiero dialettico, e un pensiero non dialettico è un pensiero meccanicistico e pretende di far previsioni storiche al pari di quelle che fa lo scienziato della natura, e cosí facendo ottunde il senso storico, snerva la lotta, ostacola o ritarda ogni forma di intervento attivo nella storia. Analoga critica, si osservi, è rivolta al Bernstein: « L'affermazione del Bernstein secondo cui il movimento è tutto e il fine è nulla, sotto l'apparenza di un[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte seconda: Orgosolo e lo stato in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]. Scrive Pausania che di fronte ai cartaginesi molti sardi: « si salvarono tra i monti dell'isola rifugiandosi in montagne, difesi da spelonche e da crepacci » (1). i< Rifugiatisi tra le montagne e nascosti in dimore sotterranee — aggiunge Diodoro —, spesso attaccati, essi restarono liberi per difficoltà ed intrichi di caverne sotterranee » (2).
Per il periodo romano (378 a. C. V sec. d. C.) scrive Zonara che nel 231 a. C. « Manio Pomponio, il quale inseguiva i sardi, poiché non riusciva a perseguire molti di essi nascosti tra i monti pieni di spelonche, aveva fatto venire dall'Italia cani poliziotti e, per mezzo loro battendo i nascondigli degli uomini e delle bestie, molti era riuscito a catturarne » (3). Una importante campagna militare e di polizia fu condotta dal 181 al 175 a. C. — secondo Tito Livio — con metodi tremendi. Pinario Rusca, Tito Manlio Torquato, Tito Ebulo, e Manlio Sempronio Gracco avevano incendiato interi boschi per snidare gli abitanti, sequestrate intere greggi, deportati piccoli abitati; si erano poi
(1) Bibliot[...]

[...]istade di Orgosolo ».
In coincidenza con l'ultima guerra e con la crisi successiva, da qualche anno una vera e propria situazione di guerra esiste nuovamente tra Orgosolo e lo Stato. Da qualche anno la stampa italiana e straniera, di tanto in tanto, torna ad occuparsi di Orgosolo e si agita su piano nazionale un dibattito solo in casi estremi, in occasione di fatti irrimediabili, ultimo, per es., il sequestro e la morte dell'ing. Davide Capra.
Quale é la situazione presente del paese?
Ho cercato, nelle pagine che seguono, di ricostruirne l'ambiente attraverso alcuni dati, considerazioni e, soprattutto, attraverso testimonianze dirette di orgolesi, di cui posseggo il testo scritto o che mi sono state dettate e trascritte parola per parola. Sino ad oggi si é parlato in Italia degli orgolesi ma mai, se non nei tribunali o su qualche giornale sardo, hanno parlato gli orgolesi.
La situazione — come giudicherà il lettore é molto grave. I metodi di guerra coloniale usati dal nostro Stato contro il paese di Orgosolo ripugnano alla coscienza di[...]

[...]ovanni, contadino, t maggio 1950.
3) Pichireddu Maria Antonia, casalinga, t 1 luglio 1950.
4) Biscu Alfonso, pastore.
5) Soro Maddalena, casalinga, t 26 luglio 1950.
6) Cucchedda Francesco, ex carabiniere, t 4 agosto 1950.
7) Taras Nicola, barbiere, t 14 settembre 1950.
8) Taras Giovanni, pastore, t novembre 1950.
1951
9) Mesina Francesco, pastore, t 11 aprile 1951.
10) Taras Antonio, contadino, t 20 luglio 1951.
11) Patteri Antonio Pasquale, pastore, t 17 agosto 1951.
1952
12) Soro Pasquale, segretario comunale, t 25 gennaio 1952.
13) Manca Francesco Antonio, capraio, t 15 ottobre 1952.
1953
14) Tanteddu Pietro, pastore, latitante, t 1 aprile 1953.
15) Secci Giuseppe, guardia forestale, t 1953.
16) Giovoni Santino, guardia forestale, t 1953.
17) Capra Davide, ingegnere, t 26 novembre 1953.
18) Succu Emiliano, pastore, t 26 novembre 1953.
19) Moro Nicola, contadino, t 22 dicembre 1953.
1954
20) Grissantu Andrea, pastore, 1 1954.
21) Vuscarino Domenico, industriale, t 26 febbraio 1954.
22) Tessoni Antonio Luigi, guardia comunale, t 3 aprile 1954.
23) Tolu Antonia, cas[...]

[...]o 1954.
26) Garippa Giuseppe, pastore, 1' 27 agosto 1954.
27) Catgiu Francesco, pastore, t 30 agosto 1954.
A questi si possono aggiungere per i due anni precedenti, di cui non ho i dati completi :
28) Corrias Giacobbe, pastore.
29) Soro Vincenzo, pastore.
156 FRANCo CAGNETTA
30) Corraine Nicolò, pastore.
31) Sales Giovanni, pastore.
32) Grissantu Giovanni, pastore.
33) Podda Luigi, contadino.
34) Podda Egidio, pastore.
35) Corrias Pasquale, pastore.
36) Corrias Maddalena, casalinga.
F.i.FNCO DEI REATI PIÙ GRAVI ATTRIBUITI
AD ORGOLESI NEGLI ULTIMI QUATTRO ANNI (195054)
Un elenco dei reati gravi, esclusi i sopraindicati omicidi, e che comprendono ferimenti, rapina a mano armata, grassazione, sequestro di persona, uccisioni e danneggiamenti di bestiame, distruzione e danneggiamento di campagne, incendi di boschi, furti, abigeati ecc. ecc., cornporterebbe un elenco chilometrico e, ben intesi, limitato ai reati denunciati.
I più gravi, attribuiti a torto o a ragione ad orgolesì sono, restrittivamente, i seguenti:
1) Il 13 ago[...]

[...]mplessivamente, molti secoli di condanne al carcere.
Il più famoso é quello svoltosi per le due cit. stragi di Monte Maore « Villagrande » e « Sa verula » (Nuoro), svoltasi dal 10 marzo al 2 luglio 1953 alla Corte di Assisi di Cagliari e conclusosi con 13 ergastoli, 2 condanne a 30 anni, 1 a 19, 1 a 4. Con 11 ergastoli risultano colpiti gli orgolesi che sono i primi del seguente
EI.F.NCO DEI CONDANNATI ALL'ERGASTOLO DI ORGOSOLO
1) Tanteddu Pasquale, pastore, latitante, 2 ergastoli.
2) Tanteddu Giovanni, pastore.
3) Sanna Antonio Nicolò, pastore, 2 ergastoli.
4) Bassu Antonio, pastore.
5) Podda Luigi, contadino.
6) Sini Francesco, pastore.
7) Muscau Antonio Fedele, pastore.
8) Bataccone Luigi, pastore.
9) Liandru Giovanni Battista, pastore.
10) Dettori Giuseppe, pastore.
11) Mesina Francesco, pastore.
12) Sio Antonio, pastore.
13) Satgia Antioco, pastore.
14) Valurta Giovanni, pastore.
15) Moro Domenico, contadino.
ELENCO DEI CONDANNATI DI ORGOSOLO A PENE GRAVI
1) Rama Pasquale, pastore, ad anni 30.
2) Dettori Giuseppe, [...]

[...], 2 ergastoli.
4) Bassu Antonio, pastore.
5) Podda Luigi, contadino.
6) Sini Francesco, pastore.
7) Muscau Antonio Fedele, pastore.
8) Bataccone Luigi, pastore.
9) Liandru Giovanni Battista, pastore.
10) Dettori Giuseppe, pastore.
11) Mesina Francesco, pastore.
12) Sio Antonio, pastore.
13) Satgia Antioco, pastore.
14) Valurta Giovanni, pastore.
15) Moro Domenico, contadino.
ELENCO DEI CONDANNATI DI ORGOSOLO A PENE GRAVI
1) Rama Pasquale, pastore, ad anni 30.
2) Dettori Giuseppe, pastore, ad anni 30.
158 FRANCO CAGNETTA
3) Piras Antonio, contadino, ad anni 17.
4) Catgiu Salvatore, bracciante, ad anni 19.
5) Lereu Giovanni Andrea, pastore, ad anni 20.
6) Moro Pasquale, pastore, ad anni 26.
E altri.
ET.FNCO DEI LATITANTI DI ORGOSOLO NEGLI ULTIMI QUATTRO ANNI
(195054)
Gli orgolesi alla macchia, di volta in volta, devono considerarsi quasi tutti gli uomini di Orgosolo o come dogau (latitanti per timore di essere perseguiti) o come latitanti veri e propri. Pertanto un catalogo esatto e stabile si rende impossibile.
Tra i latitanti veri e propri hanno avuto fama negli ultimi anni :
1) Liandru Giovanni Battista, pastore, arrestato.
2) Dettori Giuseppe detto Liandreddu, pastore, arrestato.
3) Floris Antonio Maria, pastore.
4) Floris Raffaele, pastore.
5[...]

[...]o o come dogau (latitanti per timore di essere perseguiti) o come latitanti veri e propri. Pertanto un catalogo esatto e stabile si rende impossibile.
Tra i latitanti veri e propri hanno avuto fama negli ultimi anni :
1) Liandru Giovanni Battista, pastore, arrestato.
2) Dettori Giuseppe detto Liandreddu, pastore, arrestato.
3) Floris Antonio Maria, pastore.
4) Floris Raffaele, pastore.
5) Tanteddu Pietro, pastore, deceduto.
6) Tanteddu Pasquale, pastore.
Attualmente sono latitanti ed hanno fama :
I) Tanteddu Pasquale.
2) Floris Raffaele, dogau.
Per « favoreggiamento » di banditi si possono considerare, di volta in volta, colpiti da arresto, confino o ammonizione, quasi tutti gli uomini di Orgosolo e alcune donne. Ecco, per es., lo :
ELENCO DEI CONFINATI DI ORGOSOLO
1) Tanteddu Antonia, di anni 20, condannata ad 1 anno a Terraferma.
2) Tanteddu Antonio, di anni 65, pastore, 3 anni a ...
3) Tanteddu Francesco, di anni 24, pastore, 2 anni ad Ustica.
4) Devaddis Francesco, fidanzato di Ant. Tanteddu, di anni 34, contadino, 2 anni ad Ustica.
5) De Muru Francesco, di anni 30, pastore, 4 anni ad Ustica. [...]

[...]gi, di anni 21, pastore, 3 anni ad Ustica.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 159
14) Musina Giuseppe, di anni 27, pastore, 2 anni ad Ustica.
15) Murgia Francesco, di anni 50, bracciante, 8 anni ad Ustica.
16) Monni Salvatore, di anni 23, pastore, 1 anno ad Ustica.
17) Menneas Egidio, di anni 34, pastore, 1 anno ad Ustica.
18) Succu Carlo, di anni 34, pastore, 1 anno ad Ustica.
19) Succu Carmine, di anni 28, contadino, 3 anni ad Ustica.
20) Rubanu Pasquale, di anni 64, pastore, 3 anni ad Ustica.
21) Sorighe Raimondo, di anni 24, pastore, 1 anno ad Ustica.
22) Mesina Vincenzo, di anni 26, pastore, 1 anno a ...
23) Grissantu Carlo, di anni 24, pastore, 2 anni ad Ustica.
24) Muscau Antonio Fedele, di anni 25, pastore, 3 anni a ...
25) Sorighe Antonio, di anni 31, pastore, 1 anno ad Ustica.
26) Mereu Giuseppe, di anni 50, guardia campestre, 3 anni a ...
27) Marotto Giuseppe, di anni 29, pastore, 1 anno a ...
28) Floris Leonardo, di anni 60, pastore, 3 anni a ...
29) Muscau Giuseppe, di anni , pastore, 4 anni a ...
30) Mesina Antonio, di a[...]

[...]e tutelarli.
Per quanto quei diritti, conquistati in altro tempo dalla borghesia, siano oggi da tutti riconosciuti in Italia e risultino codificati nella Costituzione, tutti sanno in Italia — anche se non ci pensano o se lo vogliono nascondere — che si agisce in pratica violandoli troppo spesso. Si torna a principi e metodi non riconosciuti, illegali, che trovano vita e tacito consenso nella nostra tradizione peggiore, la tradizione feudale, la quale si fa sempre più profonda nella pratica di dominio della nostra borghesia. È la discriminazione contro i poveri, le classi sociali cosiddette inferiori, contro i paesi poveri e regioni cosiddette inferiori. Tali ceti e territori ben intesi, tali a volte da millenni, sono così rimasti anche perché il processo di formazione della nostra borghesia è avve
162 FRANCO CAGNETTA
nuto a loro danno, con ulteriore loro spogliazione. Ma questo processo nella fase imperialista odierna della borghesia che difende e consolida un potere già acquisito, comincia ora a farsi piú acuto, a imputridirsi: fa dime[...]

[...]re i latitanti. Trascurando, con profonda ignoranza, di conoscere la particolare situazione locale, esso impiega metodi e sistemi giudiziari — piú esattamente, direi, militari — che possono valere (se pure), in altre regioni d'Italia, per es. in Sicilia, contro un banditismo che è di delinquenti abituali, di bande.
Sorprenderà molti sapere, invece, che in Orgosolo di banditi veri e propri, di banditi «legali », attualmente ve ne è uno solo — Pasquale Tanteddu —, latitante già condannato a due ergastoli. Volendo, si pos
INCHIESTA Su ORGOSOLO 163
sono contare in piú, di volta in volta, altri occasionali (una diecina, forse, in tutta la provincia di Nuoro), imputati per lo più di reati di poco conto. Questi banditi, nei delitti che vengono loro attribuiti, non sono legati, abitualmente, tra di loro; non costituiscono banda (e non ne é mai esistita una vera e propria in Orgosolo); sono spesso rivali, divisi tra di loro, nemici.
Per lo Stato questi banditi costituiscono un solo problema veramente grave: essi non sono odiati dalla popolazion[...]

[...]Dirige le operazioni il magg. Onofrio Casano del Comando di Nuoro. Dopo un sommario controllo di tutti i fermati attraverso liste anagra
FRANCO CAGNETTA
fiche stampate oltre 200 orgolesi vengono caricati su 15 camions, 20 camionette e qualche automobile e condotti nelle carceri di Nuoro. « Un arresto in massa che ingorgò le carceri — scrive il giornale l' Unione sarda —. Il registro di matricola carceraria era illeggibile per la fretta con la quale si era dovuto compilarlo per il fermo di quasi tutto il paese ». Dopo giorni o mesi di carcere 200 uomini venivano rilasciati e
12 inviati a confino, senza avere commesso il fatto, come poi risultò da sentenza della Corte di Assisi di Sassari.
3) 1 gennaio 1954. 500 carabinieri ed agenti di polizia, in occasione dell'omicidio dell'ing. Capra, armati di mitra e fucili, circondano il paese di notte. Sono perquisite tutte le case, compresa quella del sindaco. Centinaia di uomini, condotti a mano in alto sotto la minaccia delle armi vengono stipati nel caseggiato scolastico. Gravissimi maltratt[...]

[...]; e la commissione irroga
INCHIESTA SU ORGOSOLO 169
il confino. È vero, esiste l'Appello. Il confinato fa appello alla Commissione centrale ed è proprio a questo punto che accade l'incredibile: il Prefetto, cioè colui che ha pronunziato la condanna trasmette gli atti alla commissione centrale con un suo parere motivato sulla opportunitá che la commissione centrale confermi o meno il provvedimento. Immaginatevi voi un presidente di tribunale il quale scriva, ufficialmente, al presidente della corte che deve giudicare in secondo grado su una causa da lui decisa, consigliando la corte come deve regolarsi? Siamo nel caos del diritto processuale, nell'anarchia delle competenze, nel regno dell'arbitrio. Ma il culmine non è ancora raggiunto : si va ancora oltre poiché il prefetto, oltre a formulare il parere in favore di se stesso, non esita ad inserire nel suo rapporto alla commissione centrale nuove circostanze che non sono state vagliate dalla commissione di primo grado, senza naturalmente indicarne le fonti e spesso in contrasto con gli ste[...]

[...]nunciano le gravi conseguenze nel paese. È la rovina economica per il pastore di Orgosolo che per presentarsi agli uffici di p.s. in paese, come prescritto, se è ammonito deve abbandonare il lavoro in campagna : il mestiere; e, ancora piú, se confinato deve abbandonare per anni le sue pecore, e senza sapere a volte, neppure a chi: intere famiglie risultano infatti confinate in Orgosolo!
Si consideri, ancora, che i maggiori latitanti, per es. Pasquale Tan
(15) ib. pp. 910.
(16) ib. p. 11.
(17) cfr. pp.
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teddu, sono diventati tali proprio per sottrarsi a questa imposizione. E se la delinquenza non trova incentivo in questo modo, lo trova altrettanto con il rancore che un innocente prova verso la polizia, lo Stato che lo colpisce ingiustamente; lo trova nella permanenza al confino, vera e propria colonia e scuola di delinquenza.
Questo infamante Tribunale è una delle più gravi cause di perturbazione nel paese. Adesso si è arrivati a colpire — e per la prima volta nella storia sarda — persino delle donne! Il suo odios[...]

[...]ibunale è una delle più gravi cause di perturbazione nel paese. Adesso si è arrivati a colpire — e per la prima volta nella storia sarda — persino delle donne! Il suo odioso carattere di Tribunale coloniale fa arrossire ogni italiano civile.
2) Tribunali ordinari.
Ma anche nel regolare processo di fronte alla magistratura si profila qui un carattere speciale. L'autorità di polizia, avocando a sé generalmente l'indagine, delimita l'ambiente nel quale poi si muove la stessa magistratura. Non sempre, su queste basi, l'autorità giudiziaria ha potuto dare buone prove di sé in Sardegna. Così fu per es. il 1905 in un famoso processo ad Oristano che ingenerò la « disamistade » di Orgosolo e nel quale si assolse l'assassino; e così é stato nel 1953 nel famoso processo di Cagliari per «Monte Maore » (Villagrande) e per « Sa verula », imbastito solo su basi indiziarie, e nel quale, solo in base ad un riconoscimento fotografico di un pregiudicato, Sebastiano Mereu, furono condannati all'ergastolo ben 11 orgolesi. Certamente molti di essi, come tutti sanno in Sardegna, sono innocenti: auguriamo che l'Appello saprà riparare a questi torti. Questo ha denunziato anche l'on. Velio Spano al Senato il 13 dicembre 1953.
Ostaggi
Da qualche tempo la polizia in Orgosolo ha iniziato una misura gravissima. I famigliari di un latitante, genitori, coniugi, figli (e senza distinzione di sesso e di età) vengono arrestati e deportati col. confino per « favoreggiamento ». Neppure nel me[...]

[...] stare con i carabinieri.
Carabinieri: — Ma guardateci, guardateci — e si arricciano i baffetti. Ragazze: — Le ragazze di Orgosolo non se la fanno con i carabinieri. Carabinieri: — Voi ci offendete. Badate come parlate!
Ragazze: — Lasciateci stare e rispettateci.
Carabinieri: — Siete più delinquenti degli uomini. Vi domeremo con lo strumento.
Ragazze: — Ma chi credete di essere, o vanitosi! Pensate a domare voi stessi con la giustizia.
***
Quale é la conseguenza di questa politica razzista, coloniale?
La divisione completa tra il paese e lo Stato, lo stato di vera e propria paura reciproca e continua che esiste tra la popolazione e le forze di polizia, la sfiducia completa degli orgolesi per ciò che é statale e non è orgolese.
E questo l'ambiente che genera essenzialmente il « banditismo ».
Per la minima mancanza o reato commessi, per la minima minaccia o per il solo amichevole avviso che un nemico personale, un confidente, un poliziotto ecc. stanno per denunciarlo all'autorità statale, l'orgolese si dà alla macchia. Lo fa, come q[...]

[...] E si può dire che, almeno una volta nella vita, ogni orgolese, o quasi, sia passato per questo stato.
174
FRANCO CAGNETTA
Dal dogau generalmente viene fuori il vero e proprio bandito. Uno sguardo alla storia dei banditi del paese (e, si potrebbe dire, di tutta la Barbagia) ci dimostra che all'origine di un bandito sta un'ingiustizia iniziale ed il dogau.
Così dogau fu per es. in passato Onorato Succu per vendetta, e dogau nel presente fu Pasquale Tanteddu per sfuggire alla commissione di confino. Per quanto la latitanza del dogau non sia reato, e non può essere neppure considerata prova di colpevolezza, una volta alla macchia, al dogau si presentano cento circostanze che lo spingono a farsi bandito.
Una volta alla macchia, la polizia gli imputa spesso ogni sorta di delitti; vi concorrono i paesani : i nemici personali, i confidenti, e i delinquenti minori che vedono così la possibilità di commettere reati, scaricando su un dogau le proprie responsabilità.
Una volta alla macchia la vita per il dogau si fa difficile: disoccupato, egli[...]



da Luciana Castellina, Motivazioni e obiettivi del Partito operaio turco. [sopratitolo: Una forza politica di sinistra che nasca dai sindacati] [sottotitolo: Il gruppo dirigente del POT non cerca facili soluzioni «cittadine» ma vuole realizzare il contatto organizzato con le masse contadine che rappresentano la grandissima maggioranza del paese] in KBD-Periodici: Rinascita 1965 - 1 - 23 - numero 4

Brano: [...]
lartito opera
co
Il gruppo dirigente del POT non cerca facili soluzioni « cittadine )) ma vuole realizzare il contatto organizzato con le masse contadine che rappresentano la grandissima maggioranza del paese
Il clamoroso ritiro dell'adesione dalla forza multilaterale atomica da parte della Turchia, dopo anni di asservimento del governo di Ankara alla politica atlantica, sollecita un esame su quanto è andato verificandosi in questo paese nel quale, dopo il rovesciamento del regime di Menderes, tutto sembrava tornato all'immobilità conservatrice che lo ha dominato negli ultimi decenni. Quale è dunque la portata reale di questa svolta di politica estera? In che misura essa esprime una maturazione di forze e di orientamenti nuovi nella realtà turca e in che misura essa è invece la mossa diplomatica di un governo conservatore che vuole rialzare le proprie azioni sul piano internazionale con una politica più duttile e articolata? La risposta a questi interrogativi non può non muovere da un riesame degli sviluppi delle vicende interne al paese negli ultimi anni.
Nonostante la Turchia sia il paese dove più sovente ricorre la parola « rivoluzione » (giacché è cos) che, non senza compia[...]

[...]urchi un proprio autonomo partito politico.
Fondatori della nuova formazione — il Partito operaio turco — sono infatti 12 dirigenti sindacali, espressione di alcuni gruppi di lavoratori che si sono resi conto dei limiti dell'azione sindacale e che pur essendosi collegati in un secondo tempo con gruppi di intellettuali di formazione socialista, hanno cercato di mantene
re al partito tin rigido carattere laburista, fino a emanare uno statuto nel quale è stabilito che le cariche dirigenti, a tutti i livelli, non possono esser ricoperte che per il 50% da intellettuali mentre l'altro 50% deve esser garantito a lavoratori manuali.
Una simile norma può far sorridere laddove iI movimento operaio ha origini antiche e dove i1 rapporto intellettualiclasse operaia è andato precisandosi attraverso esperienze pratiche
e teoriche assai pin complesse, ma appare del tutto comprensibile in Turchia dove le forze popolari non sono mai riuscite ad esprimere autonomamente la loro voce e dove ogni formazione politica è fatalmente finita per cadere nelle mani[...]

[...]'Anatolia, nonostante la mancanza di mezzi, nonostante i mille ostacoli frapposti dalle autorità del paese forti di una legislazione che riprende testualmente gli articoli del codice italiano fascista.
Ma è talmente forte nelle masse popolari l'esigenza di trovare un punto di riferimento nuovo, talmente grande la curiosità che questo partito
il primo partito operaio ehe nasce legalmente in Turchia — ispira, che le difficoltà vengono superate.
Quale è la linea di questo nuovo partito? I suoi dirigenti affermano di essere socialisti, ma si sa che questo termine è finito per essere oggi una definizione troppo generica, per determinare la linea e il carattere di una formazione politica. L'importante è che sembra trattarsi non di una etichetta inventata da un piccolo gruppo che si richiama ad esperienze estranee alla realtà del paese ma di una forza autentica, che nasce dal seno stesso del movimento popolare turco. E importante è anche il fatto che esso si ponga esplicitamente come fine la mobilitazione delle masse popolari, dei contadini in[...]



da (Mito e civiltà moderna) Ernesto De Martino, Mito, scienze religiose e civiltà moderna in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: N UOVI ARGOMENTI

N. 37 Marzo Aprile 1959

Il mito, il simbolo, l’arcaico, il magico, il sacro esercitano sulla cultura contemporanea un fascino crescente in palese contrasto col tecnicismo del mondo moderno e con le molto concrete e realistiche passioni sociali e politiche che lo dividono. Il fenomeno può essere considerato da punti di vista diversi : innanzi tutto come « ritorno alla religione », quale che sia la consistenza e il significato di tale ritorno; in secondo luogo come influenza e suggestione immediate dell’arcaico, del simbolico, del mitico — e in genere del variamente irrazionale — sulla sensibilità, sul costume, sulle arti figurative, sulla musica, sulla letteratura e sulla stessa vita politica; in terzo luogo come particolare orientamento delle scienze religiose, soprattutto neirultimo quarantennio; e infine come nuovo modellarsi del mito e delle forme di vita religiosa presso i popoli coloniali o semicoloniali — o da poco usciti dal rapporto coloniale — e presso le minoranze[...]

[...]se degli2

PREFAZIONE

studiosi e del pubblico per i problemi relativi al mito, al simbolo, all’arcaico : del che fanno fede, in particolare, alcune collane che hanno assolto una importante funzione culturale in questo senso, e prima di tutte in ordine di tempo la collana di Studi religiosi etnologici e psicologici dell’editore Einaudi. In questo quadro deve essere considerato il presente fascicolo dedicato a « Mito e civiltà moderna », nel quale figurano unicamente contributi italiani. Naturalmente il tentativo presenta qualche menda e qualche lacuna, anche tenendo conto delle forze culturali che erano disponibili: più grave fra tutte la lacuna relativa all’argomento «mito e letteratura moderna» che nel presente fascicolo non trova trattazione. Ci auguriamo che in un prossimo avvenire la nostra rivista possa dedicare la propria attenzione anche a questo importante aspetto dei rapporti fra mito e civiltà moderna. Abbiamo comunque ragione di credere che, anche così come si è riusciti ad attuarlo, il presente tentativo ha qualche merito[...]

[...]olge, soprattutto per opera della secessione junghiana, ad una rivalutazione della vita religiosa e del mito; la tradizione epistemologica francese, che già col Bergson accentua le radici esistenziali della funzione fabulatrice (2), palesa con Gastone Bachelard una netta flessione verso il mondo dei « simboli » (3).

Una analoga vicenda è possibile riscontrare nella tradizione sociologica francese, particolarmente a proposito del LévyBruhl; il quale nei suoi primi lavori sulla mentalità primitiva si muove ancora sul piano

(1) E. Cassirer, Philosophie der symbolischen Formen, II (Das mythische Denken), Berlino 1925.

(2) Bergson, Le deux sources de la morale et de la relìgion, Parigi 1932.

(3) G. Bachelard, La psychanalyse du feuy Parigi 1938; L'eau et les rèves, Parigi 1942; La terre et les rèveries de la volontà, Parigi 1948; La terre et les rèveries du repos} Parigi 1948; L’air et les songes, Parigi 1943.6

ERNESTO DE MARTINO

del « progresso della coscienza » come lo intendeva Leone Bruschwicg, e quindi nella prospettiva [...]

[...]a » {Deutscheglaubensbewegung). Ma lasciando da parte questi estremi sussulti, così scopertamente legati alle sorti di un imperialismo politico e la cui stagione fu breve ancorché sanguinosa, è innegabile il fatto che negli ultimi quarantanni le forme tradizionali di vita religiosa, e il cattolicesimo in particolare, sembrano aver riacquistato negli animi prestigio e signoria: tanto che da più parti si è parlato di un « ritorno alla religione », quale che sia

(4) Il disatcco di LévyBruhl dalle posizioni prevalenti in Les fonctìons mentàles dans les sociétés injérieures (1910) è segnato dall’intervento alla Societé fran^aìse de philosophie (1929) e dalle opere successive (Le surnaturel et la Nature dans la mentalité primitive, 1931; La mythologie primitive, 1935; L'experience mystique et les symboles chez les primitives, 1938; e soprattutto i Carnets pubblicati postumi nel 1949). Per questo sviluppo del pensiero di LévyBruhl si veda ora G. Gusdorf, Mythe et métaphisique, 1953, p. 187 sg.

(5) Come giustamente osserva il Gehlen, Urmensc[...]

[...]ia della crisi e all’affiorare di una tematica esistenzialistica: nel 1918 appare infatti il primo volume di Der Untergang des Abenlandes dello Spengler, mentre nel 1919 la prima edizione del Rómerbrief barthiano, inaugurerà, insieme alla Psychologie der Weltaschuungen dello Jaspers, la cosiddetta rinascenza kierkegaardiana. Qualche anno più tardi, nel 1923, J. W. Hauer pubblicherà Die Religionen: ihr Werden, ihr Sinn, ihre Wahrheity opera nella quale già affioravano alcuni temi che dovevano poi, una diecina d’anni più tardi, alimentare — come si è già detto — il « movimento della fede tedesca », capeggiato dallo stesso Hauer. Il Sacro, oltre l’ovvio ed esplicito richiamo alla filosofia religiosa dello Schleiermacher, riprende e sviluppa un tema che già era affiorato in due storici delle religioni, il Marett e il Sòderblom: il tema, cioè, di uno specifico carattere dell’esperienza religiosa. In sostanza il « timore religioso » si distingue per qualità dagli altri timori naturali per un suo oggetto specifico, che è il « radicalmente altro »[...]

[...]ation und Theologie), e p. 229 {Das Aliud valde bei Augustin).MITO, SCIENZE RELIGIOSE E CIVILTÀ MODERNA

9

Ma il numinoso come alterità radicale che atterrisce, cioè come tremendum, è sperimentato al tempo stesso come alcunché di polarizzante, di cattivante, di fascinante, che invita perentoriamente al rapporto (9). Questo « radicalmente altro » e « ambivalente » costituisce il momento irrazionale della complessa categoria del sacro, nella quale i momenti razionali (morali, estetici, conoscitivi) sono senza dubbio argomento di perfezione e di elevatezza, ma non esauriscono mai la fondamentale irrazionalità della esperienza religiosa:

Una religione potrà salvarsi dal razionalismo se manterrà desti e vivi gli elementi irrazionali. D’altro canto saturandosi copiosamente di momenti razionali essa si preserva dal cadere o dal permanere nel fanatismo o nel misticismo, meritando di diventare religione di cultura e di universalità (QttalitatsKuìturund MenschheitsReligion) (10).

Il « tutt’altro ambivalente » si configura dunque come un [...]

[...]e un momento ulteriormente irriducibile ad altro, come un dato che è l’ultima Thule dell’analisi: lo si può rivivere e descrivere e suggerire in qualche modo, ma non propriamente rigenerare nel pensiero. Il fenomenologo e lo storico delle religioni possono individuare i modi con i quali, soprattutto nelle cosiddette religioni superiori, l’incontro col «tutt’altro» si satura di elementi razionali: ma quell’incontro è una esperienza di fronte alla quale una scienza assennata non può non arrestarsi, limitandosi ad indicare, e in ultima istanza lasciando il posto all’immediato rivivere. Ora proprio a questo punto si fanno valere alcune aporie. Senza dubbio il « tutt’altro ambivalente » circoscrive un momento essenziale dell'esperienza religiosa; dal tnana e dalle altre rappresentazioni della forza numinosa sino alla collera di Jahvé e alla stessa esperienza cristiana del divino, questo momento appare comunque presente e ineliminabile, anche se in ciascuna formazione storica concreta sta in un diverso equilibrio e assume diversi significati cul[...]

[...]ui si ha dunque la ripetizione della situazione traumatica, cioè l’assentarsi della madre a cui seguiva l’ansiosa attesa del ritorno: tuttavia la ripetizione «giuocata» presenta caratteri specifici rispetto alla semplice ripetizione coatta, poiché nel giuoco del rocchetto la ripetizione non era passivamente subita, ma il passato veniva fatto attivamente tornare, in una vicenda di cui il bambino possedeva la regola della ripetizione. Il jfilo col quale il bambino governava la « madrerocchetto » esprimeva simbolicamente la riappropriazione e la risoluzione della situazione conflittuale della scomparsa e dell’attesa penose. Nella situazione reale l’allontanarsi e il ritorno della madre cadevano fuori di ogni possibilità di controllo, nel giuoco invece la madre era fatta allontanare e tornare secondo una vicenda che il bambino governava mediante il filo del rocchetto. Aveva luogo così una forma di ripetizione di tipo diverso dalla ripetizione coatta e irrisolvente nelle nevrosi traumatiche, poiché nel giuoco del rocchetto si ha una ripetizione[...]

[...]itz, Wiederholung, Rhytmus, Langweile, in Imago XXIII (1937), Heft 2, pp. 171196.

(15) B. Malinowski, Myth in Primitive Psychology, Londra 1926.

(16) Th. Preuss, Der religiose Gehalt der Mythen, Tiibingen 1933.

(17) p. 18 della trad. it. [Torino, 1948]: l’immagine del «passo indietro» è però di Ortega y Gasset.14

ERNESTO DE MARTINO

orientato verso il ripetere rivivendo e un rivivere ripetendo il passato metastorico esemplare, nel quale viene periodicamente riassorbita la proliferazione storica del divenire, e persino la stessa norma mimica o verbale delle singole iterazioni rituali. Così, per es., la festa babilonese dell’anno nuovo, Ya\ttu, disfa ogni volta il tempo accumulato nel corso dell’anno spirante, raggiunge il caos primordiale e ripete l’atto cosmogonico. Lo scenario delle cerimonie comporta innanzi tutto un regresso nel periodo mitico che precede la creazione, nel periodo caotico e germinale del mostro marino Tiamat: tale regressione è simbolicamente realizzata col rovesciamento simbolico dell’ordine sociale, con[...]

[...]zione di identici miti: un’astrazione che non aiuta certo alla comprensione né l’etnologo né lo storico delle religioni. Ma la tematica della ripetizione ha avuto anche nelle scienze religiose un impiego che si annunzia più promettente di risultati. Così per es. Jean Cazeneuve ha recentemente ripreso il rapporto fra ripetizione coatta della scena traumatica, ripetizione riappropriatrice nel giuoco e ripetizione rituale di un mito primordiale:

Quale può essere la funzione, la virtù, della ripetizione (di un evento numinoso) ? Con tutte le riserve che comporta un paragone del genere, è possibile chiedere alla psicanalisi la risposta a questa domanda, poiché può trattarsi in questo caso di un fenomeno che appartiene al meccanismo più generale dd pensiero simbolico. Freud, in effetti, si era trovato dinanzi a un problema simile a proposito di una osservazione particolare che lo aveva condotto a riflettere sul significato della ripetizione. Egli cita a questo proposito l’esempio di un bambino che si abbandonava al singolare giuoco di far sco[...]

[...]ud, in effetti, si era trovato dinanzi a un problema simile a proposito di una osservazione particolare che lo aveva condotto a riflettere sul significato della ripetizione. Egli cita a questo proposito l’esempio di un bambino che si abbandonava al singolare giuoco di far scomparire un oggetto nascondendolo alla vista. Con questo atto, che ripeteva spesso, il bambino voleva mimare l’allontarsi della madre, per lui molto penoso... Freud si chiese quale poteva essere la funzione della ripetizione, agita

0 sognata, di un evento traumatico, e concluse che la ripetizione consentiva di padroneggiare tale evento, dando al soggetto rimpressione di produrlo da sé, in luogo di subirlo passivamente. ...Trasferiamo questa spiegazione, mutatis mutandis, sul terreno dei fatti che abbiamo preso in considerazione. Il primitivo... cerca di chiudersi in un sistema di regole che sia atto a definire per lui una condizione umana senza angoscia; cerca per così dire di chiudersi in un ideale di inerzia. Certamente la varietà delle situazioni che egli può inco[...]

[...]plasmerà nella consacrazione dell’evento » (23).

(23) J. Cazeneuve, he rites et la condition humaine, Parigi 1958, p. 122 sg.18

ERNESTO DE MARTINO

Sul tema del « passo indietro » e del ritorno rituale di una situazione mitica iniziale si è soffermato anche LéviStrauss, che non ha mancato di sottolineare a questo proposito la omologia con la terapia psicoanalitica :

Curando il malato, lo sciamano offre al suo uditorio uno spettacolo. Quale spettacolo? A rischio di generalizzare imprudentemente certe osservazioni, diremo che questo spettacolo è sempre quello di una ripetizione, da parte dello sciamano, della chiamata, cioè della crisi iniziale che gli ha portato la rivelazione della propria condizione di sciamano. Ma la parola spettacolo non deve trarre in inganno. Lo sciamano non si contenta di riprodurre o di mimare certi eventi: egli li rivive effettivamente in tutta la loro vivacità, originalità e violenza. E poiché, al termine della seduta sciamanistica, lo sciamano ritorna allo stato normale, noi possiamo dire, prendendo a[...]

[...]a organica o anche semplicemente meccanica A questo argomento il LéviStrauss ha dedicato una interessante monografia, che prende spunto da un testo magicoreligioso proveniente dai Cuna del Panama, e pubblicato per la prima volta dal Wassen e dall’Holmer nel 1947 (25). L’incantesimo ha una destinazione specifica: viene impiegato esclusivamente per facilitare un parto difficile. Quando il caso lo richiede la levatrice va a chiamare lo sciamano, il quale si reca alla casa della partoriente e compie la propria opera accovacciandosi sotto l’amaca dove la partoriente giace, impegnata nel suo travaglio senza esito. Ora la struttura di questo incantesimo

(24) C. LeviStrauss, Anthropdogie structurcde, Parigi 1958, p. 199.

(25) Nils M. Holmer e Henry Wasser, Mulgcda or thè Way of Muu, a medicinesong jrom thè Cunas of Panama, Goteborg 1947. I Cuna furono diligentemente studiati dal Nordenskiòld, il quale ebbe modo di formare fra gli indigeni preziosi collaboratori: uno di essi, il vecchio Guillermo Haya, fece pervenire al successore di Nòrdensk[...]

[...]i reca alla casa della partoriente e compie la propria opera accovacciandosi sotto l’amaca dove la partoriente giace, impegnata nel suo travaglio senza esito. Ora la struttura di questo incantesimo

(24) C. LeviStrauss, Anthropdogie structurcde, Parigi 1958, p. 199.

(25) Nils M. Holmer e Henry Wasser, Mulgcda or thè Way of Muu, a medicinesong jrom thè Cunas of Panama, Goteborg 1947. I Cuna furono diligentemente studiati dal Nordenskiòld, il quale ebbe modo di formare fra gli indigeni preziosi collaboratori: uno di essi, il vecchio Guillermo Haya, fece pervenire al successore di Nòrdenskiòld, Henry Wasser, il testo in quistione, redatto in lingua originale e accompagnato da una traduzione spagnuola, sottoposta poi ad una accurata revisione da parte dello Holmer.MITO, SCIENZE RELIGIOSE E CIVILTÀ MODERNA

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mostra un complesso simbolismo, orientato in parte verso la ripresa di una situazione iniziale, e in parte verso il rivivere in termini risolutivi i conflitti e i processi somatici del partorire. L’incantesimo si apre con una l[...]

[...]rattasse — commenta LéviStrauss — di abolire nello spirito della malata la distinzione che separa (il piano mitico dal piano fisiologico), e di rendere impossibile la differenziazione dei loro rispettivi attributi » (26). L’incantesimo sembra proteso « a rendere chiaro ed accessibile al pensiero cosciente della partoriente la sede di sensazioni e di sofferenze ineffabili e dolorose » (27); lo sciamano « fornisce alla sua malata un linguaggio nel quale possono esprimersi immediatamente degli stati non formulati e altrimenti informulabili», ed è appunto questo pas
(26) LeviStrauss, op. citp. 213.

(27) Op. cit., p. 215.20

ERNESTO DE MARTINO

saggio alla espressione verbale che consente di rivivere in forma ordinata e intelligibile una esperienza attuale e che provoca lo sblocco del processo fisiologico (28). A questo punto LéviStrauss istituisce un paragone fra la tecnica psicoanalitica e questo tipo di tecnica sciamanistica :

...[Sia nel caso di trattamento psicoanalitico che di quello sciamanistico] ci si propone di condurre al[...]

[...]condurre alla coscienza conflitti e resistenze rimaste sino allora inconsce, sia perché repressi, sia — come nel caso del parto — per la loro specifica natura, che non è psichica, ma organica o anche semplicemente meccanica. Nei due casi i conflitti e le resistenze si dissolvono non per la conoscenza, reale o supposta, che la malata ne acquista progressivamente, ma perché questa conoscenza rende possibile una esperienza specifica nel corso della quale i conflitti si realizzano in un ordine e su un piano che permette il loro libero svolgimento e conducono alla loro risoluzione (29),

A questo punto LéviStrauss istituisce però tutta una serie di differenze fra la tecnica psicoanalitica e la tecnica dell’incantesimo Cuna. La psicoanalisi ha per oggetto il trattamento di disturbi psichici, l'incantesimo Cuna tratta un disturbo organico. La cura psicoanalitica cerca di far rivivere al malato la situazione conflittuale che sottende un simbolo individuale, la cura sciamanistica impiega un mito sociale, che il malato riceve dall’esterno. Nella p[...]

[...]sso del movimento psicoanalitico maturasse, soprattutto dopo la prima guerra mondiale, una crisi che doveva esercitare una notevole influenza diretta nel campo delle scienze religiose. Noi possiamo considerare tale crisi, che si ricollega all’indirizzo di Jung e della sua scuola, da diversi punti di vista. Ma da quello che qui ci interessa l’junghismo appare, in primo luogo, un nuovo apprezzamento del significato e della funzione del simbolo: il quale non è più interpretato, come nel freudismo ortodosso, una semplice maschera del passato ritornante in modo irriconoscibile e irrisolvente, ma si configura come un ponte per un verso rivolto al passato che rischia di tornare nella estraneità e nella servitù del sintomo nevrotico, e per l’altro verso orientato verso la realizzazione di valori culturali di cui è il presentimento, la prefigurazione e il dinamico dischiudersi. In rapporto a questo diverso apprezzamento, mentre nella prospettiva del22

ERNESTO DE MARTINO

freudismo ortodosso si trattava di smascherare la maschera simbolica, e [...]

[...]5.

(45) S. H. Hooke, Ritual and Kingship, Oxford, 1958, p. 261 sg.28

ERNESTO DE MARTINO

rituali assunsero un modello adattato ai bisogni di una civiltà urbana e di una struttura sociale di cui il re è al centro (46).

Per quanto la scuola miticorituale si lasciò talora fuorviare da una unilaterale accentuazione del momento rituale della vita religiosa (47), resta come suo merito l’aver energicamente sottolineato che un vero mito, nel quale si crede e che conferisce vita e significato, è inseparabile dal rito e dal culto o almeno dalla prospettiva di un possibile riviverlo, in date e luoghi stabiliti, in una definita vicenda liturgica : i « miti » che operano nella letteratura, nella filosofia, nella scienza senza alcun riferimento a un culto attuale o possibile sono propriamente letteratura, filosofia o scienza, ma non miti vivi, ancorché ne riecheggiano il tema. Noi cercheremmo del resto inutilmente in questo indirizzo generale delle scienze religiose formulazioni teoriche molto rigorose, tali da assùrgere a un vero e proprio [...]

[...]der Leuuw, Urzeit und Endzeit, in « Eranos Jahrbuch », XVII (1949), pp. 11 sgg.; T. Preiss, The vision of History in thè New Testament. On meaning of history, Papers of thè

ecumenical Institute, Genève 1950, pp. 54 sgg. J. Danielou, Essai sur le mystere de l’histoire, Paris 1953. Non senza significato è l’addensarsi di opere e monografie relative a questa problematica negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, periodo nel quale cade anche la produzione di Mircea Eliade (Le mythe de l’éternel retour è del 1949).

(57) Si veda p. es. Caillois, L’homme et le sacre, 19502 (19391), p. 17 sg. Analoga impostazione sta alla base della fenomenologia del van der Leeuw e di Mircea Eliade, come della teoria del mito del Gusdorf.MITO, SCIENZE RELIGIOSE E CIVILTÀ MODERNA

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religiose ma anche fra scienze religiose e punti di vista confessionali. Il gesuita Daniélou può su questa importante questione manifestare il suo pieno consenso con R. Otto e con Mircea Eliade:

Già Rudolf Otto ha acutamente osservato che certi sim[...]

[...]ti di vista confessionali. Il gesuita Daniélou può su questa importante questione manifestare il suo pieno consenso con R. Otto e con Mircea Eliade:

Già Rudolf Otto ha acutamente osservato che certi simboli, come l’immensità del deserto o la profondità della notte, risvegliano risonanze specificamente sacrali, il « numinoso », e non possono essere ridotte ad altre categorie di conoscenza: motivo ripreso magistralmente da Mircea Eliade, per il quale le realtà del mondo visibile sono ierofanie, manifestazioni del sacro, attraverso le quali si manifestano certi aspetti della realtà divina, la sua potenza attraverso la tempesta, la sua stabilità attraverso il movimento degli astri, la fecondità attraverso la pioggia ed il sole. Le interpretazioni naturalistiche che riducono il contenuto dei simboli ad una semplice sublimazione della stessa vita biologica sono erronee: ciò che i simboli ci fanno conoscere è realmente qualche cosa di Dio (58).

Il secondo tema ricorrente nel movimento di rivalutazione esistenziale della religione è la funzi[...]

[...] è certo che il rinato interesse per un problematico del genere è in rapporto con l’orientamento generale dell’epoca che stiamo esaminando.

# # #

Una valutazione critica del movimento di rivalutazione deve partire, per quel che ci sembra, dalla esperienza del numinoso. Nella teorizzazione che ne ha dato R. Otto, si tratta — come si è detto — di una « ultima Thule » esistenziale, o, se più piace, di una sorta di « tetto del mondo » oltre il quale non è dato salire più in alto. È questa esperienza del numinoso, o della ierofania o della cratofania o dell’essere afferrati dal divino, che in un modo o nell’altro opera in tutto il movimento di rivalutazione, e fa convergere i filoni parziali del movimento stesso verso un obiettivo comune, che è l’autonomia del « sacro » come permanente esigenza della natura umana. Ma c’è da chiedersi se il « dato immediato» della esperienza del numinoso, con le sue connotazioni caratteristiche, non possa essere rigenerato dal pensiero, e risultare in tal modo come momento di una dinamica più ampia. In rea[...]

[...]orto e alla ri appropriazione. Sempre nella stessa prospettiva, è possibile dedurre tutti gli altri momenti della dinamica religiosa, in primo luogo il simbolo miticorituale. La presenza in crisi è esposta al rischio di non essere autentica presenza, cioè di patire il ritorno del passato non oltrepassato, in cui si è perduta e a cui è rimasta legata: un ritorno che, in quanto crisi, ha luogo nella forma cifrata e servile del sintomo psichico dal quale « si è agiti ». Il piano dell’àlterità radicale si configura pertanto come piano di ripresa e di risoluzione del simbolismo chiuso e passivamente subito, cioè del rischio che il passato torni nella maschera irriconoscibile del sintomo nevrotico o psicotico. Appunto per questo il tutt’altro ambivalente si articola nella ripetizione rituale di un mito: le varie crisi individuali ricorrenti in un dato regime di esistenza sono tolte dal loro isolamento individualistico e trattate in forma socializzata e istituzionale mediante modelli di risoluzione che attuano la reintegrazione delle alienazioni [...]

[...]o momento ierogenetico : solo che nell’esempio freudiano si tratta di un angustissimo simbolo infantile, ad uso strettamente individuale, e quindi privo della complessa vita culturale che la socializzazione e la istituzionalizzazione comportano. Il grande tema mitico del « nume che scompare e che torna », e che nel rito è fatto scomparire e tornare, costituisce invece nelle civiltà del mondo antico un esempio di simbolo religioso collettivo, nel quale trovano un orizzonte di arresto e di ripresa, di controllo e di risoluzione,

i momenti critici connessi al ritmo stagionale della vegetazione, all’invecchiare e al morire del re e alle crisi della successione, ai lutti familiari e al rischioso ritorno dei morti, e infine a episodi traumatizzanti che ricorrono nell’infanzia e nelPadolescenza di ciascun individuo. In altri termini la vita storica dell’uomo in società comporta necessariaMITO, SCIENZE RELIGIOSE E CIVILTÀ MODERNA

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mente un continua « distaccarsi » da situazioni, un continuo dover oltrepassare le situazioni che passano [...]

[...]otto l’angolo visuale di quanto di positivo e di esprimibile in valori risulta per la società storica nel suo complesso, al di là della esperienza mistica individuale in atto. Un mistico che possa a tutti gli effetti essere considerato nell’isolamento astratto della sua avventura psicologica personale, e che abbia reciso tutti i vincoli che lo legano alla sua propria società e alla sua epoca non è in realtà un mistico, ma un «malato», intorno al quale la psichiatria potrà dirci qualche cosa, ma non la storiografia. Nei « veri » mistici, cioè giudicabili dal punto di vista della storia della cultura, il momento della « malattia » può assumere un rilievo più o meno grande, ma è pur sempre la guarigione che li individua culturalmente, e con la guarigione la loro giudicabilità secondo le « opere », secondo ciò che hanno realmente fatto e che può essere dallo storico espresso e definito. Questo rapporto affiora talora alla coscienza degli stessi mistici, soprattutto cristiani, come p. es. in S. Teresa:

(In S. Paolo) si ammirano gli effetti d[...]

[...]rto fra energia morale mondana della civiltà occidentale e simbolo cristiano assume talora vie molto mediate (si pensi al rapporto fra etica protestante e spirito del capitalismo, secondo la tesi famosa del Max Weber): ma il rapporto sussiste e conferisce alla storia delPoccidente la sua fisionomia inconfondibile. D’altra parte al germe di consapevolezza della storia che è racchiuso nel simbolo cristiano è altresì da attribuire la energia con la quale l’Occidente ha condotto innanzi il processo di laicizzazione del mondano operare, sconsacrando e restituendo all’umano una sfera sempre più vasta di attività culturali. Per quanto già nel mondo antico si manifesta il processo di liberazione del profano dal sacro, per entro la civiltà cristiana la progressiva autonomia dell’umano dal divino ha intensificato il suo ritmo, soprattutto dalla Riforma e dal Rinascimento in poi. Noi abbiamo scoperto oggi le « origini » miticorituali del teatro, delle arti figurative, della letteratura, della danza e della musica, il nesso fra mito, teologia, metafis[...]

[...]a dell’occidente, e di viverlo in tutta serietà, assumendosi l’accresciuta responsabilità umana che comporta. Nascono altresì dal rischio di perdere, insieme alla protezione religiosa, i valori su cui si fonda il viver civile, a delPacuirsi del senso di insicurezza e di precarietà di una storia cui la metastoria miticorituale non fa più da orizzonte protettivo. Fermenta così negli animi non già propriamente un « ritorno alla religione » — per il quale occorrerebbe un oblio totale di

(61) J. Daniélou, contrapponendo la concezione marxista a quella cristiana della storia, scrive: « Per il marxista la storia non è ancora decisa e il suo sguardo si apre sulPavvenire. Per il cristiano, la storia è sostanzialmente decisa e l’avvenimento essenziale è al centro e non al termine » {Essai sur le mystère de Vhistoire> 1953, p. 83).44

ERNESTO DE MARTINO

esperienze e di eventi che volenti o nolenti portiamo nel sangue — ma un urto irrisolvente fra terrore della storia, nostalgia del simbolo cristiano e più o meno consapevole impossibilità di [...]

[...]nte fra terrore della storia, nostalgia del simbolo cristiano e più o meno consapevole impossibilità di dimenticare il processo culturale che ha fatalmente dischiuso all’uomo moderno il senso della storia e più ancora l’umanesimo integrale che gli è potenzialmente congiunto. Né quest’urto irrisolvente può trovar esito legittimo in tormentati compromessi sul tipo della cosiddetta «demitizzazione del Nuovo Testamento», patrocinata dal Bultmann: il quale — nel proposito di restituire al messaggio cristiano un significato accettabile per il mondo moderno — si è adoperato a cernere, avvalendosi degli strumenti analitici offerti dalPesistenzialismo heideggeriano, quanto nel Nuovo Testamento è « mito » e quanto « messaggio », col risultato di conservare come « messaggio » ciò che, per l’uomo moderno, è ancora « mito », e di respingere come «mito» ciò, per il credente, costituisce parte vitale del simbolo religioso cristiano (62).

Del resto, per quanto riguarda il «ritorno alla religione» negli Stati Uniti, ecco che cosa ne pensa J. Milton Ying[...]

[...]l 53% di coloro che così proclamano non saprebbe indicare neanche il primo dei quattro libri del Nuovo Testamento... Il ritorno alla religione può essere compreso solo notando la simultanea secolarizzazione della Chiesa. Ciò che « torna » è una istituzione che pone poche domande relative alla fede... Vi è una tendenza a ritenere che la religione è un bene perché è utile per altri maggiori valori, rovesciando così il rapporto mezzofine secondo il quale la religione è considerata il valore supremo. Ciò è in rapporto col fatto che i principali valori della società americana si esprimono in termini non religiosi, ma secolari e soprattutto nazionali [cioè come esaltazione del «modo americano di vita »] (63).

Da quanto è stato fin qui detto e ragionato affiora un risultato preciso: il sacro è entrato in agonia e davanti a noi sta il problema di sopravvivere come uomini alla sua morte, senza correre il rischio di perdere — insieme al sacro — l’accesso ai valori culturali umani, o di lasciarci travolgere dal terrore di una storia cui non fa più[...]

[...] alla sua morte, senza correre il rischio di perdere — insieme al sacro — l’accesso ai valori culturali umani, o di lasciarci travolgere dal terrore di una storia cui non fa più da orizzonte e dà prospettiva la metastoria miticorituale. L’alternativa fra umano e divino, che travaglia tutta la storia delle religioni, e che col Cristianesimo è entrata in un drammatico processo di maturazione, si pone oggi nei termini di una decisione attuale, alla quale non possiamo sottrarci. Il « sacro », nei modi tradizionali di un orizzonte metastorico articolato in un nesso organico di miti e di riti, non costituisce una esigenza permanente della natura umana, ma una grande epoca storica che in direzione del passato si perde nella notte delle origini e che giunge sino a noi, eredi della civiltà occidentale: ma per amplissima che sia questa epoca è certo che ne stiamo uscendo, e che il suo tramonto si sta consumando dentro di noi. Il rischio della crisi esistenziale, la esigenza di simbolismi protettivi e reintegratori appartengono certamen
(63) }. Milt[...]

[...]a l’orizzonte del tutt’altro, le motivazioni inconsce dell’esperienza religiosa, le omologie fra terapia psicoanalitica e dinamismo efficace dei simboli miticorituali, il diverso rapporto in cui il tempo e la storia stanno nelle religioni non cristiane e nel Cristianesimo, l’emergere del « senso della storia » per entro il simbolo religioso cristiano. Tuttavia il movimento di rivalutazione non si è reso conto che proprio il processo in virtù del quale il simbolo cristiano è venuto mediando nella storia della civiltà occidentale il « senso della storia » ha avuto come risultato inevitabile la impossibilità di mantenere in buona fede la struttura e la funzione di un orizzonte metastorico, articolato in miti e in riti. Con ciò il movimento di rivalutazione ha più o meno perdute rapporto con un tema che pur stava al centro della precedente epoca culturale, e cioè la coscienza del destino laico e umanistico della civiltà occidentale. Il movimento di rivalutazione ha sottolineato come nell’au, tentica vita religiosa la coscienza della storia è t[...]

[...]endenzialmente refoulée, mentre nel mondo moderno è invece refoulée la coscienza miticorituale : ma da ciò troppo spesso ha tratto spunto per denunziare una stortura del mondo moderno, e per ravvisare proprio nel rejoulement della coscienza miticorituale la ragione fondamentale della crisi. In luogo di analizzare le condizioni storiche e i concreti regimi di esistenza in cui il sacro sorge e funziona, e in luogo di porsi il problema del modo col quale la civiltà moderna può affrontare e risolvere la crisi esistenziale con mezzi che siano in armonia con la eredità umanistica della sua storia, il movimento di rivalutazione ha mostrato una spiccata tendenza a teorizzare l’esperienza del sacro come permanente esigenza della natura umana, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, e non senza frequenti deplorazioni per la scarsa sensibilità religiosa della civiltà moderna.MITO, SCIENZE RELIGIOSE E CIVILTÀ MODERNA

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Ma un altro e più sottile equivoco si insinua nel movimento di rivalutazione esistenziale della religione e del mito. Il centro [...]



da Giovanni Pirelli, Questione di Prati in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]amente il
petto. Teneva la bocca spalancata, ne gettava fuori buffate di alito.
« Sessanta gradi, non uno di meno ».
César Borgne rise. « Sessanta? ».
Rise anche il ragazzo e ripeté: « Sessanta? >.
76 GIOVANNI PIRELLI
« Sessantacinque? », disse Salomone Croux.
« Sessantacinque? », disse César Borgne, strizzando l'occhio al ragazzo Attilio. Attilio era felice.
«Settanta? », disse Salomone con il tono di chi ha raggiunto un limite oltre il quale non è disposto nemmeno a un atto di fede.
« Settanta! Dice settanta! » Ogni rughetta del viso di César sprizzava allegria. « Settantacinque gradi, amico mio. Settantacinque come è vera che sono qui che ti parlo. Parola di César Borgne ».
« Troppi », disse seccamente Salomone. « Fino a sessanta, a sessantacinque può andare. Settanta é un'esagerazione. Non parliamo di settantacinque. Vuol dire bruciarsi le budella. Troppi. Ne bevo un sorso proprio perché ti sei ficcato in testa di voler festeggiare. Lo bevo perché un amico non lo si abbandona nei momenti difficili. Questo bicchiere e basta. N[...]

[...]i avanzava nel bicchiere di Attilio. Rovesciato il proprio bicchiere, lo premeva con la mano lunga e ossuta. Era disgustato per la grossolanità di César, irritato per
QUESTIONE DI PRATI 79
le ore di sonno sprecate, rabbioso perché già sentiva bruciare lo stomaco. Con tutto ciò nemmeno gli passava per il capo di andarsene. Era li e ci stava. Stava immobile, la mano ad artiglio sopra il bicchiere rovesciato, lo sguardo strabico fissato su chissà quale punto del tavolo. E un uomo senza baffi, si diceva César Borgne, meditando. E senza baffi, non beve, non ha una donna. Che uomo è? Non è un uomo. Una donna non è. Cos'è? È un rospo. Prendi un rospo, guardagli sotto la pancia e provati a dire se è maschio o femmina. È un rospo ma se fosse una rana sarebbe lo stesso. Con tutto ciò, se Salomone se ne fosse andato, César si sarebbe infuriato. A uno che ha venduto il suo prato non si dice peccato, non si parla di disgrazia senza nemmeno sapere a quanto è stato venduto; senza spiegare perché.
Fortunatamente c'era anche il ragazzo Attilio. Attilio [...]

[...]a le domande si capiva che era convinto solo a metà. « Chi la guida? L'autista! L'autista che César fa venire da Torino. Cosa credi, che César non abbia i soldi per pagarsi l'autista? L'autista avrà una livrea blu con bottoni d'oro, berretto e guanti. Sul berretto avrà scritto in oro: César Borgne, come sul berretto dell'autista del Royal c'è scritto: Hotel Royal ».
QUESTIONE DI PRATI 81
Era troppo, troppo anche per un uomo forte, duro, tenace quale César. Premette il ventre con entrambe le mani, disse con voce supplichevole: « Basta, basta, non ne posso più ». Ed esplose. La grande bocca si spalancò con una secca detonazione seguita da un rovinare di risa miste a singhiozzi. Il busto gli si rovesciò indietro contro lo schienale della panca. Di li, con un contraccolpo, si ripiegò in avanti fino a toccare con la fronte il piano del tavolo. Tra uno scroscio e l'altro emetteva, nel tentativo di prendere fiato, fischi aspirati, striduli e acuti, irresistibilmente comici. Salomone non ebbe tempo di sentirsi interdetto. Investito dallo scoppio[...]

[...]cchiere alzato finché César non glielo ebbe colmato. Fu proprio Salomone ad alzare il bicchiere brindando:
82 GIOVANNI PIRELLI
«Alla tua automobile rossa! ».
« Alla mia automobile rossa! »
« Al garage con la saracinesca che va su e giù! ».
« Al garage! »
« All'autista di Torino! »
« Con César Borgne sul berretto. Alla faccia sua! »
« Alla faccia degli invidiosi! »
« Alla faccia dei permalosi! »
« Buffoni », disse il ragazzo Attilio, al quale, evidentemente, que
st'ultimo brindisi era stato rivolto. E tirò la lingua. I due anziani,.
ormai placati, bevevano. Non gli badarono.
« Ah », fece Salomone quando ebbe deposto il bicchiere. Si sentiva
leggero. César non comperava l'automobile. Quindi non era impazzito.
Quindi del prato aveva preso poco; trecentomila, forse meno.
IV
« Parliamo seriamente », disse Salomone Croux. Era una frase che non avrebbe detto (parlava sempre seriamente) se non avesse avuto il sospetto di non poterlo più fare. César gli stava riempiendo il bicchiere,. Salomone decise di non sollevare questioni. Bas[...]

[...]ue prati quasi
identici come due bicchieri ».
« E tu glielo daresti? », disse il ragazzo Attilio.
« Farei così. Gli direi: non voglio sapere quanto hai preso del tuo
prato. Non mi interessa. Tanto hai preso, tanto mi dai ».
« Oh », disse il ragazzo Attilio. « Gli daresti il prato senza sapere
se ha preso poco o molto? ».
« Certo. Ma non quel prato di cui parlavo. Un altro. Il prato di
cui parlavo non lo darei nemmeno per un milione ».
« Quale prato gli daresti? ».
« Un buon prato. Un tantino più piccolo, più in pendenza. Invece
di essere sotto il canale, è sopra. Sarebbe un prato più che bastante per
chi ha una mucca sola. Mucca », disse Salomone levando il bicchiere alla
mucca di César, « bevo alla tua salute ».
« Alla salute di Claretta », disse il ragazzo Attilio levando il bic
chiere alla mucca.
« Di Claretta », disse Salomone con un rutto. « Che il tuo padrone
ti ricomperi un buon prato ».
« E se l'affare non si combina? ».
Salomone allargò le braccia, urtando il bicchiere, spandendo la
grappa che gli rimaneva. Tor[...]

[...]esto? Non vorrei che il povero César si facesse fregare anche sul peso di Claretta ».
« Non la dò al macellaio. Non la dò a nessuno ».
« Oh, la tieni? Credevo che non volessi più saperne né di prati né... ».
« No, non la tengo », disse cocciutamente César.
Salomone sollevò il cappello per grattarsi il cranio, alzò le spalle, inarcò le sopracciglia. Guardava interrogativamente il ragazzo Attilio. « L'ammazza », bisbigliò il ragazzo Attilio al quale la paura suggeriva prospettive sanguinose.
« Sissignore », disse César, « l'ammazzo ».
« Come credi che l'ammazza? », bisbigliò Salomone.
« Con il coltello », bisbigliò il ragazzo Attilio. Il solo pensiero del coltello nelle mani di César lo fece impallidire.
« Con il coltello, con il coltello, si. Proprio con il coltello », disse Cesar, estraendo dal cassetto della dispensa il coltello del pain deur. « Cosa credi? Che mi faccia impressione infilzare il cuore di una mucca? ».
« Voglio vedere come fai », disse Salomone.
« César, non lo fare, ti supplico, non lo fare », implorò il ragazzo[...]

[...]ie di proposta era stato il figlio dell'idraulico Grange, il lettore di romanzi a fumetti, ridisceso dal campanile in piazza per meglio godersi lo spettacolo. « Ci vorrebbe il mitra di Pecos Bill », aveva detto. Di li l'idea di abbattere la mucca con un colpo in fronte. Non c'era uomo in paese che non avesse fucile, ma erano fucili da caccia con cartucce a pallini. L'unico possessore di un vero '91 e relativi caricatori era Ferdinando Berthod il quale lavorava alla Cogne, in miniera, e non rientrava se non il sabato sera. La giovane moglie di Ferdinando, seguita da un po' di giovanotti intraprendenti, era corsa a casa, pur non avendo molte speranze di trovare il cantuccio dove il marito nascondeva la sua preda bellica dell'otto settembre. Nell'attesa sorgeva una perplessità analoga a quella già sorta nel campanile. Abbattere una mucca, l'unica mucca di César, senza il consenso del padrone? E se invece della mucca si colpiva César? Nessuno se la sentiva, quando il '91 fosse arrivato, di sparare. Intanto, anch'essi riempivano l'attesa di par[...]

[...] immobile. Oppure ondeggiava. Una delle due, la cosa non cambiava, la folla lo tirava giù.
Nel medesimo istante in cui, sparato da Cyprien Berthod, un colpo di fucile '91 raggiungeva la mucca a mezzo la fronte e l'abbatteva, César Borgne, mollata la presa, piombava giù senza un grido.
XIII
« Grappa », sospirò. Era caduto nel triangolo fra campanile, lavatoio e pioppo. In quel punto vi era un mucchio di neve accumulata dall'assessore Chénor il quale aveva il compito, dopo ogni nevicata, di
107
QUESTIONE DI PRATI
aprire il passaggio alla chiesa e al lavatoio. César vi era precipitato di schiena, ne aveva sfondato la crosta gelata, vi era sprofondato fino al collo. Dalla neve emergevano il viso, reso ancor più terreo dalle macchie scure dei baffi, le avambraccia con le maniche a brandelli e le mani spellate, scarnificate, sanguinolente. La sua unica mossa fu di aprire un occhio, uno solo. Lo rinchiuse subito e restò a palpebre abbassate. « Grappa », ripeté in un sospiro.
Prima ancora che si riavessero coloro che dalla piazza avevano [...]

[...]e, no, non è bene che una donna rompa il muso a un uomo. Fammi bere ». Bevve e disse: « Non è bene, no. Meglio dare il danaro a te».
« Il denaro a me ? », disse Salomone. « Io non voglio danaro ».
« Ahi », si lamentò César. « Muoio, Salomone, muoio. Svelto, fammi bere ».
« Perché il danaro a me? », disse Salomone.
« Bevi, Salomone, bevi. Tu fingi di bere. Tu non bevi. Oh, bravo. Quel prato, sai?, che mi volevi dare, sai? Ci ho ripensato ».
«Quale prato? ».
« Quello sotto il canale, accanto al mio. L'altro no, non è un buon prato. Per quello accanto al mio ti dò quattrocentomila. Te li dò in contanti, subito ».
« Impossibile », disse Salomone. « Per quella cifra posso darti il prato sopra il canale. Proprio perché sei tu che me lo chiedi ».
« Ah », si lamentò César. « Ah, la mia schiena ». Fece un'orribile smorfia. « Da bere ». Bevve e scosse la testa. « L'altro no, non è un buon prato, no. Per il prato accanto al mio, quattrocentomila in contanti. Non sarai come l'industriale di Biella, vero ? Non sarai così crudele... ». Aveva alz[...]



da Carlo Ferdinando Russo, Dietro le quinte della parola in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]Omero sia un preautore di teatro è del resto pacifico, a iniziare da Platone e da quei manoscritti su papiro che lo presentano come un'opera a piú voci. Platone: « di tutti questi bei poeti tragici, il primo didascalo e il pioniere fu Omero » (Repubblica, libro decimo, 595c).
Nel libro terzo Socrate aveva spiegato le differenze fra i tre generi di composizione poetica: il mimetico, il narrativo e quello misto che è insieme narrativo e mimetico. Quale è il pregio della lezione? Socrate, come farebbe un critico della scuola di Praga, distingue materialmente gli elementi del laboratorio: il verso mimetico per gli interventi dei personaggi e il verso epico per gli interventi del poeta narrante. « Se cancelli le parti del poeta che stanno fra le parti dei personaggi, avrai una forma opposta: la forma della tragedia » (394b).
Identikit di Omero: volto di narratore e volto di mimo. Nei drammaturghi troveremo, con varietà di metri, solismo e dialogo, e piú generalmente il parlato e il cantato. Da vagli abbastanza estesi, — e senz'altro piú estes[...]

[...]cardi dal 26 al 29 aprile 1979 si tenne un convegno, intitolato dai patroni fiorentini e toscani « I Greci: nostri contemporanei? ». Delle molte relazioni, quella di Jean Pierre Vernant è apparsa riveduta e completata in « Belfagor » dello scorso novembre, Le sujet tragique: historicité et transhistoricité; a Firenze, già dal 24 aprile e fino al 13 maggio, si rappresentavano drammi greci, vecchi e nuovi. Pubblico ora la mia comunicazione, tale e quale; anche perché in seguito con Fisionomia di un manoscritto arcaico (e di un'Iliade ciclica) del novembre 1979, mi sono fermato qui sull'ingegneria dello spettacolo per il « canto decimo Dolonia » nel programma agonale e teatrale dell'Iliade. Ora risulta, in maniera tanto inaspettata quanto diretta, che la redazione della Dolonia fu da Omero affidata a un collaboratore: ne parlerò insieme ad altre notizie per sonali r i s e r v a t e da Omero intessute in luoghi deputati dell'opera, dietro le quinte della parola.
402 CARLO FERDINANDO RUSSO
la poietica omerica e drammaturgica adotta una unità[...]

[...]ali adottati non era un'acrobazia gratuita, incurante del tema. Anzi. Il tema si va sagomando proprio in analogia alle dimensioni dei materiali. La relazione analogica è un principio della poetica matematica; elementi e aspetti compositivi fondamentali adottano misure analogiche. Per analogia appunto i due momenti storici dell'amebeo sono 36 e 72, come le misure dei materiali. Il tema è scandito, ripeto, in due momenti storici: il momento 36 nel quale Cassandra vede l'uccisione di Agamennone nella reggia, e il momento 72 per il destino di Cassandra e della stirpe di Priamo. E questo
404 CARLO FERDINANDO RUSSO

momento maggiore cade in due frazioni, una iniziale 28 e una finale 44. Il frazionamento tematicomusicale avviene secondo un rapporto musicale, quello geometrico.
Drammaturgia: l'aspetto che da un punto di vista drammaturgico risolve a Eschilo anche problemi di regia — e che è ammirato dagli utenti — è naturalmente il visionario momento 36 con Cassandra che vede l'uccisione di Agamennone dentro la reggia. Questo cosmo 36 risul[...]

[...]ativo e il materiale per il canto, il giuoco proporzionale fra solismo e dialogo, le grandi scansioni proporzionali del tema. Omero sembra essere invece al termine della sua odissea, il volto del colosso forse comincia a uscire dall'ombra. Tramite didascalie registiche interne al testo, — didascalie che stanno naturalmente in grembo alla matematica — si può anche riconoscere quali sono i canti che debbono essere silenziati per un agone ciclico e quale è il canto invece che deve entrare in circuito per quella occasione, e con quale messaggio programmatico e teatrale. E perché l'ammirata scena fra Glauco e Diomede nel libro sesto è mobile, e quale messaggio programmatico e teatrale ha tale mobilità. Cos'è avvenuto per Omero? È avvenuto che sono riemersi i principi pilota: principi matematici, quanto mai elementari e cristallini.
DIETRO LE QUINTE DELLA PAROLA 405
Naturale e dinamico patrimonio per un antico poetamusico e per i suoi utenti questa pur elementare matematica poietica procura un qualche disagio ai piú dei moderni. Giosuè Carducci nel discorso sull'opera di Dante attestava che le proprietà matematiche della Divina Commedia non erano intese dai suoi contemporanei; ma il poeta Carducci le intendeva e indicava quale armonica e[...]

[...]pi matematici, quanto mai elementari e cristallini.
DIETRO LE QUINTE DELLA PAROLA 405
Naturale e dinamico patrimonio per un antico poetamusico e per i suoi utenti questa pur elementare matematica poietica procura un qualche disagio ai piú dei moderni. Giosuè Carducci nel discorso sull'opera di Dante attestava che le proprietà matematiche della Divina Commedia non erano intese dai suoi contemporanei; ma il poeta Carducci le intendeva e indicava quale armonica esecuzione formale avesse prodotto il fren dell'arte. Ernst Robert Curtius, nel 1948, raccomandava ai dantisti occupati nel commento antiquario e nel godimento apparentemente estetico di fare attenzione ai principi costruttivi della Commedia: proprio tali analisi, diceva discretamente, consentono di guardare un po' dentro la testa di Dante: « il numero non è un'impalcatura esteriore, ma è simbolo dell'ordine cosmico ».
Il disagio dei moderni: discenderà dalla scissione della cultura in campi separati e minorati, mentre scissa non era la cultura greca. Sentite di nuovo Platone, terra[...]

[...]ttivi della Commedia: proprio tali analisi, diceva discretamente, consentono di guardare un po' dentro la testa di Dante: « il numero non è un'impalcatura esteriore, ma è simbolo dell'ordine cosmico ».
Il disagio dei moderni: discenderà dalla scissione della cultura in campi separati e minorati, mentre scissa non era la cultura greca. Sentite di nuovo Platone, terra terra: « prendiamo quella scienza che abbraccia tutte le discipline in unità. — Quale? — Questa, ad esempio, di cui ha bisogno ogni arte, ogni indagine, ogni scienza, e che fra le prime deve essere appresa da chiunque. — Ma quale è? — Una cosa da nulla, e che consiste nel saper distinguere i numeri: l'uno, il due, il tre. In una parola sola la scienza dei numeri e il calcolo: non è forse vero che ogni arte e ogni scienza sono costrette a farne uso? » (Platone, Repubblica, libro vii 522bc). I greci non distinguevano le cosiddette belle arti e le cosiddette arti manuali; l'abilità tecnica era tanto del carpentiere che dell'architetto che del costruttore di poesie.
Per concludere intorno al disagio: romantico è l'ammonimento sull'antagonismo fra intelletto e intuizione, idealistico e neoidealistico è lo snobismo per i «[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Quale, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---siano <---Pratica <---Ciò <---Diritto <---italiana <---italiano <---abbiano <---comunista <---ideologia <---Così <---Dialettica <---Perché <---marxista <---Filosofia <---Francia <---comunisti <---fascismo <---italiani <---marxismo <---Già <---Logica <---italiane <---socialismo <---socialista <---Basta <---Stato <---imperialismo <--- <---Sulla <---capitalismo <---comunismo <---fascista <---ideologica <---realismo <---socialisti <---Del resto <---Dio <---Più <---cristiana <---ideologico <---ideologie <---storicismo <---Ecco <---Fisica <---Gramsci <---Lenin <---Russia <---Scienze <---Sistematica <---Storiografia <---capitalista <---eroismo <---leninismo <---liberalismo <---materialismo <---Cosa <---Dei <---Dogmatica <---Gli <---Marx <---Meccanica <---Metafisica <---Non voglio <---Partito <---Stalin <---Turchia <---autista <---comuniste <---d'Europa <---d'Italia <---dell'Italia <---lasciano <---nazionalisti <---zarista <---Agraria <---Dinamica <---La guerra <---Meglio <---Ogni <---Ordine Nuovo <---Pochi <---Poetica <---Repubblica <---Retorica <---Scienza politica <---URSS <---antagonista <---artigiani <---capitalisti <---cinismo <---colonialismo <---cristiani <---crociana <---dell'Asia <---dell'Europa <---fanatismo <---gramsciano <---idealismo <---ideologiche <---imperialista <---imperialisti <---intellettualismo <---leninista <---mitologica <---nazionalismo <---nazionalista <---nell'Unione <---ottimismo <---psicologica <---riformismo <---riformista <---socialiste <---staliniana <---Amsterdam <---Appare <---Bernstein <---Bibliografia <---Bisogna <---Bologna <---Come <---Ebrei <---Engels <---Entro <---Filologia <---Folklore <---Il lavoro <---Inghilterra <---La casa <---La lotta <---La notte <---Lascio <---Le Monde <---Matematica <---Medicina <---Mi pare <---Mosca <---NATO <---Però <---Povera <---Presso <---Principi del leninismo <---Problemi <---Scienza della politica <---Sociologia <---Spagna <---Statistica <---Teologia <---The <---Torino <---Voglio <---antagonismo <---centralismo <---cominciano <---cristiane <---cristianesimo <---cristiano <---d'Ottobre <---dell'Africa <---dell'Ordine <---dell'Ottocento <---determinismo <---differenziano <---dilettantismo <---dinamismo <---gramsciana <---hegeliana <---internazionalismo <---marxiana <---mitologia <---nazista <---nell'Africa <---parallelismo <---persiane <---persiano <---psicologici <---psicologico <---razionalismo <---riformisti <---sappiano <---siciliano <---sociologia <---teologia <---testimoniano <---umanesimo <---Anche <---Andiamo <---Angius <---Ankara <---Aragona <---Arborea <---Aritmetica <---Armi <---Ataturk <---Babilonia <---Balcani <---Barbagia <---Basterà <---Benedetto Croce <---Besançon <---Bevan <---Bilan <---Bosforo <---Bresciani <---Bruxelles <---Bukarin <---Bukharin <---Bulgaria <---C.P.P. <---Cagliari <---Capodanno <---Carissimi <---Carta de Logu <---Castiglia <---Catgiu <---Caucaso <---Certo <---Che Gramsci <---Cipro <---Codice <---Congo Belga <---Congresso di Mosca <---Conscience <---Convention People <---Copenaghen <---Corraine Nicolò <---Costantinopoli <---Costituzione <---Credetemi <---De Sanctis <---Dico <---Diderot <---Diego Carpitella <---Diplomatica <---Discours <---Egitto <---Eleonora Giudichessa di Arborea <---Eranos Jahrbuch <---Ernesto De Martino <---Estetica <---Etica <---Etnologia <---Francke <---Freud <---Funtana <---Fuori <---Gegenwart <---Giudicato di Arborea <---Giudice Istruttore <---Giuseppe Lovicu di Orgosolo <---Gnoseologia <---Gran Bretagna <---Grecia <---Gregorio I <---Hegel <---Il XX <---Internazionale <---Ismet Inonu <---Jensen <---La sera <---Les <---Linguistica <---Locoe <---Logica formale <---Logu <---MEC <---Machiavelli <---Majore <---Marchesato <---Marocco <---Medio Oriente <---Menderes <---Mesina <---Mesopotamia <---Mille <---Mircea Eliade <---Muoio <---Murgugliai <---Mémoires <---New Haven <---Niente <---Norberto Bobbio <---Nordafrica <---Nuoro <---Nuovo Testamento <---Oeuvres <---Oltre <---Onorato Succu <---Orani <---Orgosolo <---Orulu <---Ottobre <---PCUS <---Pais-Serra <---Palmiro Togliatti <---Partito Comunista <---Passò <---Pausania <---Perchè <---Piano <---Presto <---Présence <---Psicanalisi <---Pure <---Repubblica Italiana <---Ritornato <---SEATO <---Saggio <---Sardegna <---Sarò <---Sassari <---Sei <---Senato <---Seneca <---Serra-Sanna <---Smirne <---Statica <---Stato dei Soviet <---Storia religiosa <---Studi <---Supramonte <---Sverdlov <---Svizzera <---Tous <---Trotzki <---Tua <---U.S.A. <---USA <---Unilever <---Unione <---Unione Sovietica <---Varsavia <---Viene <---Villagrande <---abbracciano <---anticomunismo <---archeologiche <---artigiano <---astrattismo <---banditismo <---biologica <---bolscevismo <---brasiliani <---cattolicesimo <---centristi <---colonialista <---colonialisti <---crociano <---d'Africa <---d'America <---d'Aosta <---d'Oro <---dell'Alleanza <---dell'Anatolia <---dell'Arte <---dell'Austria <---dell'Etiopia <---dell'Impero <---dell'Internazionale 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<---Aion <---Air Command <---Aiutante <---Aiutante-Generale <---Aix <---Al C E <---Al CONFINI <---Alasennora <---Alastair Buchan <---Albanesi <---Albergo Wachinton <---Alberto Carocci Iscrizione <---Alberto Goddi <---Alberto Predieri <---Alchemie <---Alchemìe <---Alden Gilchrist <---Aldo Rossi <---Alejandro Planchart <---Alexander Bedward <---Alfredo Giuliani <---Alice nel paese delle meraviglie <---Alioune Diop <---Aliud <---All-Father <---Allaert <---Alleati <---Alleluja <---Allentò <---Alletz <---Allocutiones <---Allontanatosi <---Allontanò <---Alma Ata <---Alma Redemptoris <---Alma-Ata <---Although <---Alto Com <---Alto Volta <---Altro <---Alzatosi <---Ambienti <---Amburgo <---Amedeo Fontana di Brescia <---Amelia Tempo <---American <---American Academy <---American Folclore <---American Indians <---American Institute <---American Musicological Society <---Americans <---Amori di Ares <---Amours <---Amsterdam-Leipzig <---Américains <---Analizziamole <---Analytische Psychologie 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<---Approvvigionamenl <---Aragno <---Arcangela Tarabotti <---Archiv Produktion <---Archivio Storico Sardo <---Archivio di Stato <---Arciprete <---Arcocho <---Ares <---Arien <---Aristarco Scannabue <---Armamenti <---Armando Romeo <---Armes <---Armi C <---Armoni <---Arnold Sch <---Arnoul <---Arras <---Arrossirà <---Ars <---Ars Nova <---Arte <---Arts <---Arturo Calabrese <---Arturo Jacques <---Arturo Petracca <---Asciugati <---Ascoli C <---Asia Minore <---Aspettate <---Asser <---Assisi di Cagliari <---Assisi di Sassari <---Associazione <---Assurde <---Astrolabio <---Atene C <---Athènes <---Atlantic Treaty <---Atripalda <---Attaccati <---Atti del Convegno <---Attilio Glarey <---Attraversandola <---Audino <---Audino Pasquale <---Auguri vivissimi <---August Wilhelm <---Augustae <---Aujsàtze <---Australia <---Auteur <---Autonomo <---Avaro <---Ave <---Avellino-Napoli-Saviano <---Avendole <---Avevi <---Avvedutosi <---Avventure <---Avventure Giacinta <---B.P.B. <---B.V. <---Babbo <---Babemba 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<---Belfront Augusto <---Belges <---Belgio <---Belgio Francia <---Belgique <---Bella Giorgiana <---Beloff <---Benedicti <---Benedictus <---Beneventana <---Bentivoglio dell'Ircana in Ispaan <---Bentley Wolf Boeckh Cobet <---Ber Gramsci <---Beria <---Berlin-Leipzig <---Berlin-Potsdam <---Berlina <---Berlingske Forlag <---Berlino <---Berlino-Ploetzensee <---Berna <---Bertinazzi <---Besseler <---Besta <---Bewusstseins <---Bibliothèque <---Bibliothèque Nationale <---Bicyman <---Biduni <---Biella <---Bienséance <---Biggar <---Bildungsroman <---Biologia <---Biscu Alfonso <---Biteneio <---Biute <---Blance <---Bocchino di Montefusco <---Bodusò <---Boganda <---Boghe <---Bogino <---Boja <---Bojownikow di Varsavia <---Bollettino <---Bolognese <---Bon <---Bonagiunta <---Bonne Mère <---Bonté <---Bordeaux <---Borgne <---Borgogna <---Borgogna Filippo <---Borren <---Bosnia <---Botuscev <---Bouillet <---Boulevard St <---Bourgogne <---Bourguignon <---Bovini <---Brahms <---Branchidda Antonio <---Brandemburgo <---Bratsk <---Brazzaville <---Breitkopf <---Bresciani-Borsa <---Breslau <---Brest-Litovsk <---Brest-Litowsk <---Bretonne <---Briefe <---Brigata Garibaldi <---Brigata Sassari <---Brigata Speciale <---Brothers Ltd <---Bruhl <---Brumel <---Bruno Caielli <---Bruno Zito <---Brunod <---Brunssum <---Bruxelles-Bru <---Bubi <---Buchan a Henry Kissinger <---Budapest <---Budda <---Buddismo <---Buetens Lute <---Buffoni <---Bukavu <---Bukhara <---Bulent <---Bulent Ecevit <---Bulent Ulusu <---Bulganin <---Bullpup <---Burgundiae <---Burgundy <---Burkhanista <---Buro <---Butterfield <---Butterfield H <---Bynmana <---Bétique <---C.C. <---C.E. <---C.F. <---C.F.A. <---C.F.T.C. <---C.G.T <---C.G.T. <---CED <---Cabinda <---Cacce <---Caddi <---Caffè <---Caglayangil <---Cagliari-Arbatax <---Caiazzo <---Caillois <---Calabria <---Californiani Pomo <---Calisto Saettone <---Calmati <---Calmucchi <---Calogero La Malfa <---Cambia <---Cambrai <---Cambrésis <---Camera dei Deputati <---Cameroun <---Camerun <---Camilla Veronese degli Italiens <---Caminer Turra <---Campidano <---Canada <---Canadien <---Canale di Suez <---Cananei <---Candom <---Canon Missae <---Canonico Recine <---Cantonera <---Cantu <---Cantus <---Canudos <---Capella <---Capella Antiqua <---Capella Cordina <---Capirai <---Capitale <---Capitale di Carlo Marx <---Capitalismo <---Capitano <---Capito <---Capitolari <---Capo <---Capo Stazione <---Caporetto <---Caposelle <---Capotreno <---Capotreno Carlo Recine <---Capotreno Recine <---Capotreno Recine di Montefusco <---Cappadonna di Partici <---Cappelline <---Cappellino <---Capra Davide <---Capricorno Africa Society <---Cara Hedvika <---Carattere <---Carcere <---Carfours <---Cargo Cult <---Cargo-Cults <---Cariuccio <---Carlo Bini <---Carlo Clausen <---Carlo Felice <---Carlo Goldoni <---Carlo Malatesta <---Carlo Marx <---Carlo Salinaci <---Carlo Veneziani <---Carneade <---Caro Angiolino <---Caro Karlik <---Caro Rumjanco <---Carta <---Carta de Zogu <---Cartier <---Cartocci <---Cartographica <---Cará <---Casa Sotterranea <---Casalis <---Casamicciola <---Caserme <---Caserta <---Cassandra-Coro <---Cassiano Scribano <---Castagna <---Casteao <---Catalina Dufay <---Cataneo <---Caterina Bresciani <---Catgiu Francesco <---Catgiu Salvatore <---Cattive <---Cattolicesimo <---Catuzzella <---Cavacchioli <---Cavalleggeri <---Cazeneuve <---Ce <---Ceco-Slovacchia <---Cecoslovacchia <---Cecov <---Cedict <---Cefisa nella Pastorella <---Celal Bayar <---Celestino Lanfisio <---Cemal <---Cemal Gursel <---Cemal Pascià <---Cena <---Censura <---Centrale Sovietica <---Centrale del Partito Comunista <---Centre Européen <---Centro Europa <---Centro Studi <---Cercasi <---Cercherò <---Cercò <---Certificat <---Cette <---Cetti <---Cevolo <---Chacun <---Chaimin <---Challenge <---Chamber Choir <---Chamber Music <---Chambéry <---Chambéry I <---Champion <---Champlain <---Chansons <---Charleroi <---Charles Appelman <---Charolais <---Che César Borgne <---Che Omero <---Che ha 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<---Consiglio Atlantieo <---Consolations <---Console <---Consortium <---Consorzio <---Constantinople <---Constantinopolitanae <---Constitutiones <---Contemporaneamente Bruxelles <---Contestado <---Contò <---Convento <---Converrà <---Convien <---Coquilhatville <---Cornelii Taciti Annalium <---Corner Piscopia <---Corniesto <---Cornine <---Corno <---Coronelli <---Corpo <---Corpo franco <---Corrado Barbagallo <---Corraine <---Correspondance <---Corrias <---Corrias Giacobbe <---Corrias Maddalena <---Corrias Pasquale <---Corridore <---Corriere della Sera <---Corsi <---Corte di Assisi di Cagliari <---Corte di Assisi di Sassari <---Cortis di Fogazzaro <---Cosi <---Cosmo <---Costermansville <---Costituzione Evren <---Cotonco <---Cottbus <---Coulanges <---Council <---Cova <---Craindre <---Crccro <---Creare <---Credito Irpino <---Creech Jones <---Cremlino <---Crescerò <---Creta <---Crimea <---Crinvellas <---Crispi <---Crispien <---Cristianesimc <---Cristo Negro <---Critica Marxista <---Critica 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