Brano: [...]olomitiche bianche e scoscese — il monte di Oliéna — primo segnale di una lunga catena di monti uguali, e da esso nascosti, che per circa 40 km. si stende sino al mare.
In contrasto con la pianura biancogrigia e tutta uguale che si attraversa — che è una gigantesca piattaforma di granito sollevatasi tutta insieme sul mare qualche milione di anni fa — quel grande monte, con la catena retrostante, si impone subito come una montagna mitologica — quale può essere, ad esempio, il Kilimangiaro in Africa — e, scomparendo di tratto in tratto e sempre ricomparendo per la camionabile, dà l’impressione, sempre più intensa, di un immobile, tetragono nume del luogo.
Dietro quella montagna sta il paese di Orgosolo. Chi volesse raggiungerlo direttamente dalle coste del Tirreno incontrerebbe l’ostacolo di scoscesi e 'quasi invalicabili monti a strapiombo sul mare. La via più facile per accedere ad Orgosolo è quella che passa per la città di Nuoro ed è l’accesso storico seguito dalla preistoria.
La strada che, superato ai piedi il monte di Oliena,[...]
[...], conoscere la storia antica e moderna del paese.
Per la scarsezza di fonti ufficiali, e non avendoli raccolti il Comune, i miei dati sono stati raccolti da pastori, in inchiesta privata.
Orgosolo ha, attualmente, una popolazione di circa 4312 abitanti, con una percentuale di uomini poco superiore alle donne, e 330 famiglie (2).
(2) TABELLA DELLA POPOLAZIONE DI ORGOSOLO
SECONDO ICENSIMENTI UFFICIALI DAL 1676 AL 1951
Stato sotto il quale si è evolto il censimento
S ®
5 8P
3 g«
£ fi
Totale delle famiglie
3 5 " £
0 CU
Regne de Sardeyna (Corona di Castiglia ed Aragona)
»
Regm/di Sardegna
Regno d’Italia
Repubblica Italiana
1688
1698
1728
1751
1839
1842
1848
1861
1871
1881
1901
1911
1921
1931
1936
1951
1188
1528
722
1256
2058
2077
2110
2009
1943
2174
2845
2988
2896
3062
3146
4251
599
750
897
1077
1010
1468
1466
589
778
859
1000
999
1594
1688
1830
2629
[...]
[...]rrosu Antonio, di Orgosolo.
« Mai uscito da Orgosolo. Il paese lo conosce. È da 17 anni senza andare al paese. Non va al paese da 17 anni. Prima andava ogni tanto, ogni 3 o 4 anni. Al paese? Che ci ha da farci? Sta meglio qui. Non ha mai fatto il soldato. A Nuoro ci è andato, per la leva. Ma non lo hanno voluto perché era basso. E un’altra volta
(3)
TABELLA DEL BESTIAME DI ORGOSOLO SECONDO I 2 SOLI CENSIMENTI UFFICIALI
Stato sotto il quale si è svolto il censimento
Regno d’Italia
o
Ss 81 <s
1908
1930
rt
P «
16.313
15.892
O
102
177
Asini
21
37
Muli
Bovini
1809
1235
Suini
4156
1935
Ovini
6424
9891
c
a,
rt
o
3801
2617
N.B. — I dati dei due censimenti sono riportati dalle relative pubblicazioni ufficiali del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio e dell’istituto Centrale di Statistica. Sono da ritenersi molto al di sotto del numero effettivo di bestiame esistente in Orgosolo se si tiene presente che qui è abitudine generale evit[...]
[...]’anno prima di quest’inchiesta, assente dal paese — a quanto mi dicono — da 30 anni. La vita nelle campagne è, in Orgosolo, una vita a sé, staccata in certo senso dal paese: si svolge, a volte, quasi come su un altro pianeta, in un universo chiuso.
Ma nessuno, in Orgosolo, può completamente sottrarvisi.
Si può pensare che i casi da me citati siano unilaterali: che riguardano solo 3 o 4 vecchi e uomini che vivono in condizioni di eccezione. Quale è la vita dei pastori comuni, dei più giovani, dei pastori che vivono in condizioni medie? Quale è la vita di questi pastori di Orgosolo nelle campagne?
Chi non conosce, ad esempio, la classica montagna di Orgosolo — il Supramonte — nella quale ogni orgolese che eserciti la pastorizia più di una volta nella vita è costretto a soggiornare, a fare un’esperienza che non ha paragoni con il pastore di altri paesi, non può dire, in verità, di conoscere bene il paese di Orgosolo.
E conoscere a fondo il paesaggio, il territorio — conoscere, cioè, le condizioni naturali in cui si svolge la vita del pastore — è, in Orgosolo più che ovunque, condizione indispensabile per conoscere i pastori, per comprendere il paese.
Con la guida del pastore Salvatore Marotto, del barbiere Alberto Goddi, dello studente Domenichino Muscau, di Orgosolo, da[...]
[...] Orgosolo: a sud, si vede una immensa distesa di grosse quercie verdi, come sospesa in un’amosfera immobile, senza segno di vita; e, lontano, i monti dalla strana forma di buccina, per cui si chiamano il Corno di bue. A nord, si vede uno sterminato territorio deserto, pietroso, tormentato, con al centro la punta a cono del monte di Gonàri; accanto la precipite montagna di Oliena, con ai piedi la larga foresta, quasi vergine, di Murgugliai, nella quale il 1899, si scontrarono le più grandi bande dei latitanti di Sardegna (di Lovicu di Orgosolo) contro 200 carabinieri, poliziotti, soldati.
Ancora un poco e si sarà sulla tettoia dell’altopiano (quale sorpresa vi aspetta?).
A chi lo guardi la prima volta affacciandosi e quasi all’improvviso — l’altopiano si presenta sotto gli occhi come una catastrofica, una paurosa visione. È un mondo lunare, un mondo non umano.
Una lunga e stretta pianura, lunga circa 2030 km., colore di ossa, si stende sotto gli occhi con un paesaggio di asprezza, di drammaticità certo rara. Non vi è terra, probabilmente, che riesca a conservare così evidenti, così chiari, i segni della sua antica storia minerale, della sua millenaria vita geologica.
Certamente, come si è detto, in primo tempo era il fondo di u[...]
[...]endo in Orgosolo anche un aspetto più moderno, che la mitiga e la nobilita (come vedremo) : una lotta culturale e politica; ma, in generale, si deve ritenere che essa si svolge quasi tutta, ancora, con i metodi primitivi o « barbari » che sono propri della struttura e tradizione locale.
Parrebbe, a questo punto, che l’esistenza di Orgosolo si sviluppi per intero in un « ciclo culturale » di pastori, chiuso in una organizzazione famigliare, la quale nell’interno è divisa in individui isolati, quasi zoologici, nell’insieme in due grandi e rudimentali42
FRANCO CAGNETTA
gruppi di classe. È questo il mondo patriarcale, straordinariamente antico e sorprendente, di quasi tutti i paesi della Barbagia. Ma il paese di Orgosolo gode fama particolare ed eccezionale di paese che si distingue tra tutti questi : in Sardegna è considerato il paese della « vindicada » o « vindicau » (vendetta) e della « bardana » (razzia), un paese di cupi assassini e di terribili ladri di pecore. Sin dall’inizio dell’800 esiste una letteratura giornalistica che [...]
[...]tre non riguarda quelli taciuti per paura, per compromesso ecc.
Il paese di Orgosolo si distingue per questo, oggi, da tutti i paesi di Barbagia. Ieri, quasi tutti i paesi di Barbagia avevano una analoga situazione. Per esempio Fonni nel 1800 o Olzai o Orane in questo secolo hanno eguagliato, a volte, questi indici statistici. La struttura sociale e la cultura di questi paesi sembra però essere ancora uguale, o quasi, a quella di Orgosolo.
Quale è dunque la ragione del sopravvivere in Orgosolo di una situazione sì particolare e, soprattutto, di istituti sociali come la « vendetta » e la « bardana » che in tutti gli altri sono quasi scomparsi? Quale è la ragione strutturale, e culturale, della turbolenza continua di Orgosolo?
Il problema è tra i più difficili e complessi che imponga una storia delle montagne di Sardegna ma, al tempo stesso, è tra i più importanti e decisivi per chiarire le basi ultime ed essenziali della storia di queste società.
10 non credo che il problema possa essere mai risolto dallo studioso che lo guardi da un punto di vista statico della «odierna» economia. Poiché la spiegazione si può trovare solo, a mio parere, in una economia (struttura e cultura) che c’è stata e non si vede in Orgosolo se non in numeros[...]
[...]ere degli orgolesi (le soprastrutture sono le più lente a trasformarsi), dal soccorso di notizie archeologiche e storiche sul paese, e dallo studio di ancor esistenti, fondamentali ma apparentemente secondari istituti locali.
11 pastore di Orgosolo, se lo si osserva attentamente, è certa44
FRANCO CAGNETTA
mente diverso da quello di tutti i vicini paesi. Il pastore di questi o il pastore tradizionale e proprio della « grande famiglia » (quale
lo Huntington, ad esempio, ha individuato nei suoi lineamenti generali) è, in generale, un individuo isolato, gregario, conservatore, falso, pavido, di intelligenza tarda e mansueto. Il pastore orgolese invece, in generale, è un individuo più associativo, più individuale, fondamentalmente guerriero ed aggressivo, insofferente, coraggioso, di intelligenza astuta e crudele. Questi caratteri lo fanno assomigliare, certamente, ai popoli di un « ciclo » precedente a quello pastorale (al più antico che si conosca in tutta la storia dell’Europa), il « ciclo culturale » che l’etnologia classica ch[...]
[...]ca palude, ho rinvenuto i resti di un abitato del neolitico (epoca della pietra levigata), costituito da una officina litica con frammenti di pugnali e punte di frecce; resti calcificati di ossa di animali, tra cui un teschio ben conservato di scimmia antropoide, bacini di bue e frammenti di animali da individuare; e numerosi residui di abbozzi statuari, tra cui, ben conservati, una testa di cinghiale e due di bue. Su questo ritrovamento (per il quale mi riservo, effettuati gli studi, di dare una comunicazione integrale) mi limito qui ad osservare
IINCHIESTA SU ORGOSOLO
45
come possa darci un elemento per congetturare la esistenza in Orgosolo, nel neolitico, di un popolo di cacciatori. L’etimologia stessa del nome del paese, secondo il più autorevole studioso di lingua sarda, Max Leopold Wagner, significa «guado, terreno acquitrinoso » palude (5). Ciò, presumibilmente, fa pensare ad un abitato di cacciatori.
Notizie storiche sugli abitanti di Orgosolo quali cacciàtori sono numerose ma di tradizione soltanto orale. Allo stato a[...]
[...]ione nella società dei pastori, discende il carattere alquanto sanguinario, l’abitudine frequente al sangue.
Poiché il ciclo culturale dei « cacciatori » si accompagna sempre, o quasi sempre, con una attività specifica di « raccoglitori » vale qui citare un importante ed ancor esistente istituto che ha una forte sopravvivenza in Orgosolo (già diffuso in tutta la Sardegna) che è, esattamente, quello dell’« Ademprivio ».
L’« Ademprivio », il quale è un uso civico locale così diffuso e tenace che dai tempi della legislazione aragonese (1325) sino alle leggi italiane di abolizione (186577) era stato codificato come « diritto », è l’abitudine di tutto il paese di riunirsi per andare nei boschi, gratuitamente e senza ostacolo (ora soltanto per uno o due48
FRANCO CAGNETTA
periodi dell’anno) a fare legna, pietre, ghiande ed altri frutti che si trovino. L’ademprivio come « diritto » è rimasto sino ad oggi solo in Orgosolo.
In esso è da individuarsi il più antico e primitivo istituto agrario locale e, tenuto conto lo scarso sviluppo [...]
[...]pria e singola sentono la necessità di intervenire con un atto che in qualche modo tenga lontano ed elimini il pericolo e, al tempo stesso, protegga e reintegri la propria comune unità e, con ciò, la propria e singola esistenza. In generale questo atto di « vendetta » si configura con un altro atto uguale a quello ricevuto: spargimento di sangue contro spargimento di sangue, offesa contro offesa.
L’etnologia ha cercato lungamente di ritrovare quale è la necessità culturale che spinge alla « vendetta » e sino ad ora sono state avanzate sempre ragioni generali, ragioni che prescindendo da una particolare economia, si limitano ad una spiegazione religiosa, ad una « ideologia » staccata da ogni particolare società. Il problema è rimasto « astratto » : si fa ricorso a un « uomo » uguale
o valido per ogni società, a un uomo « eterno ».
Io credo che la soluzione del problema della « origine » o « necessità » della vendetta si possa invece collegare ad una particolare società economica e ad un particolare periodo storico dell’umanità: al [...]
[...]ori».
È nota in etnologia la importanza decisiva che in tutte le società primitive ha la estensione o generalizzazione dell’« esperienza fondamentale », del lavoro principale in una singola e delimitata unità economica e sociale.50
FRANCO CAGNETTA
Il momento fondamentale per il ciclo dei « cacciatori e raccoglitori » è la caccia, la lotta tra l’uomo e la bestia; una lotta fondamentale che coincide, altrettanto, con un momento generale, quale il momento del rischio della esistenza, della vita di fronte alla morte.
La connessione ideologica tra la caccia e la « vendetta » potrebbe, probabilmente, essersi generata in questo modo:
Il cacciatore vedendo in tutto il suo mondo che se si perde sangue, di uomo o di bestia, si perde la vita, ritiene, in modo primitivo, che il sangue è l’elemento fondamentale della vita, del mondo. Nel corso della sua esistenza il cacciatore trova, altrettanto, che lui e un suo « fratello » sono uniti nel sangue, per l’elemento fondamentale del mondo e della vita. Se un suo fratello è ferito, perde sa[...]
[...]« vendetta ».
La « vendetta », nasce e non può nascere che da una società di cacciatori; la sua estensione può avvenire solo quando questa attività sia preminente: cioè in un «ciclo culturale» di cacciatori che è, appunto, noto all’etnologia come « ciclo dei cacciatori e raccoglitori ».
Rimane il problema della sua persistenza in un qualsiasi ciclo che gli si sostituisca, e, per esempio, nel ciclo dei pastori della « grande famiglia », nel quale l’« esperienza fondamentale », il lavoro principale non è più, certamente, la caccia ma la domesticazione e l’allevamento.INCHIESTA SU ORGOSOLO
51
Secondo gli studi del Mòdlig, Schmidt, Montandon, Menghin, è nota la tendenza, suffragata da numeroso materiale, a far discendere il ciclo dei pastori della « grande famiglia » da un precedente ciclo di « cacciatori e raccoglitori ».
Con la cattura dell’animale (un momento fondamentale della caccia oltre l’uccisione), nel ciclo dei « cacciatori e raccoglitori » si viene ad introdurre gradualmente un’altra esperienza importante: ila domest[...]
[...]mpi primitivi, poiché nelle forme proprie che ha oggi nel paese si possono ritrovare usi e consuetudini di giure che risultano incorporati e codificati nella prima raccolta di leggi sarde, la « Carta de Logu » di Eleonora Giudichessa di Arborea (XIV secolo) — il più antico ed importante documento scritto che ci permette di far luce sulla storia popolare sarda dell’alto medioevo (78).
Ho domandato, innanzitutto, a diecine e diecine di orgolesi quale credono che possa essere la ragione che rende necessario lo esercizio della « vendetta » nel paese. Quasi tutti mi hanno risposto che questa è « sa justissia » (la giustizia) — non la « sola », aggiungeva qualcuno, ma quella « vera » —; e « su conno tu » (la tradizione, il fatto che si è sempre fatto così). Nel corso di queste domande mi è occorso di ritrovare anche alcune altre spiegazioni più specificamente culturali, che si possono inquadrare in un ciclo di mentalità o cultura precedente, propriamente « primitiva », perché legata a un mondo magico; e in un ciclo più moderno che generalment[...]
[...]ortante in Orgosolo nelle « paghes » (paci) che di tanto in tanto si realizzano.
Ogni volta che si sia verificato un eccesso di delitti (omicidi, ecatombi di bestiame ecc.) rovinoso per le famiglie e le proprietà di ambo i gruppi in contesa si può addivenire, in generale tramite «pacificatori» (che sono sempre uomini del paese e mai autorità statali, vescovi ecc., come si dice), ad ima serie di abboccamenti e, poi, ad un concilio generale, al quale intervengono tutti i responsabili (assassini), e i padri e membri importanti delle parti, al fine di discutere e di cercare un qualche accordo che, generalmente oggi, si svolge su un terreno di interesse, di compensazioni pecuniarie. È questo il caso, per es. delle celebri « paghes » tra i Cossu e i Cornine, dopo 22 anni di lotta accanita e sanguinosa, che riuscirono a conciliarsi ed a por termine alla grande « disamistade ».
La composizione in danaro, propria ancora del medioevo, trova però il suo fondamento e la sua possibilità in una composizione « simbolica » della vendetta. Questo asp[...]
[...]iche popolazioni locali, che si può far risalire al 5000 a C., sino ai nostri giorni, non parlano che di popoli locali che, riuniti in piccoli gruppi, discendevano nei vicini territori a rapinare bestiame e prodotti agricoli, a devastare abitati, ad attaccare e spogliare le truppe colà inviate o più raramente stanziate, disparendo, quasi sempre irraggiungibili, tra le foreste e nelle montagne.
Per il periodo « preistorico » o Nuragico, per il quale non esistono notizie scritte, si può dedurre dai monumenti archeologici, e specialmente dai « bronzetti sardi » ritrovati in Barbagia, che questi popoli dovevano essere organizzati in società di guerrieri, cacciatori e pastori. Per il periodo cartaginese (VIIV sec. a. C.) Pausania e Diodoro ci parlano di predoni che, continuamente turbolenti, ave62
FRANCO CAGNETTA
vano impedito la occupazione del loro territorio. Per il periodo romano (231 a. C. IV sec. d. C.) Zonara, Diodoro, Livio, Floro. Varrone, Cicerone, Tacito, Procopio, Giustiniano e qualche iscrizione epigrafica ci parlano di [...]
[...]rebbe con tanta frequenza manifestarsi in orribili fatti » (12). Poiché per compiere la « bardana » occorre sempre qualcuno che conosca le persone da rapinare, le sue abitudini, i luoghi, in generale si deve ritenere che partecipano soprattutto ad essa i « servi », servi pastori o servi di casa.
Per quanto riguarda i rapporti generali interni dei componenti una « bardana », se si esclude il caso di quelle, e specialmente dei « poveri », nella quale tra tutti i membri esiste una uguaglianza, si deve ritenere che abitualmente esiste un capo con potere, qualche volta, di vita o di morte sui dipendenti. L’organizzazione, in generale, è strettamente gerarchica, quasi militare: in alcune «bardane » i componenti son indicati, persino, da un numero progressivo.
L’armamento della « bardana », sia quello rudimentale e improvvisato della « bardana » dei poveri, sia quello organizzato della « bardana » dei ricchi, è composto non solo di armi di fortuna (pugnali, schioppi, rivoltelle, fucili) ma di tutte le armi più moderne ed oggi, in generale, [...]
[...]ntrecci di rima e calore d’affetti e robustezza d’immagini, sceltezza di frasi e voli di fantasia rapidissimi : termina ogni strofa in un guaio doloroso, gridando ahi, ahi, ahi, e tutto il coro delle altre donne, rinnovellando il pianto ripetono a guisa d’eco: ahi, ahi, ahi».
Il non veder il morto per quanto possa sembrare un comportamento strano trova la sua spiegazione nel quadro della ideologia funeraria arcaica. Il morto è una potenza dal quale occorre difendersi, una energia malefica che bisogna placare: la più elementare difesa è appunto il non veder il morto, il non accorgersi di lui, almeno fin quando non si entra nel rito, che ha appunto fra le sue molteplici valenze anche quella di placare il morto. Un’altra tecnica è quella di non farsi vedere dal morto, di celarsi al suo sguardo, il che si fa sia chiudendogli gli occhi, sia mascherandosi e dissimulan74
FRANCO CAGNETTA
dosi: che è una delle valenze più arcaiche dell’abbigliamento di lutto.
Oltre alle determinazioni del lamento funebre sardo stabilite da Padre Bresci[...]
[...]l verbo pranghere per atti tare : prova evidente che nella coscienza comune non si fa nessuna differenza fra il cordoglio in generale e quella forma rituale di cordoglio che é il lamento.
Una seconda manifestazione di estremo interesse e così diffusa da costituire la forma tipica ed il principale mezzo di formazione e di colloquio culturale tra gli orgolesi, è costituita dalla produzione di poesie cantate, « poesia sarda » o « su tenore » nel quale è rintracciabile il carattere arcaico e classico di identità tra parole e suoni di tutta la poesia e musica propriamente popolare.
Nel corso della mia inchiesta ho avuto modo di effettuare numerose registrazioni di questa forma su apparecchio a nastro magnetico, integrate da piccole riprese cinematografiche. I testi e le notizie da me raccolte sono state qui cortesemente elaborati dall’amico prof. Diego Carpitella del Centro Studi di musica popolare, dell’Accademia di S. Cecilia, e ne dò qui la sua relazione:
« Improvvisando queste poesie gli Orgolesi sogliono (come, d’altronde, in quas[...]
[...]solista, ma fondono il loro blocco ritmico sulla scansione di alcune sillabe tradizionali : Barillà, Bimbarà, Bimborò; ecc. Conclusosi questo inciso ritmico la voce solista riprende il canto, per essere poi nuovamente interrotta dalle tre voci, e così via di seguito. Questo insieme di voci rintracciabile anche in qualche altra zona musicale italiana si differenzia però essenzialmente da queste, soprattutto nella impostazione della voce bassa, la quale ha caratteri analoghi nella musica primitiva di Oceania e di Africa. Nel centro di quest’ultimo continente si possono infatti trovare forme ed esecuzioni affini a Su tenore. Non si può dimenticare, inoltre, che ad Orgosolo questi canti servivano quale eccitazione ed incitamento alla « bardana », come tuttora, servono larINCHIESTA SU ORGOSOLO
?9
gamente a popolazioni dell’Africa per intraprendere la guerra. Le voci di Su tenore sono caratterizzate da sedimentazioni e imitazioni naturalistiche: è rintracciabile infatti una affinità tra i comandi che
i pastori usano per gli armenti e la dimensione dei loro canti : la identità sia di forma che di struttura (voce strozzata e singhiozzata; in più, qualche volta, urla, fischi, strappi di voce o « glissando » che interrompono Su tenore). Un’altra identità può trovarsi nella imitazione di[...]
[...]t Lincei, ecc.; 1932, voi. Vili f., pp. 52836.INCHIESTA SU ORGOSOLO 83
V \ ....
Storia medioevale. (Epoca dei Giudicati e spagnola)
Il primo documento scritto in cui si ricordi Orgosolo — ed il solo per tutto il periodo del regno dei Giudici sardi, nell’alto medioevo, è l’atto di pace stipulato tra Eleonora, Giudichessa di Arborea e Don Giovanni, Re di Aragona, il 24 gennaio 1388, pubblicato nel « Codice Diplomatico di Sardegna » di Pasquale Tola. In questo documento, firmato da tutti i Comuni del Giudicato di Arborea, tra i firmatari risultano per la «villa» di Orgosolo tali Mariano Murgia, « Majore » (e cioè capo della polizia); Petto de Cori, Joanne de Ferrari, Petro Merguis, Mariano Pina « jurati » (suoi aiutanti); Petro de Oscheri, Oguitto de Martis, Petto Seche, Arcocho Lafra e Joanne Sio « habitantes » (abitanti), convenuti tutti in Orani il 12 gennaio 1388 davanti alla chiesa di San Pietro ed al notaio Arcocho Salari fu Nicolaus per accettare (16).
Le notizie su Orgosolo, nel medioevo, sono formali e concernono la sua [...]
[...]feudale Orgosolo appare dapprima nella Curatoria Dorè.
Dal 1430 fa parte del Marchesato di Orani. « In questo Marchesato pagavasi il diritto fisso di feudo e, dopo questo, vari altri diritti per quello che seminavasi, per branchi che pascolavano e per
i formaggi che si estraevano » (17).
Altra notizia di questo periodo si deduce da una Transazione del 23 settembre 1726 pervenuta dal Municipio di Orgosolo all’Archivio di Cagliari, con la quale si annette « il salto della villa spogliata di Locoe » a quello di Orgosolo (18).
(16) Codice diplomatico di Sardegna con altri documenti storici raccolti, ordinati ed illustrati dal cav. Pasquale Tola. Chirio e Mina, Torino, 1845, pp. 128 sg. e ristampato in: Historiae patriae monumenta edita iussu Regis Caroli Alberti. Tomus X. Codex diplomaticus Sardiniae. Tomus I. Codice diplomatico di Sardegna con altri documenti raccolto ordinato ed illustrato dal cav. P. Tola ecc. Augustae Taurinorum e Regio Typographeo. MDCCCLXI. Diplomi e carte del sec. XIV. CL. L’originale è conservato nell’Archivio di Stato di Cagliari. Voi. F, fol. 43 (5).
(17) Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna compilato per cura del prof. Goffredo Casalis ècc. Pr[...]
[...] per Orgosolo, una prestazione per i formaggi, il diritto del vino e un canone per gli ademprivi di Locoe » (19).
Soccorso alle notizie di storia medioevale ci viene da documenti ecclesiastici:
Anticamente Orgosolo faceva parte, di nome, della Diocesi di Suelli.
Il primo documento in cui si citi Orgosolo è una lettera scritta da papa Giulio III in data 22 agosto 1551 indirizzata al canonico Nicolaus Crinvellas residente in Suelli con la quale gli si concedeva « la prebenda di Orgosolo » (80 ducati) in quanto suo « famigliare » (20). Come si vede, il papa si ricorda di Orgosolo solo per cavargli denari!
La penetrazione della Chiesa in Orgosolo, ma formale, avviene verso il XVII sec. In questo secolo i capi della Diocesi creano la leggenda di due cristiani, i SS. Anania ed Egidio, orgolesi, che sarebbero stati trucidati dagli idolatri loro paesani nell’introdurre la fede di Cristo. La Chiesa edifica la prima cappella in Orgosolo a loro nome il 160032; il 1620 la cappella di S. Antonio da Padova; il 1633 POratorio di S. Croce; il [...]
[...]iri di autore anonimo e dei PP. Ant. Galloniu e Villegas (23), oltre che di « canzoni manoscritte » andate « perdute » (24).
Da quella traduzione si può supporre anche un certo lavorio di adeguamento della Chiesa al dialetto locale, secondo i principi prescritti nel Concilio di Trento per una maggiore penetrazione tra le plebi rustiche.
Il 1799 Orgosolo compare citata nella Bolla del papa Pio VI: « Eam inter ceteras » del 21 luglio, con la quale si istituiva la nuova Diocesi di NuoroGaltelly, di cui il paese faceva parte come Rettoria (25).
Dal padre BrescianiBorsa S.J., nella celebre opera « Dei costumi dell’isola di Sardegna » si ha notizia su Orgosolo che : « I Gesuiti che avevan stanza in Oliena visitarono quel popolo in sullo scorcio del sec. XVII e con la santa parola il mansuefecero; ma, cessati i Padri, tornò all’antica rustichezza. Lasciaron essi tuttavia di sé orma indelebile, poiché, introdotti per opera loro i gelsi e i bachi da seta, in quella grossa terra le donne del villaggio vi tesson drappi » (26).
(23) Legend[...]
[...]rincipio del secolo scorso cominciano ad aversi su Orgosolo notizie meno estrinseche.
11 primo scrittore su cose del paese è il generale Alberto Fer rero della Marmora che, nel suo Itinéraire de l’tle de Sardaigne. cita un episodio avvenuto in Orgosolo, in data imprecisata — che può comprendersi tra il 1831 ed il 1844 :
« Sul Monte Novo si trova la cappella di San Giovanni e non lontano, ai suoi piedi, una regione detta Fontana bona, nella quale vi è qualche capanna di pastori quasi tutti banditi del villaggio di Orgosolo : così per raggiungerla bisogna prendere certe precauzioni e, soprattutto, avere guide che conoscano questi uomini. Ciò che
io feci e, malgrado ciò, fui ricevuto da loro con più di dodici fucili puntati sulla mia persona, con ingiunzione di non fare un passo verso tali uomini disposti in atteggiamento così poco ospitale e, ancor meno, bendisposto; infine, dopo molti discorsi ed una infinità di questioni sul vero scopo del mio viaggio tra di loro — che era solo quello di portarmi sulla cima del Monte Novo con i mi[...]
[...]ggio sulla rivista « Società ».
Esistono anche nel Museo storico dell’Arma dei Carabinieri in Roma (piazza Risorgimento) «verbali» di conflitto a fuoco, nell’Archivio, ed « Armi ed oggetti sequestrati a banditi » di Orgosolo, nelle vetrine. Sono un soccorso alla storia di Orgosolo.
Per l’intensissimo periodo di banditismo 18821899 si conserva
il Verbale del conflitto a fuoco avvenuto nella foresta di Murgugliai
il 10 luglio 1899, nel quale caddero i famosi fratelli Elias e Giacomo SerraSanna di Nuoro, e riuscì ad evadere il famoso Giuseppe Lovicu di Orgosolo.
Per il periodo della « disamistade » ho pubblicato nel cit. saggio il Verbale del conflitto avvenuto in loc. « sas Fossas », il 29 marzo 1927, nel quale cadde il celebre Onorato Succu.
Altri Verbali sono quello del conflitto avvenuto il 13 maggio 1928 in Orgosolo, nel quale cadde Succu Salvatore; e quello del 21 dicembre 1928 avvenuto in Orgosolo nel quale cadde Succu Santino (Santineddu).
Tra armi e oggetti (moschetti, cartuccere, bandoliere, coltelli, binocoli) si conservano quelli di Onorato e Giovanni Antonio Succu, Egidio Salis, Pietro Liandru, Salvatore Succu, Giuseppe Gangas (32).
* * #
Per dare un quadro vivo, immediato, dell’antica Orgosolo dò qui di seguito due biografie di vecchi viventi: ziu Marrosu Gangas
(32) A completare questi dati generali sulla storia del paese di Orgosolo si può qui, ancora, riportare l’indicazione di tutte le carte geografiche (mi limito a quelle classiche) in cui compare il toponimo: « Orgosolo [...]