Brano: [...]et la Société », n. 17, 1970, p. 310. L'edizione in questione è K. MARX, Oeuvres. Economie I e II, Gallimard, Paris 1965 e 1968. Cfr. anche MIGUEL ABENSOUR, Pour lire Marx, in « Revue française de science politique », n. 4, 1970, pp. 772788 ed il compterendu di LOUIS JANovER in « Cahiers internationaux de sociologie », XLVII, 1969, pp. 175177.
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salariato e capitale (1849), l'Introduzione del 1857 alla Critica dell'economia politica, Per la critica dell'economia politica (1859), l'Indirizzo inaugurale e statuti dell'Associazione internazionale dei lavoratori (1864), Salario prezzo e profitto (1865), il libro de Il Capitale (1867), la Critica del programma di Gotha (1875), pubblicata, quest'ultima, solo nel 1891 sulla « Neue Zeit » di Kautsky e ripubblicata nel 1921 su « Die Gesellschaft » da Boris Nikolaevskij con le espressioni censurate, perché ritenute eccessive, da Friedrich Engels.
Nel primo volume delle Oeuvres vi sono inoltre altri scritti e documenti, lettere, risoluzioni e prefazioni. Vi sono anche tre pagine del curatore, Maximilien Rubel, sotto il[...]
[...]ione del 1857, anch'essa nel primo volume delle Oeuvres nonostante sia stata fatta conoscere per la prima volta da Kautsky nel 1903 e sia quindi postuma, Marx tracciava il piano di quell'impresa ciclopica che per convenzione possiamo definire Economia: 1. Il Capitale; 2. La proprietà fondiaria; 3. Il lavoro salariato; 4. Lo Stato; 5. Il commercio estero; 6. Il mercato mondiale. Nella prefazione effettivamente anteposta alla Critica dell'economia politica del 1859 Marx ammette di avere soppresso una Introduzione, ma non perché in questa si diceva poco, commenta Rubel, ma perché si diceva troppo: si anticipavano dei risultati non ancora raggiunti.
Di tutto il suo grandioso progetto Marx non riuscí che a scrivere una piccola parte e, a parte la Critica del 1859, solo la prima parte della prima delle sei sezioni previste vide la luce mentre Marx era vivo. Come si fa a dire che l'opera « economica » di Marx è conclusa? Secondo Rubel, ci troviamo di fronte ad un frammento che, per il lavorío degli epigoni, è dive
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nu[...]
[...]di 21) e del
28 (invece di 52): sono stati eliminati i passi dei manoscritti che ricalcavano la Critica del 1859 ed ili libro de Il Capitale, mentre alcune varianti scelte da Engels sono state rimpiazzate da altre, ritenute piú significative.
Rubel, ovviamente, non pretende di fornire un'edizione definitiva dell'Economia, in parte perché troppe cose ancora mancano, nel momento in cui pubblica le Oeuvres, a causa dei criteri di segretezza della politica culturale dell'Istituto MarxLenin di Mosca (in particolare i _23 quaderni del 18611863) e soprattutto perché Rubel è convinto che un'edizione definitiva non è possibile, se non sul piano strettamente filologico, a causa dell'irrimediabile incompiutezza dell'opera marxiana. Engels, dal canto suo, ha fatto, secondo Rubel, troppo e troppo poco:, ha fatto troppo perché, pur
Tyr
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con tutte le cautele 2, ha presentato l'opera di Marx come qualcosa di concluso, contribuendo in questo modo alla creazione e soprattutto alla legittimazione del « marxismo », ed ha fatto troppo po[...]
[...]con tutti i limiti riconducibili allo stato delle fonti, limiti che Rubel non si stanca di sottolineare. D'altra parte, il difficile cammino a ritroso zurück zu Marx, sembra ritenere Rubel, è l'unico modo per rendere nuovamente possibile, senza apriorismi, una Zukun f tstheorie.
Nelle 132 pagine di introduzione al secondo volume, Rubel ripercorre la storia di una « lunga ossessione », di un incubo durato tutta una vita: la critica dell'economia politica. La carriera intellettuale di Marx era infatti iniziata, dopo una prima fase liberale, all'insegna della critica della politica e dello Stato, riconoscibile nella meditazione di Kreuznach del 1843', critica che con la Questione ebraica diventa un manifesto anarchico e proletario 4. Le prime letture economiche di Marx sono tuttavia all'origine di un trauma che durerà tutta una vita: risultano fondamentali De la misère
2 Cfr. F. ENGELS, Prefazione a K.M., Il Capitale. Libro III, Editori Riuniti, Roma 1965, pp. 928. Per un giudizio negativo sull'edizione di Rubel in nome del conservatorismo filoengelsiano cfr. GILBERT BADIA, Brèves remarques sur le tome II des oeuvres de Marx, in « L'Homme et la Société », n. 17, 1970, [...]
[...]ERRE VILAR, Marx e la storia, in Storia del marxismo, vol. I, Einaudi, Torino 1978, p. 65, che ritiene questo testo del 1843 un arretramento rispetto all'anno precedente.
4 Cfr. Introduction a K.M., Oeuvres. Economie II, cit., pp. xLvLin.
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des classes laborieuses en Angleterre et en France (1840) del cristiano Eugène Buret, Che cos'è la proprietà? (1840) di PierreJoseph Proudhon ed i Lineamenti di una critica dell'economia politica (1844), geniale opera giovanile di Friedrich Engels, densa di fervidi umori moralistici. Proprio in questo periodo nasce un'ossessione teorica che non abbandonerà piú Marx — che coglie nelle prime rivolte operaie in Germania l'inizio di una nuova era — ed il cui primo prodotto sono i Manoscritti economicofilosofici del 1844. Secondo Rubel, tuttavia, Marx non abbandona mai il progetto di scrivere una critica della politica e dello Stato 5, ma con l'esposizione della concezione materialistica della storia (L'ideologia tedesca, 184546) Marx comincia a scorgere nel processo reale di produzione il punto di partenza per ogni analisi teoricocritica. Da questo momento Marx si trova costretto a fare i conti con Proudhon, che l'ha iniziato alla critica dell'economia politica, ma che si ostina ad analizzare il capitale dal punto di vista del capitale e la miseria dal punto di vista della miseria. Sopravvengono le rivoluzioni del 1848, l'esilio londinese, l'immersione totale nel British Museum, la scoperta dell'enorme importanza di Ricardo, le vicissitudini familiari e la dura lotta contro le necessità della vita quotidiana, l'attività giornalistica, appassionata, ma certo impegnativa, ed infine, con il ripresentarsi nel 1857 della crisi economica e commerciale, il ritorno della febbre per la critica dell'economia politica, il cui primo frutto furono nientemeno che[...]
[...] di vista della miseria. Sopravvengono le rivoluzioni del 1848, l'esilio londinese, l'immersione totale nel British Museum, la scoperta dell'enorme importanza di Ricardo, le vicissitudini familiari e la dura lotta contro le necessità della vita quotidiana, l'attività giornalistica, appassionata, ma certo impegnativa, ed infine, con il ripresentarsi nel 1857 della crisi economica e commerciale, il ritorno della febbre per la critica dell'economia politica, il cui primo frutto furono nientemeno che
i Grundrisse del 185758.
Il succo di tutto il lavoro di Maximilien Rubel è dimostrare che Marx mai abbandonò il piano del 1857, ambiziosamente mirante a produrre una opera in 6 parti, di cui Il Capitale pubblicato nel 1867 è solo il primo libro della prima parte. Rubel contrasta le tesi di chi sostiene che Marx mutò idea 6 e che i libri de Il Capitale a nostra disposizione contengono tutta la materia prevista nel piano originario. Nulla di piú falso, secondo Rubel: Marx non ha mai rinunciato all'opera colossale che si era prefisso, ma Il Capitale e[...]
[...]piano originario. Nulla di piú falso, secondo Rubel: Marx non ha mai rinunciato all'opera colossale che si era prefisso, ma Il Capitale e tutte le implicazioni di esso gli hanno sottratto una quantità di tempo che egli non era stato in grado di calcolare con precisione. Ed in piú
5 Il 3 febbraio 1845 Marx firma un contratto con l'editore Leske di Darmstadt per la pubblicazione di un'opera, in due volumi, mai consegnata, dal titolo Critica della politica e dell'economia politica.
6 Cfr. HENRYK GROSSMANN, Die Anderung des unsprünglichen Aufbauplans des Marxschen Kapital und ihre Ursachen, in « Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung », xlv, 1929, pp. 305338. Per una posizione intermedia tra Grossmann e Rubel cfr. ROMAN ROSDOLSKY, Genesi e struttura del Capitale, Laterza, Bari 1971. Per lo sviluppo nella posizione degli studiosi dell'Est Cfr. WOLFGANG JAHN, ROLAND NIETZOLD, Probleme der Entwicklung der Marxschen politischen Okonomie im Zeitraum von 1850 bis 1863, in MarxEngels Jahrbuch I, Dietz, Berlin 1978, pp. 145174.
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[...]gli studiosi dell'Est Cfr. WOLFGANG JAHN, ROLAND NIETZOLD, Probleme der Entwicklung der Marxschen politischen Okonomie im Zeitraum von 1850 bis 1863, in MarxEngels Jahrbuch I, Dietz, Berlin 1978, pp. 145174.
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l'attività giornalistica, le malattie e la passione divorante per lo studio: Marx accumula statistiche, affronta la questione russa e si mette a studiare il russo, segue con inalterata passione le grandi vicende della politica internazionale, si appassiona alla storia naturale ed ai primi passi del darvinismo, si getta con competenza sull'antropologia e sull'etnologia ed in piú è parte in causa, attiva e fattiva, della storia del movimento operaio inter nazionale ed in particolare dell'Associazione internazionale dei lavoratori. C'è da stupirsi se Marx non ha potuto condurre a termine che una parte dell'immenso lavoro progettato? Per quel che riguarda la critica della politica e dello Stato dobbiamo soprattutto accontentarci delle opere giova nili, precedenti all'elaborazione della concezione materialistica della s[...]
[...]internazionale, si appassiona alla storia naturale ed ai primi passi del darvinismo, si getta con competenza sull'antropologia e sull'etnologia ed in piú è parte in causa, attiva e fattiva, della storia del movimento operaio inter nazionale ed in particolare dell'Associazione internazionale dei lavoratori. C'è da stupirsi se Marx non ha potuto condurre a termine che una parte dell'immenso lavoro progettato? Per quel che riguarda la critica della politica e dello Stato dobbiamo soprattutto accontentarci delle opere giova nili, precedenti all'elaborazione della concezione materialistica della storia (Marx mai parlò di « materialismo storico » e tantomeno di « materialismo dialettico », assi portanti del Diamat stalinosovietico). Maximilien Rubel non ha comunque dubbi sul fatto che nella quarta sezione della sua Critica progettata e mai conclusa, quella dedicata allo Stato, Marx avrebbe ripreso e sviluppato i temi del biennio 18431844, riproponendo la tematica profondamente libertaria é comunista dell'alienazione nel politico.
Non è inutile a q[...]
[...] ma solo un modo di affrontare lo studio della società.
All'inizio degli anni Cinquanta, Rubel, sempre sulla « Revue Socialiste », ma anche su « Preuves », dedica alcuni saggi polemici alle modalità di pubblicazione delle opere di Marx e di Engels nella Russia staliniana: in particolare modo si occupa della censura cui vengono sottoposte, dallo sciovinismo staliniano, le Rivelazioni sulla storia diplomatica segreta del XVIII secolo di Marx e la Politica estera degli zar di Engels 24. Si apre cosí un nuovo capitolo nella biografia intellettuale di Rubel, un capitolo che concerne il repertorio e la storia delle edizioni marxiane.
3. La bibliografia tra utopia e scienza. — Non è cosa nuova definire il clima ideologicoculturale degli anni Cinquanta come scisso tra isteria maccartista e cupa oppressione staliniana. Non sono molti i documenti a nostra disposizione che possono testimoniare un'indipendenza reale rispetto ad un clima siffatto, soprattutto per quel che riguarda gli studi marxologici e la ricerca teorica socialista. Ricordiamo l'uscit[...]
[...]lsa » del 1933 e quella dei Grundrisse nel 193941 avevano avuto scarsissima eco e per molti il « marxismo » era un sistema compiuto depositato nei manuali di partito o, nel migliore dei casi, nel Manifesto e ne Il Capitale. Vi erano naturalmente numerosi studiosi e numerosi lettori che non si accontentavano di questo stato di cose, ma la interruzione della grande MEGA e la confusione delle lingue succeduta alla rottura « scientifica », oltre che politica, tra socialdemocrazia e bolscevismo staliniano, non giovavano ad una comprensione critica del fenomeno: soprattutto mancava un inventario aggiornato e scrupoloso del lascito intellettuale di Marx. A disposizione del lettore sino a quel momento vi era solo la vecchia bibliografia di Ernst Drahn, sommaria, lacunosa e costruita con criteri scientifici estremamente labili 32. Nel 1956 Maximilien Rubel porta a termine la prima fase del suo lavoro dando alle stampe la prima bibliografia attrezzata scientificamente delle opere di Marx, con in appendice un repertorio delle opere di Friedrich Engels 3[...]
[...]stimonianza della protesta antihegeliana ed antistatale in nome della società concreta, protesta che secondo Rubel è in sintonia con l'antihegelismo proclamato da Kierkegaard in nome del l'individuo concreto. Rubel mette in luce l'influenza dell'etica di Spinoza su Marx 3B, il suo passaggio dal liberalismo al comunismo, la critica della burocrazia intesa come élite del sapere esoterico, il passaggio dall'analisi della religione all'analisi della politica attraverso la mediazione di Feuerbach e la critica dell'emancipazione politica in nome dell'emancipazione umana: in Marx, secondo Rubel, la critica diventa lo strumento teorico per eccellenza, atto ad articolare sul piano della coscienza e della conoscenza il progetto etico e rivoluzionario di farsi disertore del vecchio mondo. Con la concezione materialistica della storia, successiva alla critica della politica, Marx approda ad un metodo di indagine che Rubel definisce — con un'espressione a nostro avviso non eccessivamente felice e che forse intende sottolineare il debito contratto da Marx nei confronti di SaintSimon — sociologia critica o sociologia pragmatica. Marx si è inizialmente schierato con l'etica proletaria sansimoniana, a fianco della
3a Cfr. Supplement à la Bibliographie des oeuvres de Karl Marx, Rivière, Paris 1960.
35 Cfr. Karl Marx. Essai de biographie intellectuelle, Rivière, Paris 1957 (19712).
36 Tra tutti cfr. LUCIEN GOLDMANN, Propos dialectique. Y atil une sociologie marxiste[...]
[...] in seguito aveva cancellato. Di qui l'inizio di tutta la riflessione sul comunismo, che non è solo il punto d'approdo conclusivo di uno sviluppo economicoquantitativo, ma è l'essere reale dell'uomo, esiliato in una società civile separata ed oppressa dallo Stato, atomizzato e parcellizzato da una parte, inquadrato e burocratizzato dall'altra 4D. La concezione materialistica della storia, come la sociologia critica, come la critica dell'economia politica, è il metodo d'analisi delle leggi della società, di quelle leggi che soffocano il Gemeinwesen, che ne impediscono la libera affermazione. Il Gemeinwesen è la sostanza del comunismo, ciò che ne rende possibile la realizzazione: il comunismo, a sua volta, è il movimento reale che fa emergere il Gemeinwesen, è l'azione sociale che affossa la troppo lunga preistoria umana.
4. Bonapartismo e stalinismo. — Nel 1917 David Rjazanov aveva pubblicato a Stoccarda gli scritti di Marx, prevalentemente a carattere giornalistico, del periodo che va dal 1852 al 1856 41: secondo il progetto iniziale, la pub[...]
[...]ilien Rubel, nel 1960, pubblica uno studio sull'atteggiamento di Marx davanti al bonapartismo 42, un po' per affrontare i temi del periodo in questione (soprattutto a partire dal 1856, anno in cui si arresta la pubblicazione curata da Rjazanov), un po' perché l'analisi del sistema di potere bonapartista, pur dispersa in un pulviscolo inevitabilmente disorganico di resoconti giornalistici, è centrale per cogliere la continuità della critica della politica nel pensiero di Marx.
In questo studio, che percorre gli scritti marxiani oltre il progetto editoriale del Rjazanov pre1917, sino al crollo del secondo Impero ed alla Comune, Rubel tratteggia l'evoluzione della storia francese nell'interpretazione marxiana, il confronto sempre istituito tra Napoleone I e Napoleone III, le valutazioni sulla guerra di Crimea e sul sistema europeo di alleanze con tutti i connessi problemi di storia diplomatica, sul regime pretoriano e sul « socialismo » imperialmilitare del Bonaparte minor, sui rapporti francorussi e sulle affinità tra bonapartismo e zarismo (m[...]
[...]esenta è quella con
42 Karl Marx devant le bonapartisme, Mouton, Paris 1960.
43 Cfr. ivi, pp. 6777. In Italia gli scritti di Marx ed Engels sul 185960 sono stati abbastanza poco studiati, anche perché piuttosto imbarazzanti dal punto di vista dell'ortodossia gramsciana e da quello delle priorità patriottiche. Cfr. ERNESTO RA
GIONIERI, Prefazione a K. Max,A F. ENGELS, Scritti sul risorgimento, Editori Riuniti,
Roma 1960 e FRANCO VALSECCHI, La politica di Napoleone III e la guerra d'Italia del 1859 nell'interpretazione di Marx, Engels e Lassalle, in Mélanges Pierre Renouvin, Etudes d'histoire des rélations internationales, Puf, Paris 1966.
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tadina (di qui i buoni rapporti dell'exliberale con il parti prêtre), complice dunque delle truffe dell'aristocrazia finanziaria e del parassitismo degli strati direttamente gravitanti intorno alla corona. Se Marx sostiene da una parte che il regime parlamentare può contenere in nuce i germi dello Stato bonapartista, il che è stato utilizzato per un'interpretazione marxiana dei fas[...]
[...] per quel che riguarda il materiale tecnologico impiegato, ha in breve tempo utilizzato tutti i metodi di accumulazione descritti da Marx. In questo modo l'Urss, attraverso la dittatura di partito, si è avvicinata alla realizzazione di quel capital sans phrases, privo di ostacoli borghesi, che Marx aveva intravisto ed il suo Stato teocratico, fondato sul doppio terrorismo ideologico e poli
47 Cfr. BRUNO BONGIOVANNI, Introduzione a F. ENGELS, La politica estera degli zar, La Salamandra, Milano 1978, pp. 936.
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tico, ha perfezionato quell'Etat sans phrases che Rubel ha creduto di ravvisare nell'analisi marxiana del bonapartismo.
Ritornano in parte, come si vede, le suggestioni dell'immediato dopoguerra: a proposito dell'uRs s Rubel parla di capitalisme directorial e ricorda che nel libro iii de Il Capitale Marx aveva usato il termine managers, modificato poi da Engels 48. A differenza dei teorici del collettivismo burocratico 49 — ed invece piú vicino alle analisi condotte da Castoriadis su « Socialisme ou barbarie » — R[...]
[...]logia della vita e delle opere di Marx 52, che rappresenta un'ideale conclusione della Bibliographie del 1956. Nell'ultimo numero finora uscito degli « Etudes » sono apparse due voci, opera congiunta di Rubel e di Louis Janover, di un Lexique de Marx, la cui pubblicazione in volume è da attendersi presso le éditions du Seuil. Le due voci sono Etat e anarchisme: mirano a restaurare la sostanza libertaria del pensiero di Marx, quella critica della politica che si situa all'origine di tutta la riflessione marxiana e che, secondo Rubel, tutta questa riflessione percorre in modo piú o meno esplicito 53
Si può dire, a questo punto, che gli « Etudes de marxologie » rappresentano il contributo piú importante della MarxForschung: infatti i Marxismusstudien, dopo i primi due numeri del 1954 e del 1957, hanno diradato la frequenza della periodicità ed hanno in ogni caso smarrito l'originaria direttiva di ricerca, nonostante gli sforzi del loro animatore, Iring Fetscher sa
51 Su questo tema cfr. Nachwort a K. MARX, F. ENGELS, Die russische Kommune, Han[...]
[...]el 1857 e mai scritta, non poteva contenere che la teoria della società liberata dallo Stato. Si può dire che Bakunin, nonostante le sue affermazioni in contrario, risenta dell'elitismo smanioso di clandestinità suggeritogli dalla mai sopita vocazione romantica del cospiratore di professione (si pensi al rapporto con Necaev): Rubel ritiene che questi atteggiamenti fossero estranei a Marx e che paradossalmente vi sia piú « leninismo » nell'azione politica di Bakunin. Ma è soprattutto negli scritti anteriori al 1846 che è possibile cogliere in Marx un théoricien de l'anarchisme: per il Marx di questi primi anni l'emancipazione politica era l'ultima forma dell'emancipazione umana all'interno dell'ordine stabilito. Tutta la politica faceva parte del vecchio
ss Marx critique du marxisme, cit.
56 Cfr. ERIC J. HOBSBAWM, La diffusione del marxismo, in « Studi storici », n. 2, 1974, pp. 241269 e GEORGES HAUPT, Marx e il marxismo, in Storia del marxismo, vol. I, cit., pp. 291314. Cfr. anche i saggi nel secondo volume della Storia del marxismo (Einaudi, Torino 1979). Per un giudizio su Marx critique du marxisme cfr. OLIVIER CORPET, Pour une theorie marxienne de l'autogestion, in « Autogestion et socialisme », n. 3536, 1976, pp. 7198.
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mondo e solo una critica di essa poteva entrare a far parte di una cr[...]
[...] delle forze produttive, ecco che si afferma di contro il polo negativo della barbarie, anch'esso inserito, in assenza del rovesciamento liberatore, in tale determinismo. Di qui i totalitarismi del nostro secolo, frutto anche del mancato processo di autoemancipazione, tutti tragiche caricature e beffarde parodie dell'attesa e mai avvenuta liberazione, nazionalsocialismi e nazionalcomunismi compresi. Il trionfo del « marxismo » come superstizione politica, in particolare, è secondo Rubel sinonimo della disfatta del movimento operaio, declino della grande speranza di libertà ad esso connessa. Quest'ultimo fenomeno si collega al grande paradosso: l'essere cose accidentata ed ideologizzata la storia delle pubblicazioni del maestro che piú di chiunque altro è stato presente, icona inoffensiva piú spesso che coscienza critica, nel grande dibattito teorico sul significato e sul destino della nostra società.
Come si vede, la ricerca filologica volta al recupero di un pensiero disperso si lega ad un'ipotesi ben precisa, dal punto di vista storico ide[...]
[...]n Rubel è l'unica persona, in Occidente, dove non esistono Stati promotori di un'ideologia « marxista », a potere dirigere un lavoro cosí ambizioso. I testi verranno pubblicati nella loro lingua originale (quella in cui Marx li scrisse) e saranno suddivisi in 35 volumi, a loro volta ordinati secondo una tripartizione che può essere considerata come il risultato della lettura filologicocritica di Rubel: la critica dell'ideologia, la critica della politica, la critica dell'economia politica.
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