Brano: [...]ti ad alcuni filoni di tradizione
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ebraica. Ce li ho del resto anch'io, pervenutimi da biblioteche di famiglia, senza che io abbia un particolare interesse per queste cose; e senza che possa neppure considerarmi propriamente in modo completo ebreo.
Lo sforzo che fa David Bakan, nel suo libro (Freud e la tradizione mistica ebraica, ed. di Comunità, 1977, dall'ed. originale inglese del 1958), dove cerca di far derivare la psicoanalisi dalle tracce che l'educazione ebraica, con particolare riferimento agli elementi del misticismo giudaico, avrebbe lasciato su Freud, mi appare quindi una forzatura.
Che la psicoanalisi e la mentalità stessa di Freud, di cui essa è frutto, abbiano qualche cosa a che fare con l'ebraismo è un altro conto: questo però non ha nulla a che vedere con una trasmissione di nozioni e di concetti. Parenti, amici, colleghi piú intimi, piú tardi perfino la maggior parte dei pazienti appartenevano allo stesso ambiente: un ambiente chiuso, un ghetto, anche se con le porte spalancate da quasi un secolo. Dove tutti si conoscevano; e parlavano in tedesco sí, ma in un tedesco di gergo, con inframezzate parole yiddisch, o addirittura espressioni ebraiche.
Penso che anche attualmente e pure nel[...]
[...]me io stesso), ma hanno conservato qualche legame col ceppo ebraico originario.
Che la discriminazione razziale sia un segno massimo di inciviltà è certo, ma che gli ebrei rappresentino, nel seno di una data comunità nazionale, un nucleo differenziato, il quale resiste abbastanza tenacemente alla assimilazione, e presenta qualità e difetti che lo distinguono dal resto della popolazione, è anche indubbio.
Si può tranquillamente affermare che la psicoanalisi poteva nascere e svilupparsi soltanto in un ambiente ebraico.
È necessario però ricercarne il perché. Non andando in caccia, come fa il libro citato di Bakan, di analogie che si troverebbero nella tradizione scritta od orale della mistica ebraica, ma considerando certe caratteristiche particolari della mentalità degli ebrei: caratteristiche innovatrici che si manifestano — in uno strano contrasto — accanto ad un insieme di tendenze invece conservatrici, e ad un timore costante di esporsi di fronte ai gentili, con elementi suscettibili di promuovere la reazione antisemita.
A proposito della [...]
[...]analogie che si troverebbero nella tradizione scritta od orale della mistica ebraica, ma considerando certe caratteristiche particolari della mentalità degli ebrei: caratteristiche innovatrici che si manifestano — in uno strano contrasto — accanto ad un insieme di tendenze invece conservatrici, e ad un timore costante di esporsi di fronte ai gentili, con elementi suscettibili di promuovere la reazione antisemita.
A proposito della relazione fra psicoanalisi e mentalità ebraica Freud stesso scrisse nella « Revue juive » di Ginevra del marzo 1925: « Forse non è stato un fatto puramente casuale che il primo esponente della psicoanalisi fosse un ebreo. Per aderire alla teoria psicoanalitica bisogna avere una notevole disponibilità, ed accettare un destino al quale nessun altro è avvezzo come l'ebreo: è il destino di chi sta all'opposizione da solo ». Queste caratteristiche innovatrici sono date
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dalla capacità di sviluppare improvvisamente in se stessi forze dirompenti, suscettibili di capovolgere radicalmente una situazione di pensiero consolidata. Si. tratta dunque di una vocazione particolare — nel campo del pensiero — che alcuni dimostrano di possedere, sviluppandola con una forza intellettuale i[...]
[...]ismo e il freudismo, siamo su terreni dove è piú facile la dissidenza, e l'ambizione di sostituirsi al fondatore, creando nuovi indirizzi e nuovi punti di vista. Ma sono i cascami del movimento rivoluzionario originale, ed essi non sono piú privilegio di uno spirito ebraico. La strada è stata aperta, e tutti possono infilarcisi con la illusione di poter divenire essi pure dei nuovi Messia.
Rimangono altri problemi per individuare i rapporti fra psicoanalisi ed ebraismo.
È stato indubbiamente piú facile a Freud (come osservò egli stesso) di quanto avrebbe potuto esserlo ad altri, porre al centro della propria considerazione la
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libido: la libido, che in tedesco è un sostantivo strettamente connesso con Liebe, e che è sempre per Freud la forza motrice dell'amore nel senso piú ampio. Il tabú del sesso è piú cristiano. Gli ebrei hanno maggiore tolleranza e comprensione per l'eruzione degli impulsi erotici; e sono meno inibiti verso la sessualità, non essendo ossessionati dal prete con il concetto del peccato carnale [...]
[...]lsi erotici; e sono meno inibiti verso la sessualità, non essendo ossessionati dal prete con il concetto del peccato carnale che conduce direttamente all'inferno.
Cosí Freud ha avuto maggiormente mano libera collegando le nevrosi con i tabú sessuali, ed ha potuto trovare maggiore comprensione da parte dei pazienti ebrei, presso i quali il problema della colpa è vissuto in modo diverso che presso i gentili.
Con ciò non si vuol dire che la psicoanalisi sia fatta per gli ebrei soltanto. Ma che con un paziente ebreo l'analista trova una via di intesa molto piú rapidamente che non con altri.
In tutto ciò Freud vedeva anche un pericolo. Non per nulla affermò: « Dobbiamo evitare che la psicoanalisi diventi un affare interno per il solo ambiente ebraico. E perciò siamo costretti ad accettare anche gli svizzeri (e cioè Jung in quel periodo) ed essere comprensivi, rendendoci conto che essi, i gentili, hanno maggiori difficoltà che non gli ebrei, ad accettare alcuni punti di vista della psicoanalisi » (Lettere del maggio e del luglio 1908 ad Abraham).
Bakan sostiene che Freud avrebbe pubblicato inizialmente anonimo il saggio sul Mosè di Michelangiolo, per il timore di attrarre su di sé l'ostilità degli antisemiti. È una affermazione del tutto infondata. La verità è soltanto che Freud nel suo saggio parla del Mosè di pietra come se si fosse trattato di un ,essere vivente, che mutava di sentimenti ed era in movimento: e cioè di un paziente di cui si vuol ricostruire un processo di pensiero. E non voleva di fronte ai critici d'arte (che di fatto in genere non hanno seguito il suo modo d[...]
[...]emiti. È una affermazione del tutto infondata. La verità è soltanto che Freud nel suo saggio parla del Mosè di pietra come se si fosse trattato di un ,essere vivente, che mutava di sentimenti ed era in movimento: e cioè di un paziente di cui si vuol ricostruire un processo di pensiero. E non voleva di fronte ai critici d'arte (che di fatto in genere non hanno seguito il suo modo di ragionare) prestarsi a critiche che avrebbero investito anche la psicoanalisi. L'antisemitismo non c'entra proprio per nulla.
Preoccupazioni d'ordine politico Freud ebbe invece piú tardi per il libro sull'uomo Mosè: benché coloro che questa volta potevano risentirsi delle tesi sostenute da Freud, fossero proprio gli stessi' ebrei, che si vedevano privati della ebraicità del loro piú grande profeta. Ma al tempo del libro su Mosè e il monoteismo, i nazisti stavano per invadere l'Austria. E Freud paventava sí da un lato di offendere, o addolorare gli ebrei già provati dalle persecuzioni iniziate, ma altresf di irritare la Chiesa cattolica (pur essa in definitiva inter[...]
[...]posero la condizione che fossero allontanati i soci che risultavano ebrei (cioè in pratica quasi tutti), e che la associazione non avesse nulla a che fare con organismi ebraici. Saltò però fuori, durante la perquisizione dei locali, la tessera del B'nai B'rith, di cui Freud aveva pagata anche la quota dell'anno in corso, e si dovettero dare infinite spiegazioni per superare momentaneamente lo scoglio. Piú tardi, come si sa, ogni riferimento alla psicoanalisi fu vietato dal governo nazista. E i fascisti italiani, senza capirne niente, scimmiottarono un tale comportamento.
Nel libro di Bakan sono contenute molte affermazioni riguardanti Freud e la sua ebraicità, le quali tuttavia a mio parere sono del tutto infondate.
Cosí quando Brücke spinse Freud, allora giovanotto, ad abbandonare gli studi puramente scientifici per dedicarsi alla professione medica, egli lo fece certamente perché non esistevano prospettive di una rapida carriera universitaria per Freud, che aveva invece assolutamente bisogno di guadagnare. Pensare che il comportamento di Brüc[...]