Brano: [...] ne vadano senza pagare. Altri riportano casi di italiani cui era stata affidata un posizione di responsabilità (capocuoco, ufficio informazione per lavoratori, ecc.) che se la sono svignata con dei denari. Nel primo caso può talvolta dipendere da effettivo. bisogno e potrebbe essere superato con un servizio sociale ben organizzato — con aiuto per trovare lavoro ed eventuali prestiti in situazioni di emergenza. Altre azioni delittuose (assalti a persone per derubarle e simili) sono possibili non come comportamento normale ma probabilmente sotto spinta della fame e delle difficoltà, in certi periodi, di trovare lavoro e di avere il permesso di soggiorno. E infatti molto probabile che un certo numero di italiani restino qui anche con permesso di soggiorno scaduto trovandosi nell'impossibilità di prendere un lavoro legalmente riconosciuto.
Uno studioso da me intervistato, professore di sociologia all'Università locale, si è detto molto preoccupato del continuo aggravarsi del problema. « Gli italiani stanno diventando per noi — mi ha detto pres[...]
[...]stino qui anche con permesso di soggiorno scaduto trovandosi nell'impossibilità di prendere un lavoro legalmente riconosciuto.
Uno studioso da me intervistato, professore di sociologia all'Università locale, si è detto molto preoccupato del continuo aggravarsi del problema. « Gli italiani stanno diventando per noi — mi ha detto pressapoco — un po' quello che i negri e i nord africani sono rispettivamente per l'America del Nord e per la Francia. Persone della cui forzalavoro abbiamo bisogno ma che vorremmo avessero meno diritti possibile. Ciò che rende ancor più grave il problema è il fatto che i pregiudizi contro gli italiani, molte volte completamente infondati o almeno molto esagerati, vanno ogni giorno aumentando tra la popolazione svizzera ed anche tra gli operai ». (A proposito di pregiudizi non è infrequente vedere sui giornali ginevrini avvisi come questo: `affittasi camera — italiani esclusi'. Oppure se avviene in città un furto o una rapina i primi a essere sospettati sono molto spesso degli italiani che poi, molte volte, si scopre[...]
[...]popolazione svizzera ed anche tra gli operai ». (A proposito di pregiudizi non è infrequente vedere sui giornali ginevrini avvisi come questo: `affittasi camera — italiani esclusi'. Oppure se avviene in città un furto o una rapina i primi a essere sospettati sono molto spesso degli italiani che poi, molte volte, si scopre non c'entrano per niente).
Queste tre biografie non sono scelte a caso né sono particolarmente tipiche. Sono soltanto le tre persone, tra le tante intervistate, che avevano più da raccontare e con le quali mi sono inteso meglio. Mi sembrano significative per comprendere meglio lo stato d'animo di certi emigrati italiani all'estero. Per evitare che i colloqui fossero meno spontanei non ho preso mai appunti durante di essi. Appena a casa dovevo perciò fare notevoli sforzi di memoria per ricordare, con la massima esattezza possibile, i dialoghi svoltisi. Molte sfumature, purtroppo, sono andate perse e la vivacità del discorso molte volte è svanita. Tutte e tre le biografie sono state riviste e corrette dagli.. interessati.
A[...]
[...]a ne ho sentito anche dopo le conseguenze.
L'inverno seguente si presentò una occasione simile. Mio fratello voleva fare come l'anno precedente: prendere due cottimi uno accanto all'altro. Io aspettavo però da un momento all'altro di essere richiamato dal Brasile e ci dissi che non potevo impegnarmi. C'era un maestro, pensi, un maestro!, che andava in giro dicendo che ci poteva far emigrare in Brasile. Prese
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soldi da varie persone. Anche io lo avevo pagato. Tutte le volte che lo incontravo mi diceva: « Tra poco arriva la chiamata, tra poco arriva » ed io stavo li senza far niente in attesa di questa benedetta chiamata che non arrivava mai. Così persi l'occasione per fare ancora del carbone, ed il maestro, coi soldi che gli avevamo dato, in Brasile ci fece andare sua madre, poi non lo vedemmo più.
Nel '50 decisi di emigrare in Francia. Avevo fatto domanda attraverso l'ufficio collocamento: volevano dei contadini che si trasferissero con tutta la loro famiglia. Il contratto era buono: vitto, alloggio e 17.000 franchi al[...]
[...]la fabbrica ed, in faccia a tutte le sue compagne, si erano messi ad insultarla dicendo: Tuo padre è un farabutto, digli che ci dia i soldi che ci deve » e così via. Aveva già fatto una cosa del genere con me, qualche tempo prima, così decisi di farla finita. Andai alla polizia, spiegai che cosa era successo e dissi che avrei pagato quando avrei potuto ma che, per il momento, non ero in grado di farlo. Ma che intanto dovevano far smettere quelle persone di insultarmi perché non ne avevano alcun diritto. Il capo telefonò a quel tipo. Io non so bene il francese ma qualche cosa riuscii a capire. Gli disse che era molto meglio che stesse zitto perché non aveva alcun diritto di farmi pagare tanto e che, se io volevo fargli causa, sarebbe andata a finire male per lui. Infatti aveva dichiarato che pagavamo 100 franchi invece di 200. A sentire così fui contento e non volli insistere; ma i 200 franchi non glieli ho più pagati e lui non ha detto più niente.
Grazie ad un avviso sul giornale trovai subito un bell'appartamento con tutti i servizi. Ma co[...]
[...]asciai il movimento G.L. e cominciai a lavorare con il P.C.I.: credevo che quest'ultimo lavorasse più in profondità e creasse più che ogni altro le condizioni di un rinnovamento totale dell'Italia. Ero capocellula. Ero molto attivo: quasi tutte le sere facevo qualche riunione. Nel frattempo ero rientrato alla FIAT. Restai nel partito un anno. Ma c'era qualcosa che non mi andava. Si facevano le riunioni, per esempio, e non è che si chiedesse alle persone presenti di discutere su un problema. Ognuno avrebbe potuto portare la sua esperienza e ne sarebbero venute fuori delle cose importanti. Alla fine, semmai, avremmo potuto leggere cosa dicono, su quel problema, i grandi del marxismo. Arrivava invece uno scritto, di una o due pagine, con sopra quello che il partito pensava su quell'argomento. Si leggeva il biglietto alla gente ed alla fine si faceva un sermoncino in cui si diceva che ognuno poteva prendere la parola per dire ciò che pensava sull'argomento, ma, che se c'erano critiche da fare, queste dovevano essere costruttive e non disgregatri[...]
[...]esto spirito c'eravamo gettati li dentro e l'abbiamo sempre fatto con impegno. Oltre il consiglio di gestione c'era anche la commissione interna. Lavoravano spesso insieme, ma qualche volta si trovavano in contrasto. Se c'era, per esempio, da discu
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tere su dei licenziamenti, la commissione interna ci si opponeva per principio; noi, del consiglio di gestione, dovevamo invece studiare se il licenziamento di un certo numero di persone non avrebbe potuto migliorare le condizioni della fabbrica per poi permetterci, dopo qualche mese, di riassumere i licenziati.
Le cose sono andate avanti tosi fino a dopo il '48. Con la venuta di De Gasperi dell'America e la cacciata dal governo dei comunisti e dei socialisti, tutto è cambiato completamente. I consigli di gestione sono stati eliminati in tutte le industrie e, dopo poco, sono cominciati i licenziamenti e le riconversioni di molte industrie in produzioni di guerra. Così è successo pure da noi. Nel '49 ci sono stati i primi licenziamenti. Millecinquecento persone, tra cui tutti[...]
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Le cose sono andate avanti tosi fino a dopo il '48. Con la venuta di De Gasperi dell'America e la cacciata dal governo dei comunisti e dei socialisti, tutto è cambiato completamente. I consigli di gestione sono stati eliminati in tutte le industrie e, dopo poco, sono cominciati i licenziamenti e le riconversioni di molte industrie in produzioni di guerra. Così è successo pure da noi. Nel '49 ci sono stati i primi licenziamenti. Millecinquecento persone, tra cui tutti i partecipanti dei consigli di gestione e tutte le persone che più o meno erano state attive nella vita interna della fabbrica. Tra i licenziati c'erano 500 comunisti e 250 socialisti: una vera e propria epurazione politica. Noi decidemmo l'occupazione della fabbrica, continuammo pure a mandare avanti la produzione, finché c'era materiale all'interno, e solo un mese dopo circa ci decidemmo allo sgombero. Era venuto un intero reparto dell'Esercito e Polizia, con carri armati, cannoni, e tutto il resto. Non potevamo resistere: o fare la guerra civile o cedere. E abbiamo ceduto v.
Da noi — riprende l'altro operaio — l'occupazione della fabbrica, per ev[...]