Brano: [...]llevarono la testa i loro occhi s'incontrarono per la prima volta. Nino sembrò in procinto di dire qualche cosa : ma distolse gli occhi e guardò i vestiti. Per un momento parve esitare, poi bruscamente si chinò, li raccolse, e andò verso una striscia di terra nuda ai piedi della roccia. Accovacciato, si mise a scavare con le mani. Marco lo vide deporre in fondo alla buca i vestiti e ricoprirli frettolosamente.
Marco guardò le scarpe di Michele: pensò di alzarle, non avrebbe voluto che Nino portasse via anche quelle, ma non osò muoversi e fu ancora Nino a prenderle e seppellirle allo stesso modo. Quando si risollevò e gli tornò vicino, aveva le braccia tutte intrise di fango. Rimasero immobili qualche tempo, forse abbastanza a lungo. Marco fissava le braccia di Nino dove il fango, asciugandosi, impallidiva e si screpolava. Nino si guardò anche lui le braccia e parve riscuotersi: si mosse, al primo passo sembrò vacillare ma poi si diresse spedito verso una pozza che s'addentrava nel greto. Marco vide che si chinava, e udì un rumore molle d'[...]
[...]galigno dai lunghi baffi spioventi, il quale modulò con diligenza una complicata melodia, corrugando di tanto in tanto la fronte. Poi un balbuziente, che stava vicino a Marco (nelle pause, lo aveva visto lottare, scarlatto, contro quell'incepparsi del suono sui denti). Cantò invece con facile pienezza : il rossore che gli durava sulle guance pareva ora nato da una felicità infantile.
Marco provò, molto piano, ad articolare la voce. Impossibile. Pensò con angoscia di essere diventato muto: accadeva talvolta, lo aveva sentito dire, per uno spavento. Provò ancora, e gli sfuggì un lieve lamento. Se lo avessero chiamato a cantare, sarebbe quello, si disse, il suono che avrebbe emesso con tutte le sue forze. Lo conosceva : lo stesso grido con cui, risalendo dall'acqua, lui e Nino avevano chiamato Michele.
Fu per scappare. Nel lieve movimento che fece, vide finalmente suo padre. Era seduto in un angolo. Vicino a lui, un vecchietto gracile seguiva coi moti del viso il canto degli altri, ora accigliandosi, ora facendo cenni di lieta approvazione.[...]
[...] Furono due o tre piccoli gridi rauchi dai quali il canto cercava di svin= colarsi. Poi, scuotendo la testa, disse di no, che stasera non andava. Evitarono di guardarlo quando tornò a sedere : tutti, anche il vecchio, con un'aria quasi colpevole.
Sembrava adesso che esitassero ad alzarsi; e quando uno si fece avanti, un giovane, lo fece come se si vergognasse. Cantò bene. Ma gli
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altri parevano meno attenti di prima. E Marco pensò che anche qui ognuno faceva soltanto per sé.
Ritrovò la sua angoscia, e in più uno stupito rimorso di essersene potuto distrarre. Cercò con gli occhi il padre, al solito posto: invece Antonio gli era accanto, si senti guidare verso l'uscita.
Anche Giuseppe Spinola, l'usciere del municipio, usci con loro. Marco aspettava di sentir parlare suo padre con lo stesso imbarazzo di quando pensava che avrebbe cantato. Gli pareva dovesse farlo in modo diverso dal solito, con Spinola: sapeva che si trovavano spesso insieme alla Grotta. Per un po' tacquero. Poi Antonio domandò come stava Caterina. Al s[...]
[...]uppiera sbrecciata.
Per la prima volta Marco scambiò uno sguardo con Nino: lo vide pallidissimo, appoggiato al muro.
Nessuno pareva pensare più a interrogarli, come se la risposta di Nino fosse bastata. Marco li guardava uno dopo l'altro, con stupito rancore. Nulla.
Giacomo Cataldo taceva. Con le mani si tormentava il viso: anche lui in disparte, solo. Non sembrava neppure udire, lo sguardo assente. Non gliene importa nulla, si disse Marco. Ripensò con piacere crudele a tutto ciò che Filippo diceva di lui: un vigliacco, cui era bastata una disgrazia per lasciarsi andare; sempre intontito dal vino, era colpa sua
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se le cose andavano a quel modo, in casa; non era neppure un uomo, quello. Trovava una specie di sollievo nell'odio che destava in lui quel viso inerte. Sui lineamenti da bel ragazzo alterati da un gonfiore flaccido, la pelle esangue, illividita dalla barba non rasa, e i baffetti nerissimi, che un tempo davano più risalto al sorriso sicuro, sottolineavano la piega stanca della bocca. Si serrava nelle spalle,[...]
[...]otto la compunta pietà con cui guardava Costanza. Teresa aveva un viso chiuso e ostile. Doveva pensare che la colpa di tutto era proprio di Costanza, invece: di lei che rideva quando passava correndo la mattina, per andare a Sottoripa, e se trovava uno dei ragazzi faceva a chi arrivasse primo alle rotaie del tram.
Costanza si era rimessa a singhiozzare.
« Aspetta di sapere, almeno », disse Giacomo, con una grande stanchezza nella voce. E Marco pensò che aveva ragione. Stavano dibattendosi di paura, ecco, come se ognuno avesse potuto far portare all'altro il carico di quello che temeva, rifiutandosi in anticipo di sapere per sé.
Suo padre gli stava accanto, ora. Improvvisamente, egli senti la mano di lui premergli una spalla. Era una mano stranamente leggera, come quando seguiva il contorno dei suoi intagli. Si voltò pensando d'incontrare il suo sguardo. Gli vide invece un viso opaco, tanto che pensò l'avesse sfiorato involontariamente. Però gli rimase vicino. Rimase che se n'erano andati, e non aveva quasi visto come.
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[...]aveva ragione. Stavano dibattendosi di paura, ecco, come se ognuno avesse potuto far portare all'altro il carico di quello che temeva, rifiutandosi in anticipo di sapere per sé.
Suo padre gli stava accanto, ora. Improvvisamente, egli senti la mano di lui premergli una spalla. Era una mano stranamente leggera, come quando seguiva il contorno dei suoi intagli. Si voltò pensando d'incontrare il suo sguardo. Gli vide invece un viso opaco, tanto che pensò l'avesse sfiorato involontariamente. Però gli rimase vicino. Rimase che se n'erano andati, e non aveva quasi visto come.
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« ... Non esser tosi inquieto ». Gli accarezzò piano la testa. « Deve tornare », aggiunse con forza.
Teresa alzò le spalle. Sarebbe ben tornato, disse, non c'era da stupirsi se stava a girovagare anche di notte, quel povero ragazzo, con un padre che sapeva solo ubbriacarsi, e quella... Lasciò la frase in sospeso con un gesto sprezzante, e si mise a riporre i piatti rimasti sulla credenza.
Antonio andò verso il tavolaccio. Alzò l'asticciola che aveva[...]
[...]ero. « Sono solo, e potrei fare anch'io come Michele ».
Molto più in basso, delle forme apparirono muovendosi vagamente, come si svincolassero piano dall'oscurità del suolo : una figura di donna vestita di bianco; e piú scura, una svelta figura d'uomo. Riconobbe il fratello, dopo qualche momento, alla risata un po' brusca; e subito Maria, la sua ragazza: leggera nei movimenti, mentre salivano a fianco il pendio.
Si fermarono abbastanza vicino. Pensò di scappare, ma avrebbe fatto rumore; del resto, cosí fermo contro il colle, i due non potevano vederlo. Luigi si voltò verso la ragazza, nascondendola al suo sguardo. Li udì mormorare, poi all'improvviso sulla schiena scura del fratello, appena profilata contro la notte, vide apparire due braccia pallide, e scorrere inquiete. « Si abbracciano », disse per tranquillizzarsi: ma quasi lo sbigottivano, quelle mani separate e come spaurite. Non sapeva staccarne gli occhi: sembravano cercare a tentoni un appoggio, premevano con le dita divaricate, s'avvinghiavano, scorrevano ancora a quel modo cie[...]
[...]e, vedeva la punta dei propri alluci tendere il lenzuolo in una sola rigida linea, fino al petto. Si sentiva stranamente unito e compatto, in quella compostezza e in quel pensiero fermo e tranquillo: posso fare anch'io come Michele.
Gli diede fastidio, quando si coricarono, sentire il calore del corpo di sua madre sotto il lenzuolo.
Dopo qualche tempo, il levarsi della luna gli fece scorgere il viso di Antonio, di una rigidezza senz'abbandono. Pensò che anche lui non dormiva, fingeva soltanto.
Teresa s'alzò un momento sul gomito per vedere, al di lá di Marco, il marito. Si lasciò ricadere con un sospiro. Doveva aver creduto al suo sonno. S'avvicinò a Marco, la sua mano ruvida lo toccò piano sulla fronte. Un movimento involontario per cacciare una ciocca di capelli della madre che gli vellicava il collo lo tradì. «Dormi?» chiese piano Teresa. Trattenne il respiro. Teresa gli accostò iI viso alla guancia. La senti umida. Mormorava piano, in modo sommesso e tenero: con la voce, forse, si disse Marco, con cui gli parlava quando lui non pote[...]
[...]ola.
Si vesti, poi sedette sull'orlo del letto, preso da una grande spossatezza. Non comprendeva più la propria ira. Soltanto, si sentiva come derubato di qualche cosa. Provò a ritrovare il viso di Michele, come l'aveva visto la sera prima : ma non ne era capace. Per un istante,. gli pareva di afferrarne una linea, isolata: le sopracciglia schiarite dal sole sugli occhi mobili, l'orecchio un po' sporgente sul collo esile. Ma subito lo perdeva.
Pensò vagamente che i questurini sarebbero venuti, e che forse li avrebbero arrestati per aver taciuto; ma senza paura, piuttosto con un'acre soddisfazione.
Fu solamente il ritorno di sua madre a farlo muovere. Teresa mise subito sul fuoco la pentola per il brodo, e vi gettò dentro un pezzo di carne che aveva nella borsa. « Potrà servire anche per loro » disse, con tono quasi di scusa, incontrando lo sguardo di Marco, e accennò con la testa alla casa dei Cataldo. « Non avranno di sicuro la testa per pre
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pararsi da mangiare, oggi ». Quando vide che Marco s'avviava ad uscire, gli r[...]
[...]che, s'udiva a tratti una voce recitante. Avanzò piano, cercando di non far rumore, fino a che poté scorgere una cappella laterale, immersa nell'ombra, dove un prete officiava davanti ad alcune donne.
Dall'altra parte della navata, una penitente con la testa coperta da un velo nero stava inginocchiata davanti al confessionale, la testa china verso la grata.
Uno scaccino che passava lo guardò fisso. S'accorse che era il solo a stare in piedi, e pensò che forse non doveva. Andava in chiesa unicamente in occasione delle feste solenni, accompagnato da Teresa: cercava allora di pregare bene, con fervore, imitando i gesti di sua madre. S'inginocchiò in mezzo ai banchi vuoti. Cercava di seguire, attraverso la voce del prete che diceva messa, il mormorio che veniva dal confes sionale. Gli parve che parlasse quasi sempre la donna, interrotta da brevi domande. E se, quando lei avesse finito, fosse andato ad inginocchiarsi davanti alla grata? E poi? Per quanto s'interrogasse su quello che avrebbe detto, non riusciva a trovare che una sola frase: Mi[...]
[...]a diventata tagliente. « Tu, si... E anche colpa tua, se è andata così ».
Così?! allora tu lo sai. Lo sai! ». C'era dell'odio, in quella voce, una collera trattenuta che lo fece rabbrividire.
La risposta di Giacomo, stanca e come lontana, si fece attendere.
« L'altra sera... l'altra sera quando è tornato, tu non c'eri... Mi ha detto: vado via e non torno piú. Mi guardava, mi guardava in un modo... Ho paura. Non poteva voler dire questo: ma se penso a come mi guardava... ho paura ».
Non vi fu altra risposta che un gemito, una specie di rantolo. Costanza usci di corsa, e si fermò là, contro il muro, il corpo rattrappito, le mani strette al viso.
Usci anche Giacomo, dopo qualche momento, e si lasciò cadere sullo scalino della soglia. Pareva più sbieco del solito, tutto afflosciato a lato della sua lunga e rigida gamba di legno. Rimase immobile, il
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volto livido e le labbra tremanti. Costanza lo scorse. Nascose il viso dentro il braccio piegato, appoggiata contro il muro: scuoteva la testa con violenza, come per scacc[...]
[...]o, e si lasciò cadere sullo scalino della soglia. Pareva più sbieco del solito, tutto afflosciato a lato della sua lunga e rigida gamba di legno. Rimase immobile, il
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volto livido e le labbra tremanti. Costanza lo scorse. Nascose il viso dentro il braccio piegato, appoggiata contro il muro: scuoteva la testa con violenza, come per scacciarlo.
« Michele é morto » sillabò piano Marco. La propria voce gli suonò spenta e vuota. Pensò alla calma certezza provata sul colle, nella notte; e al grido della morente. Doveva vederla. Fu questo ad aiutarlo a strapparsi di lá, e a correre verso l'ultima casa d'Oregina.
Passando, scorse tutti i ragazzi seduti sul ciglio del campo di calcio, tranquilli: non giocavano, guardavano verso la valle.
Il sole si spalancava, accecante, sul colle nudo. In alto, nella vibrazione della calura, si staccava nitido e fermo il forte del Righi.
Come sempre in assenza di Giuseppe Spinola, la porta era socchiusa perché i vicini potessero accorrere se Caterina avesse chiamato. Traversò la cucina, e [...]
[...]ua la matita, che vi lasciava una piccola traccia violacea.
Antonio era rimasto un po' indietro, e guardava Costanza che stava a lato del marito, una mano posata sulla sua spalla. Così accasciato, Giacomo pareva piegare sotto quel peso, eppure Costanza non si appoggiava : lo guardava ritta e pallida, tosi tesa che, sembrò a Marco, un colpo l'avrebbe trovata dura come il macigno, o rovesciata di schianto
come un'antenna.
« Ora chiamerà noi », pensò Marco. Invece l'agente si voltò verso Costanza. Di profilo, il suo viso mutava stranamente. L'orecchio piatto e allungato, come stirato dal basso verso l'alto, gli dava, a contrasto con la pigrizia dei lineamenti, una bizzarra espressione di vigilanza animale. Marco capi che faceva delle domande sul mestiere di Costan
za. Lei rispondeva breve, con aria assente.
Teresa si avvicinò a Marco, gli prese per un momento la mano come quando era piccolo : senti la sua, calda e un po' tremante. La donna guardava l'agente con occhi spalancati e ansiosi.
Il leggero sorriso che errava sulle labbra del[...]