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Il segmento testuale Portò è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 45Analitici , di cui in selezione 2 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Liliana Magrini, Il silenzio in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]giò al muro. La mamma di Michele. La figura di Costanza apparve, attraversò rapidamente lo scorcio di strada inquadrato dalla finestra. La blusa risaltò bianchissima contro l'asfalto, come raccogliesse la luce del giorno al declino. Istintivamente, Marco aveva cercato su quel bianco il fiore rosso che le aveva visto sul petto quando, nelle prime ore del pomeriggio, era scesa verso la città.
Prima di riabbassare lo sguardo sul lavoro, Antonio lo portò un attimo sul figlio: ma come se non lo vedesse.
Con la mano, toccò piano qualcosa nella tasca destra : la stessa tasca dove Marco gli aveva veduto nascondere il garofano. Si, proprio nascosto, lo aveva, si disse il ragazzo. E perché ora non lo guardava, non gli diceva niente?
« Come? » chiese con aria assente Antonio, in risposta a una domanda di Teresa, come se cercasse solo di prendere tempo fermando un rumore che lo infastidiva. Continuò a incidere un segno che si piegava in una curva slanciata: « Come? ah, si, la cornice che ho portato al dottore? » Con un ferro acuminato modificò liev[...]

[...] di nuovo la testa.
Ad un tratto, Marco avverti nella stanza il silenzio teso che segue una domanda o un ordine cui non é stata data risposta. Teresa s'era fermata. Egli sentiva gli occhi della madre fissarlo, dall'ombra. « Accendi. Dico a te! ».
Marco si voltò verso l'interruttore. Stette a guardarlo come se calcolasse quanti movimenti gli sarebbero occorsi per raggiungerlo. Poi vi si diresse piano. « Insomma! » insisté Teresa irritata. Marco portò la mano alla chiavetta. Ora, si disse, lo avrebbero guardato e si sarebbero accorti. Lo dirò, si disse. Sia quello che si vuole ma lo dirò. Con risolutezza, girò la chiavetta.
« Lo vedi! » gridò Teresa voltandosi verso la padella. « Con quella tua pigrizia, mi hai fatto bruciare le ultime sardine! ».
Antonio alzava il pezzo di legno per guardarlo alla luce.
Nella strada, Marco vide passare Giacomo Cataldo, oscillante sulla sua gamba di legno. S'avviava a vedere se Michele tornasse? Camminava a testa china, senza guardare avanti. Non pareva attendere nessuno. Forse veramente, in qualche mod[...]

[...] bicicletta di Giacomo, Costanza seduta sul ferro. I bambini li aspettavano sulla strada: ogni volta, ne portavano uno giù di volata per la discesa, a freni sciolti. Come rideva, Costanza! Quando passavano, Antonio si faceva alla finestra : appena raso, con quell'aria linda delle mattine di domenica. Si, era allegra, Costanza. E non stava mai in casa, adesso : anche questo lo diceva sempre, Teresa, e che quel mestiere di vendere sigarette giù al porto una donna onesta non l'avrebbe fatto, lo aveva scelto solo perché le piaceva stare in giro. E così, nessuno sapeva mai dove fosse Michele. Rientrava quando voleva, anche a sera, talvolta. Del resto, lo faceva apposta a star fuori, per non trovarsi solo con suo padre. Era per questo, che ora i Cataldo potevano non preoccuparsi del ritardo, sentirsi tranquilli. Eppure, Marco non sapeva sentire del risentimento per Costanza: aveva solo voglia di piangere udendo il suo riso. Ma gli altri, no. Si sentiva gonfio d'odio contro tutti. Contro Nino che aveva paura. Contro gli altri, così distratti, cos[...]

[...]nte alzò la testa, e cominciò. Aveva una voce tremante, che sforzava sugli acuti, facendosi tutto rosso: ma la voce cadeva. Il piccolo usciere continuava allora, esitante, la stessa melodia, con un'attenzione quasi penosa sul viso, come se stesse aspettando qualche cosa. Ogni volta che un acuto s'avvicinava, vi si preparava per tempo, inarcandosi, tendendo il petto, annaspando con le mani come se l'aria fosse una corda cui si potesse aggrappare. Portò a termine la nota, alla fine, in un grido un po' stridulo. Ebbe un leggero sorriso che gli continuava ad aleggiare sul volto mentre, con aria contenta e confusa, tornava al suo posto.
Dietro a Marco, ogni tanto, la porta s'apriva per lasciar entrare un nuovo arrivato. E se qualcuno fosse venuto a cercarlo fin là? Almeno avesse potuto raggiungere suo padre. Non era ancora riuscito a scor
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gerlo: non voleva farsi troppo avanti. Improvvisamente, l'idea che Antonio potesse cantare anche lui gli diede una specie d'inquietudine. In casa, non l'aveva mai udito neppure canticchi[...]

[...] posata la testa sul cuscino, si senti lucido e desto, col peso degli occhi brucianti contro il bianco delle palpebre chiuse. Tremava. Inutilmente cercava d'irrigidirsi, esasperato da quel tremito che gli faceva avvertire il proprio corpo svuotato, e si propagava al letto malfermo. La testiera, vibrando lieve
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mente, colpiva a tratti il muro. « Dovrebbero sapere », si ripeteva ostinatamente. La loro ignoranza gli pareva senza rapporto col fatto che lui e Nino non avessero detto niente.
Non tremava piú, ora. La sua testa si dibatteva sul cuscino, ma l'immagine che cercava di cacciare tornava: quelle acque bianche e grevi, intatte. Com'era possibile che nulla vi fosse apparso, dopo: e prima, non un grido? Ma forse invece Michele aveva gridato; forse, sentendosi sfinito, li aveva chiamati. Non avrebbero udito ugualmente, lui e Nino, l'acqua sciabordava negli orecchi, il sangue batteva forte alle tempie. «Pensavamo solo a correre », si disse. «Non un momento, ci è venuta l'idea che Michele avesse bisogno che lo aspettassimo. [...]

[...]cciole, stette a guardarla un momento, poi la gettò bruscamente sul tavolo.
Si decise a uscire. Trovò d'improvviso la notte: cosi lieve di brezza, e intera tutt'intorno, come se dalla sorgente scura dei colli s'inarcasse, intrisa di polverii luminescenti, fino a quella voce piena e segreta che ritmicamente saliva oltre il groviglio di case, appena mascherate da lumi. Il mare. Un'oscurità piana e fonda. Al limite, la città allineava i fanali del porto, che non proiettavano al di là luce alcuna.
Il cigolio solitario di un tram gli riportò all'improvviso l'odore caldo dei pomeriggi domenicali nella vettura diretta allo stadio, e l'immagine viva di Michele: col suo viso breve, gli occhi maliziosi. Si sporgevano insieme dal predellino del tram in corsa, attaccati con un braccio alla maniglia e il corpo teso, un po' storditi dal passare veloce del selciato, per essere i primi a saltare giù a terra e arrampicarsi su una palizzata da dove si vedeva la partita. Michele, il suo amico Michele.
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Soltanto in lui, gli parve finalmente di trovare aiuto: come se anche la sua morte fosse cosa loro, da difendere contro gl[...]

[...]a a Sottoripa.
Continuava a parlare col rubinetto aperto, la sua voce arrivava a Marco interrotta da scrosci d'acqua che si gettava sulle spalle, sul viso, nella bocca. Gli pareva che parlasse d'altro, ora: di uno sciopero che aveva avuto luogo due giorni prima a un cantiere, e che c'erano stati dei feriti, da una parte e dall'altra, e due morti: e che l'indomani sarebbe ricominciato, e le cose si mettevano male. Ma poi,, come se ci fosse un rapporto, nominò di nuovo Michele e Costanza. Fermò un momento l'asciugamano che faceva scorrere dietro la schiena. « Povera gente! come si fa, in quelle condizioni...» Finì di asciugarsi. «Bisogna riuscire a non farsi fregare », disse con voce più sorda, riponendo l'asciugamano.
Si pettinò, poi si voltò a un tratto verso Marco:
« Sai in quanto tempo sono venuto su oggi, in bicicletta, da Piazza
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Principe? Tre primi e dodici secondi. Cosa ne dici? ». Alla prossima gara per dilettanti, disse, era sicuro di vincere. « Voglio vedere la faccia di Maria! » Ebbe un bel sorriso, che gl[...]

[...]veva nella borsa. « Potrà servire anche per loro » disse, con tono quasi di scusa, incontrando lo sguardo di Marco, e accennò con la testa alla casa dei Cataldo. « Non avranno di sicuro la testa per pre
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pararsi da mangiare, oggi ». Quando vide che Marco s'avviava ad uscire, gli raccomandò con aria inquieta di non allontanarsi.
Dall'andito, udì dei passi nella strada, e la voce di Filippo Bertolli. Si nascose dietro la porta. « Porto Nino a fare la comunione », diceva Filippo. « Che almeno ci sia chi prega per quel povero figioeu... ».
S'allontanarono.
Più in alto sulla . strada, due suoi compagni, seduti sul ciglio, giocavano a palline, altri stavano intorno. Avevano un'aria distratta e svogliata. I più piccoli seguivano con lo sguardo Nino e Filippo che scendevano lungo la strada. Nino camminava rigido, il padre lo seguiva con quel suo passo saltellante sui piedi troppo piccoli. La giacca scura faceva sembrare ancora più rosea la pelle che traspariva sotto i rari capelli impomatati.
Senza guardare verso il gruppo dei[...]

[...]o, rimase qualche momento alzata contro il fondo scuro della cappella. Poi scomparve dietro la schiena curva del prete. Un tintinnio rapido, come sollevato, della campanella, un suono di respiri trattenuti che riprendevano, un leggero scalpiccio, qualche urto contro i banchi.
Era finito.
Camminò per un pezzo quasi di corsa, senza chiedersi dove sarebbe andato.
Solo quando, passate le strade del centro, si trovò sul declivio dei caruggi del porto, si rese conto che era diretto verso il mare. Camminò svelto, sempre più svelto, con una sola immagine fissa: quell'immobile distesa bianca in cui era sprofondato Michele.
Voleva andare oltre, dove la costa alzandosi si faceva più deserta. Finalmente s'addentrò in ripidi vicoli, scuri come se fossero ancora intrisi dell'umidità della notte.
Lo colsero all'improvviso, allo sbucare di uno di essi, un alito fresco di sale e il vario scintillio di un'acqua tutta increspata e viva.


u
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Udì il suono del mare: il noto fruscio tranquillo dei giorni di bagni, e il roto[...]



da Giovanni Pirelli, Questione di Prati in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...] è successo? Cosa è successo? ». Salomone Croux si piegò in avanti fino a che i suoi occhi strabici non furono a un palmo dalla bottiglia. « È vuota! ». Sollevò la bottiglia contro l'orecchio, la scosse. « Vuota », confermò. « Com'è come non è, poco fa era piena sino al collo e adesso non ce n'è nemmeno una goccia per inumidire le labbra. Così, signori, è il danaro. Esattamente così ». Con una smorfia di sprezzo depose la bottiglia sul tavolo, riportò soddisfatto il busto all'indietro chiudendo a pugno anche la mano sinistra.
« Al diavolo », imprecò César Borgne. « Prendo fuori una bottiglia di grappa, la prendo per festeggiare e tu, sacrenom, me l'adoperi per i tuoi stupidi esempi. Mi hai fatto passare la voglia ». Allontanò da sé la bottiglia. « Me la sento sullo stomaco anche solo a guardarla ».
«Meglio così », disse Salomone Croux. «Per me la grappa è veleno. Mi dá bruciore di stomaco ».
« E invece no, la beviamo », disse César Borgne. « E sai alla faccia di chi? Alla faccia degli invidiosi ». Mise tra i denti la fettina di tappo ch[...]

[...] di non sollevare questioni. Bastava lasciarlo pieno.
« Ma va », disse César.
Il ragazzo Attilio meditava, cupo, come vendicarsi di César che si era fatto beffe di lui, l'aveva trattato da bambino; peggio, da donna. Era gonfio di stizza ma totalmente vuoto d'idee.
« Non voglio sapere quanto hai preso del prato. Non mi interessa », disse Salomone.
« Bene. Allora non parliamone più ».
« Non mi interessa », ripeté Salomone. Meditava. Meditando portò il bicchiere alle labbra. Si ricordò che non voleva bere. Ripose il bicchiere sul tavolo. L'aveva appena posato che, meditando, tornò a portarlo alle labbra. Una buona grappa, distillata nella cantina di casa,. una grappa di pura vinaccia, brucia alle prime sorsate. Bevine un altro poco. Non brucia più. Bevine ancora. Più ne bevi, più ti sembra di bere acqua fresca. « Puoi aver preso molto, puoi aver preso poco; la cosa non cambia ».
« Cambia si », disse César.
« Non cambia », disse Salomone. « Uno che vive in una grande.
QUESTIONE DI PRATI 83
città, o ha il conto in banca o è un disgrazi[...]

[...]n bicchiere », disse Salomone, « vai al mercato e ti provi, con i soldi che hai preso, a comperarne uno uguale. Con il prato la prova non serve. Perché? Perché non troverai mai un prato uguale a quello che hai venduto ».
« Era un buon prato », disse il ragazzo Attilio.
« Stai facendo il furbo », disse César a Salomone. « Fai l'esempio del bicchiere e tu stesso dici che un prato è un'altra cosa ».
«Torniamo pure al bicchiere », disse Salomone. Portò il bicchiere vicino agli occhi strabici, lo rigirò sulla punta delle dita, sorseggiò un altro po' di grappa. « Mettiamo che non esista un bicchiere uguale a questo. Per sapere se ho fatto un affare buono o cattivo non ho che un mezzo : provo a ricomperare il bicchiere che ti ho venduto ».
« Vorresti dire... ». César adesso sudava. Beveva, sudava e si tirava in dentro la punta del baffo.
« Sei in gamba, César. Hai già capito. Per sapere se hai fatto un affare buono o cattivo non hai che un mezzo : provare a ricomperare
84 GIOVANNI PIRELLI
il tuo prato ». Il ragionamento chiudeva in modo co[...]

[...]a che da sollevare una tavola (sopra vi era un fienile vuoto) e far passare la corda intorno al trave. Facile, facilissimo. Tuttavia esitava. Sperava ancora di scoprire un ostacolo per non farne niente.
92 GIOVANNI PIRELLI
«
Cos'hai? », disse Salomone. « Non ti senti bene? ».
Boja fauss. Quel maledetto gli leggeva dentro come in un libro. « Cosa credi? Che César Borgne ci pensi due volte prima di impiccare una mucca? ». Dalla cassapanca si riportò alla dispensa, appoggiandovi contro una sedia. Sall sulla sedia, estrasse da sopra la dispensa una corda da montagna coperta di muffa, scese, spostò la sedia sotto un trave in corrispondenza della mangiatoia, vi risali, sollevò una tavola del soffitto, fece passare la corda intorno al trave, preparò il cappio. « Ecco », disse.
Salomone disse: « Bravo. Hai fatto un buon lavoro, ordinato e preciso. C'é un solo inconveniente. La tua stalla é bassa. Troppo bassa per impiccare mucche. Va giusto bene per un uomo non tanto grande, grande pressapoco come te. Io direi che tu lasciassi perdere la mucc[...]

[...]iù forte, levandosi in piedi. «E il funerale chi me lo paga? Me lo paghi tu? ».
In quel momento giungeva, gli occhi fuori dall'orbite, mugolando, la moglie di César. « Perché piangi, fagiana », disse César. « Asciugati gli occhi e tienili bene aperti. Devi andare con Salomone Croux a scegliere dalla sua stalla una mucca e una manza. Oh, mi raccomando! ». Si chinò a passare sulla neve le mani sanguinolente, raccolse la bottiglia di grappa, se la portò alle labbra. « Ecco », disse, agitando la bottiglia. « È vuota ».
Salomone sussultò. « Che cosa? ».
« La bottiglia. Pareva tanta grappa, tantissima. Non ce n'é nemmeno da inumidire le labbra ».
GIOVANNI PIRELLI


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Portò, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Basta <---Bisogna <---Cercò <---Come <---Cosa <---Così <---Diritto <---Ecco <---Fai <---Già <---Hai <---Lasciò <---Non voglio <---Perché <---Però <---Più <---Povera <---Scese <---Sei <---Voglio <---A Filippo Bertolli <---Abbandonò <---Abbatterla <---Accendi <---Ahi <---Allentò <---Allontanò <---Altro <---Alzò <---Anche <---Andiamo <---Antonio Stura <---Aosta <---Arrivò <---Asciugati <---Attaccati <---Attilio Glarey <---Auguri vivissimi <---Avanzò <---Avaro <---Avrei <---Avvicinatasi <---Baglietto <---Bambin Gesù <---Bambino Gesù <---Bel <---Belfront <---Belfront Augusto <---Biella <---Bisogna riuscire a non farsi fregare <---Boja <---Bordeaux <---Borgne <---Brunod <---Buffoni <---Buonasera <---Buoni <---Cambia <---Camminò <---Cantò <---Capito <---Capì <---Celere <---Certo <---Che César Borgne <---Che Michele <---Chenoz <---Chiacchiera <---Chiamatela <---Chinò <---Chissa <---Chissà <---Chiuse <---Chénor <---Chénoz <---Cogne <---Compi <---Compito <---Con Claretta <---Con César <---Continuò <---Contro Nino <---Contò <---Cosi <---Costanza Cataldo <---Croux <---Cyprien Berthod <---César <---César Borgne <---César a Salomone <---Davanti <---Dei <---Del resto <---Di Claretta <---Di César <---Di Luigino Brunod <---Dico <---Dietro Salomone <---Dietro a Marco <---Dinamica <---Dio <---Dirgli <---Diteglielo <---E César Borgne <---Eccola <---Eliseo Chénoz <---Evaristo Grange <---Facciamo un bel corteo <---Fammi <---Farmacia <---Ferdinando Berthod <---Fermala <---Fermò <---Filippo Bertolli <---Filippo a Marco <---Finì <---Fissò <---Fosse <---Gettò <---Giacomo Cataldo <---Giunti <---Giuseppe Spinola <---Giù <---Gli <---Grappa <---Guardò <---Hotel Royal <---Impiccala <---Insistette <---La Grotta <---La banda <---La lotta <---La notte <---Lascialo <---Lasciatelo <---Laurent Pascal <---Lino Guichardaz <---Lino Guicherdaz <---Lo vendevi si <---Lontanissimo <---Luigi Stura <---Ma Attilio <---Ma Costanza <---Ma Dio <---Ma Marco <---Ma Teresa <---Macché <---Mai Marco <---Maltoni <---Mandò <---Marconi <---Marcò <---Medicina <---Meglio <---Mezzo <---Michele Cataldo <---Mon djeu me <---Morirà <---Muoio <---Muovetevi <---Niente <---Ogni <---Oh Dio <---Oltre <---Ora Teresa <---Oregina <---Parola di César Borgne <---Pecos Bill <---Pensavamo solo a correre <---Pensò <---Pescatori <---Pession Eliseo <---Più Attilio <---Pochi <---Porto Nino <---Povera Claretta <---Povero Eliseo <---Prova <---Provò <---Puntò <---Quale <---Quando sei sbronzo sei intelligente <---Reagì <---Riandò <---Ricominciò <---Ricontali <---Righi <---Ripensò <---Risalì <---Ritrovò <---Riudì <---Riuscì <---Sacremon <---Sacrenom <---Salomone Croux <---Saltò <---San Wuilliermo <---Sarai <---Sarà <---Sará <---Scolò <---Seguì <---Sentì <---Sessanta <---Sessantacinque <---Settantacinque <---Si sta bene sul Righi <---Smettetela <---Smettila <---Sollevò <---Sottoripa <---Sperò <---Spinola <---Statica <---Sulla <---Tentò <---Terminò <---Torniamo pure al bicchiere <---Tornò <---Traversò <---Tredici <---Tu Attilio <---Tua <---Uno di noi <---Vacci <---Valtournanche <---Venderò <---Vorresti <---Vuota <---abbracciano <---antagonista <---apprendista <---artigiani <---autista <---commercialista <---d'Antonio <---d'Attilio <---d'Ivrea <---d'Oregina <---fagiani <---mutismo <---siano <---virtuosismo



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